Il signore qui raffigurato è candidato alla vicepresidenza USA. Per una serie di motivi che vado a spiegare, i gatti non lo apprezzano. |
Il mio blog preferito
domenica 28 luglio 2024
Una campagna elettorale ricca di imprevisti (ma con meno gatti del dovuto).
sabato 20 luglio 2024
Gli strangolatori di Saint Mary Mead
Per la mia generazione, la parola "strangolatori" evoca i leggendari thugs, protagonisti in tanti libri di Salgari (questo libro, nello specifico, è di Salgari figlio, ovvero Omar) |
domenica 14 luglio 2024
Manuale della perfetta coordinatrice - L'arte involontaria della moral suasion
Il consiglio di Classe della Terza Sfigata. Kimono Cats on Cups è una deliziosa pagina su Facebook che ho scoperto di recente. Credo che la userò spesso per il blog. |
All’inizio era più sindrome di Stoccolma che reale affetto: nonostante la presentazione disastrosa che ci avevano fatto gli insegnanti delle elementari, il ragazzo che ci era stato presentato come assai violento NON mi tirava addosso banchi né sedie gridando frasi inconsulte, il gruppo dei presunti cerebrolesi non sembrava del tutto incapace di una qualche attività cerebrale, la gran mole di dislessici leggeva maluccio (ma non malissimo) e con esitazione e scriveva così-così ma comunque scriveva, e pure volentieri, anzi sembrava molto desiderosa di migliorare; l’atmosfera in classe era nel complesso buona e ascoltavano volentieri una buona storia - cosa, questa, che ci permise di sbarcare abbastanza onorevolmente la prima quarantena con l’aiuto dei racconti di Kipling.
Di fatto, il presunto Tiratore di Sedie non solo non ha mai tirato addosso proprio niente né a me né ad alcuno dei colleghi, ma nemmeno ha mai usato una sia pur minima violenza verso alcuno dei suoi compagni, nemmeno quando era arrabbiato con loro o con l’universo mondo (il che avveniva abbastanza spesso). Era talvolta polemico e ombroso, spesso suscettibile e anche permaloso in sommo grado, ma niente che non si potesse risolvere con un po' di pazienza.
Stabilito dunque che in classe non sarebbe scorso il sangue, il mio affetto prese una tinta più spontanea: erano 21 ragazzi casinisti e turbolenti, non particolarmente amanti dello studio, dotati di una certa vena narrativa, piuttosto fisici - non a caso quasi tutti avevano sogni sportivi nel cassetto - ma non privi di una certa vena intellettuale. Insomma in quella classe c’era dentro di tutto e davvero non si rischiava di annoiarsi.
Sul piano didattico tuttavia non ci hanno dato molte soddisfazioni. Sì, c’era un bel gruppetto di bravi e anche un quartetto di molto, molto bravi - ma si trattava di quel tipo di ragazzi che riusciranno sempre ad essere molto bravi, indipendentemente dagli insegnanti che si ritrovano: studiosi e coscienziosi ma all’occorrenza anche creativi, disponibili a far tesoro di qualsiasi spunto o approfondimento, pronti ad appassionarsi a qualsiasi ramo dello scibile universale presente, passato e futuro e anche attenti all'attualità.
C’era poi un gruppetto di quelli a cui abbiamo Aperto Le Porte e che grazie ai nostri accorti interventi han migliorato l’autostima e sviluppato capacità che non sospettavano nemmeno lontanamente di avere - e sono quelli più gratificanti per noi insegnanti. Poi sì, c’era anche un bel gruppo della specie Alunnus Ordinarius, di quelli insomma che navigano a vista, ti stanno talvolta a sentire un po’ per cortesia e un po’ perché quel giorno non han di meglio da fare e tirano a campare come meglio possono puntando strenuamente ad un cinque che la bontà degli insegnanti, unita a un gran desiderio di non avere grane, porta regolarmente a sei.
