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domenica 12 gennaio 2025

La tortuosissima saga dell'attorcigliata burocrazia scolastica - 2 - Il Gran Consiglio (orientativo)

Un povero micio sperso nell'albero di Natale. I suoi occhi perplessi e le sue orecchie allargate tradiscono la Grande Domanda "E mo' come esco da qui?"

Il Consiglio Orientativo per gli alunni della Terza media è una vecchia istituzione, tanto che c'era già cinquant'anni fa, quando le medie le facevo da alunna. Con me lo risolsero con la formula riservata a quelli bravi può frequentare qualsiasi tipo di scuola. Voleva dire, immagino, che potevo andare sia al classico che allo scientifico visto che scrivevo molto bene e con la matematica me la cavavo onorevolmente*; a nessuno venne in mente che avrei potuto trarre un qualche frutto da tecnici o professionali, riservati notoriamente alle scartine. 
Per quanto riguarda l'orientamento, ricordo che si risolse in un garbato appello della nostra insegnante di Lettere che ci ricordò che non esistevano solo i licei - un concetto certamente valido di per sé, ma la nostra era una scuola popolata per lo più da figli di laureati più che convinti che solo il liceo forma la mente, e soprattutto nessuno ci aveva mai detto alcunché su queste insulse scuole che non erano licei e perciò apparivano del tutto indegne della nostra bella presenza.
Immagino che oggi ci penserebbero un po' di più prima di mandarmi al classico a scatola chiusa - almeno, confido che mi avrebbero mi avrebbero per lo meno fatto qualche questionario e presentato un po' di scuole alternative, perché l'orientamento ormai viene affrontato piuttosto seriamente e lo spettro del Consiglio Orientativo incombe maestoso su tutta quella parte dell'anno scolastico della Terza che precede Natale.

Come funziona adesso la formulazione del Consiglio Orientativo?
Il Consiglio (di Classe) si riunisce, sfoglia la lista degli alunni e stabilisce quale scuola gli alunni in questione dovrebbero frequentare a parer loro. Naturalmente prima viene chiesto più volte agli alunni in questione dove vorrebbero andare e cosa vorrebbero fare, se n'è parlato con le famiglie - anzi non è raro che le famiglie in questione si consultino con gli insegnanti valutando in lungo e in largo la questione - e insomma, dietro c'è un certo lavoro di preparazione che è cominciato già in Seconda. Nel frattempo i ragazzi seguono il corso di orientamento, vanno a visitare scuole, si consultano tra loro e con fratelli e amici, discutono in famiglia eccetera. Ma alla fine il Consiglio si ritrova alle prese con la lista dei nomi e una gran serie di punti interrogativi in testa e i punti interrogativi vengono discussi con pazienza. E non voglio dire che sia complicato come eleggere il presidente della repubblica, ma insomma non è cosa che venga presa alla leggera. 
Ordunque il Consiglio, sennato o meno che sia, viene alfine formulato e a quel punto si tratta solo di consegnarlo alle famiglie che ne faranno quel che meglio credono - perché appunto di consiglio si tratta; e se è vero che ci sono sempre in ogni classe famiglie dure come le pigne verdi che rifiutano di ascoltare la voce della ragione e del buon senso, nella gran parte dei casi c'è sincera collaborazione con gli insegnanti, perché certo nessuna delle parti in causa desidera che l'uccellino, colomba, falchetto o aquilotto che sia condotto nel nido sbagliato o lasciato implume e indifeso in balìa degli animali da preda.

Quando ho cominciato a insegnare, sull'orlo del Duemila, il Consiglio Orientativo era una strisciolina di carta da compilare che veniva poi consegnata dal Coordinatore alle famiglie nel corso del Gran Ricevimento di Natale. Anzi, non di rado il Coordinatore disponeva di qualche gentil collega che compilava le striscioline per lui - insomma, il confezionamento materiale del Consiglio era di gran lunga la parte più semplice della faccenda.
A quei tempi, poverini noi, non avevamo ancora la gran fortuna di avere il registro elettronico Argo.

