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giovedì 29 settembre 2016

Norma (con crocefissi e generali della guerra civile spagnola)


La Royal Hopera House di Londra, in un attacco di generosità, ha messo in circuito un po' di dirette dei suoi spettacoli di questa stagione; così, con soli 12 euro di ingresso, il 26 Settembre mi sono potuta vedere e soprattutto ascoltare in diretta al cinema questa bellissima esecuzione che da tre giorni mi perseguita, tanto che ho deciso di farci un post.

Norma è un opera molto amata e poco eseguita, di questi tempi. Mancano le interpreti, si spiega. C'era la Callas, certo. La Callas è stata la Norma per eccellenza, l'esasperante punto di riferimento supremo. In realtà tante e ottime interpreti si sono mirabilmente cimentate in Norma, con ottimi risultati ma... mancava sempre qualcosa. Il fatto è che la Callas, oltre che una grande interprete, era anche un ottima attrice - e soprattutto ci aveva il temperamento giusto. Perché, al di là delle indubbie difficoltà tecniche, Norma è un personaggio davvero difficile da interpretare.
E' un personaggio di illustri natali: nel suo albero genealogico ci sono la Medea di Euripide e la Didone di Virgilio - con la non lieve differenza che Norma non uccide i suoi figli e riesce a morire accanto al suo amante, in un finale dalla strana tessitura, che se non è interpretato alla perfezione sembra davvero un po' appiccicato per non far finire l'opera troppo male: all'ultimo momento l'incostante Pollione si rende conto che l'ama e l'ha sempre amata. Ma si può?
Per strano che sia, sembra proprio che si possa; ma, nonostante la musica aiuti parecchio, gli interpreti devono fare davvero i miracoli perché il tutto risulti convincente.
Per fortuna, l'opera ha tali e tanti pregi che, purché eseguita con cura, in scena funziona quasi sempre e andrebbe rappresentata più spesso, anche se non c'è più la Callas (e ormai sarebbe il caso di rassegnarsi, mi sembra, visto che da parecchio ormai non c'è più) perché quel che funziona in questa opera è proprio tutto l'insieme, grazie ad una bellissima musica e a una vicenda davvero ricca dove ognuno dei tre personaggi ha modo di farsi valere.

Stavolta c'era quasi tutto: un ottima orchestra diretta nel più eccellente dei modi dall'ottimo Pappano, un coro in grande spolvero, una Adalgisa (Sonia Ganassi) che, essendo un vero  contralto non ha una voce ingolata che la renda simile a un uomo (mentre di solito, quando entra in scena Adalgisa, l'ascoltatore si domanda perplesso cosa ci fa un uomo dal timbro grave tra le vergini consacrate di Irminsul), un Oroveso un po' calante ma insomma si è sentito ben di peggio, un Pollione in ottima forma vocale (Joseph Calleja) che, nonostante il sadismo della regia è riuscito anche a recitare in modo assai convincente - perché Norma ha un carattere complesso, ma anche Pollione non è proprio lineare. 
Poi c'era Norma, ovvero il soprano bulgaro Sonya Yoncheva, che oltre a essere un eccellente soprano belcantista, per l'appunto ci ha il giusto temperamento e ha cantato alla luna, rimesso al suo posto la sua bellicosa tribù, confortato e aiutato Adalgisa che le narrava il suo tormentoso e colpevole primo amore, strapazzato doverosamente Pollione per poi supplicarlo, esortato la tribù sul sentiero di guerra, risparmiato all'ultimo momento i suoi figli per poi morire nel più nobile dei modi con una curiosa punta di trionfo dopo aver svelato a suo padre che era doppiamente nonno e avergli ordinato di portare via i suoi figli.
Ne è venuta fuori un esecuzione certamente superiore a entrambe le versioni incise dalla Callas - dove c'era sì Norma, ma su tutto il resto dell'insieme si potrebbe trovare parecchio da ridire - e molto, molto coinvolgente; e credo che, dopo questa prova, Yanchova avrà parecchio da lavorare e Norma verrà rappresentata molto più spesso.