Avevamo così il Ragazzo Che Non Tirava Le Sedie Addosso Alla Gente che non sapeva l'inglese, e che nonostante gli strenui tentativi della prof. Bipolar, che pure non è di quelle che si arrendono al primo insuccesso continuava imperterrito a non sapere un accidente di inglese, anche se verso la fine dell'anno pare che si fosse notato qualche accenno di vita su Marte; e il Monaco di Monza, che da sempre aveva stabilito che Matematica non faceva per lui e dunque della Matematica se ne era sempre fregato alla grande nonostante avessimo più volte tentato di sensibilizzare i genitori sulla questione suggerendo garbatamente qualche lezione privata o che almeno cominciasse ad ascoltare quel che si diceva a lezione; e la Madrelingua Inglese che parlava e scriveva un inglese ricco e raffinato ma se ne fregava alla grande di Spagnolo e infine Pisola, un caso molto particolare che all'occorrenza, quando il disastro sembrava davvero imminente, si dimostrava in grado di recuperare qualsiasi materia, ma che in generale soffriva di noia acuta per quasi tutto quel che facevamo a scuola - si era anche parlato di fermarla in Seconda, o meglio ne avevano parlato alcuni; io comunque avevo applicato un silenzioso ostruzionismo, nel senso che non avevo mai portato l'argomento in primo piano ai Consigli contando che nessun altro lo avrebbe fatto al posto mio (di fatto nelle mie materie andava abbastanza bene ma soprattutto secondo me quella classe era un organismo complicato, e toglierle un pezzo non mi sembrava una manovra vincente).
D'altra parte non avevo niente in contrario che qualcuno, se al Consiglio pareva il caso, ripetesse la Terza. Ho sempre disapprovato la scuola di pensiero del "Lo bocceranno alle superiori, lì non vanno tanto per il sottile": secondo me, fermo restando che chiunque ha il diritto di bocciare quante volte vuole, quando escono dalle medie i ragazzi dovrebbero essere in grado di raccattare una onesta sufficienza alle superiori senza stressarsi troppo. Ma sono opinioni personali.
Siamo così arrivati al Prescrutinio, dove vengono letti e discussi i giudizi finali. In apertura di consiglio dissi che prima di tutto era il caso di discutere se ammettere tutti all'esame e, laddove ci fossero delle insufficienze (e sapevo che c'erano, perché per tutto l'anno c'erano state grandissime lamentele soprattutto per Matematica, Inglese e Spagnolo dove lo spettro del Quattro era stato evocato più volte aggiungendo che c'erano dei Quattro che avrebbero dovuto essere direttamente degli Zero) era il caso di discutere se lasciarle per l'ammissione, e regolare i giudizi in modo che gli alunni fossero ben consapevoli che almeno all'esame dovevano seriamente impegnarsi.
Mi era sembrato un discorsino equilibrato da scodellare, che immaginavo degna apertura di un franco e aperto confronto sulle singole situazioni; e non sospettavo nemmeno minimamente lo sbalordimento che avrebbe provocato.
Insufficienze? Ma come facevano a dire se c'erano delle insufficienze, a tre settimane dalla fine dell'anno scolastico? Non era una cosa che si potesse ancora valutare, e non pensavano, e non credevano, e non si capacitavano...
Lettere? Lettere per comunicare alle famiglie che c'erano delle insufficienze? Ma, chissà, magari non, magari se, ma forse non era il caso... E poi, via, l'ammissione, per non ammettere un alunno all'esame ci volevano almeno cinque o sei insufficienze gravi...
Ho evocato in cuor mio la famosa Preghiera dell'Insegnante* e ho iniziato a lavorare pazientemente ai fianchi il Consiglio ricordando che la legge autorizza la bocciatura anche con una sola insufficienza. Ellamiseria, da tre anni vi lamentate di metà della classe, e nemmeno a torto, possibile che improvvisamente siano diventati tutti almeno sul cinque e mezzo e chissà che improvvisamente anche quei pochi cinque e mezzo diventino sei? C'erano dei quattro nelle schede del primo quadrimestre, e da Febbraio è stata tutta una lamentela sul fatto che non studiavano e non si impegnavano e non facevano e non dicevano e nemmeno scrivevano lettera o testamento... vogliamo prendere un po' di misure preventive per assicurarci che almeno si impegnino a prepararci un orale decente?
