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venerdì 7 gennaio 2011

Scripta manent - 2: Sulle tracce dei colleghi


L'ormone, è risaputo, è la tracciona di un piedone - così come gli orrmini sono le traccine dei piedini.

La gita di fine anno: tanto attesa, tanto desiderata e passata in un soffio. Quali ricordi conservi di questo viaggio? Si sono realizzate le aspettative della vigilia? Che cosa hai imparato di te, degli altri, dei luoghi visitati? Come valuti queste esperienze?

Questa è una delle tre tracce che i miei baronetti inglesi di St. Mary Mead si trovarono davanti la mattina dello scritto d'italiano dell'esame di licenza media. Le altre due erano redatte in toni analoghi.
Tale terna, devo aggiungere, non era frutto del delirio estemporaneo di un singolo, ma del lavoro collegiale dell'intero plesso di Crifosso. Tanto per dare un'idea dello stile delle mie tracce, quella che gli avevo dato a suo tempo sulla gita era Aspetti educativi, culturali, sociali e organolettici della recente gita scolastica.
Naturalmente mi era stato chiesto cosa voleva dire "organolettico".
"Organolettico è ciò che viene percepito con i sensi' avevo spiegato "E siccome tutto lo percepiamo con i sensi, sta a significare che potete parlare della gita sotto qualsiasi aspetto". Per i giovinetti di un tranquillo paesino di provincia, avevo scoperto, la gita di più giorni a fine medie era un evento epocale che assumeva toni da rito iniziatico di passaggio, e volevo che si sentissero liberi di affrontare l'argomento come meglio gli pareva.

I baronetti sotto esame non si fecero smontare dalla farraginosa terna. Com'era loro caratteristica, puntarono all'essenziale: tutta quella sbrodolata era un tema sulla gita di fine anno, e dunque chi lo fece parlò della gita di fine anno - esattamente come, nei loro panni, avrei fatto io tre decenni prima.
Nel gruppo dei temi sulla gita, quello di Armageddon riusciva a trasmettere in maniera eccellente l'entusiasmo e il piacere con cui era stato vissuto il loro rito di passaggio collettivo, grazie anche a una scrittura scorrevole ed espressiva. Siccome non di solo pane vive l'insegnante, ma anche di gratificazioni, a correzione finita passai il tema a una delle colleghe di St.Mary Mead che, al contrario di me, aveva organizzato e partecipato alla gita in questione - una ragazza simpatica e gentile, dotata di grande senso pratico, o così l'avevo sempre giudicata nei due anni in cui l'avevo frequentata
"Guarda che racconto carino ha fatto Armageddon della vostra gita".
Lei mi fraintese e pensò che desiderassi un parere sul voto da mettere al tema, oppure che volessi mostrarle un uovo particolarmente pregiato della covata (beh, di sicuro era un buon uovo. Non un capolavoro, magari, ma era un uovo con eccellenti proprietà organolettiche: Armageddon scriveva bene). Così mi restituì il tema dopo averlo letto spiegandomi con delicatezza che a lei non sembrava poi questa gran cosa. Non seguiva la traccia: non spiegava cosa aveva imparato di sé e degli altri, non valutava l'esperienza né descriveva le aspettative della vigilia...

