Tra i Fiori di Bach, Chicory è il principio attivo di chi si prende a cuore i problemi degli altri ma che, con metodi manipolatori anche molto raffinati ed invisibili tentacoli, li obbliga ad accettare le sue premure. Se armonizzato, invece, è lo spirito di servizio verso gli altri, senza secondi fini.
Di solito l'insegnante di Lettere lavora in due sole classi (nei tempi prolungati addirittura in una) e verso queste classi finisce per sviluppare un senso del possesso (forse prealessandrino) del tutto particolare, indulgendo ad espressioni del tipo "la mia classe", "la mia seconda" o addirittura "i miei ragazzi", lasciando con ciò intendere che gli altri docenti (con la possibile, ma non sempre ammessa, eccezione per Matematica) sono semplici accidenti di passaggio per la classe in questione, appaltati per poche ore e tutt'altro che determinanti. Il Vero Insegnante di Lettere infatti è quello che conosce i ragazzi e spesso ha (o è convinto di avere) con loro un eccellente rapporto di fiducia che lo porta a sapere con certezza se hanno fatto questo o quest'altro, perché con lui i ragazzi sono sinceri. Tale incrollabile convinzione si traduce sovente in osservazioni sarcastiche verso le altre insegnanti di Lettere (i cui ragazzi sono invece maleducati, rumorosi, indisciplinati etc.) e in difese a oltranza piuttosto comiche, se viste dall'esterno, qualora i ragazzi in questione siano coinvolti in risse, litigi o malefatte di vario tipo, specie nelle uscite collettive: ah, i miei non sono stati, e se sono stati loro, è perché i tuoi li hanno istigati, etc. etc. Finisce così non di rado che l'azzuffatina tra più classi si estenda anche ai rispettive insegnanti di Lettere, dando così luogo a invereconde scenate nei corridoi o in Sala Professori dove altri insegnanti, che hanno entrambe le classi, sia pur con meno ore, si guardano bene dall'intervenire essendo assai desiderosi di riportare la pelle a casa e riabbracciare i loro cari.
Capita tuttavia che, ai Consigli di Classe, la granitica immagine che l'insegnante di Lettere che sa ha della sua classe venga messa in discussione da qualche coraggioso collega che osa sostenere che X non è poi così privo di valori morali, Y tende alquanto al ruffiano, Z ha una mente logica, W si mostra molto disciplinato negli sport di squadra e J ha una sensibilità artistica davvero speciale. A seconda del grado di educazione e/o di buonsenso, l'insegnante di Lettere non rifiuta a priori queste osservazioni (talvolta) ma, in cuor suo sempre, fra i denti talvolta, e a piena voce non di rado, proclama che lui, i ragazzi, li conosce e sa come sono e gli altri colleghi non possono pretendere di allargarsi più di tanto.
La questione si presenta in modo particolarmente acuto al momento dell'esame di licenza media: dal punto di vista del Vero Insegnante di Lettere è del tutto scontato che il colloquio dell'esame debba vertere principalmente sulle materie afferenti alla cattedra di Lettere e soprattutto che il voto dato all'alunno debba necessariamente essere quello che l'insegnante di Lettere gli ha dato in cuor suo. Qualora il resto della Commissione non concordi appieno con tale voto, ivi saranno pianto e stridor di denti e scrutini interminabili, finché la Commissione non ceda per puro sfinimento oppure, con un'azione ben concertata, non riesca a mettere infine a tacere Colui Che Conosce i Ragazzi e che, unico tra tutti gli insegnanti, è in grado di valutarne appieno il percorso didattico.
Essendo l'unico in grado di stabilire un vero, profondo e sincero rapporto sul piano umano con la classe, il Vero Insegnante di Lettere ama molto ricevere dai suoi alunni attestati e dichiarazioni in tal senso; spesso anzi i Veri Insegnanti di Lettere gareggiano tra loro su chi abbia avuto gli attestati più appariscenti, sotto forma di elogi sperticati in temi, video, lettere collettive (sono molto ambite, le lettere collettive, e vengono sempre lette in Sala Professori davanti al più numeroso pubblico possibile, spesso coinvolgendo anche l'incauto Dirigente Scolastico che non riesca a spaniarsi con sufficiente prontezza e financo custodi e personale di segreteria), disegni, omaggi di fiori o piccoli oggetti; questi ultimi però perdono quasi tutto il loro valore se la classe non riesce a spremersi almeno un Brillante Bigliettino di accompagnamento in cui si elogino la dedizione, la pazienza e la simpatia umana dell'insegnante in questione. Qualora la classe sia composta, almeno in buona parte, da gentilfanciulle e gentilfanciulli, tali omaggi di fine anno vengono estesi a tutto il Consiglio di Classe, compresi quegli insegnanti che, oggettivamente, un granché con la classe non hanno legato. Tutto questo, se torna a onore della finezza d'animo della scolaresca, costituisce però una vera coltellata per il fegato del Vero Insegnante di Lettere (che è in realtà l'unico Insegnante che i ragazzi abbiano avuto, essendo, come già spiegato all'inizio, tutti gli altri insegnanti meri accidenti del caso).
