Cavalieri teutoni all'attacco dei russi.
Non sembrano molto sicuri?
Forse dipende dal fatto che, sotto gli zoccoli dei cavalli, c'era il ghiaccio. Fragile.
L'immondo video col quale introduco questo post non è per tutti gli stomaci, e me ne scuso. Proverò a darne una sintesi per chi preferisce non mettere a rischio la digestione dell'ultimo pasto, e garantisco in supplemento a quei lettori di salda tempra che desiderino cimentarsi nell'impresa di vederlo, a parziale risarcimento del disgustoso spettacolo, una garbata canzoncina-parodia: la celebre Renato Renato Renato con un testo un po' diverso dalla versione portata al successo da Mina.
In cotale video uno dei nostri ex-ministri (non il più competente, né il più alto, né il più solerte ed operoso) straparlava dei tagli del FUS agli Enti Lirici, lodandoli ed esortando i "falsi cantanti, falsi orchestrali e falsi scenografi" ad andare a lavorare, loro che non si sono mai "confrontati col mercato".
La storia risale a un paio di anni e qualcosa fa, e ai miei occhi di melomane ha sempre rappresentato uno dei punti di caduta libera di quello che solo con grande sfoggio di retorica può essere chiamato "governo" invece di "associazione a delinquere". Tuttavia quella specifica comparsata dell'allora ministro mi sfuggì, per buona sorte mia e del mio povero fegato che difficilmente avrebbe retto al colpo.
Ognuno ha i suoi santi speciali sull'altarino. Quanto a me, ho sempre nutrito un incondizionato rispetto per le buone orchestre e per tutti coloro che, a qualsiasi titolo, sono coinvolti nel loro lavoro; inoltre, da cittadina, italiana sono sempre stata fiera non solo delle orchestre italiane ma anche dei cori italiani e financo degli scenografi italiani. Mi sentivo ben rappresentata da loro. Magari la migliore orchestra del mondo non è italiana, ma in Italia ci sono ottime orchestre che brillano di luce propria e sono capaci di splendide esecuzioni.
Ed ecco che arriva un qualsiasi incapace, dal basso di un'ignoranza stratosferica; uno che non saprebbe montare un pannello di scenografia nemmeno per salvarsi la vita (perché, caso mai l'avesse fatto, saprebbe benissimo che è un lavoro, eccome, e pure molto faticoso oltre che complesso e delicato), che non distinguerebbe un clarino da un'anatra e non ha la minima idea di cos'è un cantante, e che si permette di dare di incapaci e sfaticati
ai nostri orchestrali, e pure di sostenere che non si sono mai confrontati col mercato - balla solenne, perché il Mercato non ha mai mostrato alcuna antipatia per orchestre e cantanti italiani, che partecipano regolarmente ai tour internazionali e incidono CD che vendono all'incirca quanto quelli delle orchestre straniere (il che non è moltissimo, ma questa è un'altra storia).
E' possibile che i fondi del FUS abbiano rappresentato per molti teatri italiani una garanzia che non li ha spinti a cercare nuove strade di possibile guadagno, e che per certi aspetti qualche ritocco ai finanziamenti degli enti lirici (qualche ritocco, non la mannaia che c'è stata) avrebbe sortito effetti positivi spingendoli a sfruttare al meglio le occasioni che potevano presentarsi; ma niente al mondo potrebbe autorizzare nessuno, nemmeno un politico vero o un vero economista, a esprimersi in quel tono su persone di grande competenza e capacità, insultandoli dal basso della sua totale incompetenza e incapacità.
Per cinque anni, nel penultimo governo, l'invidia, il pressappochismo, il livore e la malafede hanno offeso e calpestato un po' tutto quel che gli passava davanti, purché munito di qualche capacità. In effetti, il vero problema degli orchestrali italiani è che, al contrario dei loro ministri, qualcosa in vita loro hanno dimostrato di saperla fare.
