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venerdì 30 agosto 2024

Con Valditara arriverà / all'alba quella sazietà (parte terza)

Il ministro Valditara contro i dinosauri: una sfida ancora aperta
Durante l'estate il ministro Valditara si è mantenuto piuttosto attivo. Dedico l'ultimo post di questa miniserie (qui e qui i primi due episodi) a un piccolo riepilogo di questo suo attivismo  con una sorpresina finale.
Per prima c'è stata a Maggio l'avvincente polemica sui dinosauri seguita a una dichiarazione relativa appunto ai dinosauri, che secondo il Ministro in terza elementare venivano studiati troppo ed erano un argomento inutile.
E qui si potrebbe aprire, come in effetti si è aperta, una piccola ma nutrita polemica su cosa sia effettivamente inutile nei programmi di scuola. Al di là della maggiore o minore utilità effettiva del conoscere le varie specie di dinosauri, su cui naturalmente ognuno è libero di avere le sue opinioni magari suffragate da ampie conoscenze in materia, e tenendo conto che a scuola tutto è utile oppure niente è utile a seconda del contesto e del modo con cui viene fatto, c'è da dire che i programmi di scuola sono morti e sepolti da gran tempo e sono stati sostituiti da ben più efficaci linee guida ministeriali che lasciano ampio margine di manovra al docente che, nel caso improbabilissimo ma pur sempre possibile che si ritrovi in una classe dove dei dinosauri non gliene frega niente a nessuno, può sempre destreggiarsi e bordeggiare coltivando altri argomenti più consoni agli interessi della sua utenza; ma soprattutto che i dinosauri di solito piacciono da matti all'utenza in questione, e questo da solo è un buon motivo per dedicarcisi perché quando la classe è interessata è facilissimo avviare ampie ed interessanti programmazioni che insegnano modalità di lavoro, di ricerca e di analisi critica e consentono millemila agganci ai più vari rami dello scibile umano e bestiale e dell'espressione artistica (provare per credere).

A Luglio è poi ritornata la Gran Questione dei cellulari, e il Ministro dell'Istruzione e del Merito ha partorito una circolare che ha rovesciato su di noi gran quantità di acqua fresca (molto gradita in questo periodo dell'anno) ove si spiegavano i grandi effetti negativi causati da un uso prematuro del cellulare e in somma il cellulare in classe non si potrà più usare nemmeno per scopi didattici. Non ho idea di quanto e come verrà applicata la circolare, che consente comunque l'uso di tablet e computer*, della scuola o privati. Qualche cellulare comunque per forza di cose è destinato a contaminare con la sua immonda presenza il sacrario scolastico perché alcuni alunni li usano per questioni sanitarie** o per programmazione individuale.

Infine il 7 Agosto, a sorpresa, il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha scodellato, non richiesto da alcuno, delle nuove linee guida per Educazione Civica, dove sarebbe tra l'altro evidenziata l'importanza di promuovere la formazione alla coscienza di una comune identità italiana come parte della civiltà europea e occidentale nella sua storia e, di conseguenza, viene evidenziato il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria, concetto espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione. 
Ammetto di aver trovato urticanti queste linee guida dalla prima all'ultima parola, e se qualcuno spera seriamente di sentirmi parlare in classe di Patria, con tanto di lettera maiuscola, bene, liberissimo lui di aspettare e ancor più libera io di ignorare le sue aspettative. Non devo tuttavia essere l'unica ad aver provato una certa qual irritazione davanti all'improvvido documento perché il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha solertemente emesso il parere consultivo che era tenuto ad esprimere cenciando senza pietà le linee guida dalla prima all'ultima riga, criticandone modi, tempi, lessico, criteri di fondo, mentalità di base (piuttosto antiquata) e deprecando che in tanto profluvio di parole non ci fosse mezza riga sulla di parità di genere e gli interventi contro le violenze di genere***.
Così da una parte abbiamo delle linee guida che lasciano ampio spazio di manovra ai docenti, e dall'altra un parere consultivo che volendo il Ministero dell'Istruzione e del Merito può tranquillamente ignorare (come ha fatto già altre volte). 
Ignoro quali saranno gli sviluppi e anche se ci sarà il solito dibattito che spesso infuria in questi casi. 
Io però ammetto senza remore che del ministro Valditara sono ormai da gran tempo più che sazia.

*il problema che si pone è che, mentre un cellulare ce l'hanno praticamente tutti, il tablet non è sempre in tutte le famiglie. La circolare quindi secondo me è classista, oltre a ledere le prerogative dell'insegnante. Vedremo come si evolverà la cosa, perché al momento non mi sembra che nessuno si sia preoccupato di questo aspetto della questione. D'altra parte si sa che i ministri vanno e vengono, e alla fine una circolare non è una legge.
**ebbene sì, questioni sanitarie. Per esempio gli alunni diabetici ormai si misurano la glicemia con apposita app, ma immagino che ci siano altri tipi di terapie che funzionano per via elettronica.
***Tema, questo, che almeno a St. Mary Mead è particolarmente sentito ed era alla base di numerosi interventi e laboratori anche prima dell'ennesima introduzione dell'Educazione Civica a scuola.

Da sempre il cognome del ministro mi richiama questa bella canzone da 
Notre Dame de Paris

sabato 24 agosto 2024

Gatti di guerra (24 Agosto, 33° anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina)

Questo bel micio si chiama Syrsky, dal nome dell'attuale capo delle forze armate ucraine
Oggi è l'anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina. Disgraziatamente è anche il trentesimo complemese dell'invasione russa, sempre in Ucraina - una festa piuttosto agrodolce, quindi.
Essere arrivati al trentesimo mese di questa sciaguratissima guerra è senz'altro deplorevole. Tuttavia, il fatto che dopo trenta mesi i russi non abbiano ancora cavato il tradizionale ragno dal buco in una guerra che all'inizio sembrava destinata a durare solo pochi giorni è a modo suo una buona cosa. La propaganda si è davvero sprecata, in questi trenta mesi, sia da una parte che dall'altra, ma il calendario non fa propaganda e si limita a segnare il tempo che passa, e non c'è dubbio che una invasione che dopo trenta mesi avanza a passo di lumaca, e a volte anche a passo di granchio perdendo i territori malamente acquistati indica che chi l'ha decisa non ha avuto una buona idea.