Altrettanto pericoloso per il fegato del Vero Insegnante di Lettere è rirovarsi colpito da qualche malattia che obblighi la scuola ad assumere un Supplente di Lettere nelle sue classi - non già per le conseguenze dolorose che una malattia o un intervento chirurgico possono arrecare di per sé, quanto per l'orribile eventualità che il Supplente riesca gradito alla scolaresca. L'unica possibile eccezione è costituita dalla gravidanza, che porta in sé tali e tante implicazioni e sì complesse tempeste ormonali che spesso l'insegnamento passa in seconda linea persino se la gestante è una Vera Insegnante di Lettere (spesso, ma non sempre). Il Vero Insegnante di Lettere perciò, in barba a tutte le leggende metropolitane sull'assenteismo dei docenti, compie autentici atti di eroismo (o di idiozia pura, a seconda dei punti di vista) per non lasciare terreno libero al Temuto Rivale e ha gran cura di assillarlo con voluminosi fascicoli di istruzioni, ripetute telefonate, imposizioni di visite a domicilio (del titolare) e rimpiattamento dei registri personali, onde impedire al suddetto Rivale di intervenire con valutazioni sue proprie che, ovviamente, non possono essere che approssimative e arbitrarie.
Gli scopi di tutte queste manovre sono: 1) impedire che il Supplente si allarghi e finisca con lo stabilire un Proprio Autonomo rapporto con la classe (perché potrebbe (orrore!) risultare tollerato e financo più gradito del titolare) e 2) controllare che costui non riveda le bucce al Vero Insegnante di Lettere - cosa che può senz'altro accadere perché in ogni Supplente di Lettere, per quanto alle prime armi e all'apparenza sottomesso, si annida un Vero Insegnante di Lettere in nuce.
Sempre a tal proposito occorre ricordare che niente è più deleterio di un collega, magari mosso dalle migliori intenzioni (ma qualora il collega sia di Lettere, sulle sue migliori intenzioni è lecito nutrire ben più di un dubbio) il quale rassicuri l'infermo nel suo letto di dolore che "i ragazzi si trovano benissimo e il supplente è molto bravo". E' necessario aggiungere poi che il peggiore sgarbo tra i peggiori sgarbi che una classe può commettere verso un Vero Insegnante di Lettere è non dare alcun problema di disciplina o di adattamento in presenza di un Supplente di Lettere: tale sgarbo amareggerà il Vero Insegnante di Lettere per anni e, nonostante le apparenze, non verrà mai perdonato né dimenticato, sebbene un minimo di ritegno possa talvolta inibire al Vero Insegnante di Lettere le reazioni più scomposte.
Il Vero Insegnante di Lettere usualmente sta nelle sue classi dalle nove alle quindici ore a settimana. Capita tuttavia che, vuoi in virtù di quella demenziale istituzione ministeriale che è l'ora di Approfondimento delle Materie Letterarie, vuoi per questioni varie di orario o per una normale rotazione, costui si ritrovi a fare meno di quattro ore (o addirittura due o una sola) in una classe.
Questa condizione, che la maggior parte degli insegnanti considera normale, viene vissuta dal Vero Insegnante di Lettere come declassante e squalificante, una roba al limite del mobbing, nonché come una condizione che limita o addirittura impedisce un normale approccio con la classe, tanto da indurlo a spiegare ai Consigli che di quella classe non è in grado di parlare perché ce l'ha per poche ore e quindi non la conosce.
Tra le materie di Lettere vige una ben precisa gerarchia: in testa c'è Italiano, che è la materia per eccellenza, l'unica in realtà che vale la pena insegnare; a tale materia afferisce Letteratura, che il Vero Insegnante di Lettere coltiva con gran cura, particolarmente quando si tratta di propinare agli alunni generose dosi de I Promessi Sposi, spesso scelto come libro di narrativa per la terza media (il fatto che in linea di massima gli alunni mostrino scarso entusiasmo verso cotal libro non viene considerato minimamente un ostacolo a propinarglielo).
