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martedì 27 giugno 2017

L'esame di Alan Turing (dieci e non più dieci)

Ebbene sì, anche il vero Alan Turing, come ogni essere reale o immaginario, è stato interpretato (bene) da Benedict Cumberbatch. Potevate dubitarne?

Alan Turing ci arrivò dalle elementari segnalato per una certa qual difficoltà nei rapporti sociali e per un mirabile talento nelle materie scientifiche. Non che andasse male nelle altre, ma a Matematica, Scienze & Tecnologia era una vera eccellenza. 
I suoi genitori fecero subito il giro di tutti i professori raccomandandosi con grande preoccuposità che gli facessimo sapere subito quando c'erano problemi, visto che il ragazzo aveva un carattere un po' spinoso; e noi promettemmo come facciamo sempre in questo caso, salvo poi guardarci bene dal farlo.
Grossi problemi in realtà non ci furono, a parte il fatto che il ragazzo andava maneggiato un po' con le molle e non contraddetto troppo bruscamente. Al primo consiglio di classe, mentre se ne discuteva, ipotizzai una leggera sindrome di Asperger più che problemi nel metodo educativo della famiglia (che a suo tempo ci aveva scodellato un fratello maggiore quasi altrettanto geniale ma socialmente normalissimo).
La sindrome di Asperger per noi insegnanti italiani è roba abbastanza recente - molti colleghi sgranarono gli occhioni quando la citai, e l'unico che si disse d'accordo fu Spagnolo,  che evidentemente sapeva di che si trattava. D'altro canto anch'io avevo imparato cos'era solo pochi mesi prima leggendomi quel romanzo deprimentissimo che è Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte; tuttavia il genietto matematico-informatico (maschio) con punte più o meno maniacali e un emotività piuttosto diversa dalle consuete norme sociali è un personaggio ormai abbastanza comune nei telefilm e nella narrativa americana e il film The Imitation Game, che raccontando appunto la storia di un celebre matematico inglese* (a quel che ho capito romanzando abbastanza la nascita del sistema di decifrazione Enigma) punta abbastanza nella direzione della sindrome di Asperger, pur senza mai nominarla esplicitamente.
Detto questo, il nostro Alan Turing non diede mai veri problemi: con me non sempre studiava (Storia non gli piaceva affatto, mentre apprezzava molto Geografia) ma questo non è poi così insolito. Così, quando lo beccavo impreparato gli davo il voto che gli spettava, e che lui incassava senza ombra di recriminazione, per poi chiamarlo un paio di lezioni dopo e trovarlo preparato assai. Nelle schede gli davo sempre voti molto alti perché, purché avesse studiato, mostrava di orizzontarsi in modo impeccabile tra avvenimenti e luoghi ed era bravissimo a dedurre quel che non sapeva o non poteva sapere. Ad occhio, credo che studiare le mie materie fosse un occupazione cui dedicava i ritagli di tempo - è quel tipo di alunno che sa trarre senza sforzo il meglio da qualsiasi insegnante ma che se la caverebbe benissimo anche senza insegnante alcuno. In compenso non se la tirava particolarmente.
Con la prof. Spini di Matematica i rapporti furono un po' più spineggianti, proprio perché Matematica era il suo campo ed era svariati chilometri più avanti degli altri; gestire i genietti matematici può essere complicato, ma la Spini si destreggiò nel  migliore dei modi e tra i due c'era un ottimo rapporto. 
Per quanto riguarda i compagni... la Terza Effervescente era un po' una classe-struzzo: gli elementi stravaganti non mancavano, ma in qualche modo sono stati assimilati con un processo di adattamento collettivo abbastanza giocoso.
Dunque siamo arrivati all'esame e Alan Turing era uno dei più probabili candidati al dieci. Nessuno ha lesinato nei voti di ammissione, dal canto suo lui ha scodellato una prevedibile serie di scritti assai ben fatti e quando siamo arrivati al suo orale eravamo tutti piuttosto rilassati e nell'ordine di idee del "stiamo in poltrona e godiamoci lo spettacolo con effetti speciali che ci elargirà".
Particolare all'apparenza secondario: quel giorno era presente anche la Presidente di Commissione, che è l'Ape Impazzita,  cioè colei che qualche anno fa si impuntò senza successo perché assegnassi la competenza di italiano a Kumagoro e che da allora occupa un posto d'onore nel mio personale Libro Nero. Non mi ha riconosciuto (del resto, nemmeno io avrei riconosciuto lei se non avessi saputo il nome) e durante gli esami ho sempre avuto cura di tenermene lontana, così da poterla guardare torvamente con astio nient'affatto celato ma senza dare  nell'occhio.