Tutto bene dunque? Sì, tutto bene, a parte la regia che era completamente folle.
Com'è noto, Norma è una sacerdotessa e una donna di potere. Anche se ha due figli segreti (e il fatto che siano rimasti segreti e la relazione con Pollione sia andata avanti per un buon numero di anni lascia capire che, sacerdotessa vergine o no, la donna aveva o si era presa dei buoni margini di libertà facendo letteralmente quel che le pareva senza che a nessuno venisse minimamente in testa di impicciarsi o indagare) Norma è una sacerdotessa vera, legge davvero i libri del destino e sa che lottare contro Roma è inutile, perché Roma può cadere solo corrosa dall'interno, non per la rivolta di una tribù qualsiasi. Il suo rapporto con gli dei sembra ottimo, e di sensi di colpa non si vedono particolari tracce. Se Norma ordinasse alla tribù di camminare sulle mani, tutta la tribù camminerebbe sulle mani senza minimamente mettere in dubbio la validità del suo ordine.
Non risulta che sia stata messa a forza tra le sacerdotesse di Irminsul, né che lo faccia malvolentieri; risulta invece, questo sì, che lo fa "a modo suo".
E' vero che Irminsul è un dio guerriero, che chiede sacrifici (di animali); ma non risulta che la religione pesi come una cappa funebre sulla tribù. 
Ma insomma, il regista ha stabilito che nella tribù di Norma la religione è cupa e oppressiva e al posto della foresta dove si svolgono i sacri riti abbiamo una selva... di crocifissi, e al momento della cerimonia sacra abbiamo le sacerdotesse vestite da preti e da vescovi, Adalgisa narra la storia del suo colpevole amore in un confessionale (in una scena che, nonostante tutto, riesce a venire bene), e i guerrieri della tribù sono vestiti... da generali spagnoli della guerra civile - cosa difficile da capire perché, a quanto ricordo, nella guerra civile gli antipaticissimi generali spagnoli vinsero.
Non solo, sopra la divisa da generali spagnoli portano strane toghe bianche da Ku Klux Klan (o da processione di Siviglia) che in certi momenti sembrano abiti da templari.
Abbondano le croci, che non sono vere croci cristiane ma le ricordano abbastanza apertamente, tira aria di inquisizione e, nel secondo atto, la casa dove vivono i figli di Norma è una specie di bunker arredato da mobili di Interform dove i bambini, vestiti in abiti moderni, giocano con giocattoli moderni e guardano alla televisione i cartoni animati (La collina dei conigli, per la precisione).
Il povero Pollione invece è vestito con un orrido completo vagamente malavitoso (che oltre a stargli singolarmente male è piuttosto brutto di per sé) oltre ad essere pettinato in modo orrendo. Perché tanta cattiveria verso un sì bravo cantante, che oltretutto recita pure lui molto bene? E perché fare un intera Casta diva senza una sia pur minima porzione di luna? E' un brano altamente lunare, dalla prima all'ultima nota. Non si chiama Casti crocefissi, non c'è motivo di coprire il soffitto con due giri di crocifissi attorcigliati.

Vabbé, alla fine son dettagli, e ascoltando qualche brano a occhi chiusi i crocefissi scomparivano. In realtà la scena del sacro rito aveva un suo charme in certi punti, in quel tripudio di pretesse e vescovesse -  ha dato anzi un certo senso di rivalsa alla mia anima femminista.
I cantanti comunque non sembravano a disagio in quella selva di crocefissi. Come ho detto e ridetto, erano anche ottimi attori.
Ultimo dettaglio: tutti e tre hanno cantato benissimo dall'inizio alla fine, senza un attimo di cedimento.

Qualche anima buona ha già caricato qualche video su YouTube, e questo è il finale, a partire dal confronto Norma-Pollione. 
Spero carichino in fretta anche il resto.