Appena la guerra scoppiò, uno dei miei primi pensieri fu per i gatti ucraini: i gatti, i gatti, che qualcuno pensi ai gatti!
In realtà, e con mio grande sollievo, parecchi si sono preoccupati dei gatti ucraini (e anche dei cani, naturalmente) e primi tra tutti i loro umani ucraini.
Tuttavia la situazione è stata, ed è tuttora, drammatica: molte famiglie hanno dovuto abbandonare i loro compagni a quattro zampe perché le leggi europee sul trasferimento degli animali d'affezione sono restrittive e prevedono quarantene e controlli sanitari. Qualcuno ha potuto affidarli ad amici, qualcuno li ha dovuti abbandonare agli aereoporti, ed è davvero triste pensare alla sofferenza degli uni e degli altri. Tuttavia alcuni paesi confinanti (Polonia e Ungheria, per esempio) hanno votato leggi che facilitavano il viaggio degli animali al seguito degli umani. Si sono poi mossi enti internazionali che tutelano gli animali, alcuni sono stati adottati all'estero eccetera - e la rete di solidarietà degli animalisti ucraini è stata molto efficiente.
Tuttavia il problema non è di quelli che si risolvono facilmente: umani morti non possono accudire animali vivi, e in certi luoghi la guerra è stata molto devastante. Non sorprenderà sapere che adesso in certe zone dell'Ucraina ci sono quantità immani di randagi che dal giorno alla notte sono passati dal confort di una famiglia che li amava allo squallore di una casa bombardata. Animali traumatizzati, feriti, e spesso anche molto affamati.
Per lungo tempo ho vagato nella rete alla ricerca di qualche società animalista ucraina a cui mandare un po' di soldi. La risposta per me è arrivata l'anno scorso attraverso un demenziale giochino che si chiama Animal's Restaurant, che si trova su parecchi social. Si tratta di allestire un ristorante gestito da gatti e che nutre in vario modo le più varie tipologie di animali, spiritelli e qua e là anche qualche umano. Lì c'era la pubblicità della Rolda, un ente rumeno situato vicino al confine con l'Ucraina che si dedica ormai da più di due anni anche agli animali vittime della guerra e tra l'altro confeziona dei video pubblicitari veramente ben fatti. Ci ne sono anche molte altre associazioni, ma io mi sono fermata lì perché più di tanto non posso fare.

Ho scoperto in seguito però che i gatti stanno avendo un ruolo abbastanza importante in questa guerra: i soldati ucraini hanno infatti adottato molti gatti, che tengono con loro nelle trincee. Gli ucraini sono sempre stati molto consapevoli dei poteri equilibratori dei gatti e del sostegno psicologico che possono arrecare, e insomma soldati e gatti randagi hanno trovato conforto gli uni negli altri, senza contare che le trincee tendono a riempirsi di topi e a questo problema i gatti possono portare un aiuto ben più che simbolico. 


Inoltre i gatti sono degli eccellenti testimonial e la loro presenza aiuta la raccolta fondi. Tutto questo è stato oggetto di vari 
articoli e di reportage fotografici.


Qualche gatto è anche diventato piuttosto famoso: è il caso del gatto Syrsky, che apre il post in una immagine molto patriottica.
E sì, pare che anche le truppe russe abbiano accolto gatti. Mi sembra il minimo, visto che questo pasticcio lo hanno combinato loro.

lunedì 19 agosto 2024

Con Valditara tu potrai / i musulmani fustigar (parte seconda: lo strano caso della scuola di Pioltello)

Com'è noto i Saraceni un tempo erano detti anche Mori
(da Kimono Cats on Cups)

In questo secondo post della miniserie dedicata al mio amato ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara (qui c'è il primo) andrò a raccontare di come costui abbia deciso di intervenire contro lo strapotere della religione islamica nel nostro patrio suolo e, già che c'era, anche contro l'autonomia delle scuole.
Inizierò con la prima di due precisazioni, entrambe indispensabili per seguire la vicenda in tutte le sue implicazioni, e parlerò per prima cosa di messer Ramadan, causa involontaria e assai pretestuosa di tutta la vicenda.
Si tratta di una festa religiosa assai importante per il calendario islamico e dura 29 o 30 giorni, a seconda dell'anno, in un periodo scelto in base alle fasi lunari. Come tutte le feste del ciclo lunare (ad esempio la nostra Pasqua, collegata alla Quaresima e al Carnevale) è una festa mobile. Al contrario però della Pasqua cristiana, che è inserita in una forbice di tempo tra Marzo e Aprile e lì rimane sempre, il Ramadan può cadere in qualsiasi periodo dell'anno perché l'anno musulmano è più corto di una decina di giorni rispetto all'anno solare.
Durante il periodo del Ramadan chi lo osserva non può mangiare né bere durante l'arco della giornata e solo dal tramonto in poi si può rifocillare. Si tratta quindi di un periodo piuttosto debilitante sul piano fisico e sono previste una gran quantità di esenzioni per chi è in età di crescita, malato, anziano eccetera. La fine di questo periodo penitenziale prevede una grande festa che coinvolge tutti i fedeli, compresi quelli che il Ramadan non l'hanno potuto fare.
Tutto ciò non dovrebbe riguardare in alcun modo le scuole, almeno fino alla terza media compresa, perché bambini e giovinetti fanno parte delle categorie esentate dall'obbligo del digiuno diurno. In realtà qualche strascico arriva anche a noi perché abbiamo sempre qualche caso di ragazzini entusiasti che cercano comunque di praticarlo, il che gli complica abbastanza la vita soprattutto al momento degli allenamenti sportivi. Per quanto ne so, comunque, dopo qualche giorno i più lasciano perdere (con grande sollievo degli allenatori e, suppongo, anche delle famiglie).

La seconda premessa riguarda il calendario dell'anno scolastico in Italia, che è deciso in massima parte dalle Regioni; ogni scuola però ha un gruppetto di giorni di vacanza supplementari da distribuire come meglio crede e che di solito usa per consentire ponti o allungarne la durata, anticipare le vacanze di Natale, prolungare quelle di Pasqua eccetera, ma niente impedisce di piazzare per esempio un paio di giorni dopo la chiusa del quadrimestre, oppure per la Festa della Donna o qualsiasi altro giorno, o anche di piazzare i giorni tutti insieme per consentire a chi vuole di andare a farsi una settimana bianca senza perdere troppe lezioni. Roba così, piuttosto concreta.  
Il Collegio Docenti, in Maggio, vota la proposta di collocazione dei giorni di vacanza per l'anno successivo, con relative motivazioni didattiche, poi la palla passa al Consiglio d'Istituto (che di solito conferma senza batter ciglio) e infine il calendario viene pubblicato con apposita circolare. Il tutto avviene alla luce del sole e nel più pieno rispetto delle leggi di dio e degli uomini.

