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venerdì 14 settembre 2012

Suzanne Collins - La trilogia di Hunger Games


I tre romanzi che compongono la trilogia sono Hunger Games, La ragazza di fuoco e Il canto della rivolta. Sono usciti negli USA tra il 2008 e il 2010 e ne sono stati tratti dei film - il primo già uscito, gli altri due in fase di lavorazione. Rientrano nel filone della letteratura per Giovani Adulti, genere fantascienza. Sono ambientati in un qualche genere di futuro, nel territorio attualmente degli Stati Uniti.

Ci sono tredici distretti, e il primo vive principalmente alle spalle degli altri dodici; il grado di sfruttamento aumenta in base al numero assegnato al distretto. C'è stata una rivolta, in tempi andati. Capital City ha vinto e da allora, perché i distretti ribelli non dimentichino, ogni anno avviene la Mietitura: ogni distretto sorteggia un ragazzo e una ragazza, tra i dodici e i diciotto anni. I ventiquattro ragazzi così sorteggiati partecipano agli Hunger Games, un reality ripreso minuto per minuto e le cui scene salienti vengono trasmesse agli spettatori. Nei distretti dei sorteggiati guardare le trasmissioni del reality è obbligatorio, anche per i bambini.

Nel reality i ventiquattro ragazzi, dopo un breve addestramento e una serie di sbrilluccicose parate e interviste televisive, vengono sbattuti nell'Arena, che cambia ogni anno, dotati di qualche sussidio e lasciati ad ammazzarsi tra loro. L'ultimo sopravvissuto vince gli Hunger Games e vivrà di rendita tutta la vita (ma i suoi eventuali figli non saranno esclusi dal sorteggio) e per un anno il suo distretto avrà forniture extra di cibo, I distretti più poveri vincono molto raramente, mentre nei distretti con i numeri più bassi i ragazzi ambiscono a partecipare al gioco, interessati soprattutto alla gloria che deriva dalla vittoria più che al cibo extra.

L'equilibrio politico è molto fragile perché il sistema è troppo sbilanciato. Così il fatto che nel primo volume la protagonista riesca, con una serie mosse che aiutano una piccola dose di fortuna, a forzare i direttori del gioco a lasciar sopravvivere anche il suo compagno di distretto, con cui ha avviato una liason a vantaggio delle telecamere, finisce per innescare un fenomeno di rivolta che si diffonde tra i vari distretti come una fiammata. Alla fine della trilogia il Vecchio Sistema viene rovesciato, anche se a prezzo di molte distruzioni e molti morti. Non c'è un finale lietissimo, ma insomma i due innamorati (che nel frattempo sono diventati tali anche lontano dalle telecamere) si sposano e avranno dei figli, che cresceranno in un mondo meno ingiusto anche se piuttosto spartano e un tantino malconcio.


Il tema più appariscente è quello del reality: dover vivere una competizione mortale sotto l'occhio delle telecamere, con l'imperativo di commuovere gli spettatori quanto basta per avere aiuti dall'esterno, ma senza dare l'aria di cercare di farlo, puntare su una storia d'amore che in realtà non esiste (ancora) senza poterne mai parlare in privato con la controparte, sperando di capirsi abbastanza lo stesso per agire nel modo più opportuno. Qualsiasi spettatore non solo di reality, ma di televisione in generale, ha molta familiarità con la questione, e le giovani generazioni in modo particolare.

In questa situazione la storia d'amore ha delle notevoli difficoltà a partire, anche per circostanze esterne non strettamente collegate al reality (ma spesso legate alla situazione politica): ad esempio il carattere molto spinoso della protagonista, carattere che si è formato anche in conseguenza di una serie di ingiustizie da lei subite in quanto orfana e povera; inoltre si forma una specie di triangolo all'acqua di rose, simile a quello della serie di Twilight, quasi altrettanto esasperante per il lettore e non sempre gestito benissimo dall'autrice.
Il vero tema portante però mi è sembrato proprio quello del dislivello economico tra i distretti e dello sfruttamento di un piccolo numero di privilegiati ricchi e viziati su una massa di persone povere e private dei loro diritti - che è una questione particolarmente degna di riflessione nel mondo occidentale.

