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martedì 27 giugno 2023

Il racconto del mese di Giugno - La classe soddisfatta

Si racconta che, sul finir della carriera, molti insegnanti di Lettere manovrino abilmente per avere gli elementi migliori nelle loro classi - e per migliori di solito si intende quelli delle famiglie più colte e benestanti e, in teoria, quelli che non daranno problemi - evitando con cura i casi più notoriamente conclamati come critici.
Naturalmente in una scuoletta di provincia con tre sezioni non sempre è possibile manovrare più di tanto, e la cosa si ottiene più facilmente nelle scuole da cinque sezioni in su, dove non è raro vedere autentiche classi-ghetto formate con i casi più deprimenti dell'intero comparto.
I risultati però non sono sempre quelli previsti, così come non lo sono nelle scuole dove ci si ingegna al contrario a distribuire equamente rose con le spine, rose senza spine, azalee, cardi e cavolfiori (in quest'ultimo caso però, se non altro, le coscienze saranno immacolate e la scuola potrà onestamente dire che ha provato a fare del suo meglio).
Ci sono infatti due grosse varianti che sfuggono completamente al controllo umano. La prima è che solo Dio* nel massimo del suo fulgore è in grado di prevedere l'evoluzione che un giovinetto può compiere nei misteriosissimi anni dell'adolescenza, dove molti gigli si trasformano in acacie e molti cardi diventano begonie o gelsomini (per poi magari cambiare non meno di altre quindici specie floreali prima di assestarsi, detto e non concesso che un essere umano riesca mai a stabilizzarsi davvero); ma ancor più imprevedibile è l'effetto che la classe e i docenti avranno su di lui e l'insieme delle reazioni alle reazioni.
Capita così che una classe che all'inizio si presentava assai gradevole e ricca di potenzialità si trasformi in un micidiale nido di vipere (ed è stato il caso della Terza Capricciosa) ma anche che una classe si sintonizzi, entri in armonia e proceda felicemente per la sua strada.
Tanto per fare un esempio, la mia prima supplenza consisté nel portare all'esame una Terza caratterizzata da una bravura davvero singolare; quando andai dalla titolare prima dell'esame per avere qualche lume su quel che dovevo fare, esordii con una serie di apprezzamenti; la collega mi raccontò molto divertita che il primo anno era stata una classe molto faticosa, dove tutti litigavano con tutti per i motivi più assurdi e dove lei ogni tanto si vedeva costretta a ricordargli che l'asilo era dall'altro lato della strada e che quella in teoria era una scuola media dove ci si aspettava da loro un minimo di impegno in qualcosa che non fosse solo becchettarsi con il compagno di banco. Quella che trovai io due anni dopo invece era una classe di fulmini di guerra caratterizzata da rapporti interni assai virtuosi. Succede.
Sulla carta la 1 C che venne formata tre anni fa, subito dopo il lockdown, era una vera collezione di poveri diavoli. Abbondavano i casi di famiglie decisamente critiche, e gran parte dei componenti si era segnalata alle elementari per varie e numerose prodezze. I primi mesi accoglievamo spesso in Sala In segnanti colleghi affranti in cerca di conforto. Le cose però cominciarono a migliorare quasi subito: la classe di Poveri Diavoli diventò in seguito una classe di Livello Modesto ma dotata di Una Certa Disponibilità, poi una classe Tutto Sommato Gradevole, poi una classe dove Non Si Lavorava Male e infine una classe molto rispettabile. Le lezioni si fecero via via sempre meno addomesticate, i lavori diventarono più complessi e già a fine anno la classe si caratterizzava per una sua giocosità non disgiunta da un certo impegno. 
Il miglioramento proseguì, e mentre la Seconda Capricciosa sprofondava in una  spirale sempre più cupa loro vivevano serenamente il loro percorso scolastico, affrontando le difficoltà invece di cercare di aggirarle e mantenendo un certo buon umore di fondo. Ci ho fatto qualche sostituzione e rimasi piacevolmente colpita dalla loro ragionevolezza e dalle buone vibrazioni che si percepivano nel gruppo.
Ieri mattina ero a scuola per sistemare una immane quantità di robe da fine anno quando ho sentito un festoso rumore. 
Mi affacciai dalla Sala Insegnanti e vidi una fila di tavoli allestiti nell'atrio con tovaglie, vassoi di dolcetti e salatini e bibite di ordinanza. Un gruppetto di genitori presiedeva. Gli alunni giravano con graziosi sacchettini infiocchettati. 
Avevano appena finito gli esami e avevano preparato un piccolo ma grazioso rinfresco per i loro professori e un regalino per ognuno di loro corredato da un biglietto.
"Ne ho viste tante, ma la festa di fine esame mi mancava" dissi ai custodi.
"Anche per noi è la prima volta" mi rispose compiaciuta la custode, che è lì da trent'anni.
Pandemia o non pandemia, la classe si era fatta il suo percorso, si era divertita e si era goduta questi tre anni e insieme con qualche genitore aveva allestito un piccolo ringraziamento per chiudere il ciclo festeggiando tutti insieme.
Sono quelle cose che ti riconciliano con la vita.
(Sì, c'era stata anche la consueta cena di fine anno, ma questa era un di più. E sì, ho mangiato qualcosa anch'io, ma solo dopo essere stata invitata formalmente. E mi sono molto congratulata con loro per la bella idea).

* se esiste, certo. La questione è da sempre oggetto di grandi discussioni e non sarà qui che approfondiremo il tema.

mercoledì 31 agosto 2022

Esami 2022 - Quando il processo alchemico non riesce a completarsi

                  

Quest'anno abbiamo avuto un tentativo di esame normale.
C'erano due scritti, tanto per cominciare: il buon vecchio tema e il consueto compito di Matematica. Forse per non stressare troppo i giovinetti, dal Ministero è stato deciso di non fare gli scritti delle due lingue straniere. In compenso c'era il classico Colloquio Interdisciplinare, ma molto meno formalizzato degli scorsi due anni: non più con la solenne investitura della Tematica, l'alunno, sì come suoleva farsi prima della pandemia, portava un argomento a sua scelta cui collegava varie materie.
E che doveva esporci in venti minuti.
Intendiamoci, il Ministero non aveva alcuna colpa per i tempi: è la nostra scuola che aveva deciso così, perché in questo modo avremmo potuto esaminare sedici alunni sedici al giorno.
Venti minuti di colloquio, più cinque per discutere tra noi del colloquio in questione. Al confronto la catena di montaggio di Henry Ford era una roba con tempi amichevoli e distesi.
A qualcuno era sembrato un delirio, ma ci hanno spiegato che non era possibile fare diversamente, a meno di fare i colloqui anche di Sabato.
All'idea di occupare anche il Sabato mattina gran parte degli insegnanti è insorta, anche perché, per motivi del tutto incomprensibili alla mia debole mente, se a St. Mary Mead facevamo il Sabato, anche a Crifosso dovevano farlo, e a Crifosso insorgevano altrettanto.
L'inevitabile risultato è stato che i colloqui erano in gran parte piuttosto scialbi, anche perché a quel punto tutti ci siamo raccomandati che preparassero dei percorsi brevi, per carità. E alla fine i ragazzi si sono adattati e han preparato dei percorsi brevi. 
Ora, se preparare un percorso lungo, articolato e approfondito può essere complicato ma con la buona volontà alla fine ci si riesce, preparare un percorso brillante ed esaustivo  che metta in risalto tutte le belle cose che sai fare ma in modo molto sintetico è molto più complicato, specie se sei un giovinetto alle prime armi anche se pieno di buone intenzioni.
La Terza Asserpentata racchiudeva in sé qualche scartina ma era per lo più composta da ragazzi bravi e ben preparati, alcuni dei quali coltivavano anche legittime aspirazioni.
Venivamo tutti da un anno complicato - per certi versi ancor più complicato dell'anno scorso; inoltre le Terze erano quelle che, dopo un primo quadrimestre molto normale, si erano trovati sbattuti davanti a un monitor ad ascoltare l'insegnante che parlava da remoto e avevano passato tre anni in trincea sparando tamponi a raffica.
In quella classe ho fatto Geografia, due scarne orette a settimana ma molto interessanti. Geografia, ho scoperto, regge bene a qualsiasi trattamento e permette la realizzazione di splendidi lavori laboratoriali frutto di pazienti ricerche individuali o di gruppo. La rete è molto generosa, per i lavori di Geografia. Hanno fatto ricerche sulle grandi opere, su edifici particolari, sui vari tipi di paesaggi, su temi ambientalistici, sull'economia e sulle dittature e sulla condizione femminile e lo sfruttamento della manodopera. Tutti lavori molto lunghi.
In pratica, due terzi abbondanti del programma lo hanno fatto loro, e hanno esposto e confezionato slide e presentazioni con musichette, animazioni e planimetrie.
Ogni tanto, qua e là, ho fatto anche qualche lezione di quelle normali, ma poca roba, giusto per ricordargli che avevano anche una insegnante.
Altre materie sono state molto più penalizzate, ma io avevo solo Geografia e quella ho fatto.
Li ho ammessi tutti con voti lussuosi, dopo attenta consultazione con i colleghi: con la legge attuale l'ammissione contribuisce al cinquanta per cento per il voto finale, e dunque era bene non tarpare i potenziali nove e dieci (parecchi). Visto che potevo largheggiare, ho largheggiato senza ritegno, lieta di poter dare onorevolmente il mio contributo per un buon raccolto finale: si trattava, in effetti, di una classe molto buona*.

