Pesci e biciclette: un rapporto non sempre tra i più scontati
Come ho già scritto un'infinità di volte, il prof. Jorge è un vero appassionato di password, tanto da indurmi a sospettare che solo la lauta prospettiva di inserirne qua e là qualcuna di nuova lo spinga ad occuparsi ogni tanto dei non moltissimi computer di cui dispone la scuola di St. Mary Mead.
Dette password non vengono mai concordate con il possibile utente dei computer in questione, ma semplicemente ideate da Jorge in base ad un suo personale e piuttosto perverso criterio basato per lo più su anagrammi, parole scritte alla rovescia e simili. Il malcapitato di turno che desidera utilizzare per motivi del tutto legittimi uno dei computer della scuola si ritrova così ad armeggiare sulla tastiera consultando foglietti volanti o smoccolando perché il foglietto volante è appunto volato via, o sparito in qualche recesso del cassetto o della borsa; allora, per risparmiare cotanto impiccio aicolleghi che verranno dopo di lui finisce per scrivere l'intricata password su un pezzo di scotch che appiccica ai lati del computer o sotto la tastiera. E capita spesso che qualcuno che deve scrivere o stampare qualcosa e ha i minuti contati perché deve entrare in classe o al Consiglio o alla riunione, davanti alla temutissima schermata "Inserire password" chieda a gran voce "Qual è la password?" e che altrettanto a gran voce qualcuno, dall'altro capo della stanza, gli risponda o si offra di andare a chiedere, entrando nella stanza vicina e chiedendo a gran voce "qual è la password?" eccetera eccetera.
Come inevitabile conseguenza le password dei vari computer sono conosciute da tutti e da nessuno, e di solito l'unico che al momento non la conosce è proprio lo sventurato che, di fretta ma per scopi più che leciti, deve servirsi in modo del tutto occasionale di un determinato computer.
In queste condizioni i più penalizzati naturalmente sono i supplenti e i nuovi arrivati.
Il fine dichiarato di cotanto rutilare di password sarebbe, secondo Jorge, quello di impedire che gli alunni possano intromettersi nei computer. Ora, anche tralasciando l'insignificante dettaglio che di solito gli alunni non hanno alcuna propensione ad impicciarsi degli scialbi documenti dei loro insegnanti, c'è da considerare che costoro sono quelli che passano più tempo nella scuola e che quindi inevitabilmente finiscono per impararne tutti i segreti, spesso senza nemmeno sforzarsi più di tanto. La fermezza della classe docente nell'ignorare questa elementare constatazione è sempre stata per me motivo di sincero stupore.
Di fatto sono proprio gli alunni che di solito cavano d'impaccio l'insegnante nuovo arrivato che, poniamo, porta la classe nel laboratorio informatico per fargli vedere un video.
"La password dovrebbe essere 'Mozart' ma scritto all'incontrario" - suggerisce uno.
"No, quella era l'anno scorso, adesso l'ha cambiata" interviene un altro.
"Ah sì, è vero... aspetta, mi pare che abbia invertito le parti... Prof, provi con 'zomtra'"
"Sì, è 'zomtra', adesso me lo ricordo" conferma un terzo.
Risulta infatti che la parola magica è proprio "zomtra". Perché, se prendete il cognome di Mozart, lo spezzate in due parti (MOZ e ART) e leggete ognuna di queste due parti alla rovescia otterrete "zomtra", oltre ad un accenno di mal di testa. E se poi capovolgete la tastiera scoprirete che qualche collega caritatevole l'aveva appunto segnata sul solito pezzo di scotch, con pennarello indelebile.
Le uniche classi che non sono di aiuto in questi casi sono le prime durante il primo mese di frequenza; ma anche loro imparano in fretta.
