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venerdì 16 settembre 2016

Louise O'Neill - Solo per sempre tua


Questa volta, per partecipare al Venerdì del Libro di Homemademamma ho scelto un romanzo di cui intendo dire parecchio male MA che non sconsiglio: in tanti ne hanno parlato molto bene e certamente ha dentro qualcosa, per avermi impressionato così a fondo ed avere perfino turbato con crudeli incubi le mie notti abitualmente serene. E tuttavia, se avessi una figlia eviterei con cura di parlarne in sua presenza, onde evitare, per quanto sta nelle mie possibilità, che sentendolo nominare se ne interessi e cerchi di leggerlo. Naturalmente mi guarderei bene dall'ostacolarla o lasciar trapelare alcun disappunto qualora lo volesse leggere o glielo vedessi in mano - ma vorrei che ciò avvenisse senza alcunissima responsabilità da parte mia. Ciò nonostante mi riprometto di leggerne al più presto un brano in classe, forse anche due, e sono convinta che leggerlo, o almeno provarci, farebbe un gran bene agli adulti, in particolar modo a quelli che vivono e lavorano a contatto con bambini e adolescenti.
Resta il fatto che non è un libro riguardo al quale i miei sentimento brillino per coerenza.

Si tratta di una distopia, ovvero di un libro che immagina un futuro spiacevole: c'è stata la solita catastrofe e il mondo ha drasticamente (ma proprio drasticamente: si parla di migliaia di abitanti) ridotto la sua popolazione. 
Per sopravvivere è stato eliminato il superfluo - per esempio gli animali e gli embrioni femmina: col tempo l'organismo femminile si è convinto - più probabilmente è stato convinto - a non concepire più embrionesse ma solo embrioni. 
Siccome qualche donna ci vuole, se non altro per la riproduzione, le sintetizzano in laboratorio (proprio come fanno con i piccoli animali da carne) secondo un programma ben definito: ogni anno le zone in cui è diviso il mondo fanno il conto dei neonati ed elaborano un numero triplo di femmine. Nell'anno di cui si parla nel libro ci sono dieci maschi (sono chiamati gli Eredi) e quindi sono state avviate trenta donne, anzi trenta eva (notare che Eredi si scrive con la maiuscola, eva con la minuscola - e anche se ogni eva ha un nome, anche quello è scritto con la minuscola, e spesso sono chiamate col numero di serie. La protagonista freida per esempio è la numero #630).
Uscite dal nido, a quattro anni le eva entrano nella Scuola, dove resteranno fino al compimento del diciassettesimo anno di età. Negli ultimi mesi del loro diciassettesimo anno gli Eredi verranno a conoscerle, prima con conversazioni di pochi minuti, poi con sedute appartate, a coppia, che gli Eredi decideranno con chi trascorrere. Nel corso di una cerimonia finale gli Eredi faranno la scelta della loro Compagna, ovvero la madre dei loro futuri figli. Le altre eva diventeranno Concubine (addette al piacere sessuale degli Eredi) e quelle pochissime che per qualche motivo non dovessero mostrarsi adatte a nessuno dei due ruoli saranno caste e gestiranno la scuola, vestite con lunghe e lugubri vesti nere. Le compagne verranno terminate a quarant'anni, le concubine non si dice mentre le caste, per quel che è dato capire, dovrebbero morire di morte naturale.
Nel romanzo seguiamo appunto le vicende di una classe di eva giunte al loro diciassettesimo anno. 
La scuola è un edificio con una parte "esterna" (in plastica) che imita un prato con degli alberi; edificio e similprato sono sotto una cupola di stoffa che simula il cielo, ma le eva non lo vedono spesso perché le finestre dell'edificio sono sbarrate e tinte di nero. All'interno dell'edificio ci sono tutte le strutture necessarie: palestra, refettorio, dormitori, sale degli incontri con gli Eredi, aule scolastiche eccetera. Le eve dormono da sole, ognuna nel suo cubicolo, ma sono fornite di svariati aggeggi elettronici con cui comunicano tra loro sui social - vocalmente, perché non sanno leggere né scrivere. Hanno anche la televisione, naturalmente censurata, che trasmette qualche documentario e una gran quantità di reality che le ragazze seguono con grande accanimento.
Ogni mattina appositi dispositivi elettronici pesano le eva e le fotografano, poi le truccano e vestono come le eva desiderano, fornendo loro cataloghi da cui scegliere. Le eva sono imbottite di droghe di vario tipo - per dormire, per dimagrire, per stabilizzare l'umore eccetera. Durante la notte appositi messaggi vocali scivolano nel loro sonno ricordando che devono essere brave, belle, gentili, prive di sentimenti negativi e che devono tenere sotto controllo le loro emozioni negative e cercare di farsi voler bene da tutti.
La scuola... mah, la scuola è una specie di défilé dove il loro aspetto viene esaminato, controllato, criticato, vivisezionato. Le eva sono state progettate per essere bellissime, ma si evita con cura che sviluppino una qualche forma di autostima criticandole in continuazione - e, naturalmente, anche tra loro si criticano moltissimo, di solito dietro le spalle. Ci sono lezioni di portamento, buone maniere eccetera. Ogni mese c'è una classifica di bellezza, stilata non ho capito da chi (esterni, probabilmente). Particolare attenzione è dedicata al peso, perché le eve devono essere magre (salvo in un paio di punti strategici) e viene loro instillato il concetto che grasso è male anche con apposite sedute di autocoscienza e colpevolizzazione collettiva.
Sui social le eve si coprono a vicenda di complimenti, giurandosi eterna amicizia, per poi tagliarsi i panni addosso con singolare perfidia - in un modo che mi ha dolorosamente ricordato le conversazioni intraviste su Facebook tra certe mie alunne. Insomma, l'ambiente di allevamento delle eva è altamente competitivo, del tutto alienante e completamente folle.

