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mercoledì 25 gennaio 2012

I miei insegnanti - Mrs. Piton Maior

Mrs. Piton Maior, in uno dei suoi rari giorni di buonumore

Esiste tutta una tradizione letteraria sugli insegnanti di matematica implacabili fino al sadismo, oggi smentita da professori di matematica sorridenti, amichevoli e amanti dei metodi creativi, che spesso sono anche i più ragionevoli e solari di tutto il Consiglio di Classe.
Io, alle medie, ho avuto una Professoressa Terribile di Matematica DOC, di quelle che gli ex-allievi cambiavano strada per non salutarla, la sognavano di notte nei peggiori incubi anche in età più che adulta, insomma  una Grandissima Stronza, di quelle che riescono da sole a dar lustro a un'intera sezione.
"Ah, avete la Piton" dicevano tutti "Vedrete, vedrete".
E abbiamo visto. 
Quando arrivava lei, in classe entrava il Terrore. Alle interrogazioni molti dei miei compagni impallidivano e balbettavano o si chiudevano in un silenzio terrorizzato, come conigli ipnotizzati davanti al serpente che sta per divorarli.
Intendiamoci, se eri bravo e ben preparato e portato alla materia non c'erano molti problemi - certo, le stilettate arrivavano, però erano tirate con molto più garbo - ma per essere bravo e ben preparato dovevi per l'appunto essere portato alla materia e capire di cosa si stava parlando. Ovvio che, se eri terrorizzato, di capire non se ne parlava nemmen di lontano. Ma se non eri particolarmente portato alla materia, ben presto eri terrorizzato e inabile all'apprendimento, e gli sforzi per venirti incontro si potevano agevolmente contare sulle dita della mano di un monco.
In pratica: se capivi, bene, e se non capivi erano cazzi tuoi.
Non c'erano sconti e non c'erano facilitazioni, e spesso e volentieri c'era una buona dose di sadismo. Se mostravi di non aver paura di lei ti rispettava, altrimenti diventavi terra di conquista - non venivano fatti prigionieri. 
Eravamo giovani pulcini con le prime piume ancora inzuppate di albume, cresciuti in una cultura che dava per scontata una  cieca sottomissione al Professore e all'Autorità in generale (anche se spesso né professori né autorità ne abusavano). Naturalmente ci allargavamo un po' con gli insegnanti più deboli o disponibili, ma lo spirito polemico era ancora merce rara e davanti a una prepotenza chinavamo il capo in silenzio. Io un po' meno, devo dire. 
Ci furono alcuni scambi di vedute piuttosto incandescenti, ma poi le cose si sistemarono: con me non tirava la corda più di tanto, e d'altra parte in matematica ero piuttosto brava - di scienze ne sapevo il giusto, ma con lei come insegnante a nessuno di noi si aprirono grandi portali su mondi sconosciuti in quella disciplina: era implicito che  scienze era una materia insignificante, fatta giusto per onore di bandiera, mentre Matematica era LA materia  e il vero punto cardine del nostro corso di studi, tanto che per scienze ci disse apertamente di non farle troppe domande perché lei ne sapeva q. b. e non di più e non le interessava approfondire molto. Detto per inciso, anche il libro di scienze faceva abbastanza pena.

Mrs. Piton Maior aveva anche dei lati positivi: era preparata (in matematica), spiegava bene, era giusta nelle votazioni, non faceva favoritismi e dava un buon metodo per l'impostazione dei problemi - tutte doti comunque che non sono affatto inconciliabili con un carattere gentile e un atteggiamento rispettoso verso gli alunni. Certo, da allora ho visto sufficienti cartoni animati giapponesi per rendermi conto delle leve psicologiche che azionava: ci si sente sempre più ganzi quando si sopravvive a una dura selezione, e io mi sentivo effettivamente più ganza, e in cuor mio disprezzavo lei e me per questo: senza sapere ancora formulare il concetto, intuivo comunque che avere un'intelligenza piuttosto portata alla matematica e una buona memoria non faceva di me una persona più meritevole di rispetto umano degli altri, e che infierire contro chi non sapeva reagire e mantenersi nei limiti del decoro con chi invece era in grado di tenerti testa era decisamente troppo comodo.
Intendiamoci, non dico che non dovesse rimandare a Ottobre chi non era sufficiente o dare dei voti più alti, ma c'è modo e modo di dare un quattro, specialmente alle interrogazioni. Soprattutto, non c'è motivo di far piangere sistematicamente quelli che vanno male.

