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mercoledì 10 agosto 2016

Boschi della Terra di Mezzo - 5 - Le Entesse


Anche se tendenzialmente gli Ent possono vivere all'infinito, sono una razza in via di estinzione. Qualcuno si sta alberizzando, sì, e qualcuno è morto per gli accidenti della vita. Ma il vero problema è che non hanno germogli ent: ne hanno avuti alcuni, in epoche molto lontane, ma poi perdettero le entesse.
"Quando il mondo era giovane, e i boschi vasti e selvaggi, gli Ent e le Entesse camminavano e vivevano insieme. Ma i nostri cuori non svilupparono i medesimi sentimenti"
racconta Barbalbero "gli Ent si erano affezionati ai grandi boschi selvaggi. Ma le Entesse si occuparono delle piante più piccole, dei prati illuminati dal sole ai margini delle foreste; videro le prugnole sugli alberi, i meli ed i ciliegi selvatici fiorire in primavera, l'erba verde crescere in estate nelle terre irrigue, ed i semi germogliare nei campi in autunno.

Entwife - Natalia Nikitin
Esse non desideravano parlare con queste cose, ma volevano essere ascoltate e obbedite. Le Entesse ordinarono loro di crescere secondo i propri desideri, e di produrre frutti e di portare foglie a volontà; le Entesse infatti volevano ordine, abbondanza e pace, e ciò per loro significava che ogni cosa doveva restare al posto che esse avevano stabilito. E crearono giardini, per abitarli. Molti uomini appresero l'arte delle Entesse e furono estremamente riconoscenti".
Insomma, mentre gli Ent si concentrarono sulla loro alberità, le Entesse inventarono l'agricoltura e la insegnarono agli uomini, mettendo le piante più piccole al loro servizio. Si potrebbe dire che, per amore di dominio, domarono le piante e le legarono alla catena della produzione agroalimentare, oppure che cercarono di produrre qualcosa che fosse utile anche alle altre specie - quelle che camminavano liberamente su due gambe, verso cui non provavano alcun rancore e a cui anzi elargirono un dono senza prezzo: prima dei loro utili insegnamenti, infatti, uomini (e hobbit, si suppone) vivevano allo stato di cacciatori e raccoglitori, insomma carne arrosto o bollita e  bacche, radici e funghi (come si alimentassero gli elfi, che da millenni imperversavano per il mondo, non è dato sapere).
Quello dell'agricoltura è il più antico mestiere del mondo, nella nostra storiografia: caccia,  raccolta di bacche e perfino allevamento sono infatti praticati anche dagli animali, mentre l'agricoltura è una caratteristica esclusivamente umana. I campi biondeggianti di grano e i frutteti carichi di pesche e susine segnano l'inizio della civiltà umana, ma portano con sé la fine della libertà delle piante, rinchiuse in giardini e condannate a produrre, produrre e ancora produrre. Ordine, pace e abbondanza: piatti pieni su tutte le tavole, frutteti e orti ben strutturati e curati, bellezza e rigoglio ovunque.
Chi aveva ragione?
Dal punto di vista umano le Entesse, senz'altro. Dal punto di vista vegetale non so, ci sarebbe parecchio da discutere e sarebbe interessante sentire cosa ne pensavano gli Ucorni.
Quel che è certo è che la separazione degli Ent maschi dalle Ent femmine si rivelò un disastro per la razza degli Ent nel momento in cui le Entesse... scomparvero. 

Gli Ent maschi erano rimasti nelle foreste, ma andavano ogni tanto a trovare le loro Entesse. Non risulta che le Entesse facessero altrettanto, perché erano assolutamente soddisfatte della loro scelta. Coltivare la terra le aveva cambiate anche fisicamente: erano diventate più curve e brune "avevano i capelli riarsi dal sole e del colore del grano maturo, e le guance rosse come mele. Eppure gli occhi erano ancora come i nostri".

