Concerto di Guccini al PalaMandela di Firenze. Il mio PRIMO concerto di Guccini, per la cronaca, perché Guccini l'ho cantato sulla spiaggia, comprato (e Stanze di vita quotidiana a quindici anni non è una scelta delle più domestiche, devo ammettere), pazientemente chiosato, mandato a memoria, ma dal vivo l'avevo sentito solo... nei dischi, appunto. Nella mia mente lo consideravo legato alla mia generazione.
Invece ho scoperto che, come tanti, pure lui ci ha il seguito trasversale. Il PalaMandela era pieno ben più di un uovo (e, sospetto, ben più di quanto le norme di sicurezza avrebbero consentito) e il pubblico comprendeva vecchi e bambini (due dei quali, giuro, ci sono passati davanti proprio durante l'omonima canzone) e tutto quanto ci sta in mezzo, compreso uno scolaro di St. Mary Mead. Difficile trovare parcheggio, impossibile raccattare un posto comodo, in compenso l'acustica era buona, gli strumentisti bravi e Guccini ha mantenuto la stessa vocee la stessa impeccabile intonazione nel corso dei decenni, caso mai perdendo un po' della sua tipica R (il pubblico invece, per quel molto che ho potuto sentire, steccava alla grande).
Ne sono risultate due ore abbondanti di piacevoli conversari dove Guccini mi ha cantato buona parte delle mie preferite e ben poco di ciò che non mi ha mai molto entusiasmato (questa parte include Il vecchio e il bambino, che ho sempre trovato piuttosto soporifera ma che ha fatto scattare il maggior numero di accendini). Giusto prima del Gran Finale (la canonica Locomotiva, cantata in versione rigorosamente integrale, con il coro del pubblico che decresce di strofa in strofa - come succedeva anche in spiaggia - ma io la conosco TUTTA e non ho avuto incertezze) è arrivata la mia preferitissima: Dio è morto (che allego in una versione presa da un altro concerto).
Diciamo che sono quelle esperienze che ti aiutano a ritrovare un certo senso di appartenenza.
E che mi ha fatto molto bene.
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