Il Consiglio di Classe è arrivato a fine anno del tutto stremato. I ragazzi un po' meno, vuoi perché a quell'età si è indistruttibili, vuoi perché timidi segnali di normalità si stavano affacciando.
Gli esami sono stati fatti senza mascherine - una sensazione stranissima, cui abbiamo impiegato almeno cinque minuti per abituarci.
Sono in un'aula, a viso scoperto. Accanto a me c'è una collega parimenti a viso scoperto, e davanti a noi venti alunni a viso scoperto compongono il loro tema. A tratti sembrava quasi un esame normale.
Con tutto ciò, non è stato un esame di quelli memorabili.
Le tracce erano piuttosto belle: ce n'era una sul contrasto tra le pressioni sociali e l'identità individuale - e Rama, citato più volte nel blog per la sua curiosa tendenza a rifornirmi di collane di caramelle a forma di ciuccio da distribuire in classe, ne ha tirato fuori un testo bellissimo che tutti gli insegnanti hanno letto con grande ammirazione e si sono passati l'un l'altro, e che alla fine gli è valso la lode; ma anche una traccia che era il testo della Guerra di Piero di De Andrè, che ha portato frutti meno entusiasmanti e addirittura una parafrasi, con grande disperazione della prof. Casini (ma come gli è venuto in mente? E soprattutto, cosa c'è da parafrasare nel testo della guerra di Piero, uno dei testi più piani e più chiari che mai si siano visti?) che gli è valso un meritatissimo cinque.
A Matematica le cose sono andate peggio, e il compito amorevolmente allestito dalla commissione ha prodotto due quattro e un paio di cinque, non diversamente da quanto successo nelle altre classi e financo a Crifosso. Posso garantire che solo un grosso impegno da parte del candidato riesce a produrre un quattro nel compito di matematica degli esami di Terza, perché gli insegnanti che lo preparano han sempre cura di allestirlo in modo da garantire la sufficienza praticamente a tutti, e quella classe non si era mai segnalata per particolari disastri in quella materia.
L'esame di Terza è di solito un momento speciale in cui buona parte degli alunni produce più di quel che ha dato nel corso del triennio e ben raramente funzionano al di sotto del loro consueto livello. Stavolta però è successo.
I percorsi, come ho già accennato, han prodotto ben poco di memorabile. In qualche modo, nel corso dell'esame, il processo alchemico non è scattato e chi era piombo, o argento, tale è rimasto e chi era oro ha lasciato trapelare improvvise bruniture, con l'unica eccezione di Rama.

Così, al momento degli scrutini, il Consiglio si è incartato in una serie di veti incrociati** e di votazioni a tratti piuttosto strampalate, molti si sono visti abbassare il voto rispetto all'ammissione e il gruppo dei cinque 10 ha prodotto solo una lode per Rama, con una certa disapprovazione silenziosa da parte mia. Da molto tempo però ho imparato che non è mai una buona idea cercare di forzare un voto d'esame che il Consiglio non produce spontaneamente con argomenti e insistenze, anche perché di solito non si cava un ragno dal buco ma i rancori possono serpeggiare a lungo, in seguito.
Resta il fatto che, rispetto alle premesse, l'esame non è andato bene.
Non saprei proprio a chi dare la colpa: i presupposti per un buon esame c'erano tutti, nel complesso il triennio era stato molto buono, ma l'esame non ha quagliato bene. Il processo alchemico non si è sviluppato, eppure la buona volontà c'era, sia da parte dei ragazzi che da parte degli insegnanti.
Succede, a volte. E sospetto che la pandemia in qualche modo ci abbia messo del suo.

* anche se, ai miei occhi, nemmeno paragonabile alla Terza Brillante dell'anno scorso, che ai miei occhi rappresenta la summa di tutte le perfezioni possibili - ma tutto ciò l'ho pensato nel mio cuore, senza farne nemmeno un remoto cenno.
**Funziona proprio come in politica: io non voto per il 10 a X perché tu non hai votato per l'8 di Y. Cose di questo genere.

mercoledì 30 giugno 2021

Cronache degli Esami che quest'anno son di nuovo Esami - Osanna, trionfi, onori ad oltranza / ai bimbi di Terza offerse Fiorenza

Luca Giordano - Apoteosi della dinastia dei Medici (1682-1685)

Dopo tre anni passati a miracol mostrare, dopo aver studiato regolarmente in presenza, in assenza e nel pensiero nonché dopo aver assistito e incoraggiato il suo corpo docente nei momenti più bui, la Terza Brillante non si è certo smentita al momento dell'esame.
Gli elaborati erano belli e ben impostate, le tematiche sviluppate in modo accorto e originale, il valore aggiunto assai notevole, i collegamenti con Educazione Civica tutt'altro che stirati; le esposizioni sono state in gran parte assai brillanti o comunque più che dignitose (anche quelle degli alunni chiaramente terrorizzati), le esposizioni nelle lingue straniere in gran parte assai onorevoli (del resto quasi mezza classe aveva fatto anche, nei ritagli di tempo, la certificazione per il Trinity) e insomma alla faccia di tutte le circostanze avverse i ragazzi hanno fatto un gran bell'esame. Il voto più basso è stato 7, e abbiamo assegnato sei 10 e due lodi oltre a una gran quantità di complimenti; qualcuno dei professori sosteneva che una roba del genere non l'aveva mai vista - il che, mi tocca ammettere a malincuore, era un pochino esagerato.
Le altre due Terze in compenso non è che abbiano proprio brillato in modo tale da rischiare di accecare le loro sottocommissioni.

C'è un collegamento tra le due cose?
Forse meno di quel che sembra. Per quanto, negli ultimi anni, la Dirigenza di St. Mary Mead abbia preso la pessima abitudine di impicciarsi ogni tanto nella composizione delle classi, seguendo le richieste dei genitori più che le indicazioni degli insegnanti delle elementari (con risultati abbastanza deleteri) in quell'anno sembra che non fosse intervenuta, e dopotutto, in quella classe scesa in terra a miracol mostrare c'erano pur sempre un certificato, tre dislessici e pure due BES linguistici, arrivati in Italia assai digiuni della lingua italiana ma da noi alfabetizzati con gran cura, più un paio di elementi con problemi esistenziali abbastanza seri.
Avendo insegnato l'anno scorso anche nella ex-Seconda Invasata, quest'anno Terza Vieppiù Invasata, posso testimoniare che anche gli Invasati, sulla carta, disponevano tutti di notevoli potenzialità e avrebbero potuto diventare una Terza altrettanto Brillante.