Ad ogni modo io la matematica delle medie la ricordo ancora, quasi tutta - e, come alle medie, continuo a infilare almeno uno o due errori di distrazione nelle espressioni ogni volta che mi attento a farne una. E ricordo ancora le molte definizioni che ci fece imparare a memoria - far imparare a memoria certe cose è un ottimo sistema, specie con materie come la sua. Ma ricordo molto bene anche moltissime cose che ho studiato con insegnanti cortesi e disponibili.

Non ho mai avuto occasione di cambiare strada quando la incrociavo perché non l'ho mai più incrociata (ma non credo che avrei cambiato strada, ad ogni modo). A quanto ricordo non l'ho mai sognata, né in incubi né in sogni piacevoli.
E mi è rimasto una certa simpatia per la matematica, anche se da allora ne ho fatta ben poca.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo questo atteggiamento, da parte dei docenti di matematica, è diffuso trasversalmente (ma anche tra i fisici).
Più che altro, la cosa che fa male è l'atteggiamento di superiorità, per cui chi capisce le cose elette (e le statistiche scientifiche dimostrano che l'intelligenza matematica è relativamente poco diffusa) è un minus habens, che possibilmente va schiacciato, eliminato o almeno allontanato dalle vie della conoscenza.
La cosa che mi sta succedendo purtroppo è che, nella mia istituzione i due settori sopraddetti sono quelli che determinano la massima selezione fra gli studenti ed i relativi abbandoni, che superano il 30 % degli iscritti. Perciò, essendo NON la matematica o la fisica il settore delle nostre lauree, noi di altre discipline siamo portati ad essere "più tolleranti", per non farci chiudere, se non altro (è tempo di tagli anche da noi, se non lo sapeste).
Risultato : gli studenti prendono sottogamba le ns materie (che poi sono quelle proprie della loro laurea !).
Che fare ?

Anonimo SQ

la povna ha detto...

Il mio professore di matematica e fisica al liceo era molto bravo e molto severo. Ma giusto nel comportamento, rigoroso ma mai portato alla presa in giro.
Ancora oggi penso a lui come a una delle persone più importanti della mia carriera di studi.
Per fortuna, come Mrs. Piton io mai (e tra i colleghi direi nemmeno: molti atteggiamenti umiliatori, certo, ma non accompagnati dalla preparazione).

Murasaki ha detto...

@Anonimo SQ
Forse sperare nel futuro? Può anche darsi sia un atteggiamento "residuo", in via di estinzione (seeee...). Ad ogni modo qua alle medie l'unica insegnante di matematica che ho conosciuto con quell'atteggiamento è della generazione precedente, le nuove leve lavoranoi molto sul fronte de "la matematica non morde". Ma magari quelli che vogliono farla mordere vanno ai gradi più alti dell'istruzione, non so.

@ 'povna
Si spera come Mrs, Piton nessuno/a di noi mai!!!
La severità in sé è una buona cosa, che volesse vedere rispettati certi standars era senz'altro un punto positivo a suo favore.
Quanto all'altro atteggiamento, cioè il sarcasmo associato all'incompetenza, ecco, non è forse proprio il top dei top, ecco ^__^
(Morte!Mooorte! griderebbe Qualcun Altro. E assai a ragione)

cautelosa ha detto...

La mia prof di matematica alle medie (un secolo fa) era la sorella gemella della tua. Brava didatticamente, ma terrificante.
Capace di stroncarti con battutine al vetriolo, peggiori del peggior voto in un tema, pronta a considerare un'offesa personale il tuo ripetuto soffiarti il naso, pur affetta da raffreddore da cavallo per non parlare dei suoi strali di fronte ad una dimenticanza di quaderno, fosse stata anche l'unica in un triennio...
Però io l'ho scoperta e rivalutata dieci anni dopo aver conseguito la licenza media, quando mi trovai ad essere sua collega nella mia primissima supplenza alle medie. Incontrai una donna di animo generoso che mi prese sotto la sua ala protettrice ('condividevamo' una terza media di terribili alunni di 'alto lignaggio' sociale), del tutto diversa da quell'insegnante che tanta paura faceva a noi giovani studenti.
Va da sé, comunque, che, nei nostri rapporti, continuai ad usare il 'lei', né mai mi propose di passare al 'tu'...