E veniamo al computer della biblioteca. All'inizio c'era una password per entrare nel database della schedatura libri. Personalmente l'avevo trovato un po' eccessivo, perché (a parte l'insignificante dettaglio che non risulta che nessuno degli allievi abbia mai cercato di alterare un computer della scuola*) per entrare nella stanza della biblioteca ci vuole la chiave e gli alunni ci vanno solo al seguito di un insegnante. Qualche volta le classi vanno lì dentro a vedere un film ma, appunto, in quelle occasioni guardano il film, o chiacchierano tra loro, ma non degnano della minima attenzione il computer presente lì dentro - senza contare che la postazione consueta dell'insegnante è proprio accanto al tavolino del computer, e che quel computer non si accende affatto in silenzio e la tastiera è tra le più rumorose che abbia incrociato in venticinque anni di onesta frequentazione informatica. Ma, soprattutto: cosa gliene frega ai ragazzi di andare a guardare l'elenco dei volumi schedati per la biblioteca, in particolare quando quei volumi sono gli stessi che popolano gli scaffali intorno a loro? Caso mai, se proprio, sfoglieranno i libri, al limite.
Adesso però Jorge ha messo di nuovo le mani su quel computer, per cambiare il sistema operativo con una versione più recente onde consentirci di fare il backup periodico dei dati senza scomodare l'intero corpo docenti dell'Istituto Comprensivo. Il risultato è che adesso in biblioteca abbiamo un computer che contiene ben due password, una per entrare nel sistema operativo e una per entrare nella banca dati.
Dunque abbiamo due password per proteggere (non si sa da chi) un elenco di ben quattrocento volumi che prima o poi andrà pur reso pubblico, se vogliamo aprire il prestito in quell'accidente di biblioteca.
Due password per quattrocento volumi. Cosa dovrebbero fare al Pentagono proprio non so.
*con l'unica eccezione di Cristaccecami, che però tendeva a smontarli in modo violento, e dunque nemmeno lì le password servivano a qualcosa
Dette password non vengono mai concordate con il possibile utente dei computer in questione, ma semplicemente ideate da Jorge in base ad un suo personale e piuttosto perverso criterio basato per lo più su anagrammi, parole scritte alla rovescia e simili. Il malcapitato di turno che desidera utilizzare per motivi del tutto legittimi uno dei computer della scuola si ritrova così ad armeggiare sulla tastiera consultando foglietti volanti o smoccolando perché il foglietto volante è appunto volato via, o sparito in qualche recesso del cassetto o della borsa; allora, per risparmiare cotanto impiccio aicolleghi che verranno dopo di lui finisce per scrivere l'intricata password su un pezzo di scotch che appiccica ai lati del computer o sotto la tastiera. E capita spesso che qualcuno che deve scrivere o stampare qualcosa e ha i minuti contati perché deve entrare in classe o al Consiglio o alla riunione, davanti alla temutissima schermata "Inserire password" chieda a gran voce "Qual è la password?" e che altrettanto a gran voce qualcuno, dall'altro capo della stanza, gli risponda o si offra di andare a chiedere, entrando nella stanza vicina e chiedendo a gran voce "qual è la password?" eccetera eccetera.
Come inevitabile conseguenza le password dei vari computer sono conosciute da tutti e da nessuno, e di solito l'unico che al momento non la conosce è proprio lo sventurato che, di fretta ma per scopi più che leciti, deve servirsi in modo del tutto occasionale di un determinato computer.
In queste condizioni i più penalizzati naturalmente sono i supplenti e i nuovi arrivati.
Il fine dichiarato di cotanto rutilare di password sarebbe, secondo Jorge, quello di impedire che gli alunni possano intromettersi nei computer. Ora, anche tralasciando l'insignificante dettaglio che di solito gli alunni non hanno alcuna propensione ad impicciarsi degli scialbi documenti dei loro insegnanti, c'è da considerare che costoro sono quelli che passano più tempo nella scuola e che quindi inevitabilmente finiscono per impararne tutti i segreti, spesso senza nemmeno sforzarsi più di tanto. La fermezza della classe docente nell'ignorare questa elementare constatazione è sempre stata per me motivo di sincero stupore.
Di fatto sono proprio gli alunni che di solito cavano d'impaccio l'insegnante nuovo arrivato che, poniamo, porta la classe nel laboratorio informatico per fargli vedere un video.
"La password dovrebbe essere 'Mozart' ma scritto all'incontrario" - suggerisce uno.
"No, quella era l'anno scorso, adesso l'ha cambiata" interviene un altro.
"Ah sì, è vero... aspetta, mi pare che abbia invertito le parti... Prof, provi con 'zomtra'"
"Sì, è 'zomtra', adesso me lo ricordo" conferma un terzo.
