Quella a sinistra è la copertina disegnata da Quentin Blake per la prima edizione. Da notare il Cuore scritto con la maiuscola, un gioco che si perde completamente in molte delle edizioni successive - ad esempio quella che ho letto io, sulla destra, e che in copertina ha una bellissima foto dello studio Alinari. Perché, signori, cosa c'è di più bello della soavità impressa sul viso di una bambina che si avvia, pensierosa e riflessiva, verso la fine dell'infanzia? E cosa c'è di più pestifero di una bambina che si avvia etc. etc.?
Il Cuore con la maiuscola rimanda al Cuore di De Amicis, di cui l'autrice usa la formula base: un anno nella classe unisex di una scuola elementare di città, scandito per mesi, e ogni mese un racconto. Ne viene fuori uno splendido romanzo che, sin dal suo apparire, nel 1991, è sempre stato apprezzatissimo dai bambini nonché da chiunque altro avesse la fortuna di metterci sopra le mani.
Il "cuore" del titolo però ufficialmente si riferisce alla tachicardia di Prisca, una tachicardia che si risveglia soprattutto in presenza di ingiustizie, e più grande e più evidente è l'ingiustizia e più il cuore di Prisca sembra uscire di controllo. "Lo fai apposta" l'accusa l'amica Elisa; Prisca naturalmente non lo fa apposta, almeno a livello consapevole; ma la tachicardia è una delle poche forme socialmente accettabili con cui una bambina di buona famiglia alla fine degli anni 40 poteva esprimere la sua giusta collera: l'aggressività doveva ritorcersi dentro di lei e non poteva uscire allo scoperto davanti agli adulti.
La storia è ambientata nell'anno scolastico 1949/50 in una piccola città della Sardegna, scuola pubblica, quarta elementare, classe femminile. Epoca arcaica, quando ai ragazzi poveri (che erano terribilmente poveri) veniva dato l'olio di ricino come ricostituente, quando non c'era ancora la televisione, quando ancora non tutti i bambini prendevano la licenza elementare e alcuni facevano solo l'esame di terza per poi andare a lavorare, checché ne dicesse la legge, e quando i ricchi se la tiravano in modo davvero sbalorditivo. E tutto quanto viene raccontato nel libro, assicura l'autrice, è vero, episodio per episodio, anche se non tutto è avvenuto nella stessa classe e nello stesso anno.
Le protagoniste sono tre fanciulline brave e studiose, di buona o ottima famiglia: Prisca, Elisa e Rosalba. Più la tartaruga Dinosaura, fedele amica a quattro zampe di Prisca. Più la nuova maestra, Argia Sforza, appena arrivata dalla prestigiosa scuola privata femminile (l'unica scuola privata femminile della città, in effetti) dell'Ascensione. Più il resto della classe, le famiglie, i bidelli, il Direttore, negozianti vari... insomma, un sacco di gente.
La classe è suddivisa in file ordinate secondo la gerarchia sociale: ci sono le Leccapiedi, benestanti o ricche, che comprendono anche la terribile Sveva Lopez del Rio, di discendenza aragonese, che in verità più che leccapiedi è una stronza fatta e finita; poi i Conigli, poveri ma dignitosi e assai timidi, e i Maschiacci, di buona estrazione sociale pure loro ma provviste anche di tempra e senso della dignità. Una classe ben selezionata per censp ma, ahimé, con grande dispiacere della nuova maestra, fornita proprio quell'anno di due Autentiche Povere DOC, di quelle che in casa non solo non hanno il bagno, ma nemmeno l'acqua corrente, l'elettricità o le finestre.
La maestra Argia Sforza è un tipo di insegnante che in quegli anni era relativamente comune e che tuttora non è impossibile trovare (in forma estremamente addomesticata e quasi esclusivamente ai licei) ovvero l'insegnante arrampicatore sociale (o Leccapiedi, come sintetizza Prisca) e devota a un folle culto della (sua) personalità: più che agli alunni è estremamente interessata alle famiglie di alto rango, con le quali diventa assolutamente untuosa e da cui desidera disperatamente essere considerata alla pari, o almeno considerata in qualche modo. Con lo scendere del reddito e dell'importanza sociale cala anche il suo interesse verso l'alunna, fino ad arrivare all'odio feroce per i Poveri DOC, che desidera far sparire dalla sua vita e dalle sue classi appena possibile.
