Chiamansi Anticipatari quelle creature che, nate dal 1 Gennaio al 30 Aprile, possono essere iscritte alla scuola primaria con un anno di anticipo. Fino a qualche anno fa le cose erano un po' più complicate, adesso il genitore riceve la sua brava richiesta di iscrizione anticipata automaticamente quando la creatura è nata in quei quattro fatidici mesi.
A onore della categoria genitoriale, va detto che la gran maggioranza di loro straccia la lettera e non ci pensa più MA, certo, quando c'è di mezzo un Figlio Unigenito, la questione cambia.
Mettiamola così: non tutti gli Unigenitit, per loro buona sorte, vanno a scuola un anno avanti. Tuttavia non ho ancora incontrato un solo anticipatario che non fosse, ahilui/ahilei, un Figlio Unigenito.
Siccome, per fortuna, un minimo di pudore esiste ancora, quasi nessun genitore ammette apertamente "L'ho mandato a scuola un anno avanti perché era trooooppo superiore agli altri e in compagnia dei suoi scialbi e banali coetanei rischiava, poverino, di annoiarsi troppo". E allora saltano fuori le scuse più varie, non una delle quali si presta a rendere onore al senno di chi la pronuncia.
"Sai, a quel punto, sapeva già leggere..." (e che leggesse, allora, se già sapeva leggere. Mica è proibito leggere, anche se non vai ancora a scuola. Compragli una bella edizione rilegata di Guerra e Pace e lascialo campare. Oppure compragli le storie di Fratel Coniglietto, o qualche Geronimo Stilton, o quello che gli pare. SE gli piace leggere. E lascialo giocare in pace un anno in più).
"Ci eravamo trasferiti, e il pediatra ci ha spiegato che l'inserimento al terzo anno della materna è difficilissimo, e che quindi era più comodo se lo mettevo direttamente in prima" (sì, certo, i pediatri sono notoriamente espertissimi nella gestione delle classi, e passano le loro giornate non tanto ad aggiornarsi o istruirsi su sciocchezze quali le infezioni, la celiachia o le dermatiti, bensì a scrivere saggi di didattica).
"Ce l'ha chiesto lui, ha detto che altrimenti si annoiava" (ditela tutta: alla settecentoventottesima volta che gli giravate intorno come avvoltoi chiedendogli se per caso non gli sarebbe piaciuto andare a scuola un anno prima, la creatura ha ceduto per sfinimento e ha mormorato un flebile "...forse")
"Il suo migliore amico andava in prima, lui aveva paura di restare solo" (massì, non aveva alcuna possibilità di farsi altre amicizie se non se le portava al seguito: la classe è un luogo che per sua natura predispone alla solitudine, e tra l'altro è noto che gli insegnanti elementari scoraggiano qualsiasi forma di contatto amichevole tra alunni, usando anche la frusta se necessario).
"Ce l'hanno consigliato le maestre" (sì, certo, le maestre, messe alle strette per settanta volte sette, hanno finito per mormorare un pallido "Mah, forse non è detto che si riveli un disastro completo. Provate, se proprio ci tenete tanto". Ci saranno forse degli insegnanti favorevoli agli anticipi, ma se qualcuno ne ha mai conosciuto uno si faccia avanti e lo indichi, per favore).
Poi c'è il sempreverde "In fondo è di Gennaio, se va a scuola nel tempo stabilito perde un anno" (lo perde come, per strada, facendoselo scivolare di tasca? Gli viene sottratto nei Grandi Uffici della Morte? Gli si accorcia l'esistenza, se non lo mandate a scuola un anno prima?).
E il celebre "In fondo ha poco meno di quelli che sono nati a Dicembre, non fa molta differenza" (ma quelli nati a Dicembre non avevano scelta, lui sì. Dividendo i ragazzi in annate c'è sempre qualcuno che resta dall'altra parte del margine e si ritrova fregato, per quanti sforzi faccia il legislatore. Ma perché fornire al vostro amato figlio un handicap supplementare, se non siete costretti a farlo?).
Spesso le difficoltà per il poveretto arrivano già alla prima classe elementare, anche quando effettivamente il suo cervello si dimostra in grado di seguire senza troppi problemi i programmi, e sono soprattutto difficoltà di concentrazione per i tempi richiesti, di adattamento a quel poco di autodisciplina che viene chiesto (poca per un adulto, ma per un bambino nemmeno tanto poca), di capacità di autocontrollo. In sintesi: gli anticipatari fanno più fatica fisicamente perché a scuola non ci si va solo col cervello, ma con tutto il corpo, e i tempi di crescita non sono legati solo alle capacità di apprendimento. Magari la creatura riesce effettivamente a fare tutto quello che gli viene chiesto, ma lo fa con più fatica. La scuola per lui/lei sarà sempre qualcosa che gli richiederà più fatica di quel che richiede ai compagni.