Risulta infatti che la parola magica è proprio "zomtra". Perché, se prendete il cognome di Mozart, lo spezzate in due parti (MOZ e ART) e leggete ognuna di queste due parti alla rovescia otterrete "zomtra", oltre ad un accenno di mal di testa. E se poi capovolgete la tastiera scoprirete che qualche collega caritatevole l'aveva appunto segnata sul solito pezzo di scotch, con pennarello indelebile.
Le uniche classi che non sono di aiuto in questi casi sono le prime durante il primo mese di frequenza; ma anche loro imparano in fretta.
E veniamo al computer della biblioteca. All'inizio c'era una password per entrare nel database della schedatura libri. Personalmente l'avevo trovato un po' eccessivo, perché (a parte l'insignificante dettaglio che non risulta che nessuno degli allievi abbia mai cercato di alterare un computer della scuola*) per entrare nella stanza della biblioteca ci vuole la chiave e gli alunni ci vanno solo al seguito di un insegnante. Qualche volta le classi vanno lì dentro a vedere un film ma, appunto, in quelle occasioni guardano il film, o chiacchierano tra loro, ma non degnano della minima attenzione il computer presente lì dentro - senza contare che la postazione consueta dell'insegnante è proprio accanto al tavolino del computer, e che quel computer non si accende affatto in silenzio e la tastiera è tra le più rumorose che abbia incrociato in venticinque anni di onesta frequentazione informatica. Ma, soprattutto: cosa gliene frega ai ragazzi di andare a guardare l'elenco dei volumi schedati per la biblioteca, in particolare quando quei volumi sono gli stessi che popolano gli scaffali intorno a loro? Caso mai, se proprio, sfoglieranno i libri, al limite.
Adesso però Jorge ha messo di nuovo le mani su quel computer, per cambiare il sistema operativo con una versione più recente onde consentirci di fare il backup periodico dei dati senza scomodare l'intero corpo docenti dell'Istituto Comprensivo. Il risultato è che adesso in biblioteca abbiamo un computer che contiene ben due password, una per entrare nel sistema operativo e una per entrare nella banca dati.
Dunque abbiamo due password per proteggere (non si sa da chi) un elenco di ben quattrocento volumi che prima o poi andrà pur reso pubblico, se vogliamo aprire il prestito in quell'accidente di biblioteca.
Due password per quattrocento volumi. Cosa dovrebbero fare al Pentagono proprio non so.
*con l'unica eccezione di Cristaccecami, che però tendeva a smontarli in modo violento, e dunque nemmeno lì le password servivano a qualcosa
6 commenti:
Forse ha lavorato alla NASA e voi non lo sapete!
Spezzare, scambiare e rovesciare per ottenere quello che si sarebbe ottenuto da una semplice lettura al contrario rasenta la perversione :-)
Nel corpo insegnante, ne sono sempre stata convinta, si celano personalità e cervelli da premio Nobel per la... creatività.
Il prof Jorge potrebbe aspirare ad un alloro olimpico, se ci fosse l'Olimpiade del docente creativo.
Non ho mai messo un pw su un computer; e la mania per codici e pw di certi colleghi mi sembra un ennesimo segno di connaturato narcisismo, ahimé.
@Linda
...o forse ha lavorato al comitato "Sicurezza per le Twin Towers" nell'estate del 2001...
@LGO
Jorge è senz'altro pervertito, ma ciò non toglie che io sia scema e perciò abbia confuso le sue diverse e perverse password. Provvedo subito a correggere il blog.
Grazie ^__^
@ Cauty
Bentornata! ^__^
Assolutamente d'accordo: la creatività del prof. Jprge è davvero degna di nota e,aggiungo, ben al di sopra delle nostre modestissime pretese. Davvero non meritiamo tanto!
@ la povna
No, non sono completamente d'accordo: se io mi metto sul mio computer una o più password (cosa che mi guardo bene dal fare) potrebbe essere che sia una prova di narcisismo. Ma se metto una o più password sul computer di chi non me l'ha minimamente chiesto, più che di narcisismo mi sembra che darei prova soprattutto di rompismo.
Concordo col tuo commento a 'povna.
Da me una collega ci fece perdere delle buone mezze ore perchè voleva la password sul computer di uno strumento, che poi si affannò a spiegare mai e poi mai avrebbe adoperato.
Il nulla, insomma, però secretato !
Anonimo SQ
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