La Settimana delle Storie è ormai agli sgoccioli, e per concluderla niente di meglio di un racconto edificante a sfondo scolastico, di quelli che fanno felici i dentisti per la loro estrema zuccherosità e la cui lettura è vivamente sconsigliata a chiunque abbia problemi con la glicemia.
Correva l'anno 2004 e una travolgente ondata di abilitati SSIS mi era passata davanti nelle graduatorie, così non mi restava che collezionare supplenze brevi di qualche settimana, guardando sconsolata l'estratto conto della banca e meditando se davvero era una buona idea ostinarmi con un lavoro dove nessuno mi voleva.
Venni chiamata per una supplenza di sei settimane in una scuola cosiddetta di frontiera, all'Isolotto. Scrivo "cosiddetta" perché il quartiere dell'Isolotto era effettivamente stato una zona piuttosto avventurosa una trentina d'anni prima, ma ormai da tempo è diventato un pacioso quartiere di periferia con molto verde e l'unico incomodo di un po' di rom che, a conti fatti, non erano poi questo gran disastro. La scuola era, ed è tuttora, grande e bella, con un magnifico giardino colmo di campi sportivi, un laboratorio informatico di eccellente levatura, una squadra di custodi uno più bravo e disponibile dell'altro e tanti ottimi insegnanti afflitti da uno strano complesso di inferiorità verso la sede principale perché loro erano "in quella di frontiera".
Mi capitò una Terza assai simpatica e un po' vivace, legata da grande affetto. Mi accolsero in modo assai amichevole e insieme cominciammo a lavorare. Di loro ricordo le ore passate a leggere L'amico ritrovato, con i ragazzi seduti sui banchi, alcune piacevolissime lezioni di storia a parlare di Hitler e Mussolini (riscossi grande successo quando, per introdurre il tema della propaganda fascista, gli feci trovare alla prima ora la scritta alla lavagna "Re Giorgetto d'Inghilterra / per paura della guerra / chiede aiuto e protezione / al ministro Ciurcillone") e lunghi esercizi per trasformare i complementi di causa e di scopo in proposizioni finali e causali e viceversa. Ricordo anche un bellissimo San Valentino, oggetto di lunghi preparativi, quando entrarono in classe curvi sotto il peso di immani borse di regali per tutti e passarono un buon quarto d'ora a scambiarseli; imparai così che San Valentino non è solo la festa degli innamorati, ma anche e soprattutto la festa di chi si vuol bene - e perché non mi sentissi isolata in tanto amichevole scambio mi portarono alla cattedra un paio di Baci Perugina. Iniziai così la lezione dicendo "Ringrazio chi mi ha regalato i cioccolatini, e ringrazio anche chi NON mi ha regalato i grossi ragni di pelouche". Ricordo anche la micidiale laringite che mi colpì, togliendomi completamente la voce per due giorni, durante i quali la classe seguì le mie silenziose istruzioni a gesti con tale garbo che un giorno,nello spazio note, scrissi che "Oggi la classe è stata assolutamente angelica".
Ad un certo punto sembrò che la titolare non dovesse rientrare, ma era solo una voce di corridoio perché non rinnovò nemmeno il certificato.
Nell'ultimo giorno che passai con loro mi consegnarono una lettera "perché la aprissi quando volevo". Visto che era una bella giornata all'ultima mia ora li portai in giardino e mentre giocavano a pallavolo lessi la lettera.
Mi ringraziavano per le belle settimane passate insieme e perché con lei non abbiamo mai avuto paura di esprimerci, siamo sempre stati liberi di dire la nostra senza alcun timore; questo, oltre a farmi molto piacere, mi lasciò materia per ampie riflessioni, dato che con loro non avevo in alcun modo fatto la Settimana del Libero Studente in Libera Scuola ma semplicemente portato avanti il programma seguendo rigorosamente le indicazioni lasciatemi dalla titolare, con ordinarie lezioni di Storia, di Geografia, di Grammatica eccetera, né a loro volta i ragazzi si erano espressi in modo particolarmente anarchico o insolito.
Nella situazione in cui mi trovavo, quella lettera sortì l'effetto di un olio lenitivo versato in abbondanza su piaghe aperte e fino a quel momento sfregate col sale.
Inutile dire che a cercare un altro lavoro non pensai più e continuai a collezionare le mie piccole supplenze brevi, una dopo l'altra, in attesa di tempi migliori - che arrivarono prima del previsto.
2 commenti:
....senza alcun timore reverenziale..... ed io più di qualunque altro, qui e altrove, sottoscrivo ^__^.
Cara, storie zuccherine ci vogliono. E poi: i miei primi quattro anni di vita li ho trascorsi proprio all'Isolotto. Vedi che storie?
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