La fatica aumenta al momento dei passaggi, e degli stacchi. In prima media in particolare ci sono sia uno stacco che un passaggio. Il primo è il (faticosissimo, per quasi tutti) cambiamento dalle elementari alle medie, particolarmente faticoso per i maschi. Cambiano radicalmente la struttura della scuola, le aspettative degli insegnanti e anche il tipo di disciplina imposta. Le medie non sono certo dei lager, ma gli insegnanti si aspettano dai loro alunni un comportamento che, nelle prime settimane, è difficile anche per i ragazzi più maturi e disponibili: gli alunni devono stare fermi per più tempo, abituarsi a più insegnanti, stare più zitti, studiare di più e in modo diverso, imparare a gestire una quantità immane di materie, sottomaterie, quaderni, libri e ammennicoli vari, affrontare materie completamente nuove - senza contare che, per i primi mesi, tutti quei professori completamente nuovi non faranno che sospirare "Ma si può sapere che cosa vi hanno fatto alle elementari?", a torto o a ragione che sia.
Soprattutto il fatto di stare fermi più a lungo e concentrarsi più a lungo è particolarmente faticoso per i maschi (e, guarda un po' il caso, la maggior parte degli anticipatari sono maschi). E' uno strano gap fisico che nella seconda parte dell'anno si va equilibrando, ma per i primi mesi esiste. Gli insegnanti hanno una serie di formule per definirlo: i maschi sono "più immaturi", "più viziati", "più agitati", "più piccoli" - ma di fatto in quel periodo della loro vita sono leggermente indietro nella crescita rispetto alla loro controparte femminile.
L'anticipatario, per sua stessa natura, è "più piccolo", nel vero senso della parola. E' anche più apprensivo e un po' più sfiduciato dei suoi compagni, e a casa ha genitori più protettivi e più irragionevoli (se non lo fossero, non lo avrebbero messo in quell'impiccio); i primi mesi delle medie li passerà sentendosi una via di mezzo tra un cane alla catena e un ciuco che deve far girare la ruota della macina: farà sempre e comunque una gran fatica, quasi mai qualcuno sarà soddisfatto di lui (compresi, ahimé, i compagni) e si sentirà sempre stanco e inadeguato, con grande sua frustrazione e dispiacere: gli anticipatari piangono di più e più spesso dei loro compagni di classe, spesso anche solo per stanchezza. Naturalmente risulterà anche la vittima predestinata per i bulli di turno. A tutto ciò, dopo aver pianto tutte le sue lacrime, reagirà elaborando qualche strategia di difesa, spesso del tutto inadeguata - per esempio può provare a spostare la questione sul piano disciplinare, disturbando tutti in continuazione e portando l'intero gruppo-classe all'esasperazione più totale, oppure può provare ad attirare a tutti i costi l'attenzione dei compagni che tendono a "lasciarlo indietro" (spesso con effetti disastrosi), o magari passare il suo tempo a lamentarsi con gli insegnanti di questo e di quello, o anche una devastante miscela di tutte queste possibilità con qualche ulteriore ritocco. Ci sono consistenti probabilità che la classe lo sputi fuori dal gruppo, o che faccia fronte comune contro di lui.
A peggiorare le cose, verso metà dell'anno gli alunni di prima media subiscono una metamorfosi fisica che li avvia verso l'adolescenza - in pratica, smettono di essere bambini e il loro cervello cambia (anche l'organismo, ma quello risulta molto più evidente in seconda). L'anticipatario, per sua stessa natura, è qualcuno destinato a restare bambino per un anno più degli altri. I suoi scherzi, i suoi giochi, i suoi passatempi e i suoi argomenti di conversazione sono ancora quelli di un bambino, e per i compagni risultano spesso terribilmente noiosi e irritanti - come dire, "infantili". Per un triste paradosso, il ragazzo che non riesce a sintonizzarsi con il gruppo (e quindi non ne riceve più le sinergie) è destinato a crescere più tardi degli altri, proprio perché deve farlo da solo e senza l'aiuto che gli altri ricevono dai coetanei.
Per carità, si sopravvive a questo e anche a cose peggiori - e c'è perfino qualcuno che, magari aiutato da circostanze esterne favorevoli o da un gruppo che è comunque troppo abituato a far conto su di lui per prendere seriamente in considerazione la possibilità di lasciarlo indietro, riesce a mantenere la sintonia con i compagni nonostante tutto - cioè nonostante il fatto che fa comunque più fatica degli altri.