Fimbrethil, consorte di Barbalbero

Ad ogni modo i giardini delle Entesse cambiarono più volte locazione, dopo ognuna delle venute dell'Oscurità, rifiorendo ogni volta più belli e fertili. Eppure ci fu un triste giorno in cui gli Ent trovarono solo terre bruciate: "era tutto un deserto, ogni cosa bruciata e sradicata dalla guerra devastatrice" e niente più tracce delle Entesse. Gli Ent le cercarono, e chiesero loro notizie. Seppero solo vagamente che erano andate a sud, oppure a est, oppure... insomma, le cercarono e non le trovarono mai più. 
Per confortarli, gli Elfi scrissero delle canzoni. Che altro potevano fare?
Barbalbero ne canta una, una specie di contrasto dove nell'ultima strofa i due rami della razza si riuniscono dopo aver perso entrambi le loro dimore:
Insieme allora nella bufera fianco a fianco ad ovest ce ne andremo
Ed una terra dove i nostri cuori riposar potranno troveremo.
Tuttavia niente di tutto ciò è avvenuto nel tempo in cui Barbalbero incontra gli hobbit, e l'Ent sospira che le canzoni, come gli alberi, portano frutti solo a tempo giusto e a modo loro; e a volte appassiscono anzi tempo".

Dove erano finite le Entesse? Esistevano ancora, nella Terra di Mezzo?
Un affascinante teoria  sostiene che, almeno per un certo tempo, hanno avuto cura dell'Ithilien, che non a caso veniva chiamato il giardino di Gondor, e trova le loro tracce... in una ciotola di pietra piena d'acqua, simile a quelle che c'erano nella casa di Barbalbero visitata dagli hobbit. In tutti i casi Tolkien non ha lasciato tracce molto esplicite - ma va pur considerato che il Signore degli Anelli  pullula di leggeri accenni abilmente nascosti nelle pieghe del testo.

La storia ha un tono squisitamente vittoriano, a partire dalla teoria (nata, mi sembra, proprio in quegli anni) che vuole le donne come inventrici dell'agricoltura: senz'altro un bel titolo di vanto per il nostro sesso, e tuttavia mi sono sempre chiesta se esiste un qualche elemento oggettivo su cui basarla, al di là dell'opinione che gli uomini avevano in quell'epoca sulla natura femminile: i maschi rincorrono l'infinito, i misteri, studiano la natura alberesca, mentre le femmine sono portate verso le piante più piccole e produttive, vogliono un piccolo regno dove comandare ed essere obbedite, cercano la regola, la pace, l'abbondanza e si occupano di ciò che ha un utilizzo pratico. Una volta passato l'entusiasmo della giovinezza, quando i sogni e i sentimenti sono gli stessi, i cuori di maschi e femmine prendono direzioni diverse, anche se l'affetto nella coppia permane immutato. 
E' la crisi della coppia, un tema molto presente nella letteratura degli anni di Tolkien: non la coppia che si separa per contrasti o perché nuovi interessi sentimentali han preso il posto dell'antico amore - tutte cose cui un divorzio potrebbe porre rimedio - ma la coppia che si continua ad amare ma che ha interessi in gran parte separati perché maschi e femmine, maturando, sviluppano interessi diversi essendo diversi per natura (Tolkien stesso visse un matrimonio assai felice dove però i coniugi, pur continuandosi sempre ad amare, avevano interessi in larga parte divergenti. Per coltivare i suoi, del resto, Tolkien preferì sempre la compagnia maschile).
La separazione degli Ent dalle Entesse non avviene per leggerezza, motivi futili o scarsità di sentimento, ma perché i due rami della razza sono intrinsecamente diversi, e davanti a questa differenza naturale l'autore non riesce a trovare altro che la possibilità di una riunione "dopo" che la vita ha seguito il suo corso.
Resta un ultima osservazione da fare: in questa storia le Entesse sono mute, come spesso le controparti femminili delle razze di Tolkien. Pochissimo sappiamo delle signore hobbit, poco delle donne, le Entesse appaiono solo di riflesso nel racconto di un Ent malinconico, quasi nulla viene detto delle nane, nulla del tutto delle orchette. Solo la voce delle Elfe risuona con una certa chiarezza.

14 commenti:

Linda_chi? ha detto...

Devo ammettere che le scarse notizie sulle femmine che popolano la TdM un po' mi indispone, ma Tolkien avrà avuto i suoi motivi, magari un sincero disinteresse o semplicemente altre priorità (o altro che io, ovviamente, ignoro). Dunque quelle poche notizie che circolano sulle ragazze ☺, mi sembrano preziosissime e più che gradite.

Le Entesse mi sono simpatiche, sono state coraggiose, hanno seguito l'istinto e hanno scelto l'autodeterminazione, ma tutta la loro vicenda mi sembra, come dire, sfocata... come se fosse troppo di sottofondo e non si riuscisse ad inquadrare bene.
Ma la mia è solo un'impressione.

acquaforte ha detto...