Chissà, forse anche gli insegnanti sono afflitti dallo stesso problema? La scuola pubblica, nonostante il nostro continuo flagellarci, stava forse dimostrando un eccesso di efficienza? Soprattutto, un deplorevole eccesso di efficienza rispetto a quella clericale? Noi che ci stiamo dentro vediamo tutto quello che non funziona, soffriamo per tutto quel che non riusciamo a fare, ci angustiamo di non venire apprezzati da tutti. Ma forse anche così, con le aule container, i computer costruiti ai tempi della spedizione africana di Scipione, le cartucce perennemente esaurite, le carte geografiche strappate alle pareti, le biblioteche polverose, con le nomine in ritardo e il riscaldamento a singhiozzo, anche così il problema è che siamo, troppo, diabolicamente efficienti. Forse i nostri ex-ministri erano troppo occupati a ricordarsi la fatica che gli era costata sbarcare un diploma per riflettere sui deficit formativi, organizzativi e didattici di cui la scuola italiana ha sempre sofferto.
Mi ritengo un'insegnante di livello medio, con qualche occasionale puntata verso il medio-alto. Mai e poi mai oserei paragonarmi a un soprano del Maggio Musicale o a un oboe della Scala; nemmeno sotto minaccia di tortura potrei mai affermare che io e Daniela Barcellona abbiamo in comune altro oltre alla cittadinanza italiana e l'appartenere al sesso femminile: laddove lei è uno dei migliori contralti viventi, io posso al più definirmi una modesta mestierante armata di una certa competenza di base, molta buona volontà e un po' di pratica.
Pure, pensare che le crociate isteriche del penultimo governo, a partire dalla prima uscita della Gelmini sul MIUR come stipendificio (dietro suggerimento del perfido Tremonti) mi abbiano accomunato per un breve periodo a tutti costoro è un onore, per quanto immeritato.
(E un'ulteriore, ennesima dimostrazione della totale ignoranza in cui versava il precedente governo).
Ognuno ha i suoi santi speciali sull'altarino. Quanto a me, ho sempre nutrito un incondizionato rispetto per le buone orchestre e per tutti coloro che, a qualsiasi titolo, sono coinvolti nel loro lavoro; inoltre, da cittadina, italiana sono sempre stata fiera non solo delle orchestre italiane ma anche dei cori italiani e financo degli scenografi italiani. Mi sentivo ben rappresentata da loro. Magari la migliore orchestra del mondo non è italiana, ma in Italia ci sono ottime orchestre che brillano di luce propria e sono capaci di splendide esecuzioni.
Ed ecco che arriva un qualsiasi incapace, dal basso di un'ignoranza stratosferica; uno che non saprebbe montare un pannello di scenografia nemmeno per salvarsi la vita (perché, caso mai l'avesse fatto, saprebbe benissimo che è un lavoro, eccome, e pure molto faticoso oltre che complesso e delicato), che non distinguerebbe un clarino da un'anatra e non ha la minima idea di cos'è un cantante, e che si permette di dare di incapaci e sfaticati
ai nostri orchestrali, e pure di sostenere che non si sono mai confrontati col mercato - balla solenne, perché il Mercato non ha mai mostrato alcuna antipatia per orchestre e cantanti italiani, che partecipano regolarmente ai tour internazionali e incidono CD che vendono all'incirca quanto quelli delle orchestre straniere (il che non è moltissimo, ma questa è un'altra storia).
E' possibile che i fondi del FUS abbiano rappresentato per molti teatri italiani una garanzia che non li ha spinti a cercare nuove strade di possibile guadagno, e che per certi aspetti qualche ritocco ai finanziamenti degli enti lirici (qualche ritocco, non la mannaia che c'è stata) avrebbe sortito effetti positivi spingendoli a sfruttare al meglio le occasioni che potevano presentarsi; ma niente al mondo potrebbe autorizzare nessuno, nemmeno un politico vero o un vero economista, a esprimersi in quel tono su persone di grande competenza e capacità, insultandoli dal basso della sua totale incompetenza e incapacità.
Per cinque anni, nel penultimo governo, l'invidia, il pressappochismo, il livore e la malafede hanno offeso e calpestato un po' tutto quel che gli passava davanti, purché munito di qualche capacità. In effetti, il vero problema degli orchestrali italiani è che, al contrario dei loro ministri, qualcosa in vita loro hanno dimostrato di saperla fare.