Dove sta allora la differenza?
Difficile a dirsi, ma alla cena di classe i genitori della Terza Brillante ci hanno spiegato "Si sono sempre trovati bene insieme, sin dall'inizio, anche se non si conoscevano molto".
Potrei aggiungere, per quel che ho visto, che al contrario nella Terza Invasata "si sono sempre trovati bene insieme, sin dall'inizio, anche se non si conoscevano molto".
Questione di carattere, certo; ma, soprattutto a quell'età, il carattere è dato anche dalle esperienze che stai vivendo.
Nella Terza Brillante cosiddetto gruppo-classe si è formato quasi subito e si è autocoltivato anche nei mesi del lockdown. Non avendo particolari dinamiche negative interne, la classe non ha mai rifiutato lo studio per partito preso. Qualcuno ha studiato sin dall'inizio (non tanto per fare contenti i genitori quanto per ambizione e interesse personale) e non è stato criticato dai suoi pari per questo. Nessuno ha mai rifiutato un po' di aiuto a nessuno, ognuno è stato accettato per quel che era dai compagni (e qualcuno, in partenza, era alquanto spinosetto e per certi versi lo è rimasto). Nessuno spengeva il cervello entrando in classe, e di conseguenza anche chi non si ammazzava di studio ricavava comunque qualche frutto dalle lezioni che sentiva. Col tempo anche i più irriducibili hanno cominciato a dare una scorsa distratta ai libri, e han finito col prenderci gusto.
Certo, i genitori non ci hanno messo del loro né hanno scatenato faide. Ma i genitori tendono a starsene buonini, ho notato, quando i risultati sono decenti. Non sempre, ma spesso sì.
C'è stato un momento, durante l'inizio della Seconda, in cui la classe ha incominciato a ingranare sul serio e ha fatto il salto di qualità passando da "una buona classe, che non dà problemi" a "una buona classe" - poco prima del lockdown.
Succede, a volte. Come succede che una classe passi da "una buona classe che si impegna" a "una classe disastrosa, davvero non li reggo" "Neanch'io" "Io nemmeno".
Non c'è modo di prevederlo, e nessuno di noi insegnanti ha strumenti adeguati per intervenire, salvo pochi Docenti Eletti capaci di trasformare l'acqua in vino, moltiplicare pani e pesci e ridare la vista ai ciechi.
La Seconda Invasata è quindi passata da "una classe molto critica ma con delle potenzialità" a un Disastro Totale. Il gruppo classe non si è mai formato, e la loro occupazione preferita sembrava essere quella di insultarsi a vicenda. Ma se dedichi tutta la tua energia emotiva a una lotta senza quartiere con i compagni di classe, non ti resta molto spazio da dedicare allo studio - soprattutto se quando studi ti offendono pure. 
E i genitori hanno imperversato assai, spesso mostrando perfino meno criterio della loro Invasata Prole.
Qualcuno di noi ha sbagliato? 
Può darsi, ma con certe classi è praticamente impossibile non sbagliare, a volte: come fai, fai male.

Ad ogni modo la Terza Brillante è uscita dall'esame ben pasciuta e soddisfatta, e noi con loro. La Terza Invasata invece è uscita assai meno pasciuta, ma molto soddisfatta di essere finalmente fuori da quell'incubo di trenta ore a settimana.
L'ultima delle terze invece ha fatto un onesto percorso e un onesto esame, tutto abbastanza nella norma. 

L'Esame è finito, evviva l'esame (sperando che ritorni presto quello normale, con gli scritti).

martedì 29 giugno 2021

Cronache dagli Esami che quest'anno son di nuovo Esami - The Art of the Elaborato


Gli insegnanti di St. Mary Mead incombono minacciosi sull'Elaborato del povero alunno indifeso.
L'immagine è di Monokubo.

Ordunque, andava preparato l'Elaborato - oggetto abbastanza misterioso agli occhi di tutti noi, ma in realtà non troppo diverso dal percorso-su-slide che già da diversi anni alcuni esaminandi ci ammanivano al momento del colloquio orale.
Inoltre, dopo un anno e mezzo di didattica mista e a distanza, il rapporto dei nostri amati alunni con i mezzi informatici si era fatto decisamente più confidenziale (e quello di noi docenti anche).
Quanto a me, sin dall'anno scorso avevo allenato la Seconda Brillante - diventata poi Terza ancor più Brillante - a cercare immagini significative su vari temi corredandole di didascalie che dovevano sempre comprendere data e luogo, nonché ad eseguire piccole ricerche da esporre che venivano sempre più spesso scodellate alla classe sotto forma di presentazioni. I concetti su cui avevo insistito erano soprattutto
- non mettere troppe parole nelle slide e non sovraccaricarle
- scegliere con cura le immagini
- lavorare senza ritegno di effetti speciali, che solleticano lo spettatore: dissolvenze, animazioni eccetera.
Più di tanto non potevo dire perché più di tanto non so. Ma la piattaforma GoogleMeet ha un ottimo programma di presentazioni e su quello ho imparato a lavorare, sgrezzandomi con l'esercizio, ché fino a 18 mesi fa non avevo mai fatto una singola presentazione né avevo sentito alcun desiderio di farne.
Così ci eravamo tutti allenati presentando la Belle Epoque, i punti più salienti di geografia fisica dell'Africa, qualche stato sparso eccetera.
Altri colleghi, ben più qualificati ed esperti di me sul piano informatico, avevano lavorato a loro volta. Ai ragazzi era stata spiegata l'importanza di mettere le fonti - un aspetto, va detto a mio disonore, che non mi aveva nemmeno sfiorato - come caricare il quadro da analizzare per Arte (con apposite freccette o box dove inserire i punti essenziali dell'analisi in questione), come svolgere l'analisi testuale per Italiano eccetera. Tecnologia aveva anche speso qualche lezione per spiegare come comporre le slide, evitare di deformare le immagini o di sovrapporle al testo e altre utilissime cose.
Col tempo i risultati erano arrivati: a metà dell'anno avevo spezzato tre stati dell'Africa assegnandone un pezzetto a ognuno ed erano venuti fuori dei lavori abbastanza diseguali - a volte troppo lunghi, a volte pasticciati, a volte buoni. Quando ci ho riprovato a fine anno con il Brasile, con la scusa (neanche troppo campata in aria) che tanto io del Brasile sapevo solo quel che c'era sul libro, il risultato è stato addirittura sontuoso: due ore sono scivolate via come acqua di fonte ammirando fascinose presentazioni delle principali città del Brasile, del Rio delle Amazzoni, della danza e della musica brasiliane, delle favelas e non parliamo dello sport in Brasile: loro han lavorato come ciuchi e io sono stata piacevolmente intrattenuta imparando un sacco di cose (l'aggiornamento di un docente si fa in tanti modi, si sa).

E' sorta poi tra noi insegnanti la Gran Questione della Lunghezza del mitico Elaborato: che, come suggerisce il buon senso, non avrebbe dovuto essere troppo lungo né troppo corto: e dunque noi coordinatrici avremmo dovuto stabilire dei limiti in un senso e nell'altro e indicarli sulla Classroom "come era stato fatto l'anno scorso".
Io per la verità non mi ricordavo niente del genere per l'anno scorso, e nel corso degli anni ho sviluppato una certa qual allergia a questi tentativi di uniformità che poi nessuno si fila - senza contare che l'Elaborato Troppo Lungo lo avrebbero fatto solo quelli che puntavano al 10 e che secondo me avevano tutti i diritti di esibire ogni loro virtù a costo di stressarci con un elaborato "troppo lungo" - e si dava il caso che nella Terza Brillante i potenziali 10 fossero un buon numero. Così ho  tagliato corto ricordando ai colleghi che la circolare d'istituto non indicava limiti di lunghezza ma che ogni insegnante era libero di dare tutti i limiti che voleva per la sua materia, mentre io non avrei  indicato un bel nulla sulle dimensioni richieste per l'elaborato. E che sarebbe stata mai, qualche slide in più da guardare?
(Su questo ho avuto poi svariate occasioni di riflettere, mentre appunto guardavo gli elaborati della Terza Brillante, che certo non si sono segnalati per eccesso di brevità).