E veniamo infine al Grande Scandalo di Pioltello, che tanto starnazzìo ha causato e tante piume e penne ha fatto volare.
L'anno scorso l'Istituto Comprensivo* Iqbal Masih di Pioltello, piccolo comune dell'hinterland milanese che ha una discreta fetta di alunni di origine straniera, ha deciso di collocare uno di questi giorni in data 10 Aprile, in occasione della festa di fine Ramadan di quest'anno, quando buona parte della suddetta utenza di origine straniera se ne restava a casa con la famiglia a festeggiare. Tale sennato provvedimento puntava ad evitare di ritrovarsi le classi mezze vuote, che per gli insegnanti è sempre una gran scocciatura perché non sai mai bene cosa far fare a chi c'è. Del resto è anche possibile che in quell'occasione restasse a casa anche buona parte dell'utenza che con la religione islamica non aveva niente a che fare, perché "tanto a scuola in quel giorno non si faceva niente di che". Chiunque insegni, e anche parecchie persone che a insegnare non ci pensano nemmeno ma non sono state deprivate del buon senso da una genetica sfavorevole, converrà che si trattava di una buona idea - una sensatissima applicazione del motto chi schivare non può la propria noja /l'accetti di buon grado: un giorno di vacanza fa sempre piacere a tutti, ovunque sia collocato, né venivano lesi i diritti di alcuno.
Qualcuno** però deve aver pensato che quello era un eccellente pretesto per riproporre per l'ennesima volta il tema, carissimo alla Lega, dell'islamizzazione forzata imposta dagli immigrati a danno della religione cristiana, caposaldo dell'italica identità, ad uno stato debole e incapace di difendersi, e insomma quest'anno, stabilito che il tema di fantomatiche famiglie musulmane che cercavano di vietare il prosciutto a mensa a tutti gli alunni ormai appariva un po' logoro, il Qualcuno in questione ha mandato una segnalazione in proposito al ministro Valditara, che appunto della Lega fa parte, e che è stato ben lieto di cogliere al balzo la ghiotta possibilità di deprecare la deriva buonista della scuola verso gli immigrati.
Il grave caso è stato portato all'onore della stampa verso la metà di Marzo. Per primo è intervenuto il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture*** che ne ha parlato come di una scelta inaccettabile, contro i valori, l'identità e le tradizioni del nostro paese perché non è questo il modello di Italia e di Europa che vogliamo. Scopriamo così che i giorni di vacanza a disposizione del Consiglio di Istituto di una qualsivoglia scuola italiana devono essere accettati anche dal Ministro dei Trasporti, che evidentemente ha un dicastero dalle competenze assai vaste.
Il Ministro dell'Istruzione e del Merito****, invece di suggerire al Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture di farsi una bella teglia di cavoli suoi invece di provare a intervenire nelle legittime scelte delle scuole, ha chiesto agli uffici competenti del ministero di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l'ordinamento perché le scuole non possono stabilire nuove festività in modo diretto o indiretto ed era dunque suo dovere far rispettare la legge, la legalità, le regole (che forse gli sarebbe più facile far rispettare se ne avesse una idea almeno approssimativa), e a questo scopo ha stabilito di ordinare una ispezione alla scuola per controllare che tutto fosse in regola - che considerata l'assoluta inesistenza del problema, personalmente ho trovato una di quelle robe da lavare col sangue (molto sangue, aggiungo).
Tosto si sono scatenati gli opinionisti, in un rutilare di scioccherie degne davvero di miglior causa. Havvi chi ha stabilito solennemente che la cosa era molto grave perché le scuole non potevano istituire feste di loro iniziativa (che è senza dubbio vero, ma nessuno aveva istituito proprio niente), altri han proclamato che le scuole non dovevano avere una percentuale di stranieri troppo alta al loro interno, e non si capiva bene se  le scuole in questione dovevano provvedere a sopprimere gli stranieri in sovrappiù o accantonarli in qualche scatolone (a parte il dettaglio che buona parte di quegli "stranieri" erano nati o almeno cresciuti in Italia e quindi sono stranieri per modo di dire) e qualche volpe ha perfino rispolverato l'idea di una legge che metteva un tetto al numero di stranieri che potevano essere accettati in una classe - insomma, il solito ciarpame che circola sempre in questi casi.

I docenti della scuola Iqbal Masih non sono rimasti a farsi crescere l'erba sotto i piedi e hanno scritto lettere di protesta e rilasciato dichiarazioni ai giornali e alle televisioni eccetera chiedendo tra l'altro un aiuto al Presidente della Repubblica***** - che non si è fatto pregare più di tanto per intervenire e pochi giorni dopo ha mandato una lettera alla scuola esprimendo "vicinanza e calore" e tutto questo genere di cose.
L'implacabile ispezione aveva rilevato irregolarità nella formulazione della delibera con cui era stato stabilito il giorno di vacanza - qualcosa, immagino, a quel punto dovevano pur trovare, a costo di rivoltare la scuola come un calzino. La delibera è stata corretta, immagino con l'aggiunta di un paio di virgole e la riformulazione di una frase, e il giorno di vacanza confermato perché, onestamente, non c'era proprio modo di impedirlo con la legislazione attualmente in vigore. L'ineffabile ministro dell'Istruzione e del Merito si era detto soddisfatto perché erano state corrette le irregolarità della delibera e così si potevano chiudere le polemiche da lui definite velleitarie e pretestuose (ma va'?) - e anche lui, immagino, a quel punto qualcosa doveva pur dire, anche se forse un dignitoso silenzio poteva essere una scelta non priva di valore dopo tutte le sciocchezze dette in precedenza.
Come sempre in queste occasioni la Chiesa ha seguito la vicenda con garbo e discrezione, commentandola con savie parole atte a placare gli animi e osservando per inciso che i musulmani festeggiavano volentieri Pasqua e Natale godendosi le apposite vacanze e dunque non c'era niente di male se le scuole tenevano conto anche delle loro feste; il problema però era che gli animi non avevano alcun desiderio di farsi placare, e dunque le polemiche sono continuate per qualche settimana, anche grazie ad interventi piuttosto improvvidi del ministro ed hanno anzi conosciuto un tentativo di ripresa assai drammaticheggiato quando durante il ponte mancato del 1 maggio, dove alcuni ritenevano che sarebbe stato più opportuno collocare il giorno di vacanza, il tasso di assenze degli alunni è stato piuttosto alto (cosa piuttosto normale, in effetti).
Quanto al ministro, qualche giorno dopo ha lanciato una nuova crociata contro lo studio dei dinosauri a scuola che non ha però riscontrato lo stesso successo, forse perché non risulta da alcuna fonte a noi nota che i dinosauri in questione fossero musulmani.
La Lega ha dunque conseguito il suo scopo, che era chiaramente quello di lamentarsi sempre e comunque dell'esistenza dei musulmani in Italia, lamentela da portarsi avanti sempre e comunque a costo di sputare sulle leggi italiane e sulle scuole italiane che le applicano ma ciò nonostante e alla faccia loro la legge sull'autonomia delle scuole è stata rispettata.

La scuola è usa a queste tempeste da bicchier d'acqua che la scuotono con una certa regolarità e che si placano dopo qualche settimana. Io però sono rimasta molto irritata nel vedere così calpesta e derisa l'autonomia dei singoli istituti per i capricci di un paio di ministri intemperanti.