Il Signore degli Anelli è un romanzo al maschile. Poche le figure femminili, anche se fondamentali per lo svolgersi della storia, Galadriel, Arwen, Eowyn, una manciatIna jn tutto. Ma qui, quando si parla degli Ent, abbiamo "tutta l'altra metà del cielo" a condizionarne la sopravvivenza.
Barbalbero racconta la sua visione della storia: le Entesse volevano "essere ascoltate e obbedite", volevano cioè comandare. Forse invece le Entesse volevano NON essere comandate, volevano un mondo dove gestire la propria vita in autonomia. Gli Ent si occupano dei grandi sistemi, imparano a parlare, cantano canzoni in cui mantengono il ricordo della propria storia. Rimangono se stessi con una sorta di immobilismo (quanto tempo ci mette l'Entaconsulta a decidere?), di diffidenza nei confronti degli altri.
Le Entesse percorrono terre sconosciute, studiano il nuovo territorio e lo modificano. Cambiano persino se stesse mescolandosi e interagendo con le "altre". Si evolvono.
E allora generalizzando, antropomorfizzando e altri ....ando , possiamo pensare che Tolkien voglia dirci qualcosa sugli esseri viventi: chi si chiude nel proprio piccolo mondo è destinato all'estinzione?

Eva ha detto...

Autodeterminazione...che bellissima,potente,preziosa PAROLA.
.....e che magnifico Articolo,cara Murasaki.
Grazie...come sempre.

Murasaki ha detto...

E' un dato di fatto: in Tolkien le figure femminili sono in minoranza... negli scritti editi, perché se poi andiamo a guardare nel Silmarillion e perfino nei racconti incompiuti siamo abbastanza alla pari. Elfi e Valar sono ben rappresentati al maschile e al femminile. E finisci per pensare che non è un caso se anche l'unico personaggio inventato nei film, e aggiunto proprio per aumentarte le quote rosa... è un elfa. Nessuno si è azzardato a introdurre una nana, eppure nella seconda trilogia non sarebbe stata una scelta fuor di luogo, ma capisco benissimo i problemi degli sceneggiatori.
Quando leggo lo Hobbit e ISDA non ci faccio caso, perché entrambi i romanzi funzionano benissimo. E solo quando mi metto a fare un po' di analisi mi rendo conto che certe cose proprio non le sappiamo.
E non valgono nemmeno le solite spiegazioni - Tolkien per esempio non era affatto misogino. Ma si vede che gli è venuto così - e noi lo pigliamo così, anche perché non possiamo fare diversamente :)

@Linda:
Sono d'accordo. In effetti tutto l'episodio di Barbalbero è in un certo senso fuori fuoco, anche se fanno un intervento molto importante. Ma sono, e soprattutto SI SENTONO fuori dal fiume della storia. Anche per questo trovo che sia molto carino da parte loro intervenire ^__^

@Acquaforte:

Barbalbero a un certo punto osserva "Eppure noi esistiamo ancora, mentre di quegli splendidi giardini oggi non è rimasto niente". Ma, sucendo dal suo punto di vista squisitamente arboreo, l'intervento delle Entesse ha lasciato la sua traccia in ogni frutteto e campo coltivato, e quindi sarebbe giusto dire che gli Ent sono sopravvissuti e le Entesse (sembrerebbe) no, ma l'eredità delle Entesse è destinata a durare fin quanto dureranno gli uomini, mentre gli Ent si avviano ormai a sbiadire - loro e anche i vitalissimi Ucorni.
E sì, in ISDA viene fatto capire più volte che chi si isola nel suo cantuccio è destinato a soccombere, come dimostra anche il ritorno degli hobbit nella Contea, caduta in mano a poche decine di uomini di scarsissimo valore.
Però l'Entacopnsulta ci mette parecchio a decidere perché le decisioni vanno prese all'unanimità: gli Ent sono una razza molto, molto democratica (e non velocissimi nelle loro decisioni. Il che non è nemmeno un male, in effetti).

@Eva:
Autodeterminazione, sì: come ricordavo ad Acquaforte gli Ent sono molto, molto democratici ^__^

Pellegrina ha detto...