Perché, una volta arrivati, gli Elaborati andavano valutati. E qui va pur riconosciuto che ci siamo fatti fregare per eccesso di zelo: in effetti non stava scritto da nessuna parte che gli elaborati andassero valutati prima dell'esposizione, anche se va pur detto che una guardatina era comunque opportuno dargliela: in un colloquio orale dell'esame dei vecchi tempi andava benissimo che i docenti arrivassero ignari e  godessero (o sopportassero, a seconda dei casi) l'esposizione della creaturina, per poi valutarne l'effetto complessivo; ma in quel tipo di esame il colloquio era solo una delle tante prove, mentre stavolta comprendeva tutto l'esame. Del resto, l'anno scorso avevamo valutato gli elaborati prima del colloquio, giusto? (Ma l'anno scorso, a ben guardare, non si era trattato di un vero e proprio colloquio, bensì soprattutto di un affascinante dialogo tra sordi e di fatto gli elaborati, belli o brutti che fossero, erano l'esame).
Soprattutto, non ci eravamo posti 'sti gran problemi: le vicepresidi avevano mandato a dire "valutate gli elaborati", poi ci avevano caricato una bella griglia di valutazione - che era poi quella dell'anno scorso - dove dovevamo scrivere un votarello per l'originalità, uno per la coerenza con la tematica assegnata e uno per la chiarezza e correttezza; e d'accordo che si trattava di voci abbastanza generiche, ma insomma in qualche modo ci saremmo arrangiati, esattamente come avevamo fatto l'anno scorso.
C'era da valutare? E noi avremmo valutato.
Così gli insegnanti di St. Mary Mead, reduci da una settimana assai ardua a base di scrutini con tutti gli annessi e connessi del caso (compresa la correzione al volo delle ultimissimissime verifiche che non so perché tutti ci ostiniamo a fare negli ultimissimi giorni, nemmeno ce lo avesse ordinato il medico, semplicemente perché ci viene in mente che lo spazio per una ultimissimissima verifica materialmente c'è, e pazienza se gli alunni stramazzano sul campo), hanno passato un fine settimana incollati al computer, ché gli esami partivano da Lunedì e quanto a me, non sapendo come meglio passare il tempo, ho perfino messo su una specie di diario di bordo con le mie considerazioni personali su ogni singolo elaborato, al quale altri colleghi, come me afflitti dalla stessa cronica mancanza di occupazioni per passare in qualsivoglia modo le giornate, hanno aggiunto a loro volta commenti e considerazioni. Insomma, quando è arrivato il nostro turno avevamo fatto con grande diligenza i compiti e dunque eravamo assai onorevolmente preparati. Con un paio di perplessità.
La prima riguardava alcuni dei Bravi, che avevano presentato un elaborato piuttosto scarno (spiegazione: essi si erano limitati a seguire le nostre raccomandazioni, presentando l'ossatura dell'elaborato di cui poi hanno avuto cura di fornire abbondante polpa al momento dell'orale).
La seconda riguardava altri due dei Bravi, che invece avevano presentato un elaborato alquanto copiato dalla rete - no, non si trattava di un paio di concetti pescati qua e là, ma di testi infilati di peso, riconoscibilissimi perché lo stile cambiava bruscamente. Ma se è vero, come non ho mancato di ricordare ai colleghi, che era normalissimo che attingessero dalla rete le loro informazioni, specie quando trattavano argomenti che sui libri di testo erano svolti in modo troppo sintetico o non erano svolti affatto, altrettanto vero era che un copia&incolla di due pagine di fila e ben farcito di svolazzi retorici, specie per la parte nelle lingue straniere, non era particolarmente gradito. A questo proposito aggiungo che tuttora non so che tarantola abbia morso quei due, visto che erano perfettamente in grado di produrre una brillante sintesi degli articoli citati, almeno di quelli in italiano, e che purtroppo così facendo si sono automaticamente abbassati il voto (che anche così non era comunque molto basso). In pratica, uno si è giocato il 10 e l'altro il 9, in base al nobile principio "chi vuol esser scemo sia".

In compenso, mancavano totalmente quelli che la prof. Casini aveva definito gli orrori, ovvero dei lavori che si segnalassero per manifesta inadeguatezza; tutti, anche quelli più difettosi, erano ampiamente sopra la sufficienza. Così, da Brava Coordinatrice, ho spedito un messaggetto collettivo di auguri per tutti, mi sono adeguatamente curata gli occhi doloranti con un buon collirio sfiammante e ho atteso scalpitando il D-Day  con la stessa ansia che se l'esame l'avessi dovuto fare io, esattamente come mi succede sempre sin dal primo anno che insegno.

giovedì 17 giugno 2021

Cronache dagli Esami che quest'anno son di nuovo Esami - La consegna dell'Elaborato

la prof. Murasaki davanti al computer, in ansiosa attesa dell'arrivo degli Elaborati
(Il disegno è di Monokubo)

Quest'anno il Ministero dell'Istruzione, pace all'anima sua, si è mosso con un certo anticipo rispetto all'anno scorso e, stabilito che a fine inverno eravamo ancora in mezzo al guado e nessuno poteva ragionevolmente prevedere di che morte si sarebbe andati a morire (non solo in senso metaforico) di lì a Giugno, ha fatto una Ordinanza Ministeriale che prevedeva sì un esame in presenza (con possibilità di trasformarlo in esame da remoto qualora le circostanze lo consigliassero) ma senza scritti e col solito tormentone dell'elaborato, che se non altro quest'anno è stato definito con un po' più di precisione rispetto all'anno scorso.  
E dunque niente scritti.
E sì, d'accordo, adesso siamo buoni tutti a dire che gli scritti si potevano benissimo fare perché la scuola era vuota e quindi gli alunni di ogni classe avrebbero potuto agevolmente occupare due e financo tre aule in totale sicurezza (specie dopo che per tutto l'anno ne avevano occupata una sola, e ufficialmente sempre in perfette condizioni di sicurezza)- ma posso anche capire che nessuno se la sia sentita di rischiare. Resta il fatto che, in assenza di una prova scritta, talune classi e taluni alunni corre voce si siano alquanto rilassati a Matematica e a Lingue, e pure a Grammatica Italiana.
Che ci vuoi fare? Sono i casi della vita.
Comunque, due giorni dopo l'arrivo dell'Ordinanza la scuola ha partorito la circolare, che in sintesi riproponeva ampi passi scelti dell'Ordinanza, e ce l'ha trasmessa.
E nella Circolare era scritto chiaramente che la Tematica dell'elaborato consentiva l'impiego di conoscenze, abilità e competenze acquisite sia nell'ambito del percorso di studi, sia in contesti di vita personale, in una logica di integrazione tra gli apprendimenti ovvero la possibilità per gli alunni di trattare nell'Elaborato della loro vita e dei loro interessi, come del resto si è sempre fatto, almeno da quando insegno.
Dopo di che si sono visti insegnanti lamentarsi perché "Ahimé, Eriberto vuol portare il ciclismo e non c'è niente in letteratura italiana che parli di ciclismo, e la Preside ai Consigli di Classe è stata tassativa nel dire che negli elaborati possono portare solo cose fatte in classe" e "Hedwig porta il Calcio come tematica ma le ho detto che per Scienze Motorie non può parlarne perché non lo facciamo in classe, e allora dice che parlerà dello stretching", il tutto non solo rendendo grande onore alla flessibilità mentale della nostra categoria, ma dimostrando pure di non saper leggere quel che gli viene scritto né ascoltare quel che gli viene detto, visto che l'attuale DS ci avrà anche i suoi limiti, come tutti, ma non l'abbiamo mai vista contraddire le sue medesime circolari, e quanto al tema dell'inclusività certo non ha fallato per mancanza di disponibilità, vuoi con pensieri e parole e vuoi con atti.