* chiamasi Istituto Comprensivo un curioso agglomerato di scuole dell'infanzia, elementari e medie che da qualche anno va molto di moda. Anche qui, tutta roba normata da apposite leggi.
** qualcuno della Lega, viene da sospettare
*** cosa c'entrano i trasporti con le vacanze votate dal Consiglio di Istituto della scuola di Pioltello? Non molto, sembrerebbe. Tuttavia il Ministro dei Trasporti dell'attuale governo ama molto avviare crociate contro lo strapotere islamico.
**** che, guarda un po' le coincidenze, è anche lui della Lega.
***** il quale presidente aveva conferito poco tempo prima una onorificenza ad una di queste insegnanti per l'impegno mostrato durante la pandemia

Da sempre il cognome del ministro mi richiama questa bella canzone da Notre Dame de Paris

sabato 17 agosto 2024

17 Agosto 2024 - Giornata Mondiale della Valorizzazione del Gatto Nero

Cosa c'è di più bello di un gatto nero?
Due gatte nere, per esempio.
Eccole qui, in una bella foto del 2015.
Quella più piccola (che da allora è cresciuta parecchio) è Arisu, che sarebbe la versione giapponese del nome di Alice. Per inciso, è anche la protagonista di Proteggi la mia terra. Una gattina vivace, molto affettuosa ma piuttosto apprensiva. Quando la raccolsero al gattile era una trovatella incidentata e probabilmente molto traumatizzata, che non si è mai azzardata a uscire di casa. Adesso è una bella gattona nera che nell'ultimo anno è diventata sempre più simile a Ninphadora
Ninphadora è quella che dorme arrotolata dentro il drago dell'IKEA. Amava molto trasformarsi in una pozzanghera nera con gli occhi dorati ed era un carattere molto solare e avventuroso. Per più di venti anni è stata una specie di sorella adottiva. Usciva molto volentieri, ma non si è mai allontanata molto da casa, dove anche nella bella stagione rientrava almeno un paio di volte al giorno. Ha mantenuto una bella forma aggraziata, una notevole agilità e un bel dinamismo fino all'ultimo giorno. La veterinaria, dove l'avevo portata per il regolare tagliando che spetta ai gatti quando passano una certa età, mi aveva detto che in autunno sarebbe stato bene iniziare una terapia di sostegno per il cuore. Ma non c'è stato un altro autunno per lei: un giorno si è addormentata.
E' stata la mia amica per tanti anni e non si può davvero dire che abbia avuto una morte precoce. Questo mi ha dato un certo conforto, ma la scomparsa di un gatto che ti è stato vicino per tanti anni è un colpo particolarmente duro.
Entrambe hanno sempre avuto un pelo fittissimo e vellutato e la tendenza a dormire con me sul letto.
Una mi aspetta sul ponte dell'Arcobaleno, l'altra confido che mi starà vicina ancora per molti anni.
A loro dedico questo post per la Giornata Mondiale per la Valorizzazione del Gatto Nero.

venerdì 16 agosto 2024

Con Valditara troverai / la scuola in tutti i suoi viavai (parte prima)

L'attuale Ministro dell'Istruzione (e del Merito) è molto meno bello di questo pesce d'Aprile, ma non c'è dubbio alcuno che egli sia un perfetto Pesce d'Aprile.
Lui e le sue circolari.

Da dove viene il ministro Valditara?
Dalla Lega*.
Per quale motivo gli è stato assegnato un ministero?
Son misteri. Per ogni governo c'è sempre un piccolo (quando va bene) gruppo di persone cui viene assegnato un ministero per questioni di quote-partito, di amicizie influenti o vai a sapere. 
Qualche volta poi il vero motivo è che il ministro, per quanto sconosciuto ai più, vanta una ammirevole competenza in quello specifico dicastero.
Sembrerebbe di capire che il ministro Valditara non rientri in questa categoria di illustri sconosciuti, perché di scuola sembra sapere o capire veramente il giusto. Oppure fa finta, non so: perché alla fine nel ramo dell'Istruzione lavorano più di 900.000 docenti, e più di 700.000 sono di lungo corso. Possibile che non uno solo di loro sia in rapporti di amicizia e parentela col ministro e non possa intervenire ad evitargli certi interventi davvero fuor di luogo?
Senza contare che detto Ministro lavora al Ministero, dove senza dubbio qualcuno che sa qualcosa di legislazione scolastica c'è. Ma non tra i suoi consiglieri di fiducia, par di capire. 

E dunque, l''attuale ministro è stato messo nel dicastero dell'Istruzione (e del Merito, anche se in merito all'istruzione le sue competenze sono piuttosto esigue) con qualche oscura motivazione, oppure perché gli andava comunque assegnato un ministero e non sembrava il caso, visto il periodo che stiamo attraversando, di dargli gli Esteri o le Forze Armate. L'Istruzione in fondo è un ministero innocuo, e all'apparenza non c'è spazio per fare grossi danni se non ti metti in testa di fare  (o al governo decidono che devi fare) qualche Grande Riforma.
Stai lì, prometti di fare grandi cose, ogni tanto dici qualche sciocchezza oppure riempi qualche vasca di acqua calda e questo è quanto. 
Il ministro Valditara ha deciso di puntare sulle sciocchezze, più che sulle vasche di acqua calda; e siccome è un uomo di coscienza e non vuole mangiare alle nostre spalle limitandosi a scaldare la poltrona, di sciocchezze ne ha collezionate già parecchie. Ho deciso quindi di premiare questo suo attivismo dedicandogli non uno, bensì ben tre post - con la speranza che la mia sensibilissima coscienza non mi costringa a dedicargliene altri, ché ci sarebbero anche argomenti più interessanti di cui vorrei occuparmi.
In questa primo post quindi ripercorrerò quelle poche sue uscite che sono arrivate fino alle mie distratte orecchie, prima che si lanciasse nella Crociata Contro l'Istituzione della Festa del Ramadan.

A pochi giorni dal suo insediamento il ministro decise di mettersi in mostra affrontando un tema fresco e nuovo, ovvero quello dell'uso dei cellulari in classe, e a tal scopo  provvide ad emanare apposita circolare; di cotal circolare a dire il vero non si avvertiva soverchia necessità, dato che si limitava a ripetere quanto detto sin dal 1998, e cioè che non era consentito agli studenti l'uso del cellulare per cazzi propri durante le ore di scuola. E grazie tante.
Visto che era a ripetere il già detto, in quella circolare si aggiungeva che L’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”. Insomma l'uso del cellulare in classe è vietato tranne quando è consentito. E, di nuovo, grazie tante. 

La storia in realtà ha anche un seguito, perché il Nostro, in non so quale trasmissione televisiva, qualche tempo fa dichiarò che l'uso del cellulare in classe sarebbe stato vietato anche se usato a fini didattici, e il divieto esteso anche ai tablet; tutto ciò serviva principalmente a fare scena perché in classe l'insegnante si muove in libertà, anche se col limite inderogabile del codice civile e penale e naturalmente il vincolo della Costituzione, ma se decide di coltivare fagioli o incenso, di fare collage e mosaici, di parlare di demografia o di traffico internazionale di droga e quant'altro, purché lo faccia a fini didattici è nel suo pieno diritto - e infatti spesso lo fa. E' raro che gli insegnanti di geografia coltivino fagioli a scuola e che Scienze Motorie metta le sue classi a lavorare con pietre, riso o pezzetti di carta colorati per fare mosaici, ma mai dire mai. Per tacere del fatto che ci sono da tempo classi 2.0 dove l'uso del tablet non solo è consentito ma pure obbligatorio, e anzi i tablet in questione sono pagati proprio dal Ministero.
Incurante (o forse ignaro) di ciò in una nota ufficiale del 24 Febbraio 2024 il Ministro ha mandato a dire  che nelle linee guida in via di pubblicazione l'uso del cellulare in classe viene sconsigliato anche se è per fini didattici. Di più non si poteva fare e alla fine lo sconsiglio, anche se personalmente lo trovo abbastanza fuor di luogo (chi sei tu, per dirmi cosa devo fare in classe?) è, appunto, uno sconsiglio e niente di più**.