Naturalmente c'è anche una casta cattivissima, che nutre un particolare livore verso la protagonista.
Solo per sempre tua insomma è insomma un perfetto esempio di novel of seclusion*, ovvero un romanzo dove i personaggi vivono come topi in gabbia e comunicano poco o nulla con l'esterno.

Fin qui sembrerebbe abbastanza interessante, tanto che mi sono fiondata in biblioteca a prenderlo. Sì, immaginavo che sarebbe stato deprimente e ciò che ne avevo letto lasciava chiaramente capire che la storia finiva male, ma davvero non immaginavo che fosse così esasperante.
Il problema è che è di una noia mortale in parecchi punti.
D'accordo che devi spiegare che le protagoniste vivono una vita alienante e deprimente dove assai rare sono le scintille di gioia. Va bene. Ma deprimere il lettore è un conto, addormentarlo è un altro.
La scelta della protagonista, per esempio. freida è una perfetta eva, perfettamente plagiata... no, non proprio perfettamente; ma è ansiosa, incerta, perennemente ingolfata in sentimenti contraddittori e annegata in un oceano di sensi di colpa e di inadeguatezza oltre che dotata di un singolare talento per le scelte sbagliate. Insopportabile. A pagina sette già desideri strozzarla con le sue medesime budella.
Mi rendo conto che in un ambiente del genere non puoi mettere come protagonista una ragazza ben centrata e consapevole. Non ce ne sono (o quasi). Ma allora devi sforbiciare un po', almeno un buon terzo. Stabilito che freida si sente perennemente inadeguata e incapace, anzi si odia, e odia anche tutte le eve che ha intorno, compagne di corso o caste che siano, e gira e rigira in cuor suo sempre le stesse sensazioni a cadenza regolare, peggio di un criceto dentro la ruota senza mai riuscire a fare qualcosa che le permetta di prendere in mano la sua vita (anche se ne ha più di una possibilità) non puoi registrare ogni suo singolo pensiero per pagine e pagine e pagine, se non consenti a quei pensieri un minimo di varietà.