Chissà, forse anche gli insegnanti sono afflitti dallo stesso problema? La scuola pubblica, nonostante il nostro continuo flagellarci, stava forse dimostrando un eccesso di efficienza? Soprattutto, un deplorevole eccesso di efficienza rispetto a quella clericale? Noi che ci stiamo dentro vediamo tutto quello che non funziona, soffriamo per tutto quel che non riusciamo a fare, ci angustiamo di non venire apprezzati da tutti. Ma forse anche così, con le aule container, i computer costruiti ai tempi della spedizione africana di Scipione, le cartucce perennemente esaurite, le carte geografiche strappate alle pareti, le biblioteche polverose, con le nomine in ritardo e il riscaldamento a singhiozzo, anche così il problema è che siamo, troppo, diabolicamente efficienti. Forse i nostri ex-ministri erano troppo occupati a ricordarsi la fatica che gli era costata sbarcare un diploma per riflettere sui deficit formativi, organizzativi e didattici di cui la scuola italiana ha sempre sofferto.
Mi ritengo un'insegnante di livello medio, con qualche occasionale puntata verso il medio-alto. Mai e poi mai oserei paragonarmi a un soprano del Maggio Musicale o a un oboe della Scala; nemmeno sotto minaccia di tortura potrei mai affermare che io e Daniela Barcellona abbiamo in comune altro oltre alla cittadinanza italiana e l'appartenere al sesso femminile: laddove lei è uno dei migliori contralti viventi, io posso al più definirmi una modesta mestierante armata di una certa competenza di base, molta buona volontà e un po' di pratica.
Pure, pensare che le crociate isteriche del penultimo governo, a partire dalla prima uscita della Gelmini sul MIUR come stipendificio (dietro suggerimento del perfido Tremonti) mi abbiano accomunato per un breve periodo a tutti costoro è un onore, per quanto immeritato.
(E un'ulteriore, ennesima dimostrazione della totale ignoranza in cui versava il precedente governo).
7 commenti:
Te lo giuro Murasaki, non lo dico per mettermi in mostra, ma oggi stavo pensando la stessissima cosa (mentre ero in pausa tra le lezioni della mattina e il collegio del pomeriggio, cioè mentre stavo lavando i piatti ;-)
Tra l'altro ho in incubazione (solo nel mio cervello) un post che parla della scuola privata cattolica...sono passati un paio di mesi, forse potrei scriverlo!!!!
Pessima attività, lavare i piatti. Ma è noto che aiuta la concentrazione, e grandi intuizioni sono nate sgrassando padelle e insaponando vassoi ^__^
(sì, sarebbe proprio ora che ti decidessi a scriverlo, quel post. Sono due mesi che ti si agita nello stomaco, non finirai per avere problemi di digestione?)
Cara M.,
perdonami, ma vivendo in una famosa città che ospita un famoso teatro lirico, ed una famosa orchestra, ho la ventura di conoscere una dipendente dello stesso ente lirico. Ho avuto la ventura di conoscere anche parenti di amministratori dello stesso ente e persone che per quell'ente, con le loro attività professionali, hanno interagito (appalti e lavori commissionati).
Ne sento delle belle, che per carità di patria, e per non essere identificato, con tutti i problemi giudiziari che ne conseguirebbero, non riferisco. Diciamo che eufemisticamente esistono ampli margini di miglioramento dell'efficienza ?
Solo l'ultima (non recentissima, ammetto): pare sia normale, per i dipendenti, specie quelli di più alto grado (e grido) ma anche per tutti gli altri, nel caso di trasferte presso città circumvicine, raggiungere la sede esterna di lavoro non in treno o autobus pubblico, come farebbe qualsiasi dipendente di qualsiasi amministrazione pubblica o privata in trasferta, salvo successivo rimborso, bensì farsi accompagnare direttamente in taxi da sotto casa, siano tre o trecento kilometri, salvo poi pagamento a carico dell'ente.