A Dicembre del 2022 c'era poi stata una sortita sull'umiliazione come fattore indispensabile di crescita che aveva suscitato un certo, comprensibile, disappunto: tutti sappiamo che l'umiliazione è talvolta inevitabile nelle alterne circostanze della vita e può talvolta produrre effetti positivi, se corroborata da adeguata riflessione ed introspezione; l'idea però di utilizzarla deliberatamente a scopi educativi evoca istantaneamente ricordi legati al buon vecchio olio di ricino e insomma non è stata percepita come un consiglio dei più opportuni; ci fu un certo brusìo di sottofondo e il Nostro quasi subito circostanziò, precisò, fece capire che era stato frainteso eccetera. Vivaddio, non mi risulta si sia impegnato a mettere nelle linee guida una esortazione agli insegnanti a usare in classe l'umiliazione a scopo didattico (ma, anche lì, mai dire mai).
Ci sono state diverse di queste tempeste da bicchier d'acqua, alcune della quali proprio da bicchier d'acqua non erano, e di solito sono sempre finite con il Nostro che spiegava, circostanziava e assicurava di essere stato frainteso. Il mondo della scuola comunque non le ha gradite e nelle Sale Insegnanti serpeggia verso di lui una certa qual irritazione da cui anch'io non posso dirmi del tutto esente.

Questo Natale infine è ritornato un tormentone ricorrente, ovvero la Scomparsa del Presepe dalle Italiche Scuole. Uno dei partiti di governo ha infatti presentato un disegno di legge intitolato niente meno che al Rispetto e tutela delle tradizioni religiose italiane che a quel che è trapelato del testo sembra un triste monito per tutti noi sugli effetti dovuti a un eccessivo uso di bevande ad alto contenuto alcolico.
Partiamo dalla presentazione della legge:
Alla garanzia costituzionale di libertà di religione e di culto non corrispondono né la facoltà, né tantomeno il dovere di ricusazione dei simboli religiosi, storici e culturali, i quali sono espressione valoriale della tradizione identitaria del popolo italiano. Consentire la trasformazione delle sacre festività cristiane in altra anonima tipologia di celebrazione costituirebbe una discriminazione nei confronti degli alunni e delle rispettive famiglie praticanti la religione maggioritaria oltre che un attentato ai valori e alla tradizione più profonda del nostro popolo. Si rende dunque necessario un intervento legislativo che impedisca a taluni dirigenti di istituzioni scolastiche, universitarie di cancellare o chiamare in altro modo le celebrazioni e tradizioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana.
Sarebbe interessante capire di che accidenti stanno parlando, dal momento che non risulta che alcun Dirigente Scolastico abbia mai cercato di cambiar nome alle feste di Natale e di Pasqua. Si racconta bensì come in alcuni ambienti stia vagamente affermandosi una certa tendenza a parlare di generiche "feste" e perfino di "Stagione delle feste" in zona Natale, con l'intento di non vincolare alla parte religiosa di cotali feste chi religioso non è, ma nella scuola questa tendenza non ha ancora dato particolari segni, e mi sembra che qui in Italia abbia attecchito in modo davvero marginale anche fuori dal mondo della scuola.
Ma torniamo al disegno di legge, che nell'articolo 2 dice che negli istituti di istruzione pubblici è fatto divieto di impedire iniziative promosse da genitori, studenti o dai competenti organi scolastici, volte a proseguire attività legate alle tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana, come l'allestimento del presepe, recite e altre manifestazioni ad essi collegate al fine di ricordarne il loro profondo significato di umanità e il rapporto che le lega all'identità nazionale italiana e per impedire tutto ciò il Ministero dell'Istruzione stabilirà apposite sanzioni.
Tutto ciò non ha alcun senso: se le iniziative in tal senso saranno promosse dai competenti organi scolastici non si capisce davvero perché i suddetti competenti organi scolastici dovrebbero prima avviarle e poi impedirne il regolare svolgimento, al solo e unico scopo di complicarsi vieppiù l'esistenza, mentre se sono avviate da genitori o studenti, potranno svolgersi solo dopo apposita approvazione dei competenti organi di cui sopra (ovvero Consigli di Istituto, Collegi Docenti e Consigli di Classe) che, dopo averle approvate, vieppiù non si capisce perché dovrebbero impedirle. Anche se ogni tanto** qualche politico diffonde la leggenda di Dirigenti Scolastici che vietano l'allestimento di presepi, per quel che mi risulta si tratta sempre e comunque di leggende metropolitane che vengono sempre e regolarmente smentite.
Di fatto, copo la tempesta di Dicembre del disegno di legge non si è più saputo niente - sperando caldamente che non riemerga stile torrente carsico verso la fine del Novembre prossimo venturo. 
Come spesso succede in questi casi, la Chiesa romana cattolica e apostolica ha portato le uniche parole sensate sulla deplorevole vicenda, non per bocca di qualche sacerdote alternativo ma facendo parlare il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI e noto per essere persona abbastanza allineata al pensiero cattolico più ortodosso, che ha parlato di inclusione, rispetto delle altre credenze e ha sintetizzato il tutto spiegando che il presepe non si può imporre per legge, rischia di diventare antipaticoricordando garbatamente come l'approccio alla religione cattolica in Italia sta cambiando (ovvero che l'identità nazionale italiana non è più così strettamente collegata alla religione cattolica).

Non parendo che la questione del Natale a scuola fosse stata trattata con sufficiente spazio, il ministro Valditara ha ritenuto opportuno mandare il 21 Dicembre dal sito del Ministero una lettera a tutto il personale scolastico che era una vera sviolinata sullo spirito del Natale, l'importanza dello spirito del Natale e l'effetto positivo e fecondo del vero spirito di Natale nel costruire un mondo migliore; e per carità, non metto in dubbio la bontà dell'intenzione, ma confesso di aver trovato l'epistola piuttosto pallificante: alla fine, puoi chiamarlo Spirito del Natale, oppure buonismo, oppure buona volontà, ma di fatto non è una cosa strettamente collegata al Natale e puoi ben praticarla anche se per te Natale è solo un nome proprio di persona.

Tuttavia dopo il Natale (abbastanza dopo, quest'anno) è arrivato il Ramadan (continua...)

