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giovedì 22 giugno 2017

Sull'Invalsi (nonché sulle lunghissime corna dei suoi funzionari)

Per quanto, come ho ormai ripetuto più volte, io consideri tutti gli addetti all'Invalsi dei grandissimi cornuti, ciò non è dovuto a una mia specifica avversione per la prova Invalsi in sé, che anzi ritengo un idea piuttosto valida, pur se non del tutto scevra di taluni inconvenienti. E dunque mai ho fatto ostracismo o resistenza a somministrare le prove Invalsi ma al contrario mi sono sempre attenuta a tutte le richieste che il Ministero e la Dirigenza della mia scuola mi hanno fatto in proposito. Quando poi, per un misterioso gioco di prestigio, mi sono ritrovata inserita d'ufficio nella Commissione Invalsi, ebbene, nemmeno allora mi sono ribellata ma anzi docilmente ho partecipato alla prima e all'ultima riunione dell'anno (a quelle in mezzo no, perché il mio disastrato stato di salute me l'ha impedito, ma solo per quello). In pratica, ho scansato tutto il lavoro e mi sono limitata a scaldare la sedia con quieta e paziente dignità.
Alla prima riunione in particolare è stato spiegato che lo scopo del nostro lavoro sarebbe stato cercare di capire in che modo aggiustare la programmazione onde consentire ai nostri alunni di affrontare adeguatamente l'Invalsi*. In realtà, a quanto so, il problema riguarda soprattutto Matematica, che all'Invalsi fa cose piuttosto diverse da quelle che ci sono normalmente nel programma; Italiano si basa invece su due prove di comprensione del testo (ma una è presa da un testo tecnico) e un po' di domandine di grammatica, che sono un po' l'ossatura del nostro abituale lavoro.
L'insieme, per quanto assai soporifero, non mi è sembrato del tutto inutile e mi ero anzi ripromessa di applicarmici con lo zelo della Buona madre di famiglia Insegnante Perfezionista; poi è andata com'è andata, ma questa è un altra storia.
Due punti mi avevano colpito: il primo riguardava il testo tecnico, su cui mi ero ripromessa di lavorare facendo leggere ai fanciulletti affidatimi un po' di testi tecnici, anche utilizzando i manuali di Storia e Geografia ma non solo. Il secondo riguarda il solito lamento che da sempre arriva dalle scuole superiori, ovvero "questi ragazzi non sanno interpretare i comandi". In cuor mio da tempo ritengo che i ragazzi in questione si limitino ad ignorarli, i comandi, come fanno spesso con tante raccomandazioni dei genitori, semplicemente bypassando sia i comandi che le raccomandazioni. Alla ragionevole obbiezione "ma ai nostri tempi noi i comandi li leggevamo" la risposta che davo in cuor mio era ed è "ma ai nostri tempi insegnanti e genitori erano meno ansiosi e non ci ripetevano le cose trecentomila volte, per cui li ascoltavamo con molta più attenzione". Non so se si tratta di un approccio superficiale da parte mia o se davvero è colpa dei telefonini e di Internet eccetera eccetera, sta di fatto che davvero ai miei tempi genitori e insegnanti erano meno ansiosi e di conseguenza non ci obbligavano a staccare l'audio per sopravvivenza (sta di  fatto che la Seconda Amichevole ha davvero una forte tendenza a bypassare le istruzioni, più di ogni altra classe in cui abbia avuto in sorte di battere le corna, e qualcosa dovrò pur fare per tentare di arginare il disastro - che si prospetta invero di dimensioni assai ragguardevoli).

Altra cosa che è venuta fuori è stata il problema del cheating, ovvero l'irrefrenabile tendenza degli insegnanti a suggerire durante l'Invalsi. Non io, sia chiaro: non solo in virtù dei miei adamantini principi morali, ma anche e soprattutto perché alle prove Invalsi di Italiano ho avuto occasione di partecipare una volta sola, in una classe non mia - insomma, mi sono mancate le occasioni.
Ad ogni modo non vivo e non ho mai vissuto nel terrore di essere valutata in base ai risultati dell'Invalsi e la cosa non mi è mai sembrata molto credibile, a torto o a ragione - ma in cuor mio sono comunque disponibile ad essere valutata su qualsiasi cosa, purché mi spieghino i miei errori e mi diano modo di rimediarvi. Non dico che godrei come una tinca nel vedermi elencate le mie manchevolezze, ma mi sforzerei comunque di ingoiare il rospo con eleganza in nome di un possibile miglioramento delle mie future prestazioni insegnantesche.
Inoltre sono abbastanza comprensiva con l'idea che i ragazzi cerchino di copiare (per quanto, laddove è capitato, non abbia esternato granché di questa mia comprensione tutta interiore) ma di sicuro sono assolutamente contraria all'idea che un insegnante incoraggi sì scorretta pratica. Perciò quando seppi dell'esistenza del cheating  sgranai gli occhioni come mai nessun cerbiatto li sgranò, ripetendo come un disco rotto ma come, ma possibile, ma davvero, cosa mi dite mai. Dopo l'ultima esperienza con le prove Invalsi comunque posso serenamente affermare che il problema esiste, e forse è perfino più involontario di quel che sembra. Diciamo che l'abitudine degli insegnanti delle medie a rispondere a qualsiasi domanda sempre e comunque può finire col diventare una seconda pelle e ritorcersi contro nel modo più imprevedibile.

