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mercoledì 23 ottobre 2013

Quando provo a fare la Brava Insegnante



Quello che nel registro personale chiamo forbitamente "Esercizio di scrittura" è nato come toppa ai tempi delle supplenze brevi. 
La classe è irrequieta, hanno appena litigato, hai già fatto due ore di storia e ti sembra che attaccare il predicativo del soggetto non sia un'idea vincente, è la sesta ora, Matematica ha riportato i compiti e sono stati un disastro, hai appena finito di farli impazzire col predicativo del soggetto e sai che dopo li aspettano le intricatissime guerre di religione in Francia? Basta metterli a scrivere e si calmeranno, si rilasseranno e smetteranno di insultarsi. Quasi sempre.
L'ispirazione per la traccia si trova nell'aria, basta allungare le mani. "Oggi voglio parlare male di..." è un vecchio classico per classi imbufalite - libertà assoluta di scelta dell'argomento, esclusi gli insegnanti di Lettere presenti e passati, e divieto assoluto di usare parolacce, più garanzia assoluta di riservatezza. "Sei un drago e stai dormendo sul tuo mucchio di monete d'oro. Improvvisamente senti un rumore..."; "Confronto in dieci punti tra il/la tuo/a compagno/a di banco e un orso polare" (molto buono per le prime); "101 motivi per non fare i compiti" (con un bonus nella valutazione per le scuse più originali); "La fontana di cioccolato della mia scuola"; "Piove, sono stufo/a dei verbi irregolari e vorrei tanto essere invece a...".
Di solito urlo la traccia, per farmi sentire nel casino generale, spiego che sono a disposizione per qualsiasi dubbio lessicale, ortografico e sintattico, indico con la mano il dizionario che possono usare in alternativa a me e spiego che possono sviluppare la traccia  come gli pare ma non voglio sentire domande del tipo "Posso metterci uno zombie vegetariano?" oppure "Posso essere un gatto nero a righe rosse?" perché per quel tipo di domande "la risposta è dentro di loro" e non posso certo indovinarla io. 
Dopo qualche minuto di iniziale sconcerto (soprattutto le primissime volte)  e un bel po' di brusio la classe si cheta e comincia a scrivere. Tempo un'ora, non di più, e se resta incompleto pazienza, ma dovrebbero programmare qualcosa da scrivere in un'ora (che spesso è diventata quaranta minuti scarsi tra un'interruzione e l'altra).
Di solito vengono fuori dei testi piuttosto interessanti, e siccome sono scritti in fretta e spesso nemmeno riletti c'è anche una bella visione a tutto tondo degli errori ortografici più consueti su cui fare lezioni supplementari (così mi dico. Ma quasi sempre sono gli stessi identici errori che mi fanno nei temi, il che a volte mi lascia incerta sull'utilità di dargli tre ore per il tema e su tutta la trafila brutta copia - bella copia - rilettura). 

Visto che la Seconda d'Ogni Grazia Adorna è, appunto, adorna di ogni grazia e pregio possibile, nonché molto virtuosa quando lavora, mi sono detta un bel mattino che forse avrei potuto, una volta nella vita, provare a fare un lavoro di preparazione della traccia. Va detto che ci avevo già provato, una volta, con una classe di Approfondimento, senza grossi risultati - ma era, oggettivamente, una classe da latte alle ginocchia e non aveva scritto né meglio né peggio del solito). Però, certo, con la Seconda d'Ogni Grazia Adorna...

Scenario: il bosco. O la foresta. "Che differenza c'era tra un bosco e una foresta?" è stata la prima domanda. Beh, di solito un bosco si poteva anche chiamare foresta, se era grandotto, ma una foresta poteva essere anche tropicale, sì, quella con i ragni giganti e le liane e quegli alberi con le foglie enormi. Quella non si poteva chiamare "bosco", ma non era certo più povera di suggestioni o di potenziali prodigi.
Foglio da dividere in quattro parti: flora, fauna, agenti atmosferici, possibili incontri - perché, si capisce, c'erano anche i boschi delle fiabe e delle leggende. E per due ore siamo andati avanti in un profluvio di alberi, piante, quando nel bosco piove, quando c'è nebbia, se è notte, se trovi l'unicorno o l'eremita o lo zombie: "Si possono trovare zombie nei boschi, prof?". "Beh, non vedo perché no" ho concluso dopo breve riflessione (io non amo molto gli zombie, ma qua quest'anno vanno di gran moda. E allora vada per gli zombie). Larici, mirtilli, alberi di Natale, cerbiatti, lepri, zanzare, api, stagni e laghetti, radure e sentieri....
Aggiungo che St. Mary Mead è in una zona dove abbondano boschetti e vicino c'è pure la celebre foresta di una celebre abbazia, dove tutti vanno abbastanza di frequente a fare escursioni e merende all'aperto; e che l'anno scorso, leggendo Lo Hobbit abbiamo attraversato un bosco assai magico, ovvero Bosco Atro. Insomma, il terreno mi pareva assai dissodato.
Due giorni dopo hanno scritto, e poi io ho corretto. 
E non ho trovato quasi traccia di boschi. Le storie si svolgevano nei boschi, ma, con un'unica eccezione un po' diabetica di un unicorna che pasteggiava a mirtilli e fragoline e si fidanzava, non c'era quasi nulla di boscoso - non dico una descrizione del paesaggio ramoso, ma qualcosa che indicasse che la vicenda si svolgeva in un luogo alberato invece che nella 52a Avenue, ecco. Il bosco stava lì, come un fondale, non faceva nulla di nulla e ben presto se ne usciva per andare da altre parti. E le storie non erano nemmeno 'sto granché.