Da sempre il cognome del ministro mi richiama questa bella canzone da Notre Dame de Paris

anche perché non riesco a immaginare quale mai altro partito, per quanto male in arnese, avrebbe voluto prenderselo.
In realtà, come spiega Pellegrina in un lungo ed esaustivo commento, il percorso politico di Valditara è stato più complesso di quel che credevo, e soprattutto l'uomo si è già occupato più volte di scuola.
** ma su questo tema c'è stato un seguito, che sarà il tema del terzo post della miniserie.
*** ovvero una o due volte all'anno, guarda caso in corrispondenza delle feste di Natale e di Pasqua.

giovedì 8 agosto 2024

8 Agosto - Giornata Mondiale del Gatto

Il piccolo Oleksandr mentre affronta coraggiosamente un drago dell'Ikea.
Il 2023 è stato un anno piuttosto pesante sul piano felino: ai primi di Gennaio ci ha lasciato la bella Azzurra, per un problema di cuore e a fine Ottobre l'amatissima Ninphadora ha mancato di qualche settimana il suo ventunesimo compleanno. A pochi giorni di distanza ci ha lasciato anche la tricolore Fiammetta, penultima eredità paterna.
L'inverno e la primavera sono passati avvolti nella cupa atmosfera del lutto. 
La mia dotazione felina comprendeva ormai solo una gatta anziana e ormai piuttosto malridotta (Griselda, altra eredità paterna) e la vivace ma paurosissima Astrifiammante - che tra l'altro non erano mai andate molto d'accordo tra loro. In cuor mio è cresciuta con l'andar dei mesi la disponibilità ad accogliere qualche nuovo amicio, ma non ho chiesto in giro perché so che i gatti arrivano quando devono arrivare.
Poco prima della fine della scuola Peggy mi ha informato che una delle sue gatte si era riprodotta, e magari mi avrebbe fatto piacere un piccolo rimpiazzo?*
Ho accettato prontamente, chiedendo però che il micetto avesse compiuto le dieci settimane di rigore e fosse svezzato.
Nessuna difficoltà: la famiglia di Peggy lavorava per una splendida villa storica e la cucciolata era cresciuta un po' in casa e un po' fuori, libera a suo piacere. Dopo aver distribuito tanti gattini agli alunni di mia madre, riceverne uno da una mia alunna, e per giunta una alunna della mia amatissima Terza Sfigata mi sembrava un giusto contrappasso. Peggy mi ha mandato un catalogo fotografico e ho scelto il bianco-e-grigio perché erano secoli che non avevo più un gatto grigio, o più esattamente una gatta grigia.
Questo però non era una gatta: era un maschio.
In cinquant'anni di vita gattara, per una strana serie di circostanze ho sempre avuto solo e soltanto gatte femmine. Non è stata una scelta, e si capisce che non ho niente contro i gatti maschi. In realtà fu proprio un gatto maschio, dei vicini, che mi convertì al culto di San Gatto - un bel gattone soriano che mise incinta la mia prima gatta e che era simpaticissimo. Purtroppo sparì dopo la stagione degli amori e non vide mai i suoi graziosissimi figli. I vicini lo rimpiansero a lungo, noi anche.

E così a metà Luglio è arrivato questo grazioso scricciolo, che promette di diventare molto alto e molto lungo e che in effetti già dopo tre settimane è quasi raddoppiato in lunghezza. Le due gatte han fatto un po' di scene, ma neanche tanto: con i cuccioli non ci si azzuffa, e in realtà han cominciato a giocarci.
Passati i primi giorni di ambientazione casalinga ho cominciato a portarmelo dietro quando la mattina vado a prendere il caffè in giardino, così può esplorare in sicurezza il suo futuro territorio e fare conoscenza con gli altri gatti del condominio, che vengono a cercarlo, si sdraiano in mezzo al prato ostentando di ignorarlo e lo guardano scocciati quando lui comincia a rincorrergli la coda. 
Più avanti uscirà da solo, ma ancora mi sembra troppo piccolo per mandarlo alla ventura.
C'era da trovargli un nome. naturalmente. All'inizio ho pensato di chiamarlo Aleksej, poi mi sono detta che forse, viste le circostanze e l'aria intrepida, un nome ucraino sarebbe stato più adatto, e così già quando è arrivato avevo quasi deciso di chiamarlo Oleksandr. Il nome è diventato definitivo quasi subito perché non ho mai visto un gatto che fosse più Oleksandr di lui.
In più è un gatto incredibilmente sciarposo, che ama spalmarsi con singolare grazia per dormire nei posti più impensati.
Buona Giornata Mondiale del Gatto a tutti i gatti del mondo, e come sempre non dimentichiamo di festeggiare anche i diversamente gatti, che abbianio due o quattro zampe.

* ebbene sì, la classe sapeva che ero a corto di gatti. Un casuale accenno di una collega aveva scatenato un interrogatorio in piena regola e sono venuti a farmi le condoglianze perfino alunni di classi che non avevo.

mercoledì 7 agosto 2024

Storia di un Compito A Sorpresa (che nelle intenzioni non era affatto a sorpresa)

Nessun vichingo degno di questo nome avrebbe mai viaggiato su una roba del genere

Passato l'impero carolingio eccoci quasi subito ai vichinghi, che di solito sono un argomento assai gradito. Come sempre sciorino il mio piccolo archivio di immagini, parlo della vita quotidiana delle popolazioni tuttora note genericamente col nome di vichinghi, spiego che si trattava di popoli che facevano i vichinghi, ovvero i predoni, solo part time ma che erano, a seconda della stagione, contadini e allevatori che integravano col commercio e col saccheggio e disponevano di eccellenti navi che tenevano il mare a meraviglia, che non portavano elmi cornuti eccetera eccetera. 
La Prima Litigiosa si mostro decorosamente interessata, ma meno di quanto di solito lo siano le prime, dove i vichinghi sono sempre argomento assai gradito.
E va bene, se i vichinghi non li entusiasmano tireremo un po' via, dopotutto non tutti si appassionano alle stesse cose. Così assegno tre interrogazioni programmate per la lezione successiva, carico un po' di materiale supplementare per chi volesse gradire sulla Classroom e la chiudo lì.

A sorpresa i tre alunni prescelti, che fino a quel momento si erano dimostrati piuttosto brillanti, mi scodellano tre interrogazioni men che decenti. 
D'accordo, c'erano appena state le schede del primo quadrimestre, dove la classe aveva riportato votazioni molto rispettabili a Storia e a Geografia, e loro avevano deciso che con le mie materie ormai erano bravi e non importava più studiare. Un insegnante di lungo corso conosce questo fenomeno e dispone di vari tipi di correttivi. Nel caso specifico metto tre insufficienze e spiego che, siccome  i vichinghi sono un argomento che non è bene trascurare e che quindi avrei fatto una verifica scritta sull'argomento.
Non ci sono reazioni di grave disappunto né alzate di scudi.
Per la lezione successiva assegno gli esercizi sui vichinghi dal libro di storia e aggiungo un bel gruppetto di domande elaborate da me personalmente di persona; per rispondere dovranno ripassare accuratamente l'argomento (che poi sono sei paginette, due delle quali composte soprattutto da illustrazioni) e dunque con ciò si prepareranno alla verifica.
La volta dopo fissai con loro la data della verifica scritta, stabilendo che l'avremmo fatta il giorno X quando avevamo la prima ora e così loro sarebbero stati freschi e riposati. 
Mormorii di vago assenso.
Passiamo poi alla lettura degli esercizi, e va onestamente riconosciuto che li avevano fatti abbastanza con i piedi. 
Ribadisco ancora che il giorno X ci sarebbe stata la verifica sui vichinghi, e la sera lo segno anche sul calendario del registro elettronico.