Mi cascarono gli occhi in mano e dovetti fare del mio meglio per rimetterli al loro posto senza farmi troppo notare, rassicurando nel contempo la collega sui motivi che mi avevano spinto a farle leggere il tema.
In seguito rilessi con calma la traccia; ma più la leggevo e più mi sembrava un delirio.
Secondo i Tracciatori la creatura sotto esame avrebbe dovuto
1) descrivere nei dettagli il suo stato d'animo e le sue aspettative* nei confronti del Gran Rito, essendo certo abituato a compiere ogni giorno lunghe opere di autoanalisi (si sa che tutti i tredicenni dedicano almeno un'ora al giorno all'autoanalisi. Del resto lo facevamo anche noi, a tredici anni) e soprattutto a mettere in piazza i suoi più intimi sentimenti con grande nonchalance (ed è ben risaputo che ogni tredicenne ama mettere in piazza i suoi sentimenti, specie se maschio. Anche noi alla loro età non mancavamo mai, ogni mattina, di scriverli su grossi striscioni che avevamo cura di portarci dietro ben dispiegati durante la giornata)
2) concordare che la gita di tre giorni era passata in un soffio (mica detto)
3) stabilire se le aspettative così ben definite e codificate si fossero realizzate (del tutto, in buona parte o nemmeno un po'**)
4) raccontare cosa aveva imparato di sé e degli altri (dopo averlo appieno realizzato grazie al minuzioso procedimento di auto ed eteroanalisi di cui sopra) mettendo in piazza pure quello***
5) infine valutare come questo avvenimento, svoltosi poche settimane prima, avesse inciso sulla sua vita, il suo rapporto con gli altri e la sua weltanschauung****, magari infilandoci, già che c'era, qualche saggia considerazione sulle gioie effimere della vita e la giovinezza che presto sfiorisce.
A ben guardare, comunque, una considerazione finale Armageddon ce l'aveva messa: che quando si aveva l'occasione di stare con gli amici era bene non farsela scappare. Magari non era una riflessione di quelle che sconvolgono la storia del mondo, ma a me sembrava valida - e poi nessuno è obbligato a sfornare sempre e soltanto pensieri profondi, mi sembra.

Per la prima volta nei miei lunghi anni di vita mi trovai a considerare che chi dava quelle belle tracce lunghe e paludate non lo faceva solo per abitudine e per avvisare l'alunno di non allargarsi troppo con le confidenze, ma pretendeva che quegli sproloqui venissero seguiti punto per punto. Il consueto criterio di valutazione di "aderenza alla traccia" (dove tutti con me hanno sempre preso almeno la sufficienza, con l'unica patologica eccezione di Calimero) aveva, per alcuni, la sua importanza.
Il concetto base sarebbe che c'è un determinato tema da svolgere, e chi si avvicina di più a come l'insegnante ha deciso che deve essere svolto vince il voto più alto.
Come principio, è esattamente all'opposto della mia teoria che "il tema è dentro di te. Io non so com'è, devi saperlo tu".

Ora, io non voglio pretendere di avere ragione per forza. So però che non solo oggi, ma anche trent'anni e passa fa, una traccia costruita in modo pesante viene in gran parte ignorata dagli allievi, vuoi che le istruzioni troppo minuziose li annoino, vuoi che - come avveniva senz'altro nel mio caso - riconoscano il tentativo di manipolazione e lo blocchino ignorandolo. Tanto per andare nel caso specifico: dove sta scritto che un alunno debba aspettare con ansia la gita, che abbia particolari aspettative in proposito e che la gita sia passata in un soffio?

* e mettiamo che queste aspettative fossero "trombare con Giovanna"
** "No, non abbiamo davvero trombato, però abbiamo fatto diverse cose che ci somigliavano"
*** "ho imparato che Giovanni è un grandissimo stronzo"
**** "Comunque forse è stato meglio non trombare sul serio, perché nessuno dei due aveva uno straccio di preservativo"

10 commenti:

'povna ha detto...

Confesso di essere assolutamente d'accordo con te quando si tratta di tracce di questo tipo (il mio tema sulla gita restò famoso, tra gli alunni abituati alle mie tracce viceversa lunghe, per la sua essenziale brevità: "Diario della gita", appunto).
Confesso allo stesso modo di agire invece in maniera simmetrica e contraria quando si tratta dei cosiddetti temi argomentativi: lì viceversa ho trovato che un po' di aiuto nel titolo per dar loro delle dritte su come sviluppare una traccia che si presenta come più difficile (Milk, Mandela, la tecnologia o quant'altro), non fa per nulla male.