Due settimane dopo, gran parte di loro non aveva portato il libro di storia per un fraintendimento. Non c'era nemmeno un libro per banco. 
Si scusano e accetto le scuse perché, nelle quattro settimane di orario provvisorio, ho cambiato idea almeno due volte al giorno su cosa portare l'indomani e alla fine era più che normale che perfino loro fossero andati in tilt.
"OK, carta e penna" sospiro. Sono del tutto priva di ispirazione, mencia, giù di corda e fuori c'è una nebbia umida che innamora. Abbiamo in sospeso un testo da ambientare in un giardino ben coltivato, ma quel giorno proprio non mi sembra cosa. Una traccia, una traccia, un'idea per una traccia...
Stavolta la risposta non è dentro di me bensì intorno a me: "Scrivi un testo a tuo piacere che contenga molte precipitazioni atmosferiche: pioggia, nebbia, grandine, neve, tempeste ecc.".

Han fatto delle storie magnifiche. Soprattutto, piene di pioggia, grandine e neve che intervenivano nell'azione e la determinavano. Ci si sguazzava e si sciava, in quei testi. Protagonisti inzuppati, protagonisti congelati, nebbia ovunque.

Credo proprio che continuerò col vecchio sistema di buttargli la traccia addosso. 

10 commenti:

cautelosa ha detto...

Spesso è proprio così: i risultati migliori arrivano in seguito ad un'improvvisazione ed allora è davvero un piacere leggere e correggere dei testi.

la povna ha detto...

Le tracce 'aeree' possono avere l'enorme utilità di insegnare ai ragazzi che non si iscrive (all'italiana) sotto ispirazione, ma si scrive rispettando un genere, e dunque scopo della scuola non è formare tanti piccoli poetucoli, ma persone in grado di scrivere in modo adeguato e corretto su un argomento a piacere. Ciò detto, poiché io sono una di quelle che ama pre-organizzare, sappi che ti ruberò alcune tracce aeree per le Giovani Marmotte, col tuo permesso.

ha detto...

Care prof., vi adoro. Punto.
L'idea è fantastica, quasi dopo per distendermi scrivo qualcosa per me sola sulla base dell'ultima traccia, sono prosciugata da una giornata intensa e piena di chiusure mentali...
ciao

ellegio ha detto...

Ma sono bellissimi! Quasi quasi provo a darli anch'io :-)

Linda_chi? ha detto...

Quello su boschi e foreste è commovente tanto è bello. Ma quello sulle 101 scuse è geniale.
^__^

ilaria ha detto...

ti rubo titoli e modalità ma proprio senza nemmeno pensarci un attimo, ché sull'utilità di esercizi prepratori e decaloghi nutro anch'io vari dubbi. e grazie!

Murasaki ha detto...

Chi vuol prendere prenda, si capisce. Anzi, a chi si dichiara intenzionato a prendere manderò il file con l'elenco completo , caso mai riuscissi a prepararlo (è una delle cose che mi propongo di fare da circa tre anni...), ché si sa che non c'è niente di meglio che leggere le tracce degli altri per farsi venire idee in proprio.E grazie dei complimenti :)

@Cì
scrivere è una cura per quasi ogni male, specie dopo certe giornate ^__^

@ Ilaria
Ti confiderò, gli esercizi preparatori mi sembravano delle tavanate galattiche sin da quando ero sui banchi e li scorrevo sull'antologia. Dare un tema su un argomento trattato in classe, o su uno spunto nato leggendo insieme qualcosa invece ho scoperto che funziona benissimo.

wolfghost ha detto...

Ma sì, la trovo una bella idea! Magari l'avessero adottata quando ero studente io! :-D Credo che la stimolazione della fantasia sia un gran bella cosa ;-)
Un caro saluto :-)

www.wolfghost.com

wolfghost ha detto...

P.s.: simpaticissimo il gatto-pippistrello! :-P

Aliceland ha detto...

Non vedo l'ora di avere un'ora di supplenza per buttargli in pasto una traccia :-)