Nel complesso l'ho trovato un esperimento interessante. La lettura scorre bene, o più esattamente una volta iniziati i libri non si riesce a smettere, soprattutto nel secondo volume. Io, almeno, ci ho fatto un paio di notti molto lunghe, con conseguenti risvegli assai traumatici.

Da acquistare senza rimpianti per i figli che lo chiedono. 

Con questo post partecipo a I venerdì del libro di Homemademamma.

8 commenti:

la povna ha detto...

Interessante: è tanto che lo vedo, ma non gli avevo dedicato più di una sfogliata. Ora penso che potrei farne qualcosa in più!

Anonimo ha detto...

Mi sembra una eccellente prefigurazione del ns probabile futuro: una società interconnessa a livello gobale, ma con strati sociali impenetrabili e difesi a cerchi concentrici di privilegi per guppi sempre più ristretti, culminante in un ristretto cerchio di super-super-ricchi annegati in una moltitudine di poveri. Una cosa tipo i gironi di Dante, praticamente; intellettuali ed economisti ci convinceranno (hanno già cominciato) che sia il migliore dei mondi possibili, e ci instupidirannop tutti con la TV e/o i media ancora da inventare.

Anonimo SQ

il grigio ha detto...

Che Benni gli abbia dato un'occhiata prima di scrivere Elianto?

Aliceland ha detto...

Intanto viene voglia di leggerli a me, poi potrei consigliarli a Charlie Brown, così magari si stacca un filo dal fantasy, che mi si sta allontanando dalla realtà con tutti questi draghi e elfi!

la povna ha detto...

Difficile, Grigio, Elianto è del '96| ;-)

Murasaki ha detto...

@ 'povna
Non mi è embrata una grande scrittura, in effetti (la narrazione in prima persona al presente nei romanzi la ODIO) però.... onestamente, si lascia leggere bene.

@Anonimo SQ
Non so perché parli di futuro: la fantascienza, come i romanzi storici, di solito descrive il presente...

@Aliceland
Ci vuole rispetto per i draghi. I draghi sono essenziali per un'adeguata comprensione della realtà. Di un certo tipo di realtà, quanto meno. E può darsi che sia quella, la realtà attuale di Charlie Brown ^__^

La prof ha detto...

Ti dirò: ho letto di corsa il primo perché, come dici anche tu, questi libri ti 'costringono' a proseguire, ti affezioni ad alcui personaggi e alcune trovate (tic tac, ci capiamo?) mi sono parse belle.
Però il secondo mi è sembrato per metà il riassunto del primo e mi sono stufata assai. E il terzo è ugualmente in vari tratti ripetitivo.
C'è, di buono, che anche mia figlia grande lo ha letto (più o meno con le stesse impressioni. C'è comunque di buono che lo hanno letto le mie ex-alunne di terza media, che han fatto il tifo per Uno o per Due finché non hanno finito. E poi me lo hanno consigliato.

Murasaki ha detto...

C'è di buono anche che, quando gli alunni ti consigliano un libro vuol proprio dire che gli è piaciuto alla follia, e allora merita comunque un'occhiata, anche solo per curiosità.
Le mie impressioni durante la lettura sono state diverse: il primo mi ha a tratti innervosito- Dopo ho letto il terzo )in biblioteca in quel momento il secondo non c'era) e mi ha abbastanza esasperato. A sorpresa il secondo, che quasi stavo per non prendere, è quello che mi è piaciuto di più, tanto da riconciliarmi con la serie.
Trovo che la storia sia molto buona, anche se non è stata sviluppata nel migliore dei modi possibili .