Adesso invece lo abbiamo. 
Non solo, abbiamo anche una nuova VicePreside, che è una perfetta incarnazione dello Spirito della Complicazione Butocratica. Costei ha arricchito il nostro lessico - per esempio abbiamo imparato che le recite o le mostre al termine dei vari laboratori non sono, appunto "recite" o "mostre", bensì "restituzioni"* - e cavare da lei una risposta semplice a una domanda semplice, del tipo "Vuoi un panino con il prosciutto?" "No" è probabilmente impossibile (va detto però che io ci sto provando da soli sei anni, anche perché prima costei lavorava altrove). A lei dobbiamo una fioritura di moduli piuttosto contorti e una lunga serie di comunicazioni, scritte o vocali ricche di periodi in sospeso e di oscuro significato. Non sono rari i casi in cui, verso il quarto inciso e la sesta subordinata ho letteralmente urlato in mezzo alla strada "Soggetto, predicato e complemento oggetto!" rovinandomi così la reputazione presso la popolazione indigena di St. Mary Mead, che dopo quasi vent'anni che insegno lì ormai sa benissimo chi sono e cosa faccio di mestiere.

Non tutte le complicanze dei moduli con cui noi e le famiglie degli alunni combattiamo tutti i giorni sono colpa sua, naturalmente: lo spirito della Brutale Semplificazione scorre assai debole nel corpo insegnanti, altrimenti non starei a fare questa serie di post. Tuttavia, nel caso del modulo del Consiglio Orientativo l'autrice è proprio lei. 
Ed ecco, in spregio ad ogni elementare norma di riserbo istituzionale, una fedele riproduzione del prezioso schema per il Consiglio Orientativo

ISTITUTO COMPRENSIVO di St. MARY MEAD

CONSIGLIO ORIENTATIVO

A.S. 2024/2025



Il Consiglio di classe tenuto conto di:


- strategie di apprendimento, abilità di studio e metodo di lavoro acquisiti

- attitudini e inclinazioni evidenziate

- interessi e motivazioni espressi

- competenze acquisite

- progressi di apprendimento e di sviluppo cognitivo e relazionale personale, evidenziati nel corso degli studi 

- attività di recupero e/o potenziamento in corso


ritiene che per l’alunno/a _____________________________________  della classe ___________ possano meglio rispondere alle esigenze personali di crescita, sviluppo e maturazione la tipologia di scuola sotto indicata: 


Difficile immaginare un modo più farraginoso di introdurre un consiglio orientativo: il malcapitato alunno di cui ci si ricorda di dire il nome solo dopo la lunga sbrodolata ha acquisito strategie di apprendimento, abilità di studio e metodo di lavoro  - e già qui ci sarebbe parecchio da discutere: ci siamo occupati di farlo lavorare? Cosa si intende esattamente per "lavoro", nell'ambito di una scuola media? Li abbiamo mandato a raccogliere le olive? (Sì, ogni tanto lo abbiamo fatto, ma dubito che in tutto il corpo docenti della nostra scuola ci sia qualcuno in grado di insegnare granché a riguardo: qualcuno di noi magari a Novembre va nel podere di famiglia a raccogliere olive per la spremitura con qualche parente, ma lo fa in modo assai amatoriale; stesso discorso vale per la coltivazione dell'orto della scuola e per le scaffalature dipinte nel laboratorio artigianale). 
Poi la creaturina ha anche acquisito "competenze", ma ci ricordiamo di dirlo solo due righe dopo.
Nel frattempo gli alunni, bontà loro, hanno anche espresso ed evidenziato attitudini, inclinazioni, interessi e motivazioni. Dal canto nostro, ci siamo anche occupati di recuperarli e potenziarli.
Si potrebbe dire in modo più elegante e meni ripetitivo?
Certo che si potrebbe, e anzi davvero si dovrebbe: che schifo di italiano dimostriamo di avergli insegnato, scrivendo in questo modo?
Ecco, il vero problema secondo me è proprio l'italiano, inteso come uso corretto della lingua: il Consiglio infatti, dopo tutto questo gran prendere atto... ritiene che per l'alunno POSSANO a meglio rispondere LA TIPOLOGIA di scuola sotto indicata.
La concordanza tra soggetto e verbo (ovvero: se il soggetto è singolare il verbo ha da essere al singolare, se il soggetto è al plurale altrettanto al plurale dovrà essere il verbo) viene di solito  insegnata già alle elementari, di sicuro alle medie lo ripetiamo... no, la VicePreside non insegna Lettere, ma ha ovviamente compiuto studi superiori se è arrivata in cattedra. Lo stesso vale per chiunque abbia visto o intravisto quello sciaguratissimo testo, e nella commissione dell'orientamento almeno una insegnante di Lettere c'è di sicuro.
D'accordo, l'errore di grammatica si può correggere in corsa, e così abbiamo fatto. Detto questo il documento è sgradevole, e anche quel nome nascosto all'interno di una frase così arzigogolata secondo me è un grosso errore di comunicazione.