E dunque, stabilito che nell'Elaborato i ragazzi possono occuparsi di quel che più gli interessa e infilarci tutto ciò di cui li punge vaghezza, ed essendo noi stati esortati apertamente a suggerirgli, caso mai gliene venissero a mancare, soluzioni creative e spregiudicate per infilare nella tematica le varie materie, la palla passava a loro.
Da brava coordinatrice ho dunque aperto una classroom dedicata agli esami della Terza Brillante, con brani scelti della circolare, uno spazio sia per le Tematiche, con tanto di scadenza di consegna (il 7 Maggio) sia per gli elaborati, anche lì con scadenza di consegna (il 7 Giugno). E le scadenze non me le sono cavate dalla testa, bensì erano prese pari pari dall'Ordinanza.
E qui sono cominciati i problemi: come ho più volte sviolinato, la Terza Brillante è una classe seria, brava, industriosa, con tanto di aureola sulla testa. Però, alla fine, è una classe di esseri umani. E quale Essere Umano a scuola va in anticipo sulle consegne?
Sì, qualcuno c'è. Non all'esame, per quanto mi risulta. E comunque son casi piuttosto rari.
Passavano le settimane e tutte le volte che li vedevo chiedevo "Come va con le vostre tematiche?" ma non è che ne veniva fuori granché. 
Così un bel giorno li ho presi (metaforicamente) per le orecchie e ho detto "Sputa fuori la tua tematica, caro, ché davvero è tempo di farlo" e tutti hanno cominciato a farfugliare qualcosa di indistinto, e insomma pian piano le tematiche sono arrivate. Non proprio per il 7 Maggio, ma insomma verso il 10 tutti avevano almeno spedito un titolo, e due terzi mi avevano anche mandato quel che chiamo "l'albero", ovvero i collegamenti con le varie materie.
Ai tempi dell'esame normale, quello in presenza, cosa dire al colloquio dell'esame per me era una questione che riguardava principalmente loro, e non me. Ci sono coordinatori molto pressanti che insistono per sapere tutto prima, ma io mi sono sempre limitata a qualche domanda distratta e a dire che se volevano che dessi un occhiata a eventuali testi ero lì disponibilissima. Qualcuno me li mandava, qualcuno no, e per me non era un problema. Altri insistevano per sapere tutto, e ho avuto notizia anche di chi faceva incontri pomeridiani per risentire i percorsi e addirittura i colloqui, che era un bel lavoraccio. Io ho sempre preferito non immischiarmi, non intervenire, non interferire, non condizionare, non influenzare, limitandomi a rispondere se interrogata. Altrettanto facevo con gli insegnanti della classe che coordinavo: ognuno gestisse la sua materia come meglio credeva.
"E se poi facevano male?".
Gli servirà come utile insegnamento per il futuro, sostenevo.
"E se poi non viene un lavoro coordinato?".
"La legge non ci chiede un lavoro coordinato, per il colloquio. La legge dice che anche argomenti collegati in modo estemporaneo, ad esempio dal fatto che interessano all'alunno, vanno benissimo, rispondevo io.
Arrivata all'esame, non mi preoccupavo tanto della mia reputazione ma del loro risultato: per la prima volta potevano lavorare in autonomia, e io mi limitavo a guardare il risultato, col sacchetto di pop corn in mano da sgranocchiare.
Tra l'altro, gli esami delle medie sono senza rete: una volta ammessi, gli alunni passano quasi in automatico, e caso mai non passassero sarebbe perché han dimostrato di non aver cavato un ragno dal buco in tre anni, non certo perché il colloquio orale non era ben coordinato.

Quest'anno però mi sono dovuta impicciare ben di più, e pure assistere in diretta alle risposte dei colleghi sulla classroom. Era le Legge che me lo chiedeva, e alla Legge si deve obbedire. Inoltre, per quanto i ragazzi fossero vieppiù senza rete, stavano facendo da cavie a qualcosa di abbastanza nuovo.
E il problema, infatti era  che, essendo il tutto abbastanza nuovo, noi stessi insegnanti ci si orizzontava alla meno peggio. E che sarà del cieco se si piglia per guida un altro cieco? Il capitombolo nel burrone era dietro l'angolo ma in qualche modo tutti dovevamo attivamente coniugare il verbo "arrangiarci".
Comunque diciamo che a metà Giugno, dopo una risciacquata in piena regola, gli alberi c'erano tutti al gran completo.
Mi aspettavo, a quel punto, un lento stillicidio di elaborati, frammenti di elaborato, pezzetti di elaborato. Certo, ogni tanto qualche alunno mi scriveva chiedendo se mi andava bene questo o quest'altro e sottoponendomi testi, ma solo per le mie materie.
Arrivata al 3 Giugno ho cominciato a guardare male la classroom. Nel pomeriggio ho scritto un avviso ricordando che la scadenza del 7 Giugno non se l'era inventata la scuola, ma era proprio scritta nell'ordinanza ministeriale. Insomma, dura lex sed lex.
La mattina del 4 Giugno ho detto (più o meno) che si sbrigassero a mandare quei cazzi di elaborati una volta per tutte. Ed era Venerdì.
Sabato mattina ho mandato un garbato avviso. 
E poi sono rimasta col computer aperto e la classroom in bella vista, e ogni poco passavo a controllare.
E hanno cominciato ad arrivare gli elaborati. Uno, due, tre... Domenica sera (6 Giugno) erano un bel gruppetto. La mattina del 7 ho guardato la posta e ce n'erano altri. Nel pomeriggio, stessa trafila. Alle undici, quando ho spento il computer, ne mancavano però DUE.
A tutti, via via che arrivava l'elaborato, mandavo una letterina di ricevuta con le iconcine dello champagne stappato, del brindisi, dei fuochi artificiali e dei festeggiamenti, dopo aver controllato se c'era tutto. Perché durante l'anno, a volte, era capitato che spedissero ma che non arrivasse niente, o arrivasse metà roba.
E infatti  anche stavolta una povera fanciulla durante il trasferimento ha visto le sue belle slide preparate con gran cura arrivare completamente scomposte, finché qualcuno non le ha suggerito di spedire con un altro dispositivo. Dopodiché ho potuto mandare anche a lei debita ricevuta, insieme all'invito a mangiarsi una grossa fetta di torta perché esperienze di quel tipo sono sempre molto stressanti.

La mattina dell'8 ho visto che erano arrivati anche gli ultimi due elaborati MA che l'ultimissimo, spedito alle due e mezzo di notte (!) era composto da... quattro slide.
Panico, telefonata alla responsabile digitale, mail all'infelice alunno... che mi ha scritto affranto che aveva fatto l'elaborato sul computer di suo padre ma che adesso la piattaforma non lo voleva.
Il poverino ha quindi passato una giornata infernale a tentare e ritentare, finché alla fine la piattaforma si è decisa ad accettare il suo lavoro dopo una serie di manovre piuttosto complicate.

Ecco, questa parte dell'esame non mi è proprio piaciuta, perché qualche problema è inevitabile che salti fuori quando più di venti esseri umani devono inderogabilmente spedire qualcosa: quasi sempre la piattaforma, il registro, la casella postale, il collegamento o la banda fanno i capricci, e qualche sfigato che finisce invocando un trapianto di fegato perché il suo suo ormai se l'è mangiato tutto c'è sempre - e la povera coordinatrice soffre con lui/lei (e le famiglie pure, immagino).
E quando l'ultimo allegato dell'ultimo alunno è infine arrivato, seppur diviso in quattordici piccoli file, mi sono sentita molto sollevata e mi è parso di aver concluso un lavoro assai faticoso - anche se io, in effetti, non avevo fatto altro che guardare il computer con gli occhi ansiosi come il gattone del bel disegno di Monokubo che apre questo post.
Ah, da non credere quanto è faticoso preoccuparsi senza costrutto.

domenica 13 giugno 2021

Che belle le vacanze! (ultimo giorno di scuola)


 