Murasaki ha detto...

Ehm... chi diavolo è Milk? Immagino tu non gli avessi dato un tema sul latte...
Naturalmente non ho nulla contro le tracce articolate, se sono articolate in modo sensato. Ma per quello alle medie abbiamo le relazioni e altra roba - lì l'argomento è preciso per forza di cose.
La questione è che, secondo me, se non imparano a trovare autonomamente la loro strada, non sono in grado di fare molto. Quando l'hanno trovata si può impostare un lavoro di tipo diverso,ma non si può fare prima che siano pronti.
C'è una fase di passaggio, ed è quella che nella maggior parte dei casi gestite voi del biennio. Qualcuno impara a spaniarsi già alle medie e anzi gradisce un cibo più solido dove affondare i denti, ma di solito non succede prima della terza, spesso prima della fine della terza. Di solito.

'povna ha detto...

Milk era Harvey Milk, uno dei primi militanti per i diritti degli omosessuali, su cui c'è stato 2 anni fa il film di Gus Van Sant che vedemmo insieme all'Onda. Per il resto concordo molto con te!

Murasaki ha detto...

ooops... e ho letto anche con grande interesse & attenzione il post in cui ne parlavi!

cautelosa ha detto...

A proposito di tracce in vista dell'esame di terza media, che venivano studiate, soppesate con il bilancino, ri-studiate e ri-formulate non so quante volte dal team di lettere, rimase epico lo svolgimento di quell'alunno che, chiedendo il titolo di parlare del 'ruolo dello sport nella formazione dell'adolescente' (cito a caso), scrisse che lui giocava come terzino nella squadra della Virtus...
E a noi docenti quella traccia sembrava di una chiarezza esemplare!!

Comunque concordo con il fatto che spesso gli insegnanti apprezzano maggiormente chi più si avvicina al 'loro' modello ideale di scrittura. E certe tracce, oltremodo articolate, sono talmente prescrittive da non lasciare spazio alcuno alla personalità dello scrivente. Sempre che costui ne abbia, s'intende...

Murasaki ha detto...

Insomma, voi avete chiesto il ruolo dello sport nella formazione dell'adolescenza e lui ha raccontato il SUO ruolo nella formazione della Virtus... :)

Comunque una volta ho dato un tema sulle maschere, che tutti noi indossiamo per piacere agli altri eccetera eccetera, e una brava e dolce fanciulla si accorse solo dopo due ore passate a descrivermi i suoi costumi da Carnevale che altri stavano parlando dell'immagine che si cerca di dare. La poverina passò l'ora seguente a rifare il tema piangendo disperata, nonostante le avessi detto e giurato che mi andava benissimo anche il tema sui costumi in maschera e senz'altro ero stata io che non mi ero fatta capire ma PER FAVORE smettesse di allagare la classe!

Anonimo ha detto...

"Mi cascarono gli occhi in mano...."

anche a me, leggendo!
fantastici i tuoi diari di classe. Sembra il libro di Frank McCourt, che ho adorato!
abbracci
diana

Murasaki ha detto...

@ Diana
Benvenuta! ^__^
E grazie per il paragone (immeritato): McCourt è un grande insegnante, un grande scrittore e una lettura deliziosa - tra l'altro parla *davvero* di scuola, anche se è una scuola tanto diversa dalla nostra.

Anonimo ha detto...

ciao! hai letto "A una spanna da terra" di Marianella Sclavi? E' favoloso, e divertente. Io lo consiglio a tutti, tra un po' girerò la domenica come i Testimoni di geova.
Sono fortunati i tuoi allievi ad averti!
d

Anonimo ha detto...

p.s. ti lascio questo ricordo di McCourt. Il giovedì (se non ricordo male) era il giorno che faceva musica coi suoi ragazzi, quando insegnava letteratura inglese.
riciao,
diana
www.archerave111.blogspot.com
(il mio, diario)