C'è poi il Latino. Molte scuole medie hanno un laboratorio supplementare di Latino (di solito richiesto dalle famiglie e frequentato con scarso entusiasmo dagli alunni in vista di un futuro liceo); chi lo gestisce si sente, ed è effettivamente considerato, l'insegnante di Lettere in cima alla piramide gerarchica della scuola: è noto infatti che il latino apre la mente e insegna un metodo di studio, e nel cuore di ogni Vero Insegnante di Lettere sonnecchia un potenziale Insegnante di Latino (che infatti non di rado cerca di diventare un Insegnante di Latino a tutti gli effetti, tramite passaggio di ruolo ai licei). Le lotte intestine per accaparrarsi l'ambita preda del Laboratorio di Latino sono feroci, benché sotterranee, e per chi non insegna Lettere possono anche risultare divertenti, ma non c'è dubbio che si tratti invece di un affar serio, per il quale scorrono spesso sia sangue (vivaddio di solito solo metaforico) che lacrime (di solito nient'affatto metaforiche). Si sa di pericolose faide che sono cominciate proprio da un'assegnazione sconsiderata del laboratorio di Latino, magari fatta a cuor leggero da un Vicepreside che, insegnando Inglese o Tecnologia, non si era reso conto appieno della micidiale portata che potevano avere le sue decisioni.
Al secondo posto (anzi al terzo, contando anche Latino) viene Storia, spesso considerata con un certo fastidio: di fatto è una materia noiosa e nozionistica, che i ragazzi non sanno mai imparare a dovere e che è comunque stata fissata definitivamente nei suoi canoni all'epoca in cui il Vero Insegnante di Lettere ha studiato a malincuore il paio di esami necessari per la laurea: da allora il dibattito storiografico dorme un sonno profondo e non ha partorito niente di valido o notevole.
Per insegnare Storia ci sono gli schemi: si collegano un po' di cause e un po' di effetti, poi si dà una bella verifica di Vero/Falso per vedere se le creature hanno capito (anche se non sempre risulta che abbiano effettivamente capito). Per scegliere il libro di testo di storia si guardano soprattutto le illustrazioni e le mappe concettuali, poiché è stato stabilito da tempo che se ci sono quelle tutto va bene. anche se il testo contiene un'immane quantità di scempiaggini (che di solito il Vero Insegnante di Lettere non è comunque in grado di riconoscere).
Geografia è considerata meno prestigiosa ma più risposante: ci sono un'infinità di elenchi di nomi di province, capitali, montagne e laghi e fiumi da imparare a memoria - anche se purtroppo, dai tempi della Riforma Moratti, hanno tolto lo studio delle regioni italiane in prima, e quindi i ragazzi non conoscono più il proprio paese (tale infausta circostanza sta letteralmente minando alla base le capacità e lo sviluppo delle nuove generazioni, ahimé).
Ci sono anche, purtroppo, a Geografia, tutti quei noiosissimi indicatori: il Prodotto Nazionale Lordo, il Redduto Pro Capite, il Tasso di Inflazione, la Crescita Demografica... tutta roba piuttosto noiosa che non affina l'animo umano. numeri, e nulla più. Il Vero Insegnante di Lettere di solito non è nemmeno consapevole dell'esistenza di un'entità chiamata Economia (il che gli è di un certo intralcio anche per insegnare Storia): i numeri sono aridi e impenetrabili, e il Vero Insegnante di Lettere li trova piuttosto incomprensibili - occorre considerare poi che spesso il Vero Insegnante di Lettere si è rifugiato a Lettere appunto per scansare i numeri, non avendo mai avuto grande simpatia per la matematica, e sovente ha cura di trasmettere questa sua idiosincrasia anche alla prole: un trattato a parte potrebbe essere scritto sulle figlie delle insegnanti di Lettere che sono tenute, praticamente per contratto, ad andare male a Matematica (per i maschi o i figli di insegnanti maschi di Lettere vengono talvolta concesse speciali dispense).
Del pari poco interessanti vengono ritenute le parti di Geografia che potrebbero collegarsi a Scienze, come vulcani, terremoti, sedimentazioni moreniche e simili, e tuttavia vengono fatte, se pure a malincuore, perché i ragazzi mostrano di gradirle assai. Lo svolgimento di queste parti del programma è solo raramente concordato con l'insegnante di Scienze, vuoi per questioni di programmazione (i libri di testo di entrambe le materie li spostano da un volume all'altro con grande disinvoltura) vuoi soprattutto perché per il Vero Insegnante di Lettere è sempre difficile interagire con i colleghi; naturalmente quest'ultimo problema si complica in maniera esponenziale quando in una classe la cattedra di Lettere è divisa tra due o (ahimé, in questi tempi di degrado morale succede perfino ciò) addirittura tre insegnanti diversi. In quel caso è sottinteso che l'insegnante gerarchicamente più importante è Italiano, che all'occorrenza invade serenamente anche la programmazione altrui. Di questa tacita convenzione gli altri colleghi di Lettere sono perfettamente consapevoli, e spesso in cuor loro la approvano; altrettanto spesso però si ingegnano e adoperano per intervenire a loro volta nella programmazione di Italiano per poi indignarsi davanti alle rimostranze del collega. Anche su questo ogni Sala Professori conserva una ricca aneddotica, e anche su questo i colleghi tendono a non intervenire perché non desiderano lasciare orfani i loro figli e vedovi i loro consorti.