Son bellissimi i disegni di questo post, soprattutto i primi due. Molto divertente l'idea delle Entesse indiane, del resto certi motivi orientali si ritrovano in Tolkien. Il post mette in evidenza quello che io cerco sempre di dimenticare, vale a dire l'istinto di controllo attribuito alle Entesse. Trovo questa storia la vera storia d'amore del SdA, cioè una storia d'amore mancata, espressa oltretutto in poesia, senza innamoramento per di più. Come sempre moderno nascosto sotto forme antiche.
L'idea delle Entesse controllori mi fa pensare alla teoria psicanalitica nonché maschilista, credo junghiana, per cui la donna o comunque la femmina, vuole fermare il machio eroe [bel refuso: ho scritto machio anziché maschio... leggasi volevo scrivere macho?] il quale si sa, deve conquistare il mondo per salvarlo, mentre chissà perché 'ste donne lo vorrebbero ricondurre ai suoi limiti di essere umano che ovviamente lui teme come la morte. Salvo poi dispiacersi perché non ha una famiglia, dei discendenti genetici ecc. Certo Tolkien nella sua vita ha ben dovuto confrontarsi con la questione: appassionato di società maschili di amicizia e condivisione, e allo stesso tempo legato per fortissima scelta a una donna che non poteva condividere i suoi interessi e che lui ha del resto schiacciato di gravidanze e preoccupazioni quotidiane.
Difficile incastrare Barbalbero in un simile conflitto. Sia perché è irresistibile, sia perché la sua vita è bellissima. Tanto più mi viene da dirlo in questi giorni in cui passeggio per boschi montani e incontro alberi che potrebbero rassomigliargli. Ma non ho mai trovato una Ent casa, delle Ent luci e nemmeno le loro pozioni. Per ora... Fangorn è forse il bosco più divertente del romanzo, inverosimile ma non pauroso, come l'Ithilien il più avventuroso, perché il più umano, o umanizzato. Curioso che siano Frodo e Sam, cioè i personaggi legati alla parte più "mistica" del libro, a attraversaee l'Ithilien, mentre Fangorn che è il bosco più antico e arcaico, tocca a Merry e Pipino. Forse uno dei tanti contrappesi del romanzo, del resto Barbalbero non avrebbe potuto impartire a Frodo il discorso anti-eroico di Faramir, perché ne è totalmente al di là.
Inoltre Fangorn parte in guerra, ne avevi già parlato, diversamente da altre cretaure silvane, come Galadriel o Bombadil. Insomma un bel bosco.

Pellegrina ha detto...

Le voci delle donne sono quasi sempre assenti in Tolkien. Eowyn fa un paio di strilli esasperati, ma alla fine è Faramir a parlare per lei, descrivendo la sua evoluzione, ma togliendole con ciò la capacità di dirlo (un filo saccentino come marito). Baccador tace e si fa adorare. Ioreth si rende ridicola. Rosie aspetta, come al solito. Le Orchette non esistono, credo, nel senso che non se ne parla mai e le elfe si limitano alla stirpe di Galadriel (escludendo Luthien). L'unica a parlare è proprio Galadriel, una specie di dea madre? molto spesso nei romanzi di avventure classici manca un personaggio femminile in cui identificarsi o con cui confrontarsi. Mi è mancato molto quando ero bambina-adolescente. L'ho sostituito con la decisione di aderire alle avventure dei personaggi maschili che comunque mi interessavano, mentre la parte delle donne era noiosissima e la rifiutavo in blocco, al punto di non voler leggere i modelli standard tipo Piccole donne ecc. (si lo so che è piaciuto a tante, ma per me era rinnegare ciò che mi interessava davvero fare: le avventure).

Murasaki ha detto...

@Pellegrina:
Anche oper me Fangorn è il bosco preferito, seguito a poca distanza dalla Vecchia Foresta. La differenza è che a Fangorn passeggerei volentieri (possibilmente lontana dagli Ucorni, grazie) e adorerei dormire in qualche Ent-casa, mentre, pur apprezzando il misterioso fascino della Vecchia Foresta, pagherei in oro puro per non entrarci e il doppio per uscirne. Fangoirn è il bosco più magico e soprattutto più boscoso. Per quanto riguarda i quattro hobbit, c'è una divisione ben precisa della parte turistica, e anche piuttosto simmetrica: l'Ithilien è l'unica parte abbastanza piacevole del viaggio di Frodo e Sam (intendiamoci, la regione è bellissima, ma orchetti di qua, combattimenti di là, uomini di Gondor che ti fanno il terzo grado... mi ricorda un po' quelle ricreazioni che si fanno in classe, meglio di niente, per carità. ma c'è ben di meglio), mentre Merry e Pipino si beccano la parte più bella, pagando lo scotto con qualche giorno nelle mani degli Uruk-hai).

