Gatti e lettura: un rapporto talvolta controverso
Il 15 Novembre sono apparsi i numeri definitivi dell'operazione di #ioleggoperché dedicata alle biblioteche scolastiche: nulla di travolgente ma certo molto meglio di quanto sembrava nel primo post che gli avevo dedicato.
Nel frattempo c'è stato qualche sviluppo per St. Mary Mead che rende onore alla saggezza del proverbio vichingo che esorta a non dire male di una giornata finché non è conclusa.
Infatti un bel giorno nella mia casella postale apparve una mail dalla Feltrinelli RED di Firenze (una delle librerie con cui avevo gemellato la scuola), che mi chiedeva di andare a ritirare i libri che erano stati acquistati per noi.
Inizialmente rimasi sorpresa, poi ricordai che la stessa organizzatissima Feltrinelli RED aveva a suo tempo mandato una circolare a tutti noi solerti bibliotecari spiegandoci come aveva organizzato tutto l'evento, preparando tra l'altro una rastrelliera con i libri più richiesti dalle scuole*. Mi dissi quindi che parimenti dovevano avere mandato una circolare a tutti indistintamente perché passassero a ritirare i loro libri.
Invece, quando passai da loro la settimana seguente, scoprii con mia infinita sorpresa che ben quattro famiglie di St. Mary Mead erano andate a prendere un libro ciascuna per la nostra biblioteca. Guardando con attenzione piazza della Repubblica (dove si trova la Feltrinelli RED) che in questi ultimi anni è molto cambiata, mi sono accorta che un giro di compere a Firenze può portare molto facilmente fin là e che dunque non era così strano che da St. Mary Mead i genitori più spendaccioni (nel nostro caso: munifici) avessero preferito la caotica libreria fiorentina alla paciosa ma molto efficiente libreria di Lungacque.
#ioleggoperché li aveva forniti di un adesivo enorme su cui scrivere qualche considerazione sulla lettura, e tre di loro l'avevano usato, coprendo con ciò una buona metà della quarta di copertina. A nessuno di loro comunque era venuto in mente di firmare anche col cognome, così i libri adesso risultano inventariati come "dono di #ioleggoperché", il che un po' mi secca ma non sapevo come altro fare.
Ma veniamo al dunque. Cosa hanno comprato questi generosi donatori?
Ho aperto la borsa di carta di Feltrinelli e in cuor mio ho smoccolato alquanto:
* Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne
* Il gran sole di Hiroshima di Karl Bruckner
* Il giardino segreto di Frances Burnett
* Bar Sport di Stefano Benni
Ventunesimo secolo, non pervenuto.
In pratica, quattro classici: due dell'Ottocento e due del Novecento.
Forse ho qualcosa contro i classici?
No: Il giardino segreto è sempre stato uno dei miei romanzi preferiti e Il gran sole di Hiroshima ha illuminato e anche istruito la mia infanzia.
Di Verne per la verità non ho mai letto nulla, anche se questa potrebbe essere un occasione per rimediare; e Bar Sport non mi è piaciuto - ma immagino sia un limite mio, perché molti lo trovano assai divertente**. Se non altro però Bar Sport costituiva una novità per la nostra biblioteca, perché è l'unico dei quattro che non avevamo già.
Perché proprio questo è uno dei problemi con i classici per ragazzi dell'Ottocento: è facilissimo trovarli in regalo, e infatti ne abbiamo una discreta quantità, in ottimo stato e in belle edizioni complete e ben rilegate. Addirittura di alcuni titoli ho copie in ottimo stato non catalogate perché già disponevamo di due esemplari e cominciamo ad avere problemi di spazio. Ma è rarissimo che qualcuno li prenda in prestito.
Perché questo è il secondo problema con i classici dell'Ottocento: ai ragazzi non interessano se non (a volte) dopo paziente e accorta attività dell'insegnante che li indirizza abilmente.
Il canone cambia col passare del tempo. Fa parte dei fatti della vita.
Al momento le nuove generazioni si ingegnano quanto possono di scansare i classici dell'Ottocento - sì, proprio quelli con cui noi amanti della letteratura siamo cresciuti. Al più ne leggono uno ogni tanto a titolo di curiosità. Ma scordarsi di vederli scalpitare intorno agli scaffali di Stevenson, Twain e Malot.
So che questo causa grande dispiacere agli adulti. Non a me, che trovo l'evoluzione dei gusti un segno di vitalità culturale e sostengo che il cliente ha sempre ragione. Non credo ai libri indispensabili (probabilmente non è del tutto indispensabile nemmeno Shakespeare) e forse non credo nemmeno all'indispensabilità dei libri; credo invece fermamente ai libri che piacciono.
In realtà, come ho poi scoperto in biblioteca, in questo caso ha avuto ragione anche il cliente-genitore: perché della Burnett avevamo sì due belle copie in ottima edizione del Piccolo Lord, ma solo un esemplare molto gualcito del Giardino Segreto, per giunta in edizione scolastica e piena di insulsi esercizi, e altrettanto dicasi per Il gran sole di Hiroshima, e anche Ventimila Leghe sotto i mari c'era, sì, ma era un edizione ridotta e che per giunta stava cadendo a pezzi. Adesso abbiamo delle belle copie nuove e croccanti, che resteranno probabilmente tali ancora a lungo (ma va detto che il Giardino Segreto, oltre che un classico per le vecchie generazioni è anche piuttosto gradito dalle nuove).
In cuor mio però alberga una certa perplessità: i nostri bravi quattro genitori sono venuti decisi ad acquistare quei libri, o hanno preso qualcosa dalla rastrelliera dedicata a #ioleggoperché?
E in quel caso, che gioco hanno giocato alla Feltrinelli RED? Possibile che l'unica biblioteca scolastica del granducato fornita di una ricca sezione di classici sia proprio quella di St. Mary Mead, e che tutte le altre implorassero per avere le ventimila leghe sotto i mari e il giardino segreto, di cui sarebbero altrimenti state sprovviste?
Probabilmente lo scopriremo vivendo.
Intanto resta in sospeso la questione del raddoppio, che ci dicono scatterà in Febbraio. Forse.
*sì, avevano chiesto una lista di desiderata. No, non l'avevo mandata perché ero convinta che da loro non sarebbe andato alcun genitore. Capita di sbagliare per eccesso di preveggenza (o, più esattamente, di stupidità)
**No, Benni mi piace molto, almeno quel che ho letto. Tranne Bar Sport, che mi ha annoiato a morte. Capita.