E' un Took, e dunque fa parte del ramo hobbit che ha una certa propensione per le avventure. Attenzione, però: amare le avventure non vuol dire necessariamente essere coraggiosi (come già ampiamente dimostrato da Bilbo Baggins a suo tempo). Nelle oltre mille e duecento pagine del romanzo Pipino non mostra né pretende di avere un particolare coraggio, anzi spesso si dichiara spaventatissimo dalle circostanze - di solito con motivi più che validi. Da bravo Took ha invece un ramo di pazzia latente che lo spinge a fare con grande spensieratezza cose decisamente azzardate. Oh, guarda, un buco vuoto, buttiamoci dentro una pietra. Una sfera di vetro misteriosa che Gandalf cova come un uovo, diamoci un'occhiata. Un Sovrintendente irascibile, irragionevole e intrattabile, prestiamogli giuramento di fedeltà. Tutte le volte Gandalf gli ricorda che è un idiota (e Pipino non nega) ma tutte le volte la mattana ha un esito tutto sommato positivo: l'hobbit sprovveduto che guarda nel palantir evita a Gandalf e Aragorn un passo falso e gli consente di usarla come specchietto da allodole con Sauron*, la presenza di Pipino nelle guardie reali permette a Faramir di sopravvivere al suo amorevole padre. Quanto alla pietra buttata negli abissi di Moria, non ho mai capito che parte abbia negli avvenimenti successivi ma se davvero fosse stata quella a svegliare Mr. Balrog, allora quella pietra è stata forse l'intervento più utile del giovane hobbit, perché ha consentito a Gandalf una morte eroica che a sua volta gli ha permesso di ritornare in forma assai meno schermata ad aiutare la causa dei popoli liberi della Terra di Mezzo.
Al di là di questi interventi, diciamo così, casuali, Pipino ha anche un momento, anzi un capitolo, interamente dedicato, quando è prigioniero degli Uruk-hai.
Il giovane hobbit è abituato a farsi proteggere dagli altri, ma in quella disgraziatissima situazione non c'è nessuno che possa proteggerlo: anche Merry è in stato di incoscienza per una ferita, e dopo avelo curato gli orchetti lo tengono comunque separato da lui. Così, da bravo hobbit, come Bilbo tanto tempo prima quando si trovò in una caverna a quattr'occhi con Gollum e più avanti ad affrontare da solo taluni ragnacci assai aggressivi, decide di arrangiarsi da solo, con successo.
Diventato improvvisamente prudentissimo e attento a tutto quel che ha intorno riesce a sfruttare le minime occasioni - un coltello per tagliare le corde, uno spiraglio nella sorveglianza degli orchetti per lasciare tracce ad eventuali inseguitori - che ci sono - e perfino le trame interne tra orchetti di Isengard e di Mordor per farsi portare fuori dalla battaglia. In questo modo non soltanto salva sé stesso ma anche Merry, e i due arrivano a Fangorn.
Il coraggio hobbit è qualcosa che si risveglia soprattutto quando qualsiasi possibilità di affidarsi ad altri è preclusa e non c'è altro da fare che affidarsi a sé stessi medesimi - o, per dirla altrimenti, quando gli hobbit si ritrovano con le spalle al muro; ma quando si risveglia, i risultati arrivano sempre.
*(se pur è corretto definire Sauron un'allodola - ma le allodole potrebbero non apprezzare il paragone)
3 commenti:
Che belli questi post tolkeniani...hai visto lo scandalo? Nella seconda puntata de Lo Hobbit ci hanno infilato pure Legolas, oltre ad un personaggio inventato, la bella elfa (insomma, uno per gli uomini e uno per le donne)
Effettivamente Pipino è campione di gaffes, ma è così tenerello e in buona fede che alla fine non è mai, per chi legge, davvero colpevole!
@Alice:
sai, io ho letto Lo Hobbit DOPO il ignore degli Anelli, e ci rimasi malissimo perché Legolas non c'era, mi sembrava innaturale. Solo più avanti ho capito che Tolkien ancora non sapeva che Legolas esisteva ^__^
Quindi per Legolas sono contentissima. Per Tauriel, vedremo. Le cose che Jackson ha aggiunto nel primo film in generale mi sono piaciute, quindi spero che non venga male. Per Tauriel vedremo, magari funziona.
@Linda:
assolutamente d'accordo, è uno dei miei molti personaggi preferiti :)
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