Dopo lunga e paziente opera di scardassamento riesco ad ottenere ben mezza dozzina di insufficienze, con relativa lettera di avviso alle famiglie. Sono uscita però dal Consiglio con una strana sensazione.
L'idea era di far arrivare le lettere alle famiglie prima del ricevimento generale ove si sperava che gli insegnanti delle varie materie chiarissero bene la questione. Misteriosamente però le lettere sono partite solo diversi giorni dopo il ricevimento in questione - dove peraltro le famiglie dei Casi Critici si sono mostrate assai latitanti. Unica eccezione, la madre del Mancato Lanciatore di Sedie, che con me ha sempre parlato più volentieri che con gli altri insegnanti (probabilmente perché nonostante gli abbia dispensato generosamente quattro e cinque ove se ne presentasse necessità, insufficienze sulla scheda per le mie materie non ce n'erano mai state né vi sarebbe stato motivo per metterne); a lei riuscii a fare un discorsetto assai esplicito che in qualche modo deve essere stato recepito quel tanto che bastava per produrre qualche risultato.
Due giorni prima degli scrutini ho esaminato con cura i voti di ammissione, e le sorprese davvero non sono mancate: magicamente i cinque e financo i quattro si erano trasformati quasi tutti in sei e la Terza Sfigata è stata ammessa con solo tre magre insufficienze, di quelle che in tutta onestà non potevano nemmeno lontanamente mettere in discussione l'ammissione visto il quadro complessivo. A quanto pareva, il mio franco e aperto discorsetto ha avuto come unico effetto quello di far manovrare accortamente i miei colleghi in modo da poter alzare i voti.
Ho così scoperto che, contrariamente a quanto ho sempre pensato, sono in realtà una abile diplomatica, soprattutto quando non cerco di esserlo.
E insomma è proprio vero che questo è un lavoro dove non si finisce mai di imparare.
* "Signore, dammi la pazienza. Ti chiedo la pazienza e non la forza perché se mi dai la forza faccio una strage"
lunedì 8 luglio 2024
La terza Sfigata va a fare shopping
Le Terze che quest’anno abbiamo portato all’esame sono state segnate con molta forza dalla pandemia: la loro Quarta Elementare è culminata con quattro mesi trascorsi in clausura a casa; è seguito poi un anno a frequenza molto altalenante in cui ci si considerava molto fortunati anche solo a far scuola fuori di casa, figurarsi se era possibile anche solo pensare a portarli in giro.
La prima media non iniziò con auspici particolarmente favorevoli, e infatti la Prima Sfigata si guadagnò il suo soprannome entrando in quarantena già al quinto giorno di scuola. A quel preludio non particolarmente felice seguì uno snervante susseguirsi di normative sempre più stravaganti dove quarantene, mascherine e tamponi facevano la parte del leone e l’insegnante di turno solo occasionalmente riusciva a ritagliarsi qualche angolino dove impostare un pochina di didattica.
Tuttavia nel corso dei mesi le cose andarono progressivamente migliorando e a fine anno gli alunni riuscirono a fare qualche piccola sortita esterna; la Prima Sfigata per esempio fece una recita all’aperto, in una bellissima giornata di sole, preludio di un’estate davvero infernale, e perfino una piccola sortita a Firenze a sentir parlare di Comuni e Corporazioni* e visitare piazza della Signoria e la Loggia del Porcellino. Addirittura ci fermammo a mangiare i nostri gelati sulle scalinate della Loggia del Lanzi, sentendoci dei veri cosmopoliti.
Col passare dei mesi e con grandissimi scricchiolii l’economia internazionale si rimise in moto, con una serie di conseguenze impreviste: per esempio una bella inflazione galoppante legata anche all'improvviso impennata dei prezzi dei combustibili fossili; il fatto poi che a metà inverno la Russia non avesse trovato nulla di più intelligente da fare per passarsi il tempo che invadere l’Ucraina non migliorò in alcun modo la situazione, tanto che ci ritrovammo costretti a rinunciare a un’uscita collettiva in una delle più antiche foreste d’Europa, a pochi chilometri da St. Mary Mead, perché la ditta di trasporti aveva chiesto una cifra davvero improponibile.