Le donne nel Signore degli Anelli... Rosie aspetta, e questo è quanto. Ioreth non è che si rende ridicola, è un personaggio che sembra uscito pari pari da un romanzo di Agatha Christie, di quelle che chiacchierano, chiacchierano e a un certo punto dicono la frase giusta per far capire a Poirot la soluzione. Mi piace molto, devo dire. Galadriel mi ha sempre molto affascinato perché è una donna di potere, con tutti i problemi e gli ostacoli che ciò comporta - un personaggio quasi unico nel suo genere, e i suoi problemi non sono mai legati al fatto che è donna, ma appunto a dover gestire il potere. Ma non ci ho mai visto una dea madre né ho mai capito come hanno fatto a vederci una raffigurazione della Madonna. Come tutti i personaggi di potere in grado di intendere e di volere (quindi scartiamo quel grandissimo impiastro di Theoden) aiutano la Compagnia con regali di vario tipo - lo fanno anche Elrond, Tom Bombadil e Barbalbero, e volendo anche Theoden. Solo che i regali di Galadriel sono quelli più utili). Baccador non tace poi tanto, è una brava ospite ma ha un lavoro a cui badare (ricordi il suo "giorno di bucato" mentre fuori piove a dirotto?), ma in effetti non racconta storie agli hobbit, sembra considerarli ospiti soprattutto di Tom, e li lascia con lui, unendosi al gruppo solo all'ora dei pasti, e non sempre.
Eowyn... la storia di Eowyn è analizzata dall'esterno da due personaggi, Faramir e Aragorn. Questo ha un senso, perché chi vive una vicenda così importante per la sua formazione, mentre la vive non sempre si rende conto di tutte le sue implicazioni. E poi, naturalmente, aiuta il lettore ^__^
(Qualche libro di avventure al femminile c'è anche nella letteratura d'altri tempi, ma sul momento mi viene in mente solo Jolanda, la figlia del Corsaro Nero - che ho adorato.

Pellegrina ha detto...

Jolanda e il Fiore delle perle sono due libri che ho adorato anche io, ovviamente. Ce ne sono altri, ma sono pochi! Una ent casa poi mi piacerebbe moltissimo, e le ent luci... cerco di vederle ogni volta che entro in un bosco e il sole filtra tra le foglie.

Lungi da me invece vedere in Galadriel la madonna!!! Benché Tolkien lo abbia negato mille volte, la tentazione di sovrapporre allo SdA una lettura ideologico-religiosa non muore mai. La definizione di dea madre (Galdriel ha comunque almeno una figlia) si riferisce quella di una figura femminile potente e dominante; con tutta evidenza è lei tale figura nella coppia e nel reame, lascerà l'elfo quando partirà da Lorien, e grazie all'anello regge tutto il suo dominio, la resistenza all'oscuro signore; ha potere sulla vegetazione o almeno la terra del suo frutteto è magicamente fertile; ha un fascino temuto e irresistibile; insomma è anni luce diversa, più arcaica, autonoma e possente di qualunque essere femminile della SdA inclusa Shelob e le stesse entesse. Proprio per l'essere una donna di potere nel senso che tu descrivi avevo utilizzato quell'analogia, anche se la funzione della riproduzione stagionale è in lei poco presente. In effetti manca la definizione stessa di una tipologia alla quale ricondurla, il che è molto indicativo.

Ioreth è buffo, mi è capitata una discussione simile su un altro blog in cui si parlava di Sam. Il personaggio è adorabile, ma apprezzare e amare la riuscita di una figura letteraria è altra cosa dal vedervi un modello positivo o accettabile, specie poi se un tale personaggio manca in tutto il libro.