Ecco, tanto per dire lo stile: poi, in questa luce, vengono i giusti pianti greci sul personaggio ministro, degno delle migliori opere buffe (se non fosse una tragedia), e sulle orribili scelte fatte dalla politica. E allora a volte penso: è vero, ma da che pulpito ...
Anonimo SQ
pensa un po': mia sorella è scenografa che, non essendosi mai confrontata col mercato, dopo i due anni di borsa di studio (sic: 300€ al mese di rimborso spese, altro che borsa di studio) alla Scala, dove ha realizzato, lei con le sue manine, i costumi e le scene per l'Aida di Zeffirelli, ora per sbarca il lunario facendo maquette per gli studi di architettura, laboratori creativi per le scuole materne e una supplenzina di 6h di educazione artistica in una scuolaccia privata dove le malefiche suorine la sfruttano di brutto.
e io sono in congedo retribuito per studiare altri 3 anni.
cosa mai avrebbe detto Brunetta della mia famiglia?
Caro Anonimo SQ, ti perdono di cuore, anche se non ho capito di che cosa ^__^
Avrai notato comunque che ho accennato che forse qualche ritocco agli enti lirici poteva persino risolversi in una buona opportunità per i medesimi - e comunque, sia detto per inciso, nel mio bieco cinismo gli sprechi degli enti lirici DI QUALITA' mi interessano molto relativamente: se voglio scandalizzarmi per qualche spreco, ho una lista tale di possibilità che non riuscirei a venirne a capo nemmeno scandalizzandomi dall'alba al tramonto senza sosta, anche nella mia bella e nobile città che tra l'altro non è nemmeno amministrata malissimo rispetto ad altre. E considerando i rimborsi per taxi di cui godono i parlamentari, che tra l'altro per lo più cantano male e non sanno suonare nemmeno un campanello, non ho niente in contrario che anche qualche stimato strumentista si veda regalata qualche corsa in taxi - LUI CHE ALMENO SA SUONARE, e giustamente per farlo viene ben retribuito. Che poi per i dipendenti di lusso (e pure per quelli ordinari) in trasferta, da sempre c'è la diaria, o l'auto di servizio o cose del genere. Oppure il taxi, che non costa necessariamente più di un treno o di un buon rimborso auto, specie per i lunghi tratti.
Certo, se tra tanti taxi fossero anche riusciti a far scivolare qualche spicciolo in più nell'assegno di Nougat, sorella di LaNoisette, li avrei trovati ancor più lodevoli, ma ho notato spesso che, più prestigioso è l'Ente, e più sfigato è il borsista, quasi sia un titolo di merito complicare la vita alla giovane leva in formazione. Colpa del nonnismo, immagino.
Però niente impediva che il Ministro, invece di straparlare di falsi orchestrali, raccontasse in trasmissione di qualcuna delle pastette con cui gli enti lirici italiano hanno macinato la loro brava parte di soldi.
Niente lo impediva, tranne il fatto che informarsi gli stava fatica, chiedere a qualcuno dei suoi scalzacani di impegnarsi anche, e che si divertiva molto di più a lanciare l'epico grido di battaglia dei nullafacenti: "Andate a lavorare, VOI, che sennò chi mi mantiene?"
@LaNoisette:
per definizione, Brunetta non può che dire insolenze, su chiunque. E la storia di tua sorella la conosco bene e l'ho vista in tanti campi, universitari e no, e di sicuro le cose non sono migliorate negli ultimi vent'anni.
Cara M.,
ti ringrazio per il tuo perdono, ma credo dovrai riperdonarmi per quello che stai per leggere.
Sarò anche un volgare qualunquista, ma sapere che, mentre il mio fondo di ricerca di ateneo si riduce da ca 5000 €/anno a poco più di 1000, che i PRIN sono ormai un vero terno al Lotto, e che la ricerca di base non te la finanzia nessuno, salvo che poi a questo punto non avrai più i soldi per far fare le tesi ai laureandi (malgrado i pianti greci di Confindustria sulla mancanza di laureati nella mia materia e le promese di tutti i governi di investire in ricerca e formazione), beh, sapere che ci sia chi, invece di prendere come te l'autobus per andare da qui a Città Importante Universitaria, e spendere i suoi 5 € (poi rimborsati) si permette di farsi venire a prendere a casa ed accompagnare in Taxi (spendendo almeno 10 volte tanto, sono 80 Km a/r), mi fa un pelo di FASTIDIO. A te no ?