L’anno scolastico successivo quindi le Seconde si ritrovarono incastrate in un meccanismo piuttosto perverso perché, con la scusa che la benzina era aumentata, anche i prezzi restavano vieppiù improponibili, e per giunta il Comune - che per forza di cose aveva meno fondi a disposizione e un servizio di bus scolastici che doveva gestire a prezzi abbordabili - cominciò a tirare fuori le più strane restrizioni per quegli stessi pulmini gratuiti che un tipo ci offriva quasi rimproverandoci se non approfittavamo abbastanza della sua generosità.
Così i consigli di classe cominciarono a considerare con occhi diversi la programmazione delle uscite: se per una visita all’Acquedotto servivano 20 o 25 euro di pullman, magari si poteva invitare un tecnico della Publiacqua che ci faceva vedere un po’ di slide e un video. Non era proprio la stessa cosa ma…
Inoltre, i treni non erano aumentati di molto, e St. Mary Mead dispone di una stazione ferroviaria sulla linea dei regionali Firenze-Roma. A Firenze si arriva in meno di mezz’ora, e ci sono tre stazioni** che offrono possibilità piuttosto varie; in particolare, la stazione di Santa Maria Novella, che è già essa stessa un monumento di grande levatura (per tacere del convento da cui prende il nome con tanto di ciclo di affreschi di Giotto su Francesco d’Assisi) apre su una zona che contiene una delle massime concentrazioni mondiali di Grandi Monumenti; vantaggi di avere una città d’arte proprio nel cortile di casa.
Qualcuno potrebbe domandarsi “Ma non li portavate a Firenze, prima della pandemia?”.
Sì e no: almeno una gitarella nel centro storico di Firenze, vuoi per qualche attività a Palazzo Vecchio, vuoi per vedere qualche mostra o addirittura con l’ignobile scusa della casa di Dante (decisamente falsa) l’han fatta tutte le classi, ma era comunque noto che a Firenze i ragazzi andavano spesso: a fare shopping con le famiglie o gli amici, al cinema, o anche solo a fare un po’ di struscio in via del Corso. La pandemia però ha dato una notevole accelerata agli acquisti in rete e le famiglie prediligono i centri commerciali ma soprattutto si sono fatte molto più preoccupose. Oddio, cinque teneri adolescenti di tredici anni potranno reggere l’impatto col centro storico fiorentino alle quattro del pomeriggio? E se poi il lupo se li mangia e gli alieni li rapiscono, noi come facciamo senza di loro?
Quanto al cinema poi è noto che basta aspettare, tanto su Netflix arriva tutto in tempi brevi.
Tutto ciò mi perplime assai, ma non è che posso farci molto. Dopo aver portato la Terza Sfigata al Teatro Comunale a vedere uno spettacolo sulla Turandot e al Chiostro degli Innocenti a vedere la mostra di Mucha mi sono però accorta che avere questi eventi fissati a mezza mattinata era di ostacolo per i giri di acquisti perché appunto a mezza mattinata i negozi aprivano, con l’unica eccezione di Starbuck’s; così, dopo essermi consultata con loro, abbiamo stabilito di fare una uscita dedicata (ehm) a Firenze capitale. Anzi, meglio: Firenze capitale nel centro storico. Niente di complicato, in effetti: piazza del Duomo (che ha una ricca facciata ottocentesca in perfetto stile “amai di più il medioevo che non vissi”), poi giù lungo via Roma e il Corso, con vetrine assolutamente internazionali e recentissime per arrivare al cuore, ovvero piazza della Repubblica già piazza Vittorio Emanuele II, vecchia sede dell’illustre ghetto ebraico spolverato via per far posto appunto alla piazza, con una visita alla palazzina della Rinascente, primo esempio italiano di un moderno grande magazzino e che a Firenze ha avuto una storia piuttosto intricata; la visita sarebbe stata completata da una sosta sulla terrazza-bar da cui si vede un panorama invero notevole. Infine giretto intorno alla piazza e sotto i portici: l’assai letterario bar delle Giubbe Rosse, le vecchie Poste, il teatro poi cinema Gambrinus e un po’ di negozi moderni tra cui un enorme store Apple che non ho mai avuto il coraggio nemmeno di accostare***. Infine, esaurita la parte didattica con le sue brevi marchette, gli alunni avrebbero potuto dedicarsi ai negozi che preferivano.