Ad ogni modo mettiamoci nei panni degli sventurati genitori: dopo un lungo periodo circonvoluto e che non hanno (si spera) degnato di uno sguardo, arriva finalmente 'sto cazzo di Consiglio Orientativo, che a Delfi per trasmettere il responso di Apollo la facevano meno lunga?
Ebbene no, almeno non subito. A meno che tuo figlio non sia stato ritenuto meritevole di fare un liceo.
Mi guarderò bene dal ripetere la tabella che inseriamo nel nostro modulo, anche perché sarebbe un vero spreco di spazio, e mi limiterò a una breve descrizione: essa comprende un elenco di tutte le possibili opzioni - no, non tutte le possibili opzioni per il singolo e specifico alunno, ma proprio per tutti gli scolari della Repubblica Italiana. 
Naturalmente per prima viene citata l'Istruzione Liceale, poi c'è quella tecnica, quella professionale e infine l'Istruzione e formazione professionale, ovvero i corsi triennali, e per quelli non è specificato niente, ché sia chiaro che si tratta di un generico ghetto dove i genitori pescheranno a casaccio. Insomma tutte le possibilità vengono presentate nel più tradizionale degli ordini gerarchici.
Ora, io figli non ne ho, non ho studiato psicologia e di marketing so davvero pochissimo; e tuttavia mi sorge il sospetto che per il genitore di turno non sia propriamente gratificante dover scorrere tutto l'elenco, lungo l'equivalente di tre paginate su carta, per scoprire infine che l'amata prole è relegata nel ghetto dopo tutti gli altri ordini possibili. Inoltre, non riesco proprio a immaginare che chi viene consigliato di far fare a suo figlio, poniamo, un rispettabile tecnico agricolo, sia poi così interessato a conoscere tutte le altre possibilità a disposizione che ormai, volente o nolente, ha imparato a conoscere nei tre mesi dedicati all'orientamento.
Il fortunato compilatore comunque deve pure lui scorrerle tutti gli ordini di istruzione, alla caccia della crocetta che gli indica cosa consigliamo e che magari può pure sfuggire a una prima lettura. Confesso comunque che l'anno scorso, oltre a correggere l'errore del verbo al plurale e dell'istituto al singolare ho allargato il carattere, messo il grassetto e pure un bel colore rosso che spicca in mezzo a tutta la trafila.

