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venerdì 22 gennaio 2016

L'isola lontana. Quadrilogia della Memoria - Annika Thor


La Quadrilogia della memoria è un ciclo di quattro romanzi (Un'isola nel mare, Lo stagno delle ninfee, Mare profondo, Oltre l'orizzonte) dove si raccontano le vicende di due sorelle ebree, Stephanie detta Steffi e Nelli, che all'inizio del racconto, nel 1939, hanno rispettivamente undici e cinque anni. I genitori delle due sorelle, fino a poco tempo prima ricchi e ben inseriti nell'alta borghesia viennese, dopo essersi vista sequestrata dal governo nazista la bella villa dove trascorrevano felicemente la loro esistenza ed essersi ridotti in un minuscolo appartamentino e dopo che al padre medico è stata impedita di esercitare la sua professione se non per curare gli ebrei, in attesa di un visto per espatriare in America (che non arriverà mai) decidono di affidare le loro figlie al  kindertransport, ovvero l'accoglienza presso famiglie straniere di bambini ebrei, spesso orfani (la Svezia ne accolse alcune centinaia). E' una scelta contro natura, che causa dolore  tutti loro, ma che garantisce almeno una speranza per le bambine.
Le due sorelle partono, per un soggiorno che dovrebbe durare pochi mesi. Ma i genitori verranno internati e le due sorelle passeranno sei anni in Svezia, sempre sospese al filo di lettere che arrivano in ritardo, che a volte non arrivano affatto e infine alle rare cartoline di trenta parole che sono concesse ai detenuti dei campi di concentramento. Infine la corrispondenza si ferma del tutto, dopo l'annuncio della morte della madre. Due anni dopo il padre, fortunosamente scampato alle marce della morte, riuscirà a ricontattare le figlie che partiranno con lui verso l'America.

Non ci sono quindi campi di concentramento, se non alla lontana. Non c'è fame né ghiaccio né deportazione per le due sorelle; solo molta angoscia, il trauma di dover cambiare vita e ambiente e famiglia e la sorda paura di quel che sta succedendo fuori dalla Svezia e dall'isoletta di pescatori dove sono state accolte in due famiglie di metodisti, le difficoltà di trovarsi tra estranei senza conoscere la lingua, qualche assurda angheria subita a scuola o in paese per la loro condizione di profughe ebree, e la nostalgia dei genitori e della vita precedente. Eppure il lettore ha l'impressione che anche così sia più che abbastanza, e che si possa soffrire molto anche senza le marce della morte.

Strappate alla famiglia e al loro paese natale e separate in due famiglie diverse, le due sorelle soffrono per la lontananza dai genitori e per la nostalgia di casa. L'isoletta di pescatori dove vengono accolte è lontana anni luce dal loro mondo e nei primi tempi tutto è terribilmente complicato. Col passare dei mesi si ambientano, imparano la lingua, si legano di profondo affetto alle famiglie che le hanno adottate, allacciano rapporti di amicizia e di amore. Restano però due profughe e il Comitato che ha gestito il loro arrivo non si dimostra particolarmente prodigo, specie quando si tratta di pagare gli studi di Steffi che vorrebbe diventare medico (ma perché non possono andare a lavorare come tutte? Tanto si sa che le ragazze poi si sposano). Inoltre in Svezia, nonostante la neutralità ufficiale del governo, non mancano i simpatizzanti del nazismo e le due sorelle subiranno occasionalmente la loro parte di prepotenze e di emarginazione. 
Alla fine della guerra, una volta ritrovato il padre, per le due sorelle ci sarà una scelta da fare, inevitabilmente dolorosa: riunirsi a lui o restare con le loro nuove famiglie? (Da notare che il padre sarebbe disposto a stabilirsi in Svezia, ma lì la sua laurea non sarebbe riconosciuta e non potrebbe lavorare se non per curare "la sua gente"). E tra tante complicazioni alla fine la famiglia decide di riunirsi in America, dove potranno cominciare una nuova vita - la terza, per le ragazze, che per la seconda volta nella loro breve vita si ritrovano con le radici strappate. Proprio il tema delle radici strappate più volte e il senso di una provvisorietà senza scampo è quello che mi ha più colpito in questa Quadrilogia, che vale la pena di essere letta non solo per quel che racconta, ma anche per il molto che lascia sospeso tra le righe senza scriverlo, e che aiuta a capire il dramma dei sopravvissuti, anche dei sopravvissuti più fortunati, quelli che non hanno visto il peggio e hanno sofferto solo per la paura, il senso dell'abbandono e lo sradicamento culturale.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e offro il mio contributo per la Giornata della Memoria.