Per purificare la sua classe dalle due immonde e stracciate creature la maestra usa non solo tutti i mezzi leciti o almeno con una qualche parvenza di liceità, ma anche molti mezzi del tutto illeciti, sostenuta con entusiasmo dalle Leccapiedi, Sveva Del Rio in testa, nonché ostacolata per quanto è possibile dalle protagoniste, appoggiate all'occorrenza da altri Conigli o Maschiacci - per quanto tutti gli interventi delle benintenzionate bambine riescano regolarmente e soltanto a peggiorare la situazione delle malcapitate, grazie anche ad una certa strisciante complicità degli adulti (particolarmente squallida in questo senso la figura del Direttore, mirabilmente tratteggiata in poche paternalistiche battute).
L'anno si snoda attraverso questo conflitto continuo, e se in apparenza alla fine sembra che la perfida Argia non abbia vinto ma nemmeno ha perso e le tre amiche non abbiano ottenuto niente di risolutivo, tuttavia è indubbio che l'Arpia Sferza si ritrovi a passare dei gran brutti momenti, mentre le bambine non solo hanno imparato molte e molte cose sui perversi meccanismi mentali che regolano gli adulti, ma hanno anche affrontato scelte importanti.
Quanto alle Povere DOC, abituate a non aspettarsi comunque nulla dalla vita, accettano la loro sorte con una certa filosofia.
Consigliato a qualunque età, purché si sia frequentato almeno per due anni un qualche tipo di scuola. Adattissimo anche per essere letto ad alta voce. E' opportuno programmare con attenzione i tempi di lettura, perché è un libro che si lascia interrompere malvolentieri, e i 73 brevi capitoletti inducono facilmente alla sindrome del "ancora uno e poi basta".
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma, dove il libro è già stato recensito da La Bionda Prof, l'anno scorso, e auguro felici letture e un buon ritorno a scuola a tutti gli studenti di ogni ordine e grado. Che la Forza sia con voi!
7 commenti:
Me lo segno, tutti quelli della Pitzorno che ho letto finora mi sono piaciut.
Non l'ho letto: perché, pur considerando la Pitzorno brava ed essendomi sempre divertita, alla fin fine, a leggere i suoi libri, quando arrivo al dunque poi non è mai su uno dei suoi che cade la mano.
Ma, visto che sto leggendo letture di scuola a tutto spiano, mi sa che questa potrebbe essere la volta buona per portare a termine la missione!
Non ho mai letto la Pitzorno, mi riprometto sempre di farlo e poi non so mai cosa scegliere, questo potrebbe essere l'inizio! Buon lavoro e buon anno scolastico a te!
Mi piace il tema di fondo del libro. E domani andrò a comprarlo. E poi ne parli(come sempre) in modo chiaro e analitico, mettendo il lettore faccia a faccia con ciò che, probabilmente, leggerà.
Deve essere davvero bello! Un libro da leggere, soprattutto per chi davvero crede che "si stava meglio quando si stava peggio" ;-)
Un caro saluto! :-)
www.wolfghost.com
Ho acquistato, proprio ieri, il libro e ne ho letto qualche pagina.
Mi gusta molto.
Una cosa, però.
La Prefazione della Mazzucco non è eccessivamente melliflua?
Che ne pensi?
@ Mel
Non so che risponderti, perché nella mia edizione non c'è...
Wolf
Ah guarda, quanto a "si stava meglio quando si stava peggio" questo è un libro davvero illuminante! Anzi, a ben guardare i meriti storici quasi sorpassano quelli letterari. I bei tempi andati, quando nascevi dalla parte sbagliata... (anche i dei tempi presenti, in effetti, se nasci nel punto sbagliato del globo).
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