Quest'anno l'Istituto Comprensivo di St. Mary Mead, in un occasionale soprassalto di buon senso, ha optato per una lectio brevis, ovvero alle medie usciamo alle undici e alle elementari alle dodici.
Il mio orario dunque prevede soltanto due ore con la Terza Brillante, e per tacito accordo, una volta fatto l'ultimo appello dell'anno e controllate le eventuali ultime giustificazioni e risposto alle eventualissime ultime domande sull'esame, sapevamo tutti che dopo saremmo andati in cortile dove chi voleva avrebbe giocato a palla e chi non voleva avrebbe fatto quel che altrimenti meglio gli sembrava, salvo l'osservanza dovuta al codice civile e penale.
Non devo essere stata l'unica a stabilire cotal silenzioso contratto con la scolaresca, perché mentre veleggio in corridoio intravedo un fanciullo coronato, una strega e pure un unicorno.
Il quale unicorno è di tipo moderno: non un lussuoso equino dalle movenze aggraziate e rigorosamente bianco, bensì una roba molto arcobalenata con un sacco di fiorellini. Anche se, a ben guardare, qualche fiorellino non mancava nemmeno nei bei tempi andati:


La nostra unicorna, per la precisione, aveva un mantello bianco, un corno arcobaleno e una ghirlandetta di fiori colorati; e naturalmente camminava su due gambe e non su quattro.
In classe faccio l'appello: una roba decisamente più lunga del solito perché gli alunni vanno e vengono, chiacchierano tra loro e insomma non è facile capire chi c'è e chi non c'è senza scorrere la lista uno per uno, e tuttavia qualcuno manca e l'appello dunque va in qualche modo fatto; e appena l'appello è faticosamente  terminato, ecco che arrivano anche i due assenti. Barrata l'ultima giustificazione - che in verità era stata portata due giorni fa, ma c'è sempre qualche collega che incassa le giustificazioni, le firma ma non le inserisce nel registro - ci avviamo schiamazzando lungo il corridoio verso l'uscita. Cioè, loro schiamazzano, e io non faccio nulla per dissuaderli.
In corridoio ritrovo il re -  diventato nel frattempo regina con un rapido passaggio di corona - l'unicorna col mantello e la strega, oltre a uno strano individuo vestito di pizzo nero con boa di struzzo (che detta così sembra una roba molto trasgressiva, ma tenendo conto che l'individuo portava cotal mise sopra jeans e maglietta bianca, la trasgressione era piuttosto annacquata). Grandi saluti, qualcuno mi chiede di restare con unicorni e reali. "Ma certo, ci raggiungerete più tardi" rispondo fregandomene del dovere di sorveglianza. Siamo a classi aperte, qualcuno sorveglierà.
Il cortile è relativamente tranquillo, solo una classe che gioca a pallavolo. Solita caccia alle palle, qualcuno chiacchiera all'ombra, un gruppo di ragazze colora non so che cosa e faccio un po' di salottino con loro.
Arriva la classe dei travestiti, che scopro contare anche un paio di fatine, un gatto con tanto di coda, un diavoletto, qualche ragazz* con pizzi e  paillettes, e se non ho capito male c'è pure un marziano, anzi una marziana. Nel frattempo la regina è tornato re.
"Ma non è Carnevale" prova a prenderle in giro qualcuno.
"E perché mai? Carnevale è uno stato d'animo" ribatto io, per il puro piacere di contraddirlo, pur consapevole che lui ha detto una cosa vera e io una stupidaggine.
Dopo un po' l'Unicorna lascia perdere il mantello bianco, che è di pile e le fa caldo; niente di strano, visto che la temperatura comincia a salire. I gruppi che giocano a palla sotto il sole non mostrano invece il minimo segno di cedimento. 
Alla terza ora si cominciano a temere i mitici Gavettoni di Fine Anno, e chi suggerisce di chiudere l'acqua, chi blocca i ragazzi che arrivano esibendo con fierezza grandi bottiglie d'acqua, chi assicura di avere dato rigorose istruzioni per fermare l'orribile scempio... tutto ciò comunque non mi riguarda, perché il mio orario della mattina è terminato. Saluto unicorni, colleghi, streghe, alunni e quant'altro e rientro dentro la scuola...
...dove passo due ore a stilare i compiti per l'estate della Prima Rabbiosa. Perché io per principio non do mai compiti per le vacanze, tranne nei rari casi in cui decido di darne.
Un po' di firme ai verbali degli scrutini, un po' di ripulitura del cassetto, un saluto ai custodi (che rivedrò comunque già il giorno seguente) ed eccomi pronta per il più sacro dei rituali di Fine Anno Scolastico, ovvero la gita in biblioteca a ritirare i libri prenotati: le mie prime letture vacanziere.
Perché sono in vacanza, finalmente: il più lunatico e irascibile anno scolastico della mia vita è ormai ufficialmente terminato e davanti a me si snoda la striscia dell'estate, lunga e riposante. Il sole mi accarezza la pelle, una piacevole brezza mi rinfresca.
Vacanze, che belle le vacanze. Quest'anno mi sento perfino più vacanziera del solito. Un bel falafel per festeggiare e finalmente a casa!

...dove alle tre e venti accendo il computer ed entro nella piattaforma, ché c'è la plenaria che apre l'esame. E dopo la plenaria ci sono ventun elaborati caldi caldi da valutare durante il fine settimana.

Quest'anno scolastico è finito, finalmente. Ma non del tutto, e non per tutti.

mercoledì 24 giugno 2020

Cronache dell'Esame che non è un esame - Colloqui a distanza, o presunti tali.

Non ho mai visto questo film.
Tuttavia il titolo rende bene l'idea.
Dopo aver letto gli elaborati, aver valutato gli elaborati e avere variamente commentato gli elaborati, era giunto infine il momento dei colloqui orali, dove sarebbero stati gli alunni che avevano fatto gli elaborati a parlare dei loro elaborati. E noi su quei loro discorsi avremmo dovuto valutare... boh, non si sa bene che cosa, ma insomma dovevamo valutare.
Non eravamo affatto tranquilli. In particolare, io scrutavo continuamente il cielo che prometteva pioggia, diluvio e temporali, e spesso li manteneva anche.
Quando a un esame normale piove non è di solito un gran problema: tutti, esaminatori ed esaminandi, prendono l'ombrello per ripararsi dalla pioggia mentre vanno alla sede degli esami e questo è quanto. Anche se le condizioni delle scuole non sempre sono ottimali, normalmente dentro non ci piove.
Stavolta saremmo stati tutti al comodo nelle nostre casette, ma la linea... ah, la linea.
"Che succede se durante gli esami parte il collegamento?" chiedo preoccupata dopo il secondo mini black-out di pochi secondi mentre i fulmini saltellano allegramente per il contado fiorentino.
"Eh...." sospira la vicepreside "Speriamo che non succeda".
"Cos'ha detto la preside?".
"La preside dice poco, perché è a fare la maturità da tutt'altra parte".
Normalmente nel corso degli esami delle medie il Dirigente Scolastico della scuola non dice alcunché, in quanto è impegnato a sovrintendere agli esami in altra scuola - ma abbiamo naturalmente un Dirigente Scolastico di altra scuola che ci assiste o intralcia, a seconda dei casi e comunque offre un qualche tipo di soluzione ai nostri dubbi e alle nostre ambasce.
Stavolta però la nostra Preside è stata precettata per dirigere gli esami di maturità, e si suppone che sia assai impegnata, ma non è stata sostituita da alcunché. E non è che le circostanze dell'esame siano delle più ordinarie - tanto per cominciare perché stavolta l'Esame non è un esame, bensì Stanislao Moulinsky in uno dei suoi più riusciti travestimenti.