Durante l'anno Tecnologia aveva fatto un modulo sui robot, molto apprezzato, e Alan Turing portava un percorso incentrato appunto sui robot: per letteratura Asimov e la sua narrativa a base di robot (comprese naturalmente le fondamentali Tre Leggi dei robot), in inglese la biografia di un celebre matematico inglese considerato uno dei padri dell'informatica**, per storia la terza rivoluzione industriale... e per scienze e tecnologia un piccolo robottino da lui costruito e una slide con il circuito di programmazione impiegato per farlo muovere (ci ha anche spiegato come funzionava, anima cara, ma almeno con me è stata proprio fatica sprecata).
Cos'è che non è andato nel suo orale?
Per quel che ci riguardava, proprio nulla: Alan è entrato assai tranquillo e si è messo a chiacchierare di Asimov, con me che ogni tanto gli facevo qualche domandina sulle storie dei robot (perché i circuiti proprio non li capisco, ma fino a leggere Asimov ci arrivo). La prof. Ghirlandai l'ha lasciato parlare a suo piacere poi gli ha fatto analizzare un paio di periodi piuttosto complessi (per la nostra commissione sono una delle anticamere previste per il 10) dove Alan si è destreggiato benissimo. Poi un impeccabile biografia in inglese, un accenno a Spagnolo che non gli piace perché secondo lui non serve a molto, un commento da parte mia sul fatto che forse era meglio se non intraprendeva  la carriera diplomatica, qualche domanda di fisica (un altra delle anticamere al 10), la terza rivoluzione industriale condita con qualche domanda sul resto del programma di storia (altra anticamera del 10), il robottino si muoveva su e giù per il tavolo mentre gli chiedevamo per cosa potevano essere impiegati i robot... verso la fine Spagnolo ha detto che rinunciava a interrogarlo, visto che spagnolo non gli piaceva e si stava facendo tardi, anche perché Alan  nello scritto aveva preso il massimo. 
Infine lo abbiamo mandato via assai soddisfatti. "Dieci, siete d'accordo?" ha chiesto pro forma la prof. Spini, e tutti abbiamo annuito distrattamente. Ma mentre stavamo compilando la scheda del suo colloquio l'Ape Impazzita ha scandito le parole "Secondo me quello non era un colloquio da dieci".
L'abbiamo guardata straniti. Ah no?
Non era stato brillante, non aveva fatto cose particolari, non aveva fatto Spagnolo, e soprattutto (rullo di tamburi) non aveva fatto il percorso con le slide: aveva portato solo la carta geografica della Corea e quella del circuito del robot. Non era stato dunque un colloquio preparato con cura.
La prof. Spini ha provato a prenderla con le buone spiegando con bel garbo che il ragazzo ha un handicap nelle relazioni sociali, di cui è giusto tenere conto. Sostegno ha osservato che non esisteva non dare dieci a un colloquio del genere. Altri hanno enfatizzato il lavoro di cibernetica, la mirabile sintesi di cui aveva dato prova nell'analisi dell'economia coreana, l'accuratezza della biografia del celebre matematico. Invano.
L'Ape Impazzita ci ha fatto osservare che l'handicap nelle relazioni sociali di Alan non è supportato da un certificato medico.
E sta' a vedere che adesso le slide sono diventate obbligatorie e che ci vuole la certificazione se uno ha un carattere, diciamo ombroso, abbiamo pensato in coro guardandola male (senza contare che, a parte l'uscita sullo spagnolo, che rientra pur sempre nel campo delle opinioni personali, nel colloquio Alan non si era poi mostrato granché ombroso, anzi aveva retto  molto bene lo stress).
La questione non era delle più essenziali: considerati gli scritti e il voto di ammissione, Turing avrebbe avuto il dieci come voto finale anche se nel colloquio avesse preso otto. 
Guarda caso però aveva fatto un colloquio da dieci e nient'altro che dieci volevamo mettere, qualsiasi cosa ne pensasse l'Ape Impazzita. Che dal canto suo, non voleva sentir ragioni appunto perché "comunque il ragazzo sarebbe uscito con dieci". E di nuovo a scandito, con mirabile dizione, che secondo la Sua Opinione, e non conoscendo il ragazzo, dall'esterno quello non era un colloquio da dieci. E pareva proprio convinta che ce ne dovesse fregare qualcosa, della sua Augusta Opinione.  
"Va bene, votiamo" ho detto con aria palesemente scocciata "Dopotutto ci pagano per questo. Chi è contrario al dieci?".
Nessuno ha alzato la mano. L'Ape Impazzita ha borbottato qualcosa ed è uscita dalla stanza. E finalmente abbiamo finito di compilare la scheda (da dieci) del colloquio.
Per passare poi diversi minuti a placare una irritatissima Spini che stava praticamente ruggendo. Come sarebbe a dire che quello non era un colloquio da dieci? Cos'era allora un colloquio da dieci? E che caspita c'entravano le slide?