Il progetto, all’apparenza tutt’altro che ambizioso, si è rivelato assai più complesso del previsto nell’organizzazione.
Prima di tutto trovare una data. Io e il Sostegno che mi appoggiava in questo raffinato intervento didattico ci siamo accordate per Venerdì, dove entrambe avevamo ore solo su quella classe e quindi non era necessario sostituirci, e su un Venerdì di Marzo, quando avremmo dovuto essere al riparo da gelate e simili, perché il bello di una passeggiata nel centro storico di Firenze consiste anche nel godersi la fresca brezza, i raggi del sole che indorano i monumenti e una sfogliatina o una pizzetta da sbocconcellare su qualche panca o gradinata senza rischiare la morte bianca.
Detto fatto, dopo un Febbraio assai mite e soleggiato è arrivato un Marzo gelido ed estremamente piovoso. Non solo, sono iniziate anche le Altre Uscite: perché se i ragazzi stanno a deprimersi nei campi di concentramento italiani o a divertirsi (si spera) al Museo della Matematica, non possono nello stesso momento passeggiare pigramente nel centro storico di Firenze.
Poi c’è stata Pasqua, dove ho avuto la brillante pensata di prendermi una brutta influenza. Poi le Prive Invalsi. Poi di nuovo le piogge, che ad Aprile e inizio Maggio non erano più gelide, ma in compenso si erano fatte assai torrenziali, e sempre concentrate nel fine settimana che com’è noto comincia di Venerdì.
È seguito poi il problema del Terzo Accompagnatore: perché Matematica, che all’inizio aveva appoggiato il progetto, si era poi defilata accampando preoccupazioni familiari all'apparenza piuttosto serie (ma che non le hanno impedito di fare il suo orario completo senza chiedere particolari permessi).
Ho pubblicato un accorato appello sulla Classroom del Consiglio di Classe - un sistema che di solito funziona molto bene anche senza essere accorati, ma che stavolta non ha sortito gli effetti sperati, vuoi perché alla fine dell’anno ne avevamo troppe da fare, oppure perché qualcuno sospettava una certa frivolezza di fondo nel progetto, non so.
Sta di fatto che Spagnolo mi ha spiegato che non poteva, Inglese mi ha praticamente morsicata dicendo che, insomma, la classe doveva sostenere un esame e alcuni pure le prove della certificazione Trinity (anche se pochi giorni prima la stessa classe era uscita tutto il giorno con lei per andare all’Hard Rock Cafè) e Sostegno2 mi ha scodellato la motivazione più balorda del mazzo: le famiglie avevano già sostenuto troppe spese per tutte le uscite e i viaggi precedenti, e una gita a Firenze costava almeno 8 euro e lei non se la sentiva di proporla alle famiglie ma si offriva di accompagnarci in una ecologica camminata a costo zero nei dintorni di St. Mary Mead.
L’intero ragionamento presentava svariate falle: tanto per cominciare lei non doveva proporre proprio niente perché l’idea era mia, senza contare che nonostante la sua sfigatezza quella specifica Terza non presentava situazioni economiche troppo critiche, ma soprattutto perché la gita si sarebbe autofinanziata in buona parte con gli avanzi di due uscite precedenti amorevolmente conservati nella cassaforte della scuola - a dirla tutta ai ragazzi è stato chiesto un pingue contributo di due euro e dieci centesimi, calcolato con cura appunto perché non restassero resti di sorta visto che eravamo ormai in fondo alla terza. Ho provato a spiegarglielo ma non ho avuto risposta e non mi è parso il caso di approfondire l’argomento a voce, in parte perché mi sentivo pericolosamente incline a mandarla a Fanculo a gran voce - cosa che ci tenevo ad evitare perché, infine, se un collega non vuole accompagnarti in una uscita, validi o meno che siano i suoi motivi, è liberissimo di non farlo.