Arriva il giorno X, e alla prima ora gli chiedo di tirare fuori il foglio per il compito. Come gli avevo spiegato, non era indispensabile un foglio protocollo, andava bene anche un normale foglio in A4, a righe o a quadretti. Scopro però che nessuno si era posto il problema, ma comunque tutti raccattano un foglio di grandezza adeguata e ci scrivono nome, cognome, classe e cose del genere.
Gli consegno la mezza dozzina di domande cui devono rispondere. E' chiaro comunque che nessuno era entrato nell'ordine di idee che quel giorno c'era la verifica.
"Ma non ce l'ha scritto!" prova a protestare qualcuno.
"L'ho detto, ridetto e anche segnato sul calendario di Argo" protesto io.
"Ma noi non guardiamo mai il calendario!".
"Credo che invece dovreste. In ogni caso vi ho detto di scriverlo sul diario".
Molti non scrivono quasi niente sul diario (è un problema piuttosto recente e al Collegio Docenti abbiamo convenuto che l'anno prossimo andrà affrontato con decisione).
Segue una serie di ma non credevamo, ma non abbiamo capito, ma non pensavamo.
Il fatto che non pensino mi sembra abbastanza evidente, ma cerco di non infierire.

Viste le premesse, non mi sono molto sorpresa leggendo il risultato - e va pur detto che la correzione ha preso ben poco tempo.
Distribuisco generosamente 4+,quattro e mezzo, 5-, 5+, qualche 6- e 6+ e anche un paio di 7 e un 8. Da notare che, come sempre, mi sono tenuta larga avendo cura di valorizzare quel che avevano scritto. Il punto però è che avevano scritto davvero poco.
Riporto i compiti la volta successiva, e mi soffermo soprattutto sugli errori di italiano - perché sì, qualcuno era anche riuscito a infilarci degli errori di italiano; no, non la solita h mancante (che in quella classe non va molto di moda) ma periodi lasciati in sospeso, frasi senza senso e una singolare quantità di congiuntivi vistosamente cannati.
Comunque, nessuno protesta e tutti ingoiano il rospo (tranne i due 7 e l'unico 8 che non avevano da ingoiare proprio niente). 
Come ho già detto, nessuno ha protestato. Al Consiglio di Classe che si svolge pochi giorni dopo sento qualcuno che accenna a un "compito a sorpresa di storia".
Racconto come si è effettivamente svolta la vicenda, facendo molto divertire i colleghi. Va considerato che io non faccio mai "compiti a sorpresa", anche perché li considero sostanzialmente una stupidaggine. Spesso e volentieri li metto a scrivere - anche a Storia, o a Geografia - ma si tratta di esercitazioni - per esempio lavori di estrazione di dati da un testo; ma sono sempre esercizi che non richiedono una preparazione specifica a casa.
Con una certa sorpresa noto che i genitori che si sono presentati a colloquio la settimana successiva non reclamano e non protestano sui voti ma ascoltano pure loro con un certo divertimento la storia del "compito a sorpresa". Non posso naturalmente sapere cosa gli passa per la testa, ma mi viene il vago sospetto che in cuor loro pensino che i ragazzi se la sono andata a cercare.

In conclusione, contrariamente a quanto sono solita fare, per l'estate gli ho dato un bella paccata di compiti sia di storia che di geografia. Tutti esercizi finalizzati al miglioramento del metodo di studio.
Resta da capire se un metodo di studio ce l'hanno e, in caso, se hanno capito che dovrebbero applicarlo anche nel secondo quadrimestre.
Lo scopriremo solo vivendo.

giovedì 1 agosto 2024

La Prima Stressante

Questo coniglio e questa tigre sono molto cortesi.
Ecco, nella Prima Stressante le cose non vanno esattamente così.

Che dire della Prima Stressante, che a Giugno è diventata una Seconda e a cui insegno (senza grossi risultati, al momento) Storia e Geografia?
Sulla carta è una buona classe. Anzi, come continuo a ripetere ai Consigli, secondo me sarebbe addirittura una classe potenzialmente ottima
Siccome in quel Consiglio sono la Decana e alzo di parecchio l'età media lì dentro le mie giovani colleghe non osano contraddirmi più di tanto. Tuttavia di questa presunta ottimità si fatica assai a vedere traccia.
Certo, anche lì ci sono alcuni elementi deboli, ma hanno tanta buona volontà. A me poi non sembrano nemmeno tanto deboli. E poi sono tre su diciotto.
Ad ogni modo, fare lezione con loro è molto, molto complicato.
Il punto è che costoro passano il loro tempo non già a seguire le nostre belle lezioni, e nemmeno a farsi delle gran teglie di cavoli loro, bensì a rimbeccarsi, criticarsi e correggersi a vicenda.
Facciamo un esempio.
L'insegnante fa una domanda, poniamo "Di che colore era il cavallo bianco di Carlo Magno?".
Teodorico, cui è stata fatta la domanda, risponde "Bianco".
E subito interviene Alboino "No, è verde!".
"Ma che sciocchezze dici" interviene Rosmunda "Quando mai si è visto un cavallo verde?".
"Sul libro c'è scritto che in cavallo di Carlo Magno era verde" ribatte Alboino.
"No" interviene l'insegnante "Sul libro si dice che i cavalli dell'esercit..."
"Ma certo che è verde, solo un idiota potrebbe dire il contrario!"  interviene Teodosio.
"I cavalli nell'esercito carolingio..." prova a insistere l'insegnante, che sui carolingi ha fatto degli studi specifici ed è perciò convinta, a torto o a ragione, di essere una vera autorità in materia.
"Ma perché devi sempre intervenire? La domanda era stata fatta a me!".
"Sì, ma se dici certe sciocchezze...".
A questo punto l'insegnante ruggisce, sovrastando tutti con la sua voce forte e chiara, e avvia una bella tirata dove specifica che 
1) il libro dichiara che il cavallo bianco di Carlo Magno era bianco mentre i cavalli delle truppe carolinge erano verdi 
2) Che la domanda è stata fatta a Teodorico e quindi solo lui deve rispondere 
3) Che quand'anche Teodorico avesse sbagliato la risposta, è l'insegnante che deve correggere e soprattutto 
4) che l'insegnante percepisce regolare stipendio dallo stato italiano tutti i mesi, più una tredicesima a Dicembre, grazie alle tasse che le loro famiglie pagano regolarmente  e
5) tra le mansioni che deve svolgere per guadagnarsi lo stipendio di cui sopra, più la tredicesima di Dicembre, c'è quella di correggere chi sbaglia e 
6) per venire lì dentro a insegnare l'insegnante ha preso una laurea quadriennale e fatto due anni di scuola di specializzazione e anche un concorso, e quindi ha una certa competenza nelle materie che insegna e perciò
7) non va per niente bene che loro impediscano all'insegnante in questione di fare il suo lavoro, guadagnandosi così onestamente lo stipendio di cui sopra.
A questo punto la classe si calma? 
Nossignore: la classe non solo non si calma affatto chiudendosi in un silenzio contrito&rispettoso, bensì si mette a discutere su chi per primo ha interrotto / disturbato / ostacolato la lezione. 
E di nuovo l'insegnante ruggisce ma alla fine dell'ora la classe continua ad avere le idee piuttosto confuse sulla situazione cromatica dei cavalli dell'esercito di Carlo Magno e l'insegnante non è riuscita a spiegare come era organizzato l'impero carolingio, che era l'argomento che si era proposta di trattare quel giorno.