Il problema non riguarda soltanto freida, perché anche le altre due eve che mettiamo meglio a fuoco nel pollaio, passate le prime dieci pagine, diventano più che prevedibili.
isobel è la deuteragonista, e in teoria vivrebbe anche una vicenda piuttosto ricca di avvenimenti, anche se non ne parla mai. Sta sempre sullo sfondo, con aria assai defilata e misteriosa, ma da vari indizi grandi come elefanti il lettore si accorge che c'è qualcosa di non detto. freida no, e siamo d'accordo che i suoi sentimenti verso la sua bellissima e perfettissima amica del cuore sono contraddittori (isobel è sempre stata la prima in classifica e freida la terza, senza mai speranza di raggiungerla, ma isobel ha esercitato su di lei una sorta di protezione, senza contare che la sua assoluta perfezione ha innescato in freida un esasperante senso di profondissima in adeguatezza e via aggrovigliando) ma per tutto il libro freida continua a rigirarsi gli stessi sette pensieri su isobel all'incirca ogni tre pagine senza mai fare uno straccio di tentativo di capire cosa sta succedendo - mentre le altre eva del corso, il ciel le benedica, tra un commento invelenito e l'altro qualche domanda ogni tanto se la pongono.
A ben guardare anche isolbel è monotona, perché fa sempre le stesse cose, anche se non abbiamo idea dei suoi pensieri - il che è senz'altro un bene se sono monotoni e ripetitivi come quelli di freida.
C'è poi l'avversaria: la cattivissima e perfida megan, competitiva, stronza sin nelle barbe, falsa, ipocrita, bugiarda e quant'altre qualità negative vi vengano in mente. Il risultato di tanta articolata cattiveria si sviluppa a scadenze regolari sempre con le stesse cattiverie, malignità, calunnie e insinuazioni. E tuttavia, pur nella sua esasperante prevedibilità, megan è l'unica che ogni tanto mostra qualche barlume di occasionale consapevolezza (e infatti per lei la storia finisce quasi bene); tuttavia anche lei risulta di una noia mortale.
Il libro dunque si snoda sempre uguale a sé stesso fino alle ultimissime pagine. Al primo, brillante e velenoso dialogo tra le eve, dove falsi complimenti e autentici insulti si alternano con grande abilità apprezzi molto tutto l'insieme, ma alla ventesima ripetizione della stessa scena senza che la trama sia andata avanti di un centimetro vorresti solo correre alla sezione Lettori Oppressi di Amnesty International in cerca di aiuto e conforto, e alla quarantesima agogni leggere un elenco del telefono, che è assai più vario e meno deprimente. E sono una lettrice a cui le ripetizioni non hanno mai dato noia, o così credevo.

Il romanzo presenta una fedele - pur se un po' esasperata e parecchio ripetitiva - descrizione dei condizionamenti femminili che operano sulle giovinette che per avventura vivono il fiorire della loro adolescenza in questi anni: sii magra, sii carina, sii competitiva e scorretta con le tue "amiche", accoltellati con loro per le preferenze di un Erede di cui magari nemmeno ti importa granché perché i condizionamenti che hai subito ti rendono del tutto incapace di provare quel nobile e anarchico sentimento che è l'amore, e anzi se l'Amore ti passasse davanti in un tiro a quattro, preceduto da dodici banditori e seguito da una scorta armata a cavallo portando sopra la carrozza un enorme scritta luminosa con sopra scritto "Io sono l'Amore" nemmeno lo riconosceresti (anche perché non sai leggere). Tutto è programmato con cura perché tu viva in funzione della tua immagine, disprezzandoti quanto più ti è possibile.

D'accordo, descrivere questo deplorevole stato di cose è una bella operazione e giusta e saggia, anche se forse un paio di forbici sarebbero state utili a migliorare il risultato.
E capisco che mettere un lieto fine a un romanzo di denuncia come questo poteva falsare parecchio il risultato.
Ma farlo finire in modo così disastroso, senza che nessuna delle eva riesca a prepararsi o almeno a immaginare una via d'uscita?
"La società è questa; voi credete di essere libere e privilegiate ma siete soltanto plagiate e tirate su come polli da allevamento" è il messaggio base del romanzo**. Ma dal momento che tutte queste impalcature esterne sono state costruite da esseri umani, altri esseri umani potranno ben smantellarle. Se è stato possibile instaurare il comunismo in Russia e poi rovesciarlo, emanciparsi dall'aratro e dalla zappa e far cadere l'impero romano e quello mongolo, sarà pur possibile liberarsi dalla condanna a vita allo smalto rosa e ai tacchi a spillo o progettarsi un qualche tipo di alternativa. Dopotutto, anche nel nostro presente così pieno di condizionamenti capita pur di vedere ogni tanto qualche donna che offre un modello leggermente alternativo.
Insomma, leggere questo libro non sortirà l'effetto di far sentire le nostre ansiosissime e intrappolate giovinette ancor più ansiose e ancor più intrappolate?
Oppure il libro, mediante un accorta cura omeopatica, conta di risvegliare i contravveleni necessari alle giovinette di cui sopra per liberarle dalle loro catene dei loro condizionamenti?
E se il fine che si cerca di conseguire con questo libro è il secondo, a che scopo addormentare il lettore senza pietà dopo averlo disperatamente innervosito?

