Di questo libro sentii parlare anni fa, quando appresi che era uno dei preferiti di J.K. Rowling, nei cui gusti letterari avevo gran fiducia - senza contare che di Dodie Smith avevo già letto La carica dei 101, che mi era piaciuto moltissimo.
Lo cercai invano per biblioteche e librerie, poi mi rassegnai.
Anni dopo, in un blog dedicato al giallo classico che giusto in questi giorni sta chiudendo (come quasi tutti i blog che seguo, nemmeno fosse un epidemia) ne lessi una bella recensione - non le solite due parolette di lode, ma un analisi dettagliata e approfondita. Lo stimato recensore raccontava che in Italia il romanzo era stato tradotto nella notte dei tempi, prima in edizione ridotta, poi integrale, ma sempre tra i libri per ragazzi. Invano però peregrinai per librerie, perché nel frattempo la fantomatica edizione integrale era esaurita - e in biblioteca continuava a non esservene traccia.
Infine l'hanno ristampato e qualche biblioteca della mia zona, bontà sua, si è degnata di acquistarlo; così finalmente l'ho letto e presto lo comprerò, perché sono sicura che rileggerlo mi darà almeno tanto piacere quanto me ne ha dato leggerlo la prima volta.
Il romanzo è stato pubblicato nel 1949 ed è ambientato negli anni 30 del secolo scorso in Inghilterra.
Nonostante la copertina fanciullesca, suppongo costruita ad arte per attirare le lettrici young adult (e forse per trasmettere una certa idea di costruzione dell'intreccio magari artistica ma un po' manierata) non è un libro specificamente per ragazzi. Certamente ci sono ragazzi dai sedici anni in su che possono leggerlo e apprezzarlo, così come ci sono ragazzi che leggono volentieri Il gobbo di Notre-Dame o Il vecchio e il mare, ma anche se la voce narrante (molto carismatica, come osserva J.K. Rowling) ha diciassette anni, il libro non è rivolto ad una precisa fascia di età.
A prima vista non è niente di insolito: c'è una ragazza, aspirante scrittrice e di belle letture, che tiene un diario dove racconta le vicende della sua strampalata famiglia e la sua iniziazione sentimentale. La famiglia è estremamente povera e vive confinata in un castello diroccato e ormai quasi completamente privo di mobili (sono stati venduti tutti), mettendo insieme con grande difficoltà pranzo e cena. La loro non è una povertà consunta e dignitosa, né una povertà ammantata di lusso (come quella di Flavia de Luce, per intendersi) ma una vera e autentica miseria che ricorda molto quella descritta nei primi capitoli di Capitan Fracassa. Il padre a suo tempo ha scritto un romanzo sperimentale che ha riscosso gran successo ma da allora sono passati più di dieci anni e nessuna nuova ispirazione l'ha soccorso. Topaz, la sua seconda moglie (la madre delle due ragazze è morta) è un adorabile modella con forti venature new age ma ormai posa raramente perché non ama allontanarsi dal marito, di cui è molto innamorata. C'è poi un figlio, che studia, e di cui si tende a dimenticarsi fin quando non interviene, e due figlie che hanno rispettivamente diciassette e venti anni - e se la minore, Cassandra, sembra sopportare la situazione con no bile stoicismo, la maggiore, Rose, morde il freno e vorrebbe una vita ben più lussuosa (e come darle torto?); infine c'è anche il figlio della defunta governante che la famiglia poteva permettersi un tempo, che tiene un orto che è quasi l'unica risorsa alimentare del gruppo, più una adorabile cagna ormai diventata forzatamente vegetariana e un gatto che si nutre con mezzi propri.
Perché nessuno lavori (tranne il bellissimo figlio della defunta governante, che adora tutta la sua famiglia adottiva, e in particolare Cassandra) non è ben chiaro all'inizio e non si può spiegarlo bene a parole, ma in qualche modo dopo un centinaio di pagine risulta abbastanza chiaro. In sintesi: perché no.
Il castello diroccato è in affitto (anche se l'affitto non viene più pagato da tempo) e un bel giorno arrivano i proprietari, arrivati di fresco in Inghilterra, che abitano in una bella villa lì vicino. Sono due fratelli, giovani, belli, molto ricchi e abbastanza americani. Rose entra subito in fibrillazione, e con lei tutte le femmine del gruppo, ansiosissime di aiutarla a realizzare il suo sogno di una vita migliore. Dal canto loro, i due americani restano affascinati dalla curiosa famiglia e si lasciano adottare sin dall'inizio, sborsando un bel po' di soldi (e di prosciutti) per migliorare il benessere dei loro inquilini. Inoltre, proprio in contemporanea con l'arrivo degli americani, l'eredità di un gruppo di pellicce - anche quelle piuttosto strampalate - riforniscono i castellani squattrinati con un po' di contante.
Sembrerebbe uno scenario molto inglese e piuttosto convenzionale, che lascia intravedere una trama abbastanza prevedibile. In realtà di prevedibile in tutta la storia non c'è proprio niente: né l'intreccio sentimentale, né le sorprese che il padre e Topaz riserveranno, né gli interventi apparentemente svagati ma in realtà molto concreti del fratello studente, né i sentimenti di Cassandra, analizzati e descritti con acutezza e precisione nel triplice diario riempito con gran cura con la scrittura veloce (in realtà una specie di stenografia) e accuratamente rielaborati in successive meditazioni con una sensibilità e una precisione che niente hanno a che vedere con le usuali introspezioni che occupano di solito questo tipo di diari romanzati. Ogni personaggio presenta un temperamento profondamente originale (e pure una buona dose di egoismo) e ognuno paga il suo prezzo e porta a casa il suo premio, nonostante le apparenze.
Uno di quei libri in cui ci si immerge dimenticando il mondo circostante e che alla chiusa dell'ultima pagina ti fa sentire un po' abbandonata. Funziona per tutte le stagioni e si può leggere a grosse tappe ma anche sbocconcellandolo durante il giorno quando si trova un po' di tempo libero.
Unico difetto: nonostante le sue cinquecento e passa pagine, è un po' cortino...
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a chiunque passi di qua un felice inizio di autunno - quella meravigliosa stagione così adatta alle letture.