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mercoledì 12 ottobre 2016

Un racconto per Halloween

Guest star la Morte di Mondo Disco

Ora di Geografia, nella Terza Effervescente, e stavo spiegando le regioni polari col relativo clima, con l'aiuto delle mie belle slide*: e l'Artide qua, e l'Antartide là, e questi sono gli igloo, e queste sono le tigri bianche...
"Mi scusi prof, volevo fare una domanda, ma non c'entra molto con i poli..." chiede Lydia.
Visto che, in via del tutto eccezionale, ha anche alzato la mano sospiro e acconsento "Sentiamo".
"Ecco, che cosa si prova prima di morire?".
Spalanco gli occhi grandi come tazze da tè, respingo una serie di rispostacce del tutto inadeguate al contesto scolastico e infine dico "Non ti preoccupare, avrai senz'altro occasione di saperlo in futuro".
"Ma io lo voglio sapere! Lo domando sempre e nessuno mi risponde!".
La classe rumoreggia, e non posso darle torto.
"Lydia, non puoi sperare che qualcuno ti risponda finché lo chiedi a persone che non sono ancora morte".
"Ma io... ma lei...".
"Lydia, secondo te quante volte sono morta, in vita mia?".
Lydia si cheta e io ritorno alle delizie della banchisa e del krill.
In Sala Professori mi sfogo "Ma insomma, va bene domande impossibili, ma c'è un limite a tutto!".
"Ma lei lo vuol sapere perché è morto suo padre" mi spiega una collega.
Resto di sale. So benissimo che suo padre è morto un anno fa, dopo lunga e crudele malattia, e che lei ne è rimasta comprensibilmente assai scossa, ma non avevo minimamente pensato a collegare a questo la sua domanda. 
In effetti la collega ha ragione, almeno a livello inconscio il motivo per cui lo domanda è questo. E mi sento un po' in colpa per avere liquidato così la domanda dell'orfanella ma, onestamente, rimane il fatto che io non sono mai morta né conosco alcuno che lo sia stato, e dunque, anche se avessi collegato sul momento la domanda al triste lutto che ha funestato i suoi verdi anni, cosa mai le avrei potuto rispondere?

Tuttavia nel corso della serata mi viene in mente una possibilità.
La mattina dopo, entrando in classe, riprendo l'argomento.
"Riguardo alla tua domanda di ieri, Lydia, mi è venuta in mente una risposta. In realtà ci sono casi di persone che sono quasi morte, o forse morte davvero temporaneamente, per un arresto cardiaco, e quando sono ritornate coscienti hanno raccontato quel che hanno provato. Dicevano di essersi viste dall'alto, con tutte le persone intorno che cercavano di rianimarle e i parenti che si disperavano per la loro morte, mentre loro si sentivano serene e felici e si dispiacevano solo per tutte quelle persone che si preoccupavano e piangevano, e avrebbero voluto dir loro che andava tutto bene così ed erano contente. Qualcuno addirittura dopo essere stato rianimato dal massaggio cardiaco si è detto dispiaciuto perché là dov'era stava benissimo."
La classe mi guarda perplessa. Tuttavia questi racconti esistono, e tutti ne abbiamo sentito parlare qualche volta.
"Ma io avevo anche sentito dire che chi muore di malattia un mese prima vede una bandiera...".
"No, non so nulla di bandiere. E adesso aprite i vostri libri, e vediamo di finire la Prima Guerra di Indipendenza".

Vabbe', sono solo un insegnante di Lettere. E non sono mai morta. 
Ho fatto del mio meglio e di più non son capace.

*e meno male che ci ho quelle, frutto di lunghe ore di paziente ricerca, perché il collegamento in rete continua a latitare.

7 commenti:

Linda_chi? ha detto...

Deve stimati molto e volerti anche bene, se ti ha fatto una domanda così importante e se ha aperto così il suo cuore. E tu, francamente, il giorno dopo hai dato la migliore delle risposte.
Probabilmente non ha elaborato il suo lutto e sta chiedendo aiuto; e magari uno/a psicoterapeuta potrebbe darle una mano.

Murasaki ha detto...

Forse lo sta elaborando ora, visto che fa di queste domande; e certo che sono lutti piuttosto complicati da elaborare.
Comunque sta seguendo il suo bravo percorso con lo psicologo, e le solite voci di corridoio ci hanno assicurato che collabora e reagisce bene ^__^

Linda_chi? ha detto...

Meglio, povera piccola; allora è già sulla buona strada.
(Anche la figlia dei nostri amici morti ad Amatrice, di qualche anno piu grande, sta lottando duramente; lo psicologo la segue quasi h24, ma il cammino sarà davvero lungo per lei.)

Pellegrina ha detto...

Non sono morta ovvio e non sono medico, ma ho la vaga idea, probabilmente ridicola, che il nostro cervello per sopportare il dolore della morte produca una tale dose di endorfine da farci fare un trip finale come quello descritto dai racconti che tu dici. Poi se passa di qui un medico e spiega quale livello di bestialità ho raggiunto, sarò lieta di apprenderlo.

Comunque, povera bimba. Soprattutto il fatto che riesca a parlarne fuori dalla famiglia e dallo psicologo dovrebbe essere un buon segno. Certo gli insegnanti, parlando in generale, dovrebbero essere formati non lasciati all'inventiva del momento per rispondere a questo tipo di domande che hanno certamente un significato molto preciso nel percorso post traumatico.

Certo nel tuo mestiere non manca la suspence.
Ma rimuoviamo ancora troppe cose.

Eva ha detto...

Io lascio un consiglio col cuore...ascoltare le parole della canzone "l'arcobaleno"...che Battisti ha lasciato all'amico Mogol.....😢

la povna ha detto...

E' davvero difficile darle una risposta, e mi pare che la tua sia stata un tassello nella direzione della pacificazione. Che sarà una strada lunga, povera Lydia.

Murasaki ha detto...

@Linda_chi?
Ci sono due aspetti, in questo caso: il dolore del cucciolo abbandonato, e la paura che succeda a loro e che sia doloroso. Disgraziatamente, più che cercare di rassicurarli non possiamo fare (psicologo compreso).
Comunque due giorni dopo a mensa si è messa a parlare di suo padre, ed è la prima volta che gliel'ho sentito fare.
Tanti auguri alla figlia dei tuoi amici!

@Pellegrina:
Ah, è possibilissimo. Ma non scordare che attraverso le endorfine parla talvolta la voce degli dei ^__^
E sì, è verissimo: in questo lavoro non ci si annoia mai.

@Eva:
Mi sembra un ottimo consiglio :)

@la povna:
la vita è veramente ingiusta, a volte.