Su Eowyn invece la vediamo proprio in maniera diversa: malgrado il fascino di cui Tolkien la dota (la spada, la gloria, l'intraprendenza, la ribellione al destino e alle convenzioni ecc.), non riesco a non riscontrarvi la tesi sotterranea e alla fin fine abbastanza maschilista che lei è così perché giovane e vergine "non ancora maturata in donna" chissà come suonerà in inglese. Solo accettando di innamorarsi di Faramir ritroverà il suo equilibrio diventando guaritrice e occupandosi della funzione di crescita, senza più grilli di spade e simili cose non pertinenti. Nessuno si azzarderebbe a dire questo di suo fratello Eomer, ad esempio, che pure diventa un po'isterico pure lui nel corso del romanzo. Come nessuno pensa che Faramir che è l'antitesi del guerrafondaio smetta totalmente di fare il guerriero da principe dell'Ithilien, se la necessità si presentasse. Insomma a me Eowyn pare un "monstrum" da normalizzare: e da normalizzare a moglie/crocerossina/madre-accudente perché possa diventare adulta e maturare. Ciò che per quanto ben scritto e descritto, costituisce un modello che non mi convince.

Lascio invece a Théoden il privilegio della vecchiaia: dopo una certa età si vedono le cose in maniera diversa e il colloquio con la morte diviene costante, vedi anche Denethor, pur se in maniera diversa e infinitamente più pericolosa.

Pellegrina ha detto...

Quanto ai doni Galadriel e Théoden si dividono i doni utili, la prima per chi nel romanzo deve affrontare soprattutto il mondo magico e la lotta contro la magia (la fiala e pure la polvere per la coppia Frodo-Sam) il secondo per chi parte più semplicemente in guerra sia pure con qualche essere sovrumano da affrontare.

Pellegrina ha detto...

Ma chissà cosa fa poi Baccador nel giorno di bucato. Secondo me se ne va a passeggiare nei prati controllando che la lavatrice funzioni a dovere e tutto sia ben lavato. Sarà che in questi giorni mi sono presa due lavate celesti da rendere inutile la doccia rientrando a casa dalle passeggiate, pure quando erano nei boschi! ma niente Baccador, solo degli scricchiolii un po' sinistri oltre il sentiero. Oserei dire neppure niente Ucorni. A proposito, tu che vivi nei boschi: hai mai incontrato lupi?

Baccador malgrado il nome boschivo è un personaggio essenzialmente acquatico: si trova nei giunchi, viene circondata da gigli d'acqua, fa il bucato...

Murasaki ha detto...

La tentazione di sovrapporre allo SdA una lettura ideologico-religiosa è una vera iattura, se incappi in un forum tolkieniano, specie in Italia, è anzi difficile che gli venga in mente di vedere qualcos'altro! A volte mi domando come mai a taluni non venga in mente che, se Tolkien avesse voluto scrivere un trattato di teologia lo avrebbe scritto, senza farne inutili misteri.
Tra l'altro ho scoperto che Tolkien era cattolico quando lo leggevo già da una quindicina di anni, e le prime volte che l'ho letto ero del tutto digiuna di teologia e dogmi e son convinta che questo non sia stato in alcun modo un ostacolo per comprenderlo (ma mi guardo bene dal dire in giro cotal ereticissimo pensiero, visto che voglio vivere a lungo).
E, appunto, Galadriel non è riconducibile a una tipologia in particolare, resta un personaggio unico (e riuscitissimo).
Eowyn è anche lei un personaggio piuttosto difficile inquadrare. La vergine guerriera, ma anche tante altre cose. A un certo punto fa una scelta del tutto sconveniente, ma la fa da sola, in autonomia, porta a degli ottimi risultati e sarà molto lodata per questo. Prima dell'amore per Faramir c'è stata quella scelta, ed è una scelta che ha una parte essenziale nella sua "maturazione in donna". Certo, comunque la si rigiri, Tolkien non voleva per lei un futuro da guerriera e ha stabilito che a un certo punto non lo volesse nemmeno lei, però le ha dato il suo quarto d'ora di gloria.
E considera, anche se non viene mai detto in modo esplicito, che Eowyn parte insieme all'armata di Rohan con la complicità almeno del comandante Elfhelm, se non di tutto il corpo con cui viaggia - altrimenti non le sarebbe stato possibile partire.
Venendo a Baccador... è acquatica, ma non vive nei boschi: la casa di Tom Bombadil è fuori dalla Vecchia Foresta e Tom le porta i gigli che ha raccolto... evidentemente perché lei non aveva voglia di coglierli. E' un personaggio misterioso, decisamente misterioso, e nessuno ci dice niente su di lei. Per esempio: è stata lei a decidere che era giorno di bucato, o ha colto l'occasione della pioggia per fare il bucato? Tom lascia intendere la prima possibilità, ma non dà spiegazione (e l'immagine di lei che passeggia controllando la lavatrice mi sembra perfetta). E' figlia del fiume, ma il fiume è proprio quello strano Sinuosalice? Boh.
A proposito, io non vivo nei boschi ma in una comoda caverna hobbit. Di lupi ne ho incontrati parecchi, ma erano tutti lupi metaforici, quelli a quattro zampe da noi non ci sono, si deve salire parecchi chilometri nei boschi dei dintorni, ma anche lì c'è poco.

acquaforte ha detto...