Nell'epico giorno dell'Invalsi io ero stata delegata, come due anni fa, a leggere le istruzioni ai DSA; solo che due anni fa avevo badato solo alla prova di Matematica, mentre quest'anno nessuno mi ha cacciato dall'aula al momento della prova di Italiano e anzi tutti sembravano dare per scontato che dovevo restare là e continuare. Così ho letto e letto e letto.
Nulla di male in questo, ma mi ha sorpreso l'intervento della mia partner (Tecnologia) che, quando uno dei ragazzi ha chiesto cosa voleva dire la parola "iroso" ha subito iniziato a rispondere.
La domanda riguardava appunto il significato della parola "iroso". Mentre la collega cominciava a parlare mi è sovvenuto improvvisamente che la prova riguardava anche le competenze lessicali - insomma, gli alunni dovevano mostrare se conoscevano o meno il significato della parola "iroso".
"Non puoi spiegarglielo tu" sono intervenuta "è una prova statale, con valore statistico. Se rispondiamo per loro trucchiamo i risultati".
La collega mi ha guardato come si guarda un rettiliano che esce dal pavimento "Cioè... dici che non devo?" ha chiesto sbalordita.
I ragazzi mi guardavano piuttosto perplessi. Quando non si sa una cosa si chiede, giusto? E a chi chiederla, a scuola, se non all'insegnante che hai davanti?
Ad ogni modo la collega si è fermata e i ragazzi hanno dovuto arrangiarsi con quel che sapevano. Ora, stante che la parola "iroso" si può facilmente collegare con la parola "ira", abbastanza nota (e il contesto del discorso in cui era inserita aiutava benissimo a collegarla con l'ira), e stante che un quattordicenne, DSA o meno che sia, può facilmente operare una deduzione di questo tipo, sono fermamente convinta che su questo tentativo abbia inciso una notevole pigrizia del richiedente e la forza dell'abitudine in chi aveva ricevuto la domanda. Resta il fatto che, in pieno esame e in piena prova statale, la domanda era stata fatta e per puro caso non aveva ricevuto una risposta.
Sarebbe stata fatta una domanda analoga durante uno scritto, poniamo, di Spagnolo?
Forse, ma con molta più cautela, e anche la risposta sarebbe stata molto più generica. Ma lo scritto di Spagnolo è considerato sia dagli alunni che dai docenti una Prova dell'Esame, mentre quella che stavamo facendo era la Prova Invalsi - e forse i ricordi collegati alle prove Invalsi dei fanciulli che avevo davanti comprendevano una lunga serie di domande con relative risposte. Può essere, insomma, che il misterioso cheating sia effettivamente assai diffuso e che in pochi si preoccupino del fatto che inquini a tutti gli effetti i risultati di una prova fatta su scala nazionale. Probabilmente nelle scuole la Prova Invalsi non è vista come qualcosa da proteggere come acqua di fonte bensì come una roba senza importanza e il fatto che venga fatta su scala nazionale ne diminuisce il valore invece di aumentarlo, in base a un ragionamento piuttosto italiano.
(Oppure sono io che mi faccio delle gran seghe senza un perché).

Ma non erano certamente seghe quelle che mi facevi due giorni dopo, quando correggevo un pacco di Invalsi di Italiano su carta dove ho avuto il piacere di vedere che:
1) davanti alla richiesta di sottolineare questo e quello, sei ragazzi su ventidue avevano allegramente cerchiato sia questo che quello - e, ahimé, avevano pure cerchiato giusto. Ma certamente il punto non gli spettava, e infatti non l'hanno avuto;
2) richiesti di indicare i soggetti di sei frasette, solo i tre cigni della classe li avevano azzeccati tutti e molti avevano serenamente indicato come soggetti "a voi" e un sacco di altra roba che non lo era affatto, compreso un verbo;
3) richiesti poi di sottolineare una frase ad una riga indicata e che si riferiva a una circostanza indicata, quattro alunni su ventidue erano riusciti a copiarla male;
4) e infine, che i funzionari Invalsi continuano a sfoggiare maestose corna di molti e molti palchi, perché una delle domande, per la quale era indicata una risposta molto precisa, non si riferiva in realtà ad uno specifico rigo del testo ma richiedeva di interpretare qualcosa di non detto che si annidava tra le parole di un intero paio di paragrafi. E va benissimo lavorare sul non detto, ma allora non puoi chiedere una risposta precisa che è solo nella tua cornutissima testa, ma devi accettarne una certa pluralità, come abbiamo infine deciso di fare dopo un non breve concilio cui hanno partecipato due insegnanti di Lettere, uno di Arte e uno di sostegno - nessuno dei quali era riuscito a trovare il punto preciso cui si faceva riferimento nella domanda, salvo poi finire per arrenderci all'evidenza che non lo trovavamo perché non c'era.

E che insomma ognuna di quelle strane domande ha alla sua base un palco di corna ma spesso anche un suo perché, talvolta anche finemente perverso.
Tutto ciò mi ha confermato nel proposito di dedicare un paio di pomeriggi di quest'estate a fare ciò che non ho fatto quest'inverno per eccesso di sonnellini convalescenziali, spulciando prove Invalsi e testi relativi.
(Fermo restando che i funzionari dell'Invalsi sono dei grandissimi cornuti).

*e no, sembra che la soluzione non sia comprare un volumetto di preparazione per la prova Invalsi - e non so perché ma l'ho sempre sospettato, anche perché quei volumetti, almeno per Italiano, mi sono parsi, tutti, fatti singolarmente male e ben poco Invalsiani.

2 commenti:

Melchisedec ha detto...

La prova Invalsi effettuata al biennio delle superiori presentava qualche domanda di interpretazione; fin quando si tratta di rinvenire nel testo la risposta va bene, ma quando si tratta di interpretare allora è davvero un problema. Ecco anch'io mi infurio assai.

Murasaki ha detto...

Ma essendo un gentiluomo non tiri mai in ballo le corna altrui... :)