Una volta compilati i moduli poi il file va trasformato in un PDF, e il PDF va caricato sul registro Argo - il quale registro Argo ha un modo tutto suo e perversissimo di raccogliere i file, perché per ognuno va aperta una cartella, da inserire in una particolare area, con una serie di manovre non prive di una loro complessità, e infine condiviso nella classe, ma facendo attenzione che lo possano leggere solo i diretti interessati. Per una classe di una ventina di alunni se ne va una buona oretta.
E' mai possibile che non esista un sistema più rapido per trasmettere alle famiglie il frutto delle nostre fatiche orientative? Viene da pensare che sì, sia possibile.

Quest'anno comunque il Ministero dell'Istruzione (e del Merito) ha deciso di prendere in mano la situazione e di elaborare un proprio e personale modulo che valesse per tutte le scuole italiane. 
L'ho trovata una bella iniziativa perché, quand'anche il modulo fosse un vero cimitero di errori ortografici e sintattici, o costruito in modo da trasformare la ricerca del Consiglio Orientativo in una sorta di caccia al tesoro, in tutti i casi la colpa di tutto ciò sarebbe da imputare appunto al Ministero, e nessun disdoro ne verrebbe a noi poveri insegnanti né alla nostra specifica scuola.
Unico inconveniente: il modulo è arrivato quando i Consigli erano già stati pazientemente compilati e dunque il coordinatore di turno ha dovuto rifarli tutti, dal primo all'ultimo, seguendo lo schema del Ministero.
Non io, per mia buona sorte. E mi piacerebbe poter esprimere un giudizio e cenciare anche il modulo ministeriale ma Argo ha deciso che non posso vederlo, nemmeno a titolo di semplice curiosità, perché quest'anno non coordino una Terza.
Che ci sarebbe di male a vedere il modulo, anche se non devo compilarlo? Loro mica lo sanno che mi sono messa in  testa di coprire di insulti tutta la modulistica scolastica usando allo scopo il mio blog.
Ma, niente, non posso vederlo. Immagino che chiederò comunque in gran segreto a qualche collega di farmelo vedere: dopotutto, un modulo ministeriale non dovrebbe essere protetto dal segreto professionale.

il liceo linguistico ancora non esisteva, e dubito che mi ci sarei fatta onore, visto che mi arrangiavo con una certa difficoltà anche in inglese; di fatto non avevo alcun talento per le lingue, come si vide chiaramente quando affrontai il greco, e anche in latino non mi ero certo coperta di gloria.

** probabilmente il concetto di base dietro quest'insolito uso del vocabolo sta ad intendere che, dopo aver accumulato nuove competenze, abilità e percezioni nel corso delle attività didattiche, le RESTITUISCE agli sventurati genitori e parenti che verranno ad assistere al frutto delle loro fatiche; almeno, ho finito per farmi questa idea ma ho evitato con ogni cura di approfondire la questione con la diretta interessata, perché se si fa una domanda c'è sempre in agguato dietro l'angolo il pericolo di ricevere una risposta. Lunga e contorta.

giovedì 2 gennaio 2025

Haeretica - La tortuosissima saga dell'attorcigliata burocrazia scolastica - 1 - La via più breve tra due punti è l'arabesco