Il primo giorno comunque il mio collegamento è decoroso. In compenso Musica ha la telecamera rotta e un bellissimo fondale arancione, degno di un fervente seguace di Krishna. D'altra parte una delle alunne ha portato un percorso che include anche l'India, quindi è tutto molto congruo.
Uno ad uno arriviamo tutti, esaminatori ed esaminandi, e i colloqui vanno a incominciare.
Andromeda ci racconta del suo percorso interstellare, raccontandoci quanto le stelle sono sempre state importanti per lei. Mentre ci spiega che nei momenti più difficili sin da piccola ha sempre trovato conforto nel contemplare la volta stellare si commuove ma continua a parlare. Più volte le lacrime affiorano, ma il percorso è brillantemente esposto. Alla fine Fisica le fa i complimenti e attacca una tirata spiegando che le sue lacrime non sono segno di debolezza bensì di forza. A quel punto Andromeda si scioglie vieppiù in lacrime.
In cuor mio dissento: da brava dama hejan, ritengo che le lacrime non siano segno né di forza né di debolezza, solo di profonda sensibilità e di raffinato sentire e non mi sembra il caso di insisterci sopra, ma me ne sto zitta e buona.
Il secondo colloquio è abbastanza balordo, ma la cosa rientrava nelle previsioni. Nessuno piange se non per il sollievo quando arriva la fine.
Al terzo Ippolita ci spiega il profondo affetto che da sempre la lega ai cavalli, e di nuovo si sfiorano le lacrime. Stavolta però ricorriamo tutti alla tecnica dello struzzo e facciamo finta di niente.
Ecco, a volte succede anche agli esami dal vivo che qualcuno pianga, ma di solito rimediamo con l'offerta di un kleenex e di un bicchiere d'acqua  e qualche pacca sulla spalla. In rete non si può.
D'altra parte non è mica tanto comune che qualcuno pianga all'esame. La tensione, d'accordo, ma di solito arrivano tutti ben armati e vanno via trionfanti...
Quando però si mette a piangere anche Ifigenia finalmente comprendo.
"Va tutto bene" la rassicuro  "Tutto questo succede perché non avete avuto l'ultimo giorno di scuola".
"Eh?" chiedono i colleghi perplessi mentre Ifigenia si asciuga gli occhi.
"Questi poveri ragazzi non hanno avuto il rituale dell'ultimo giorno, quando tutti si sciolgono in lacrime" spiego compunta "Quindi stanno facendo in contemporanea l'addio alla scuola e l'esame".
Dai microfoni arrivano vari "È vero" "Giusto" "Ecco che cos'era". Ifigenia finisce per mettersi a ridere.
"Benissimo. Chi vuol piangere pianga, va benissimo così" stabilisce Arte.
In un lago di lacrime l'Esame che non è un esame prosegue e la giornata arriva al suo giusto compimento.
Il giorno dopo però nessuno piange.
Tutte anime dure e insensibili?
Non proprio. Ma piove a dirotto e dire che il collegamento fa pena è fargli un complimento.
Non il mio: a Lungacque il tempo è bello e la mia connessione non crea problema alcuno.
Ma oh, quella degli altri, in particolare gli alunni!
Davvero non è il caso di definirli "colloqui". Al massimo "Tentativi malriusciti di".
Musica va e viene peggio di uno spirito in pena, gli alunni sembrano immersi nell'acqua o parlare dall'oltretomba. Disastro su tutta la linea, letteralmente - o meglio, disastro di tutta la linea.
Più che colloqui, sono stati atti simbolici di fede.
"Beh, non sarebbero stati comunque un granché" prova a consolarsi Matematica.
"Diciamo che è il pensiero che conta".
Nemmeno la possibilità di fargli un saluto decente, alla fine di un triennio.
Ma è inutile piangere sull'esame versato (che per fortuna non è un vero esame).
In assenza di colloqui valutiamo i non-colloqui e l'esame che non è un esame e chiudiamo la seduta con quaranta minuti di anticipo, al grido di "Prima finisce quest'anno di merda e meglio è".

L'Esame che non è un esame è finito, evviva l'esame.

martedì 16 giugno 2020

Cronache dell'Esame che non è un esame - The Mysterious Affair Of The Elaborato

L'immagine raffigura uno strumento di orientamento particolarmente efficace: l'aletiometro.
Peccato che non sia facilissimo trovarne uno.
Il 16 Maggio 2020, con comodo e senza fretta, Il nostro Ministero si è infine degnato di mandare qualche svagato cenno su come andava svolto l'Esame di terza media che non è un Esame; e subito fu pianto e stridor di denti.
Tale Esame Fantasma consisteva prima di tutto in un elaborato, parola misteriosa che già da qualche tempo circolava tra i Dirigenti Scolastici. E avrebbe dovuto essere trasmesso via cavo o in altra idonea modalità concordata.
Piccioni viaggiatori? Telepatia? Pare che fosse possibile perfino portare dei fogli di persona a scuola, dove apposito personale avrebbe dovuto prenderlo, immagino con lunghissime pinze, e passarlo in qualche modo ai docenti che ne dovevano prendere visione. Perché, con il venti per cento dichiarato di casi in cui la Didattica a Distanza non era potuta avvenire poteva darsi, sì, effettivamente poteva darsi, che qualche sventurato cavernicolo non fosse in grado di consegnarlo altrimenti (per fortuna a St. Mary Mead così non è stato).
E cosa avrebbe dovuto esserci, in questo elaborato?
Viene spiegato nell'Ordinanza che esso elaborato inereva* una tematica condivisa dall'alunno con i docenti della classe e assegnato dal consiglio di classe. Cotal tematica è individuata per ciascun alunno tenendo conto delle caratteristiche personali e dei livelli di competenza dell'alunno stesso e consente (all'alunno, si suppone) l'impiego di conoscenze, abilità e competenze acquisite sia nell'ambito del percorso di studi, sia in contesti di vita personali, in una logica trasversale di integrazione tra discipline.
Si poteva dirlo in modo più contorto, inutilmente complicato e incomprensibile?
Solo con molta difficoltà, ritengo.
Accantoniamo il verbo inenere (per altro facilmente traducibile con trattare, riguardare o qualche altra decina di verbi almeno vagamente comprensibili). Ma la prima domanda che si è imposta all'attenzione, in tutte le scuole del regno, è stata "Ma insomma, 'sto cazzo di tematica, gliela dobbiamo assegnare noi o l'alunno se la assegna (individua) da sé?".
Dopo decenni in cui l'alunno si sceglieva un percorso più o meno collegato per le varie materie (di solito costruito intorno a una tematica, ma mica sempre e non per tutte le materie) ecco che compare la tematica.
Naturalmente in ogni scuola del regno, immagino, si sarà seguita la procedura "dicci, tesoro, cosa vuoi portare?" a cui sarà seguita una risposta del tipo "il calcio" oppure "l'evoluzionismo del riccio delle Bermude"** e la pacata affermazione da parte dell'insegnante "Benissimo, te lo assegniamo"; ma non capisco perché complicare la questione in questo modo. Quanto all'idea di consentire l'impiego di conoscenze, abilità eccetera che la creatura attinge anche dalla sua vita personale, vabbé, grazie tante ma forse ci sarebbe venuta in mente anche se non ce lo suggerivano.
"Volevo parlare del cavallo". "E perché mai? A scuola non teniamo cavalli" "Ma io faccio equitazione da quando avevo quattro anni e adoro i cavalli!" "Affari tuoi, non ci interessa. Ti assegniamo invece un elaborato sulle leve".
Mapperpiacere.

E dunque ecco la ragazza alle prese con i suoi ricci delle Bermude. Come deve confezionare l'elaborato?
L'elaborato potrà essere realizzato sotto forma di testo scritto, presentazione anche multimediale, mappa o insieme di mappe, filmato, produzione artistica o tecnico-pratica.
Commovente. Nel 2020, e dopo tre mesi di didattica telematica, accettiamo anche slide o filmati.
Non disponete di lastre di pietra e scalpellini in quantità adeguata? Avete finito le scorte di pergamena? La vostra oca-da-penne preferita è stata mangiata al pranzo dello scorso Natale e avete finito sia la china che il succo di more? 
Niente paura, accettiamo perfino gli ipertesti.
Siamo gente tecnologizzata, ormai.
Da una buona dozzina di anni, ma questi son dettagli.

Un elaborato piuttosto generico, da confezionare a rotta di collo per l'alunno, da leggersi ognuno in dignitosa solitudine per i docenti, e su cui in seguito scambiare due parole con l'alunno. Cosa mai potrebbe andare storto?