Così Turing ha avuto il suo bel dieci all'orale (anche se non lo saprà mai) mentre noi insegnanti abbiamo avuto un bonus extra per la fermezza d'animo dimostrata: perché l'Ape Impazzita nei giorni dei nostri orali guarda caso era quasi sempre a seguire gli orali di Crifosso. 
Nessuno si è disperato per la sua assenza, e meno di tutti io.
Salvo una piccola considerazione, che ho rimuginato prima in cuor mio e poi esposto a Spini e Ghirlandai mentre rimettevamo a posto le carte della giornata. D'accordo, l'Ape Impazzita non lo riteneva un colloquio da dieci perché non era stato abbastanza fighetto. Effettivamente Alan Turing punta molto all'essenziale ed evita i fronzoli, come dimostrava anche l'assenza delle slide (per elaborare una ventina di slide infiocchettate ci avrebbe messo circa quindici minuti). Ma a te che lavori nella scuola da una vita sembra davvero un difetto, quello di curare la sostanza più che l'apparenza?
Di cosa parliamo, quando parliamo di scuola?

*sì, proprio Alan Turing. Quello di The Imitation Game.
**sì, proprio Alan Turing, quello di The Imitation Game.

12 commenti:

pensierini ha detto...

Carissima Murasaki, che piacere sentirti tornata in campo perfettamente sana e finalmente consapevole di esserlo! Su Alan, immagino che sia meglio che stia all'oscuro di tutti i mannelli nascosti: non li capirebbe neppure, sono troppo di bassa lega per lui. Un'altra cosa: secondo me, le 20 slide le avrebbe preparate in 5 minuti, e non in 15! E' il lavoro che c'è stato dietro, a contare: lo studio serio, la riflessione profonda, la ricerca delle fonti originali e quel minimo di contributo personale che dà gusto alla vita. E' una fortuna, avere a che fare con diamanti grezzi come lui. Il taglio può venire dopo oppure no, dipende da tante cose, ma la stoffa non s'inventa. :-)

Murasaki ha detto...

@Pensierinio:
d'accordissimo con te su entrambe le cose!

pensierini ha detto...

mai avuto il minimo dubbio :-*

dolcezzedimamma ha detto...

Purtroppo la madre dei cretini è sempre incinta e, spesso, nelle commissioni d'esame si manifesta in tutto il suo splendore. L'importante è resistere, resistere, resistere: la scuola buona estremo baluardo contro la stupidità.

minty ha detto...

Ma perché "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" è un libro deprimente? XD
Io l'ho adorato, me lo sono sparato in una notte e da allora mi interesso molto di più all'argomento "autismo".
L'unico rimprovero che gli si può muovere, imho, è di essere un libro eccessivamente buonista, quello un po' sì...

Ornella ha detto...

Per un attimo ho temuto che l'ape impazzita avesse vinto... sostanzialmente una persona a cui piace mettersi di traverso.
Detto per inciso io sarei sempre e comunque per la sostanza. Forse perché non sono molto diplomatica. La sindrome di Asperger, magari in forma lieve, dev'essere presente pure nel mio dna...

Linda_chi? ha detto...

Brave. A nome di tutti quelli che nella scuola pubblica ci credono ancora, brave. E che l'Ape impazzita ritrovi il senno e il senso del suo lavoro.
P.S."Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" è un'opera interessante,ma, sì, abbastanza deprimente e l'amato Cumberbatch è magnifico nella sua interpretazione di Alan Turing.

Pellegrina ha detto...

Dolores et McGoonall! o come si chiama in inglese.

Murasaki ha detto...

@Dolcezze:
Bene, non si può negare che la prof. Spini abbia resistito con molta forza d'animo, e anche noi abbiamo dato il nostrom piccolo contributo ^_^

@Minty:
Che sia interessante non c'è dubbio. Ammetto che mi avrebbe depresso meno se dietro alla morte del cane ci fosse stato un vero giallo, indipendente dalla vicenda interna: ho sempre avuto una certa simpatia per i giovani investigatori un filino autistici...