10 commenti:

ha detto...

Non avevo mai sentito parlare di questa quadrilogia, eppure ho sempre tenuto d'occhio tutte le uscite sull'argomento, mi interessa molto. Dalle tue parole deduco sia una lettura impegnativa emotivamente, ne prendo nota e la posticipo per un po'. Grazie del suggerimento.

Eva ha detto...

Grazie Murasaki....dal profondo del cuore..

dolcezzedimamma ha detto...

Non conoscevo. Appuntiamo anche questi...

Anonimo ha detto...

mi ha fatto venire in mente il film L'UOMO CHE PIANSE, con Johnny Depp e Cristina Ricci. Bellissimo, anche qui una bambina ebrea russa, sradicata, che ripara in inghilterra e sogna di ritrovare il padre. costui, cantante lirico, è in America e la bambina ormai cresciuta ha come tutto ricordo una romanza che il padre le cantava accanto al lettino per addormentarla. Un giorno, sente quella voce che canta alla radio..... ecc. ecc. (Albaplena)

acquaforte ha detto...

Stamani al Cimitero Monumentale della grande città del Nordovest si è svolta la cerimonia ufficiale in ricordo dello sterminio del popolo ebraico, degli internati militari e di tutti i deportati nei campi nazisti. È una manifestazione simbolica che può sembrare convenzionale, di routine, ma non lo è. Certo, l'età media dei presenti è sempre più alta, ed io, ogni anno, continuo a domandarmi "cosa avrei fatto io se....."
Dal 13 al 29 gennaio, molte le manifestazioni a cura della Comunità Ebraica, del Museo Diffuso della Resistenza, dell'Associazione Nazionale ex Deportati, che coinvolgono biblioteche, musei, teatri, circoli culturali. Presentazione di libri, spettacoli, mostre. Voglio ricordare il Conservatorio dove domani verranno eseguite musiche dei grandi compositori internati nel ghetto di Teresin e uccisi ad Auschwitz perché "...la musica è testimonianza di un trionfo postumo sulla barbarie. Oggi la voce delle vittime può risuonare in queste bellissime opere, quella dei carnefici tace nella condanna della Storia".
E speriamo che così sia.

Eva ha detto...

Grazie della importante informazione....
.....ma io mi domando sempre: se la stragrande maggioranza di quei carnefici l'ha fatta franca ed ha vissuto pienamente TUTTA la Vita...ha visto albe e tramonti, ha sentito il bisbiglio dei ruscelli, il sospiro del mare, il canto dei venti, il profumo di tante primavere, il calore dell'estate, la dolcezza dell'autunno, il torpore dell'inverno, ha mangiato le fragoline al fresco dei boschi e le castagne davanti al focolare, ha udito la voce dei propri figli e le risate dei nipoti....che cos'è la giustizia?

Eva ha detto...

....sono troppo arida?

la povna ha detto...

Anche io non conoscevo, mi ricorda la trilogia di Out of the Hitler Time di Judith Kerr: anche lì la protagonista e la sua famiglia soffrono 'solo' la paura, la deprivazione, il cambio di nazione, lingua, amici. Ed è molto più che abbastanza, come dici.

Murasaki ha detto...

@Cì @Dolcezze @la povna
Vero, non è molto conosciuta qua in Italia - anch'io ci ho messo gli occhi soprattutto perché ci era arrivata in biblioteca anni fa con il Giralibro. Aggiungo che, come quella di Judith Kerr, ha un fondo autobiografico: l'autrice è figlia di una delle bambine arrivate in Svezia col kindertransport (ma che, al contrario della protagonista dei libri, poi in Svezia rimase, anche perché era orfana già quando era arrivata) e ha scritto questa storia basandosi anche sui ricordi della madre.
Ora che ci penso, ignoravo che Judith Kerr avesse scritto una trilogia, conosco solo il Coniglio rosa, il primo libro. Vedrò di informarmi meglio.

@Acquaforte:
La musica (come la storiografia medievale!) pagò un grosso tributo alla Shoah, in varie forme, compreso il mio amato Wagner che si è rovinato la reputazione - anche per colpa dei suoi pessimi discendenti che col nazismo intrallazzarono parecchio.

@Anonima Albaplena:
Anche qui la musica ha una parte importante ^__^

@Eva:
La storia è spesso ingiusta, e con un evento come la Shoah non si può mai fare davvero giustizia. Le conseguenze le paghiamo ancora tutti, soprattutto in medio oriente.

Eva ha detto...

.....già.....come diceva qualcuno "finché non ci sarà giustizia ci sarà sempre guerra...no justice no peace"
Grazie ancora e sempre per ciò che dici....