Il 16 Maggio, giorno di emissione dell'Ordinanza che inereva l'elaborato, era Sabato. Lunedì 18 la macchina infernale si è messa in moto: con santa pazienza i Presidi han letto e decifrato l'astruso testo, poi han convocato a tamburo battente  i coordinatori delle terze, che a loro volta han convocato i consigli di classe e cominciato a mandare avvisi ai ragazzi.
I quali ragazzi, ammettiamolo, si son visti piombare addosso l'elaborato inerente dalla sera alla mattina, e se qualcuno aveva cominciato a organizzarsi per conto suo già da tempo raccogliendo notizie sui ricci delle Bermude, altri han sperato fino all'ultimo che l'esame non ci fosse e si sono ritrovati un po' spiazzati.
Fa niente, c'est la vie.
Inoltre c'era la questione delle materie: non era necessario portarle tutte, quindi gli elaborati andavano discussi uno per uno con i futuri elaboratori di elaborati da tutti i singoli insegnanti.
"Porto il Muro di Berlino e quindi parlo degli Stati Uniti a Geografia".
"No, ti limiti ad accennare alla questione dei due blocchi e della cortina di ferro. Basta e avanza".
"Ho scelto come argomento la pazzia e porto soprattutto personaggi pazzi, non so come metterci geografia".
"Non ce la metti" (per quanto, visto che notoriamente il mondo è dei pazzi...).
"Non saprei cosa mettere di italiano...".
"OK, niente italiano".
E così via.

La rete ferveva di domande e di risposte, con alcune inquietanti zone di silenzio.
"Rodolico non ha ancora mandato niente, nemmeno la tematica. E l'ho giù contattato tre volte. Mi dice sempre  sì, prof, stasera glielo mando...".
Niente di strano, Rodolico da quando c'è la didattica a distanza è praticamente scomparso nel nulla.
"Galatea ha mandato solo la tematica, poi non ha dato cenno di sé".
Galatea, in verità, cenni di sé ne ha mandati ben pochi, anche se talvolta a lezione è arrivata e ha perfino salutato; poi ogni volta ha detto che non vedeva, non sentiva, non le funzionava la telecamera e si è dissolta.
"E se non ci mandano niente?
Il Terrore incombe.
"In quel caso valuteremo il lavoro in presenza" ci rassicura la Preside.
Non siamo molto convinti: in realtà l'Ordinanza sembra dare per scontato (non del tutto irragionevolmente, va pur detto) che l'Elaborato Inerente ci sia.
Poi gli Elaborati cominciano ad arrivare, un po' per volta. La scadenza era il 3 Giugno ma naturalmente ne manca qualcuno. Aspettiamo.
La prof. Spini prepara apposita classroom per riceverli.
Qualche insegnante comincia a leggerli seminandoli di commenti e dimenticando che i ragazzi sono iscritti alla classroom.
Allora la Classroom viene archiviata e in qualche modo gli elaborati scompaiono. La prof. Spini ne apre una nuova, alcuni li rimandano, altri no.
Qualche elaborato non si riesce ad aprire. Qualche elaborato scompare e riappare.
Il coordinatore prepara una tabella per i voti, più un file per scambiarsi commenti.
Il Consiglio di Classe si consuma gli occhi e confronta prime e seconde versioni.
Leggiamo, valutiamo, commentiamo e compariamo. Ponderiamo, soprattutto ponderiamo. Anche perché ci è stato spiegato che l'elaborato ha un peso (nella valutazione). E come lo pesiamo?
Bilance a piatti? Magari sarebbe meglio una bilancia elettronica.
In tutti i casi c'è parecchio da stare allo schermo. Il collirio scorre a fiumi.
E come sono questi elaborati inerenti?

Sorpresa! Quelli bravi hanno fatto lavori lussuosi: ipertesti, mappe interattive, file musicali.
Considerazioni esistenziali sul Bene, il Male, la Vita, l'Amore e la Morte, collegamenti raffinati, ricerche sontuose. Non sfigurerebbero come percorsi per l'esame di maturità.
Qualcuno ha scelto come tema le stelle, e ha fatto delle bellissime slide con suggestivi sfondi galattici. Peccato che non abbia curato di più la scelta dei colori, perché per leggerle è necessario mettersi il proverbiale occhio in mano.
Qualcun altro ha impostato un complesso percorso su uno stimato gruppo pop: a ogni canzone, corredata di video,  è associata una materia e anche un po' di considerazioni personali. Un quarto d'ora per scaricarlo, mezz'ora per ascoltarsi le musiche guardando i video, più un bel po' di tempo per leggersi il testo perché l'autore decisamente non soffre di blocco della scrittura.
A sorpresa, per la prima volta nella mia ormai quasi ventennale carriera, qualcuno porta anche Religione. Cristianesimo per gli scout, ma anche shintoismo, culti animistici vari, e un incrocio molto pertinente con Ganesh. Tale prodigio non sembra però destinato a ripetersi negli anni futuri perché il nuovo insegnante di Insegnamento della Religione Cattolica (ma anche di altre, a quel che sembra) ha chiesto e ottenuto il trasferimento. Buon per lui e peccato per noi, ma ognuno ha la sua strada.

Taluni scodellano strana roba: un elaborato sulla follia dove il vero folle sembra quello che ha assemblato il tutto; una fascinosa galleria fotografica sul Marocco senza un rigo di didascalia; una collezione di mappe concettuali pescate da internet (con un certo criterio di fondo, se non altro); un percorso sui cani con tre righe tre di spiegazione per ogni argomento... "Per Geografia ho scelto il Giappone perché lì c'è una particolare razza di cani", segue foto del cagnolo giapponese and that's all per quanto riguarda il Giappone.
Sostegno contribuisce con l'uovo d'oro dell'elaborato multimediale fatto dal ragazzo dei Centri Sociali (ci lavoravano da mesi, quando il ragazzo ci è stato scippato. E meno male che abbiamo almeno quello, ma che peccato che sia rimasto incompleto perché era un gran bel lavoro e il ragazzo si è chiaramente molto divertito a farlo).
Le Anime Perse, di cui la classe abbonda, hanno appiccicato con lo sputo quattro magre relazioni standard, di quelle che si trovano a dieci per un soldo al mercatino dell'usato, senza collegamenti e senza un perché.
Parecchi si sono impuntati per portare le due lingue straniere: qualcuno perché sapeva quel che faceva, qualcuno perché era convinto di saperlo, qualcuno perché ha platealmente pescato dalla rete. Con grande pazienza le due insegnanti ci forniscono in nota chi ha copiato e come, ma scorrendo i testi sospetto che entrambe abbiano messo su parecchi capelli bianchi nel corso della lettura.
Immagini di quadri senza analisi, analisi di quadri senza l'immagine, presentazioni di pittori con foto ma senza quadri (ma questo, strano a dirsi in tempo di multimedialità, succede ogni anno).

Quello che quest'anno è strato offerto ai ragazzi di fare era un lavoro diverso dal solito, con grandi aperture verso percorsi indipendenti, della serie "Portateci qualcosa purchessia e se non sapete parlare di altro, parlateci pure di voi".
In apparenza era un lavoro più facile del solito, ma a dirla tutta avrebbe dovuto essere un po' preparato. Magari insieme agli insegnanti, e con un briciolino di assistenza informatica?
Insomma, con un po' di lavoro collettivo, ovvero proprio quello che è mancato negli ultimi mesi?
Certo, qualcuno se l'è cavata bene - guarda caso quelli che se la sarebbero cavata bene sempre e comunque, anche se li avessimo messi a fare l'esame a testa in giù.
Altri han fatto un onesto lavoro senza convinzione.
Molti han fatto roba parecchio scombinata.
Certo, va detto che quest'anno avevamo una Terza eccezionalmente mencia. Ma per l'appunto, alle medie può anche capitare di ritrovarsi tra le mani una Terza eccezionalmente mencia, che in tre anni non è riuscita a fiorire.
Magari mandando le istruzioni un mese prima anche loro avrebbero fatto qualcosa di meglio, può essere?
Personalmente sospetto di sì.

* imperfetto del verbo inenere. L'elaborato infatti è inerente. Inutile cercarlo sul dizionario, me lo sono ricostruito dal participio presente.
** non ho la minima idea se nelle Bermude abbiano ricci; ma è risaputo che a volte i ragazzi costruiscono percorsi partendo da spunti anche piuttosto stravaganti. E perché non dovrebbero? Anzi, un tocco di originalità è sempre gradito dalle commissioni stremate dai percorsi più consueti.