Richiesti di un parere sul proprio lavoro, se si interrogheranno cento insegnanti si avranno almeno ottanta risposte diverse*: chi loderà il gran piacere che gli viene dal rapporto con le giovani e fresche energie del futuro, chi deprecherà la mancanza di principi dei giovani d'oggi, chi lamenterà il problema delle strutture fatiscenti, chi deprecherà l'eccesso di uso delle cosiddette nuove tecnologie e chi criticherà la difficoltà di uso delle medesime, qualcuno si dispiacerà delle criticità dei rapporti con le famiglie, altri piangeranno sulla mancanza di fondi e così via; quasi tutti però alzeranno un gran lamento sull'eccesso di burocratizzazione della scuola.
È, questa, una lamentela fondata? 
Ritengo di poter affermare senza tema di smentita che lo è.
Ci sono dei colpevoli?
Ovviamente sì, ci sono: la scartoffia non esiste in natura. In natura abbiamo coppie monogame, unioni plurisessuali, partenogenesi, genitori che sopprimono la prole, partner che si sopprimono, animali metamorfici e tanti altri fenomeni strani e meravigliosi, ma non risulta attestato in alcun modo il caso di un modulo che si autogeneri o si autoproduca dal niente. La scartoffia esiste solo e soltanto qualora qualcuno la fabbrichi e ne imponga l'uso ad altri esseri. È una perversione prettamente umana, e per forza di cose nasce solo dopo l'invenzione della scrittura e della burocrazia, ovvero un ceto appositamente addestrato a gestire documentazione su carta, pergamena o argilla.
La scartoffia esiste perché gli esseri umani l'hanno inventata, e nemmeno il modulo più insignificante è nato di sua spontanea volontà senza intervento umano. Dietro ogni richiesta, presentazione, attestazione ci sono sempre uno o più esseri umani che si sono seduti da qualche parte a riflettere scervellandosi sul Gran Problema "Come posso complicare ancora un po' questa procedura?" - e quasi sempre trovano ispirazione grazie al benevolo intervento di una Forza Superiore che lo pervade o a un/una collega che premuros* lo soccorre.
E dunque passo alle scartoffie legate all'insegnamento - che a ben guardare sono tante, e che un tempo non c'erano. Non parlo di ieri o dell'anno scorso, ma di quando ero bambina. Ai genitori arrivava un voto, più o meno preventivato, un qualche tipo di giudizio a fine ciclo e una sobria comunicazione che attestava se l'alunno era stato promosso o bocciato. 
Bei tempi? 
Non ne sono molto sicura. Come ho già raccontato sono una figlia d'arte e a quanto mi è sembrato di capire non è che quando lei ha cominciato a insegnare si condividesse molto, né con i genitori né con i colleghi, tantomeno con gli alunni, e il Preside era un'entità piuttosto intrusiva. Il singolo insegnante poteva in cuor suo riflettere sull'essere umano X o Y che gli era stato dato in balìa, e magari anche parlarne con qualche collega con cui era particolarmente in armonia confrontandosi e cercando magari di sgusciare l'ostrica per cavarne fuori la saporita polpa, ma era un procedimento affidato soprattutto alla buona volontà del singolo - che non avendo molte occasioni per confrontarsi magari prendeva delle belle cantonate. Sì, vale anche per le elementari. E non è che siccome insegni tu sia automaticamente un genio della psicologia.
La cosiddetta burocrazia scolastica è nata negli anni 70 del secolo scorso, quando  i Decreti Delegati applicarono un principio non esplicitamente scritto ma tuttavia implicito nella Costituzione: la scuola  è libera, e libero è l'insegnamento ma gli alunni sono liberi cittadini e come tali vanno trattati. E dunque sia loro sia chi ne è responsabile (ovvero  i genitori) vanno tenuti al corrente del processo di apprendimento e domesticazione in corso. 
Ai docenti vengono dunque richieste poche ma essenziali cose:
- una programmazione che spieghi cosa l'insegnante si propone di fare nel corso dell'anno riguardo alla sua materia
- una relazione che illustri poi il cazzo che è effettivamente riuscit* a fare**
- un giudizio cumulativo compilato secondo una griglia che vale per tutta la scuola e che sintetizzi come procede il percorso di apprendimento e domesticazione di cui sopra, compilato a metà anno e a fine anno per ogni alunno dal Consiglio riunito al gran completo***; poi un voto per ogni alunno in ogni materia a metà e a fine anno più un voto per Educazione Civica, che è una materia trasversale. In caso di profitto non sufficiente si tratta di indicare cosa c'è che non va e cosa l'alunn* dovrebbe fare, e in caso di bocciatura c'è una formula un po' complessa da scrivere sul verbale dello scrutinio dove in sintesi viene precisato che il Consiglio ha provato a evitare l'increscioso passo ma non ci è riuscito.
Tutto qui?
No, non proprio: per l'eventuale alunno certificato ci sono un paio di riunioni supplementari alll'anno dove sono coinvolti anche i genitori e lo staff esterno che si occupa dell'alunno, più un piano individualizzato (di cui talvolta ma non sempre  si occupa soprattutto l'insegnante di Sostegno); e infine ci sono i PDP per gli alunni DSA, stranieri o che abbiano altro tipo di problemi, e detti PDP sono di numero e soprattutto di complessità di compilazione variabile.
In teoria si tratta quindi di una mole non eccessiva di documentazione che racchiude in sé sempre e comunque una certa dose di utilità. Non è insomma come scrivere 500 volte "non devo più raccontare bugie" scrivendolo col (proprio) sangue****.
E tuttavia queste scartoffie sono spesso e volentieri un vero inno all'assurdo e una perfetta esemplificazione del rendere il facile assai difficile attraverso l'inutile.
Tutto ciò tuttavia è da imputare non tanto alla cattiva sorte o alla perversità del Ministero dell'Istruzione (non sempre almeno) ma principalmente all'italico genio. Non scordiamoci che siamo l'unico paese (almeno spero) del globo che, invece di timbrare il biglietto prima di salire sul treno o quando è sul tram preferisce obliterare il titolo di viaggio
Che titolo e che viaggio? 
Mistero insondabile. 
Addirittura, siccome qualsiasi turista davanti alla richiesta di obliterare eccetera esplicitata nella sua lingua manderebbe, giustamente, tutti quanti a Fanculo, gli avvisi in lingua straniera (inglese sempre, talvolta anche francese, tedesco e spagnolo) invitano con grande sobrietà gli stranieri a timbrare il biglietto.
Ma noi siamo fatti così, dobbiamo obliterare il titolo di viaggio. E' una cosa che ci viene spontanea perché siamo un popolo dalla grande cultura e dall'eloquio raffinato, e riteniamo nostro preciso dovere quando affrontiamo un tema di una qualche serietà, complicare il facile rendendolo difficile attraverso l'inutile. Vidimiamo la scheda elettorale (invece di votare) obliteriamo il titolo di viaggio (invece di timbrare il biglietto) ed evinciamo questo e quello dal testo di una circolare; meglio ancora, pretendiamo che i genitori dei nostri alunni evincano*****; anche gli stranieri, anche i genitori che si sono fermati alla licenza elementare.
Tutto ciò presenta alcuni inconvenienti, e conto di illustrarli nei prossimi post della serie.

