Da tempo immemorabile gli adulti ADORANO dissertare sulle stranezze e stravaganze delle nuove generazioni, come ci ricorda Bennato in questa bella canzone ispirata alla storia di Pinocchio.
Una cospicua fetta di adulti se ne fregò del gran fenomeno, mentre un altra cospicua fetta si unì all'adolescenziale entusiasmo e, dopo attenta disamina e lettura, si appassionò notevolmente alla vicenda.
Ci fu poi una frangia di adulti che cominciò ad indagare con fare sospettoso il fenomeno, domandandosi perplessi come mai quei libri, con annessi e connessi, piacessero tanto.
E si scervellarono per trovare la risposta, cercandone di solito una che in qualche modo minimizzasse il fenomeno (che per la verità ad essere minimizzato si prestava assai male).
Visto che a tutt'oggi sembra che molti di loro non siano venuti a capo di codesto gran mistero, ho pensato di rendermi utile, forte ormai di una rilettura complessiva oltre che di svariate letture parziali, e di offrire qui una breve ed esauriente lista dei misteriosi motivi per cui i libri di Harry Potter sono piaciuti e piacciono tanto, e non soltanto ai ragazzini.
1 - Sono scritti bene. Molto bene.
La scrittura è scorrevole, ma soprattutto chiara. Mi rendo conto che possa non sembrare un gran titolo di merito per uno scrittore, ma il fatto è che leggendo una scena, qualsiasi scena, anche quella dove una quindicina di persone si azzuffa al Ministero della Magia, si sa sempre chi sta facendo che cosa, e molto spesso anche perché lo sta facendo e come si sente in quel momento; non solo, ma sappiamo anche sempre dove siamo e come funzionano gli spazi intorno ai personaggi.
L'azione non è convulsa né lenta, ha semplicemente il ritmo che deve avere. Le conversazioni sono pertinenti e hanno il giusto ritmo. Anche il paesaggio si staglia con gran chiarezza e sa essere molto espressivo. Le numerose entità (oggetti, animali, creature leggendarie, nuovi personaggi umani) che entrano in scena sono descritte in modo da farsi ricordare anche se molto raramente si scivola nella caricatura.
Siccome la Rowling è molto brava, tutto questo viene fatto con grande naturalezza - dando così l'impressione a molti che "chiunque saprebbe fare lo stesso" o anche che "dietro ci sia un buon editor" (il quale buon editor però, dopo aver lavorato a editare i romanzi di Harry Potter, ha deciso evidentemente di concedersi una lunghissima e meritata vacanza ai Caraibi invece di aiutare altri scrittori).
2 - L'universo dove sono ambientati è ben strutturato
almeno per quello che ci interessa sapere sul momento. Può darsi per esempio che sulla parte economica e produttiva ci siano degli aspetti che meritano qualche chiarimento (né è detto che questi chiarimenti non si possano avere, chiedendoli all'autrice) ma se nei film spesso e volentieri saltano fuori contraddizioni e falle spettacolari, i libri mostrano un tessuto coerente, che romanzo dopo romanzo si apre davanti al lettore (e ad Harry)
3 - I personaggi restano impressi. Tutti. Pur essendo un numero esorbitante.
Alcuni piacciono alla follia, altri restano mortalmente antipatici, e altri ancora restano antipatici ma piacciono alla follia proprio per quello.
(Corre voce che tra quelli mortalmente antipatici ci sia proprio il protagonista, Harry. So però che gode comunque di un certo seguito e personalmente l'ho sempre apprezzato molto).
Impossibile fare l'elenco dei più carismatici, ma uno dei più apprezzati, amati e odiati è di sicuro l'apparente avversario, ovvero Piton, e lo stesso Voldemort conta numerosi fan.
Ognuno di loro poi ha una sua personalità particolare.
Prendiamo ad esempio la famiglia Weasley, dove ognuno è quel che è per influenza (non sempre benefica) degli altri ma mantiene comunque un suo nucleo individuale collegatissimo all'essenza della famiglia - all'apparenza una normale famigliola da commedia, quasi un riempitivo. Quanti scrittori sono capaci di descrivere una famiglia così interdipendente e a farla intervenire con naturalezza nell'azione (in cui hanno, tutti, una parte rilevante)?
4 - La trama è ben tessuta, ma non è affatto scontata
anzi riserva delle notevoli sorprese sino alla fine; e se la maggior parte dei lettori adulti non si era fatta ingannare dalla scena della morte di Silente grazie a un certo retroterra di esperienze letterarie e aveva capito da che parte stava Piton, il motivo per cui ci stava non ci è risultato dei più trasparenti fin quando lo stesso Piton non si è fatto avanti a spiegare il come e il perché.
E che dire del topastro di casa Weasley e delle sorprese che ci ha riservato Malocchio Moody? E dei morti a sorpresa che arrivano senza un filo di preavviso, nemmeno fossimo in una storia vera?
Un gruppo di romanzi ben scritti e ben ambientati, di gradevole lettura, che raccontano una storia interessante e ricca di sorprese con dentro un bel gruppo di personaggi.
Come ha fatto ad avere successo?
Chissà.
Tuttavia c'è ancora un aspetto da valutare: la società dei maghi è classista, razzista (ma di un razzismo basato non tanto sul gruppo etnico di appartenenza, quanto sulla purezza del sangue magico) e decisamente specista ma, vivaddio, non sessista. In sette libri, alcuni dei quali lunghissimi, non c'è alcun cenno a carriere riservate o precluse a una donna, a naturali inclinazioni femminili o a lavori che una strega non è qualificata a fare in quanto strega e non mago. Sappiamo che ci sono state ministre della magia, streghe presidi di Hogwarts e che anzi la scuola venne fondata nella notte dei tempi da due maghi e due streghe (una delle quali era notoriamente la più intelligente dei quattro).
Anche nel corso della storia la più brava della scuola è una strega (per giunta babbana), ed è anche quella che spesso e volentieri contribuisce notevolmente a fare arrivare la vicenda a buon fine.
E' possibile che questo piccolo dettaglio di sfondo, a cui non viene mai dato particolare rilievo nel corso della narrazione (del resto, perché dovrebbe? Non è ovvio che sia così? Come altrimenti potrebbe mai essere?) possa avere più o meno consapevolmente influenzato le lettrici - non solo delle nuove generazioni - predisponendole favorevolmente all'acquisto o alla lettura di sette libri ben scritti e che raccontavano una storia avvincente ricca di personaggi affascinanti ambientata in un mondo assai interessante?
Chissà.