La lettura della rubrica di Umberto Galimberti, questa settimana su D di Repubblica, ha suscitato in me alcune considerazioni.
Racconta Barbalbero : .....gli Ent e le Entesse camminavano e vivevano insieme. Ma non svilupparono i medesimi sentimenti.
Andando via, le Entesse attuano una sorta di tradimento : perché non si tradiscono i nemici, bensì quelli che amiamo, amici, padre e madre, amanti, figli....
Il NOI della coppia è rassicurante, ci trasmette la sicurezza di essere all'interno del consenso sociale, del precetto religioso, in quella famiglia monogamica che si ritiene essere il pilastro su cui si basa la nostra società. La coppia si divide quando "lui o lei iniziano un viaggio fuori del NOI e che prescinde dal NOI" .......in realtà lui o lei "salvaguardano la loro individualità dall'abbraccio talvolta mortale del NOI". Si può restare nella coppia, ma si deve rinunciare ad una parte di sogni e desideri, ad esplorare davvero noi stessi. Questo è il prezzo da pagare.
Nel caso egli Ent, le Entesse non rinunciano ai loro sogni e desideri, si sottraggono cioè a quello che viene ritenuto il dovere delle femmine della specie.
Nella Terra di Mezzo, molte razze spariranno col tempo (hobbit, elfi, nani, forse persino gli orchi....). Solo per gli Ent Tolkien ne indica la causa. Pensi sia così?

Murasaki ha detto...

A volte c'è un prezzo da pagare, per restare in coppia - o meglio, per restare in convivenza, sì, ce lo spiegano, e ci spiegano anche che occorre pagare, rinunciare, sacrificare e via lugubreggiando, e di solito nel nostro codice culturale quella che paga e rinuncia e via dicendo è la parte femminile. Gli Ent però non sono umani e hanno una cultura diversa, forse non vedono motivo di rinunciare e sacrificare. Non sembra, per come la racconta, che i giardini delle Entesse siano stati vissuti come un tradimento. Nessuna delle due parti in causa rinunciò, e forse, senza la distruzione dei giardini, la razza non si sarebbe estinta. In fondo molte specie vivono separate, unendosi solo per il tempo dell'accoppiamento. Chissà? Forse avevano ben chiara l'importanza di mantenere l'individualità - anche negli Entaconsulta le decisioni sono prese all'unanimità o non sono prese affatto.
Ma a questo punto si impone una domanda: cosa c'entra la rubrica di Galimberti?

acquaforte ha detto...

Assolutamente niente, e dubito che nel pensiero di Galimberti ci sia stato qualcosa di lontanamente riferibile alle Entesse. Le sue considerazioni su "Rimpianti, tradimenti e bugie" sono servite a me (vecchia femminista che oramai vede quasi tutto attraverso lenti forse datate), per mettere a fuoco alcune idee.
Magnifici il tuo via lugubreggiando ^__^, le foto che hai postato, e la tua affettuosa simpatia per il personaggio.
Barbalbero è una figura molto bella, è buono, saggio, curioso, violento quando è necessario. Tolkien descrive un personaggio indimenticabile nella sua battaglia contro Saruman, con Merry e Pipino a dirigere le operazioni. Ed è cosi buono che lo lascerà andar via a provocare altri danni.
Barbalbero parla delle Entesse (e di Fimbrethil in particolare) con delicatezza, con pudore, con una sorta di imbarazzo quasi adolescenziale. Molto bravo Tolkien nella canzone a 2 voci. Ma loro restano sullo sfondo, quasi niente di più di un rimpianto. Mi sarebbe piaciuto saperne di più, che avessero avuto un loro posto nella storia.
Tutti vorremmo incontrare Barbalbero nei nostri boschi; le Entesse forse le abbiamo già incontrate, nelle nostre montagne, ma non le abbiamo riconosciute.