Ecco, credo che se c'è crisi, ci debba essere buona volontà da parte di tutti, anche da parte dei "poveri" artisti. Il taxi lo paghiamo ad Abbado, non alla bigliettaia o al timpanista.
Sennò si ritorna alle storie di Carmelo Bene, che ricevette ai tempi un paio di miliardate per fare allestimenti teatrali poi mai fatti, e se li mangiò per i suoi vizi e stravizi, come poi confessò tranquillamente proprio nelle aule dellla mia Università, nel corso di una conferenza, "perchè l'artista aveva bisogno di soldi, in quel momento".
Artista un par di balle, segui le leggi come gli altri, e rubi meno i soldi di tutti. Ecco come la penso.
Anonimo SQ
Caro Anonimo SQ, forse sei tu che alla fine dovrai perdonare me ^__^
Sono una dolce creatura, in me non v'è ombra di acidità né passo il mio tempo a recriminare sui privilegi degli altri. Nello specifico però sono particolarmente poco portata a recriminare, ma sarei caso mai curiosa di sapere i dettagli. TUTTA L'ORCHESTRA viaggiava in taxi, ogni orchestrale solo soletto nel suo singolo taxi? Più che costosa mi sembra una pratica balorda. Di solito le orchestre si spostano tutte insieme, lì il taxi c'era solo per i fuorisede? Come funzionava con gli strumenti, ogni taxi portava il suo orchestrale con il suo pezzetto di orchestra?
Seconda cosa: sei disponibile a pagare il taxi ad Abbado ma non alla bigliettaia o al timpanista.
Sorvoliamo sul timpanista, che in un'orchestra è importantissimo e può fare la vera differenza in un'esecuzione, e dunque è importante che arrivi risposato e in ottima salute; ma LA BIGLIETTAIA, cosa se la portavano dietro a fare, in tour? Se suonavano in altri teatri ci sarebbero stati i bigliettai dell'altro teatro, no? Oppure veniva da spettatrice? Nel qual caso sono d'accordo che pagarle il taxi non aveva senso.
Però mi sembra che tu tenda a considerare gli orchestrali come "manovalanza" - che mi sembra una grossa sciocchezza. Ma siccome hai già spiegato più volte che la maggior parte degli insegnanti fa schifo, e mi hai rifilato la tirata classica del "se c'è la crisi i sacrifici li dobbiamo fare tutti", immagino faccia parte del tuo modo di vedere le cose. Nel mio modo di vedere, invece, l'orchestrale è un po' come l'atleta o il cantante, o l'attore: meccanismi delicati, da contrariare il meno possibile sennò sul campo non rendono.
Comunque finora mi hai citato personale regolarmente assunto da un teatro. C'era un contratto, il contratto prevedeva certe cose, giuste o sbagliate che a te sembrassero, e così loro andavano al lavoro in taxi e io e te dobbiamo usare il treno. Che ti devo dire, capita.
Invece il discorso dell'artista che prende i soldi e NON fa quello per cui è pagato mi sembra sia completamente diverso. Abbiamo tanti illustri precedenti di Artisti Aspirapolvere, che dove passavano loro non cresceva più l'erba: Mozart e Wagner, per dirne due in campo musicale. Oppure il rosso di pel, Foscolo detto (guardati il portafoglio se ti viene appresso) - gente che è riuscita a dilapidare somme ENORMI. Da lontano, noi che ci godiamo i risultati, possiamo anche dire che ne valeva la pena. Chi si ritrovava le casse vuote però, sul momento, la pensava diversamente.
Ma un conto è un contratto non rispettato, un altro conto è un contratto magari troppo munifico ma in cui tu fai quel che ti viene richiesto e in cambio hai determinati privilegi. Nessuno obbliga l'ente a proporlo, ma una volta che l'ha proposto l'artista ha diritto a vederlo osservato fin nelle virgole delle postille.
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