Tornando al piano gerarchico, tra Storia e Geografia prevale, per importanza e prestigio, la prima (fermo restando che solo Italiano è una materia degna di questo nome): l'insegnante che in una classe fa solo Geografia sarà sempre socialmente inferiore all'insegnante che nella stessa classe fa soltanto Storia.
Allo stesso modo, l'insegnante di Lettere che abbia uno spezzone e si ritrovi solo ore di Storia e Geografia o addirittura (dio non voglia!) soltanto ore di Geografia, è considerato e si sente il paria tra tutti gli insegnanti di Lettere e, con chiunque voglia ascoltarlo e anche con molti che di ascoltarlo non avrebbero desiderio alcuno, si lamenta spesso e a lungo di questa sua ingrata condizione.
Esistono infine questioni gerarchiche di minor grado legate all'età, alle mense e alle ore di Alternativa all'Insegnamento della Religione Cattolica, ma variano da scuola a scuola e non coinvolgono solo gli insegnanti di Lettere, per cui non mette conto parlarne qui.
N.B: Naturalmente sia tu che leggi (se insegni Lettere alle medie) sia io che ho scritto non abbiamo nulla da spartire con gli esemplari qui descritti; inoltre - per fortuna nostra e di tutti - non esiste un Insegnante di Lettere che abbia tutti i requisiti qui indicati.
Almeno, si spera.
8 commenti:
molto vero. allargherei con animo sereno alla scuola media superiore... ;-)
talmente vero che mentre leggevo mi sovvenivano i colleghi di lettere mentre usavano le identiche espressioni... molto divertente.
Ah, comunque vi vogliamo bene lo stesso... a chi più e a chi meno, hehe
ps (OT): buon principio!
La scuola superiore? Beh, quando ero al ginnasio con Lettere facevamo Italiano, Latino, Greco, Storia e Geografia. Praticamente avevamo la maestra unica
@Alice
Grazie di volerci bene lo stesso, è molto gentile da parte vostra ^__^
@'Povna
Qua non è ancora cpminciato un accidente, le convocazioni arriveranno a settimana nuova. A Firenze non sono esattamente dei mostri di efficienza...
Io sono insegnante di lettere nel tempo prolungato, ma avevo due classi (la fortunella). Nella seconda classe facevo soltanto geografia. La collega Bifida tutto il resto. Ovviamente, era una classe di m***a :-P
La collega Bifida sì che è una Vera Insegnante di Lettere - in effetti un vero modello per tutti noi ^__^
Buongiorno a tutti!
Sono una docente di italiano (1° media) alle primissime armi... potete aiutarmi?. Devo scegliere un libro da far leggere in classe per il "progetto lettura". Di titoli ce ne sono tanti (se volete dire la vostra, ben venga!). Ma quali case editrici pubblicano testi con schede di comprensione alla fine di ogni capitolo?. Ho provato a dare un'occhiata in internet... alcuni danno la possibilità di scaricare sui rispettivi siti i questionari. Ma esistono ancora le edizioni con i test "integrati"? Grazie a chiunque sappia darmi un consiglio! Eleo
Bentrovata a te, Eleo!
Venendo al punto: per decidere un libro occorre conoscere la classe, quindi non me la sento di consigliarti dei titoli. Caso mai potresti consultarti con i colleghi che hanno avviato il progetto.
Per quanto ne so, i libri di narrativa pubblicati dalle case editrici per la scuola hanno SEMPRE interminabili schede alla fine di ogni capitolo con comprensione del testo e tutto il resto. Se però non sono specificamente previste per il progetto, io sceglierei un libro "vero", cioè di una casa editrice normale, perché costano meno e un po' di comprensione del testo si può sempre fare a voce in corso di lettura. Potresti consultare i cataloghi che gli editori scolastici lasciano a scuola, magari.
Scrivi pure se vuoi sapere qualcosa di più specifico, però un consiglio: metti la domanda
come commento in coda alll'ultimo post del blog, così magari possono intervenire anche altri lettori: il tuo commento l'ho visto per puro caso.
Buon lavoro!
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