@Ornella:
Credo che non si tratti esattamente di sindrome di Asperger, quanto di buon senso. L'apparenza a scuola andrebbe apprezzata quando non c'è molto altro da apprezzare, perché è giusto mettere in risalto gli aspetti positivi di ognuno. Ma quando abbiamo il piacere di trovare un bel po' di sostanza, sarebbe davvero il caso di darle quel che le spetta!

@Linda_chi?
Ah, ma esiste forse un interpretazione in cui Cumberbatch non sia magnifico? Certo non fra quelle che ho visto io!
(Sul rinsavimento dell'Ape Impazzita però non ci farei un gran conto, da quello che mi hanno raccontato. Averla per preside dev'essere un esperienza davvero formativa)

@Pellegrina:
Verissimo! Perfetto! Esatto! Quelli dell'Ape Impazzita erano proprio argomenti da Umbridge, e come i suoi dettati da un fondo di antipatia per un alunno che si permetteva di essere TROPPO bravo per i suoi stupidi standard.
E quanto, oh QUANTO mi dispiace non poter riferire questo tuo apprezzamento alla prof. Spini (tra l'altro alta come la McGonagall e all'occorrenza altrettanto decisa, anche se più ciarliera con i colleghi e assai più dolciosa con i suoi alunni), che è pure una grande apprezzatrice dei libri di Harry Potter!

Pellegrina ha detto...

"L'apparenza a scuola andrebbe apprezzata quando non c'è molto altro da apprezzare, perché è giusto mettere in risalto gli aspetti positivi di ognuno. Ma quando abbiamo il piacere di trovare un bel po' di sostanza, sarebbe davvero il caso di darle quel che le spetta!"

Perfetto, ma pochi sono in grado non solo di praticarlo, ma persino di comprenderlo, a scuola e fuori. Cosa perniciosissima, ahimé.

Quanto alla vostra Umbridge, o alle Umbridge in generale, quello che le manda in bestia non è soltanto la bravura scolastica: è il sentire che ci sono intelligenze che non possono essere domate dall'istituzione e che, per quanto essa possa aiutarle, come sarebbe suo dovere se riuscisse a non sentirsene messa in crisi e a non temerle, o come troppo spesso invece avviene, sabotarle, pur se ferite e acciaccate proseguiranno sempre in sostanziale autonomia. E quando queste intelligenze si concentrano sull'adempimento del dovere scolastico raggiungendo tutti i risultati necessari, be', allora... allora è una fortuna che per ogni Umbridge frustrata e vendicativa ci siano almeno due McGonagall nei dintorni!

Il che in fin dei conti significa appunto essere "troppo" bravi... :-)

Sarei felice che l'apprezzamento arrivasse anche alla tua collega in qualsiasi modo :-).

Pellegrina ha detto...

Comunque m'intriga molto sapere cos'ha detto sulle'economia coreana. Un robot ormai sono capaci tutti, ma l'economia coreana, ecco, è roba da Turing!

Murasaki ha detto...

Sull'economia coreana ha detto lo stretto indispensabile, cioè che ci sono assai molte industrie basate su tecnologie molto avanzate (segue lista di nomi e di cosa producevano) e che dunque era molto avanzata, e ha parlato delle materie prime che ci sono lì. Ha anche accennato all'economia della Corea del Nord, che è decisamente diversa :) Insomma, molto sintetico e molto efficiente. Mi perdonerai se ho dimenticato quasi tutto!
Sulla Umbridge-Ape Impazzita concordo in pieno, e troverò senz'altro il modo di riferire l'apprezzamento alla Spini, ma senza citare il blog (basta dirle che l'ho raccontato a un amica, che in fondo è la pura verità).
Sul fatto di mettere in rilievo quel che c'è di positivo negli alunni, fa proprio parte delle direttive ministeriali, e non da oggi. A St. Mary Mead siamo molto attenti a questo, ma non è una cosa rara. Solo che ogni insegnante ha il suo filtro basato su pregiudizi, questioni esistenziali e autobiografiche, teorie educative... e insomma è sempre difficile dimenticarsi di quel che siamo, con tutta la buona volontà del mondo. Insomma, c'è chi ci riesce meglio di altri, ma è più complicato di quel che sembra, e non sempre per colpa dell'età.