* è una statistica generale: qualora si interrogassero cento insegnanti di lettere i pareri si alzerebbero di numero, secondo una forbice che va dai 130 ai 150 pareri tutti diversissimi tra loro. Se invece si provassero a sondare cento insegnanti di Matematica otterremmo un numero di opinioni che oscilla tra le cinquanta e le sessanta.
** entrambi i documenti sono stati mirabilmente sintetizzati da una amica e collega, il primo nella formula "si farà icché si póle" e il secondo in "e s'é fatto icché s'è potuto", entrambe formule assai mirabili per sobrietà, senso della misura e sincerità.
*** Durante il quale Consiglio quasi inevitabilmente salta fuori che l'alunn* è una specie di Giano bifronte: angelico, pestifero, dolce, razionale, ragionevole, capriccioso, lamentoso, brillante o disperatamente stupido a seconda del momento, della materia e della compagnia che si ritrova intorno, per tacere degli sbalzi di umore tipici della crescita.
**** Cfr. Harry Potter e l'Ordine della Fenice.
***** ed essi devono evincere, mai eperdere; questo perché siamo una scuola positiva ed evitiamo di sottolineare sconfitte o perdite.

mercoledì 1 gennaio 2025

Un sontuoso e spumeggiante 2025 a tutti!


La ricca e potente regalità del drago unita alla magica vitalità della fenice possa regalare a tutti voi un anno luminoso e felice, molto felice