Facciamo un secondo esempio. 
L'insegnante chiede "Avete avuto problemi con gli esercizi sulle frazioni?".
Teodorico alza la mano e riferisce che non è riuscito a fare il quarto e il quinto esercizio.
L'insegnante apre bocca per chiedere ulteriori dettagli sugli ostacoli incontrati da Teodorico ma nel frattempo Niceforo Foca ha già detto "Ma come non ti sono riusciti? Erano facili". Teodorico prova a farfugliare qualcosa ma poi si chiude in un silenzio mortificato.
L'insegnante si domanda preoccupata se qualcuno lì dentro oserà di nuovo dichiarare che non è riuscito a fare qualcosa nella speranza di avere lumi e sospetta che no. 

Terzo esempio: l'insegnante ha preparato la piantina con i posti assegnati alla classe per quel mese. Tutti si affollano intorno alla piantina sulla cattedra, commentano variamente e poi qualcuno comincia ad avviarsi verso il posto assegnato. Interviene Ermengarda, rimprovera tutti e spiega dove dovrebbero invece andare, mettendosi a dirigere il traffico nemmeno si fosse nell'A1 all'uscita di Firenze Sud. Poi interviene  Rosmunda, spiega che così non va bene e si mette anche lei a dirigere il traffico. Piccolo ma non trascurabile dettaglio, nessuna delle due indirizza i compagni nella zona giusta della classe.  
Collocare 18 alunni in una classe di media grandezza si rivela così una impresa singolarmente complicata.

Spero di aver reso l'idea.

Con tre rilassanti eccezioni*, ognuno di quei ragazzi è convinto di essere l'unico là dentro che capisce qualcosa, e non cessa mai di esortare i compagni a fare o dire quel che lui/lei ritiene opportuno, avendo sempre cura di spiegare agli altri che non capiscono niente. I compagni, comprensibilmente, non gradiscono quel tipo di trattamento, e tuttavia non esitano a infliggerlo a loro volta agli altri.
Abbiamo variamente rampognato i ragazzi, esortandoli a un maggior rispetto dei compagni. Abbiamo anche consegnato loro un piccolo decalogo su come comportarsi in classe che recava, come prima regola "Un po' di gentilezza non ha mai ucciso nessuno". I ragazzi hanno commentato, si sono divertiti e, in obbedienza alle istruzioni ricevute, hanno incollato il foglio all'inizio del quaderno. E poi hanno continuato a fare esattamente come prima.
Ci siamo preoccupati di spiegare ai rappresentanti di classe che questo tipo di comportamento ostacola assai il normale svolgimento delle lezioni - ottenendo come unico risultato quello di sentirli lamentarsi assai dei genitori che rappresentavano. E' stata nel suo genere una scena interessante e  ci ha permesso, se non  altro, di capire che il comportamento dei ragazzi ha radici profonde e difficili da sradicare, e che i suddetti ragazzi non si sono fatti da soli.
Abbiamo anche osservato una certa tendenza da parte degli alunni a dettarci la scaletta di cosa dobbiamo fare durante la lezione. Più di uno si è lamentato "Ma io voglio fare questo, non quest'altro".
Li abbiamo presi con le buone. Li abbiamo allisciati. Li abbiamo garbatamente presi in giro (io, in particolare). Li abbiamo aspramente rimproverati. Niente di tutto ciò ci ha aiutato a cavare un singolo ragno dal singolo buco; la pioggia di valutazioni negative per la condotta che abbiamo generosamente distribuito al primo quadrimestre non ha portato a miglioramenti degni di nota.
E a fine anno eravamo pesantemente in ritardo con la programmazione. Tutti.

La mia personalissima teoria è che dietro questo perverso modo di interagire ci sia soprattutto molta ansia legata a una forte carenza di autostima. All'apparenza tutti sono convinti di essere gli unici, là dentro, che capiscono qualcosa e che tutto andrà male se gli altri non gli danno retta, e quindi in apparenza si tratta di una forte forma di presunzione. Io però ci vedo soprattutto una irragionevole ansia.
Ho provato a esporre questa mia teoria anche ai rappresentanti di classe, ma  mi han guardato come si guarda lo scemo del villaggio - perché, ripeto, il problema ha radici profonde, e non va nemmeno trascurata la possibilità che io sia, effettivamente, la scema del villaggio - in effetti è un ruolo che mi sono ritrovata a recitare spesso, nella vita.
Ad ogni modo, quando ho proposto per l'anno prossimo il classico "intervento esterno" nella classe*** tutti hanno convenuto che sì, era una cosa da farsi al più presto.

A parziale soccorso, a fine anno c'è stato il solito corso di teatro - che, volendo, è anche quello in un certo senso, un intervento sulla classe.
L'operatrice ha sputato una discreta quantità di sangue all'inizio ma, vivaddio, arrivati al momento dello spettacolo la magica alchimia del teatro ha finalmente prodotto qualche effetto, e il giorno della rappresentazione, con nostro grandissimo sollievo, li abbiamo visti per la prima volta lavorare insieme invece di limitarsi a ostacolarsi a vicenda.
Ci auguriamo tutti che l'estate porti consiglio perché la Seconda è già una classe difficile di per sé, e nei ritagli di tempo ci sarebbero anche un po' di cosiddetti contenuti da insegnargli.

* che non coincidono con i tre elementi fragili.
** chiamasi "intervento esterno sulla classe" l'entrata in scena di una qualche cooperativa specializzata in interventi educativi che aiutino i ragazzi a sviluppare un po' di introspezione - poniamo, un percorso sulla scrittura autobiografica o sul passaggio nell'adolescenza. Se fatti bene portano ottimi risultati. Naturalmente il vero problema è riuscire a catturare la classe, ma per un gruppo di operatori esterni è relativamente più semplice che per gli insegnanti curricolari.