Così sono andata con fare assai sdilinquevole dal Preside chiedendogli se per caso non era disposto a rinunciare al Terzo Accompagnatore, visto che la classe era piuttosto gestibile nelle uscite e anche l’alunno col sostegno era assai autosufficiente e in grado di badarsi da solo.
Il Preside mi ha però ricordato che a fine Maggio il centro storico di Firenze è una bolgia in piena regola (che è verissimo) ma mi ha suggerito di andare a batter cassa a nome suo al nuovo insegnante di Potenziamento - un baldo e gentile giovane che era nell’anno di prova (e dunque si dava per scontato che fosse particolarmente incline a fare favori su richiesta, seppur indiretta, del Dirigente Scolastico che detto anno di prova stava per convalidarglielo); detto per inciso, il collega ha accettato di buon grado e senza farsi minimamente pregare, con un semplice “Sì, certo”.
A questo punto restava ancora da organizzare la gita, ma è stata di gran lunga la parte più semplice: prima di tutto ho comunicato la data a chi si occupa delle sostituzioni, e la data in questione era poi la stessa della prima uscita, ovvero il 30 Maggio, e tutto ciò mi è sembrato di ottimo auspicio; poi ho stampato le autorizzazioni da firmare, e ho comunicato la faraonica cifra che dovevano portare; come sempre con questa classe sono arrivati prima i soldi che le agognate firme anche se io continuavo a ripetere, come ho fatto con grande monotonia per tutto l’anno “Non preoccupatevi dei soldi, potete portarmeli con comodo tanto so dove trovarvi. Senza l'autorizzazione però ricordate che non posso portarvi fuori dalla scuola e resterete qui a fare la calza”. E naturalmente le ultime autorizzazioni sono arrivate la mattina stessa, con i ragazzi che raggiungevano la stazione ferroviaria di St. Mary Mead sventolando l’agognato tagliando.
Una volta tanto, in onore del lieto evento, il treno è stato di una puntualità esemplare e poco prima delle nove siamo sbarcati alla stazione di Santa Maria Novella, che a quell’ora non era nemmeno troppo affollata.
Li ho avvisati che avrei approfittato dell’attesa delle 10.00 quando sarebbero aperti i negozi per fare due piccoli interventi didattici, indispensabili come pretesti per l’uscita.
La prima tappa è stata piazza del Duomo, dove gli ho raccontato la storia della facciata della cattedrale di Santa Maria del Fiore, improvvisata appunto in onore di Firenze Capitale perché fino a quel momento quella che era stata per circa tre secoli una delle città più importanti del mondo non aveva mai trovato la voglia e l'occasione per fare una facciata un po’ adorna alla sua cattedrale. Gli ho anche raccontato che un tempo quella piazza era percorsa dal traffico, normale, banalissimo e ordinarissimo traffico che sfrecciava allegramente non solo intorno alla piazza,ma perfino tra cattedrale e Battistero fino alla metà degli anni 70, e che un tempo e fino all’inizio del dopoguerra ci passavano allegramente anche i tram, sui cui residui di rotaie da bambina ho avuto più volte il piacere di inciampare. Mentre parlavo mi sentivo molto nonnina che racconta di un tempo lontano lontano, eppure la distanza era molto più nella mentalità che nella cronologia: quando venne fatta la primissima zona blu, piccina picciò, nel centro storico era il 1990, il muro di Berlino era già caduto e le strida dei negozianti del centro e dei fiorentini tutti sfinirono il cielo da quanto erano alte. Oh, l’inducibile trauma di non poter andare più assolutamente dappertutto con la santa automobile! Orrore, orrore indicibile. E poi naturalmente se ne sono fatti tutti una ragione.