Con questo post vagamente delirante partecipo al Venerdì del Libro di Homemademanna, ripromettendomi un programma di letture di romanzi d'azione per disintossicarmi. E se, dopo questa descrizione esasperata, qualcuno che passi di qua nonostante tutto si sentisse incuriosito e desidera dare un occhiata a questo romanzo, rispolvero il consiglio che già diedi a suo tempo per l'assai meno stressante e tormentevole Profezia di Celestino: "Non compratelo né fatevelo regalare, ma prendetelo in prestito".

*tipologia narrativa di cui sono al corrente solo perché una cara amica ci ha fatto su la tesi di laurea, che a suo tempo mi lessi con grande interesse ma meditando in cuor mio che una tipologia di romanzi deprimenti come quelli non s'era mai vista a memoria d'uomo o di donna.
**anche se nessun romanzo, per quanto di denuncia, dovrebbe avere un messaggio così chiaro ed evidente, perché a quel punto leggerlo diventa uno spreco di tempo.

9 commenti:

dolcezzedimamma ha detto...

Ok,mi hai convinto. A non cercarlo.

Eva ha detto...

È la prima volta che un post così ben fatto sortisce l'effetto contrario😁:ne lo compro,ne me lo faccio regalare,figuriamoci prestare😀
Sei sempre la migliore!!Graziee

Senzapre7ese ha detto...

Peccato per il libro, ma la recensione mi è piaciuta molto! :-)
Se volessi provare una distopia di segno opposto, "Selezione naturale" di Tricia Sullivan mi è piaciuto moltissimo (anche se te lo sconsiglio per una lettura in classe...).
Ne ho parlato qui: http://blogsenzapre7ese.blogspot.it/2016/04/la-banalita-del-mall-su-selezione.html

Murasaki ha detto...

@Dolcezze e Eva:
:)

@Senzapre7ese:
Ottima idea, una distopia di segno opposto è quel che mi serve.
Me l'appunto, e grazie ^__^

Senzapre7ese ha detto...

Un mondo di sole donne (con qualche uomo "d'allevamento") non sembra più desiderabile di quello che hai descritto qui, ma almeno il libro è parecchio folle e divertente!

Pellegrina ha detto...

Peccato che un argomento così interessante e attuale (persino l'amicizia viene distrutta dalla scorrettezza e dalla competizione per il nulla) sia trattato così banalmente. Purtuttavia penso che seguirò il tuo consiglio: lo farò venire da qualche biblioteca.

Murasaki ha detto...

Infatti, l'idea era molto buona ma è stata utilizzata male (e in modo troppo, TROPPO prolisso)

acquaforte ha detto...

Un vero incubo, ma l'argomento meritava uno scrittore migliore. Tu scrivi:
"....Dopotutto, anche nel nostro presente così pieno di condizionamenti capita pur di vedere ogni tanto qualche donna che offre un modello leggermente alternativo."
Fortunatamente è vero, ma alcune notizie di questi giorni ci riportano a quei condizionamenti. E mi chiedo, a proposito di modelli comportamentali, cosa passa nella testa di donne più o meno giovani per voler eternare con foto o filmati momenti intimi imbarazzanti che non resteranno mai intimi, ma verranno esposti a occhi altrui, con risultati mai innocui, spesso altamente drammatici.
C'è in questa ricercata esposizione, oltre alla dabbenaggine, sicuramente una certa ingenuità, un bisogno di attenzione, talvolta anche una richiesta d'aiuto.
Questi condizionamenti sono una forma di schiavitù più sottile, quindi più pericolosa, dalla quale è davvero difficile liberarsi.

Murasaki ha detto...

Appunto per questo sarebbe ben e lasciare aperta la porta alla speranza - o al rifiuto dei condizionamenti.
Si può rispondere che una storia è una storia, e non deve essere didattica; che è vero, ma la parte della denuncia è molto forte - troppo, perché ne risulti "una storia" e basta. E' un libro a tesi, e la tesi di fondo sembra troppo sconfortante per darla in pasto alle giovani lettrici, secondo me.
Se fosse scritto meglio il discorso non sussisterebbe perché non sarebbe "un libro a tesi".