Quest'anno soffermarsi sul tema del razzismo viene, ahimé, abbastanza spontaneo. Non che a St. Mary Mead la pianta cresca granché rigogliosa, che giusto qualche giorno fa del tutto spontaneamente la Terza Amichevole osservava un certo scollamento tra il diverso risalto e biasimo riservato tutt'oggi anche in Italia allo stupro di un nero su una donna bianca rispetto a quello che spetta a un bianco che, eventualmente e caso mai, stuprasse una donna nera*.
Comunque, per farli riflettere su questo tema, il giorno della Festa della Toscana le Terze avevano visto più o meno fortunosamente, fra intralci tecnici di vario tipo e senza trarne gran costrutto, The Help.
Spieghiamo meglio: la parte femminile della classe (e alcune delle ragazze avevano già visto il film e qualcuna pure letto il libro, che orna di sua bella presenza la nostra biblioteca) aveva colto tutte le implicazioni del caso; quella maschile si è lamentata che non si seguiva bene la storia, che raccontava sempre le stesse cose, che boh.
Riflettendoci su, mi sono resa conto che The Help è un film decisamente al femminile e lavora molto su questioni "da donne". Per molte classi non sarebbe stato un ostacolo, per la mia sì. Il concetto che il mondo riserva un trattamento un po' diverso ai maschietti e alle femminucce e si aspetta da loro cose diverse sembra perfettamente chiaro alle fanciulle e del tutto ignoto ai fanciulli - che è uno dei motivi per cui il corso sull'affettività ha i suoi problemi a decollare.
Preso atto di questo, ho deciso di procurargli qualcosa che puntasse decisamente alla questione vista dal punto di vista maschile, con molta azione e messaggi decisamente chiari: non la dolorosa frattura emotiva di donne sfruttate che allevano e amano quei bambini che di lì a poco le disprezzeranno come già è stato per i loro genitori, e alla solidarietà femminile che finisce per legare bianche e nere, o almeno quelle bianche che non riescono a porsi il problema e considerano le donne nere alla stregua di esseri umani trattandole di conseguenza, ma qualcosa di più esplicito e violento.
Dalle brume della memoria è così emerso il ricordo di questo bel film del 1988 per la regia di Alan Parker che non è esattamente il racconto di un pranzo di gala, ha ben poco di intimistico e vede le donne quasi assenti. In compenso abbondano le scene di roghi, edifici bruciati, pestaggi e altre piacevolezze e il finale arriva dopo tali e tante cattiverie che nemmeno riesce a consolare più di tanto anche se alla fine i cattivi sono puniti (ma non quanto avrebbero voluto i ragazzi, che avrebbero gradito vedere almeno qualche condanna di detenzione a due cifre).
Il film ricostruisce abbastanza fedelmente una storia vera: nell'Agosto del 1964 nello stato del Mississippi scompaiono improvvisamente tre attivisti che, per conto del governo, stavano spiegando ai cittadini neri 1) che avevano il diritto di voto e 2) come dovevano fare per iscriversi alle liste elettorali per votare. Quando l'FBI chiede notizie sulla fine fatta da questi tre attivisti, che svolgevano attività perfettamente legali ed erano altamente addestrati per svolgerla anche in territorio assai ostile, le risposte che riceve sono talmente vaghe e fumose (i tre sembrano letteralmente scomparsi nel nulla) che manda sul posto due agenti bianchissimi, uno dei quali è però un perfetto figlio degli stati del Sud e ne conosce la mentalità. L'altro, che sarebbe il capo, un perfetto yankee con una visuale assai ortodossa e nordica sul corretto rapporto che dovrebbe legare bianchi e neri, passato un notevole momento di sconcerto si mostra comunque del tutto granitico ai garbati inviti (in effetti sempre meno garbati) a lasciar perdere e non impicciarsi e chiede rinforzi. Ben presto la cittadina dove i tre attivisti risultano scomparsi si ritrova letteralmente invasa da insopportabili agenti dell'FBI, che sembrano autoriprodursi e brulicano per ogni dove. Tutti comunque continuano a far muro, i neri per paura (terrore, dovremmo dire, ed è un terrore ampiamente giustificato), i bianchi perché sì e non se ne parla nemmeno di collaborare con quei pazzi che vorrebbero sovvertire il naturale ordine del mondo. Ai ragazzi ha ricordato l'omertà mafiosa.
I tre attivisti nel frattempo continuano a non risultare da nessuna parte. In compenso abbondano i roghi di tutti i tipi e i pestaggio di neri colpevoli anche di aver respirato troppo forte in presenza dei bianchi.
E le scene dei roghi sono bellissime & altamente spettacolari.
Alla fine il muro si sbreccia e qualcuno parla, pur pagandola piuttosto cara; i corpi dei tre sventurati attivisti vengono ritrovati e i colpevoli - tra i quali brillano sceriffo e vicesceriffo e in generale tutti gli esponenti dell'aristocrazia della comunità, nessuno dei quali disdegna di incappucciarsi di bianco quando vanno in giro con le taniche per fare i fuochi d'artificio - vengono isolati, processati e condannati.
I roghi sono uno dei punti di forza del film, il rapporto tra i due agenti dell'FBI, inizialmente conflittuale e poi molto solidale, è un altro e Gene Hackman fa una gran bella interpretazione (a me comunque è piaciuta molto anche quella del collega perfettino, Willem Dafoe).
E' un film molto adatto a scuotere una classe un po' sonnolenta. Il linguaggio, come dire, non è propriamente dei più raffinati, ma serve molto bene a rendere l'atmosfera violenta. Anche i roghi e i pestaggi comunque aiutano.
Non c'è nessun pericolo che il messaggio non arrivi, anche se forse due parole di spiegazione sul sistema elettorale statunitense, che prevede l'iscrizione alle liste per votare, non saranno inutili per i giovani cittadini abituati a veder circolare per casa tessere elettorali alle quali è praticamente impossibile sfuggire.
Ultima nota di colore locale: rivedendo il film ho finalmente realizzato perché nel video di Like a Prayer Madonna passa il suo tempo a passeggiare meditabonda e combattuta in sottoveste invece di andare senz'altro alla polizia per scagionare il giovane nero ingiustamente arrestato: anche per un bianco (o per una bianca) certi gesti potevano rivelarsi potenzialmente pericolosi. In effetti il video è del 1989 e, anche se all'epoca in Italia non ricordo che qualcuno abbia fatto il collegamento, credo che si sia fortemente ispirato a questo film (tranne per le scene di Madonna in sottoveste). La canzone è sempre piaciuta molto, anche per il testo, perché è una bellissima canzone d'amore, ma anche per una sua atmosfera di redenzione e conciliazione che nel finale del film manca completamente.
E poi con i capelli neri secondo me Madonna stava benissimo.
*del tutto casualmente? Beh, l'osservazione è venuta di un alunno che stava raccontando la trama de Il buio oltre la siepe, e l'aveva letto e lo stava raccontando perché glielo avevo dato da leggere appunto a quello scopo. Ma il tutto era finalizzato, appunto, al razzismo negli USA; il collegamento con la cronaca italiana l'ha fatto lui. E tutti si sono detti assolutamente d'accordo, parlandone di cosa ovvia e visibilissima anche a un cieco.