Da piazza del Duomo abbiamo bordeggiato lungo via Roma e via del Corso, tradizionali strusci ottocenteschi che avevano rimpiazzato viuzze assai strette con larghe strade che consentivano il passaggio di carrozze e carrozzelle che il volgo poteva ammirare dal basso in alto mentre transitavano, poi la fermata in gelateria per una seconda colazione. Secondo interventi didattico su piazza della Repubblica e i vari cambiamenti da lei subiti, e a quel punto i negozi stavano alzando i bandoni e siamo entrati alla Rinascente, in una palazzina che ha cambiato pelle più volte e che per molto tempo aveva ospitato grandi magazzini di varie marche (quando per “grandi magazzini” si intendevano soprattutto negozi economici) per poi riprendere il marchio originale, insieme alle marche assai ricercate e ai prezzi francamente del tutto inabbordabili alle tasche dei comuni mortali. I commessi ci guardavano con curiosità tutt’altro che disgiunta da un non sempre benevolo disprezzo, e nei loro occhi era scritto a chiare lettere “Ma che diamine ci fa qui una scolaresca delle medie?” (antropologia, signori, pura antropologia. Ai nostri occhi siete tutti bestie rare come noi per voi).
Sostegno1, che aveva avuto un passato biennale di commessa proprio lì, a uno dei reparti profumi, ci spiegava intanto le varie regole che il personale doveva osservare e salutava un paio di antiche conoscenze. E, sì, in questa parte dell’uscita gli alunni maschi si sono discretamente annoiati - ma mai come quando siamo infine entrati in quello che per le alunne femmine era uno dei pilastri portanti, ovvero l’enorme negozio di Victoria’s Secret, dove le commesse erano perfino più spocchiose che alla Rinascente nonostante il fatto che le fanciulline gli versassero oboli assai consistenti.
“Mai costoro avranno il mio scalpo” mi sono detta guardandole a mia volta con infinita spocchia. Ma proprio lì ho visto il regalo perfetto che da settimane stavo cercando per una cara amica, e quindi il mio scalpo l’hanno avuto eccome, anche se ho profittato di una offerta speciale davvero buona e che scadeva giusto in quei giorni.
“È un regalo” ho spiegato mentre pagavo “Mi fareste un incarto carino, per favore?” che in qualunque profumeria, ordinaria o di lusso che sia, è un po' come chiedere all’oceano Pacifico se per favore potrebbe essere almeno un po’ bagnato. Ma non da Victoria’s Secret, dove han distrattamente arrotolato un paio di fogli di carta velina bianca intorno ai flaconi di acque profumate per poi sbattere il tutto in un sacchetto di carta chiuso con comunissimi punti metallici da ufficio. Pfui.
Guardando le vetrine siamo poi approdati davanti a quella di Moleskine, dove buona parte della classe si è incantata a guardare i quaderni di Harry Potter e la prof. Murasaki ha stabilito di punto in bianco ma in modo irreversibile che non avrebbe potuto sopravvivere oltre senza comprare, per il suo diario, il quaderno con Ramosus. Detto fatto è entrata con la classe al seguito, che le è stata di grande aiuto per consigliarla nella scelta del decoro per il nastro elasticizzato che chiudeva il quaderno (dopo attenta ponderazione abbiamo optato per una stella di strass). Anche lì i prezzi erano decisamente sopra le righe***** ma i commessi erano decisamente più piacevoli e gentili nei modi anche se in effetti l’unico acquisto è stato il mio.
C’è stata poi una lunga tappa da Feltrinelli, dove la classe è defluita in rivoli nei più vari reparti mentre noi professori li badavano da lontano con occhio apparentemente assai distratto. Lì i commessi non ci hanno badato né tanto né poco (se non per controllare, immagino, che nessuno rubasse libri) salvo rispondere a eventuali domande, e anche lì è stata acquistata una bella quantità di roba.
A quel punto, prima di entrare in stazione si imponeva una bella tappa con relativa terza colazione (detta anche pranzo, perché ormai era quasi l’una) da McDonald's - è cosa nota infatti che spendere soldi mette sempre una gran fame.
Un treno abbastanza tranquillo ha infine accolto le nostre stanche ossa e le nostre grosse borse di acquisti. E tutti eravamo paciosi e assai soddisfatti della vita tranne il cortese collega che, poveretto, stava incubando un virus assai debilitante e infatti aveva l'aria piuttosto malinconica, e quando l'ho saputo ho trovato la cosa molto ingiusta visto che aveva fatto davvero una buona azione e avrebbe meritato miglior ricompensa.
* eventi assai importanti per tutti noi, tanto che trovai normale dedicare un post a ognuna di queste attività decisamente scialbette e ordinarie