Eppurtuttavia, in un mondo così pieno di inevitabili difficoltà, quando la vita impone comunque sì gran mole di dure prove cui è impossibile sottrarsi, si fatica assai a comprendere il punto di vista del genitore che, per il solo e unico piacere di potteggiare un po' sulla spiaggia vantandosi del proprio figlio anticipatario con i vicini d'ombrellone o con i parenti di secondo e terzo grado (ai quali comunque importa davvero poco della cosa, essendo comprensibilmente assai più concentrati sulla vita dei propri figli che su quella dei figli di estranei), sottopone il suo Unigenito a una prova così complessa e così facilmente evitabile, incamminandosi in una strada che ha buone possibilità di richiedere gran dispendio di iperprotezione e autoinganno che senza alcuna spesa potrebbero risparmiarsi e risparmiare alla creatura.
E il celebre "In fondo ha poco meno di quelli che sono nati a Dicembre, non fa molta differenza" (ma quelli nati a Dicembre non avevano scelta, lui sì. Dividendo i ragazzi in annate c'è sempre qualcuno che resta dall'altra parte del margine e si ritrova fregato, per quanti sforzi faccia il legislatore. Ma perché fornire al vostro amato figlio un handicap supplementare, se non siete costretti a farlo?).
Spesso le difficoltà per il poveretto arrivano già alla prima classe elementare, anche quando effettivamente il suo cervello si dimostra in grado di seguire senza troppi problemi i programmi, e sono soprattutto difficoltà di concentrazione per i tempi richiesti, di adattamento a quel poco di autodisciplina che viene chiesto (poca per un adulto, ma per un bambino nemmeno tanto poca), di capacità di autocontrollo. In sintesi: gli anticipatari fanno più fatica fisicamente perché a scuola non ci si va solo col cervello, ma con tutto il corpo, e i tempi di crescita non sono legati solo alle capacità di apprendimento. Magari la creatura riesce effettivamente a fare tutto quello che gli viene chiesto, ma lo fa con più fatica. La scuola per lui/lei sarà sempre qualcosa che gli richiederà più fatica di quel che richiede ai compagni.
La fatica aumenta al momento dei passaggi, e degli stacchi. In prima media in particolare ci sono sia uno stacco che un passaggio. Il primo è il (faticosissimo, per quasi tutti) cambiamento dalle elementari alle medie, particolarmente faticoso per i maschi. Cambiano radicalmente la struttura della scuola, le aspettative degli insegnanti e anche il tipo di disciplina imposta. Le medie non sono certo dei lager, ma gli insegnanti si aspettano dai loro alunni un comportamento che, nelle prime settimane, è difficile anche per i ragazzi più maturi e disponibili: gli alunni devono stare fermi per più tempo, abituarsi a più insegnanti, stare più zitti, studiare di più e in modo diverso, imparare a gestire una quantità immane di materie, sottomaterie, quaderni, libri e ammennicoli vari, affrontare materie completamente nuove - senza contare che, per i primi mesi, tutti quei professori completamente nuovi non faranno che sospirare "Ma si può sapere che cosa vi hanno fatto alle elementari?", a torto o a ragione che sia.
Soprattutto il fatto di stare fermi più a lungo e concentrarsi più a lungo è particolarmente faticoso per i maschi (e, guarda un po' il caso, la maggior parte degli anticipatari sono maschi). E' uno strano gap fisico che nella seconda parte dell'anno si va equilibrando, ma per i primi mesi esiste. Gli insegnanti hanno una serie di formule per definirlo: i maschi sono "più immaturi", "più viziati", "più agitati", "più piccoli" - ma di fatto in quel periodo della loro vita sono leggermente indietro nella crescita rispetto alla loro controparte femminile.
L'anticipatario, per sua stessa natura, è "più piccolo", nel vero senso della parola. E' anche più apprensivo e un po' più sfiduciato dei suoi compagni, e a casa ha genitori più protettivi e più irragionevoli (se non lo fossero, non lo avrebbero messo in quell'impiccio); i primi mesi delle medie li passerà sentendosi una via di mezzo tra un cane alla catena e un ciuco che deve far girare la ruota della macina: farà sempre e comunque una gran fatica, quasi mai qualcuno sarà soddisfatto di lui (compresi, ahimé, i compagni) e si sentirà sempre stanco e inadeguato, con grande sua frustrazione e dispiacere: gli anticipatari piangono di più e più spesso dei loro compagni di classe, spesso anche solo per stanchezza. Naturalmente risulterà anche la vittima predestinata per i bulli di turno. A tutto ciò, dopo aver pianto tutte le sue lacrime, reagirà elaborando qualche strategia di difesa, spesso del tutto inadeguata - per esempio può provare a spostare la questione sul piano disciplinare, disturbando tutti in continuazione e portando l'intero gruppo-classe all'esasperazione più totale, oppure può provare ad attirare a tutti i costi l'attenzione dei compagni che tendono a "lasciarlo indietro" (spesso con effetti disastrosi), o magari passare il suo tempo a lamentarsi con gli insegnanti di questo e di quello, o anche una devastante miscela di tutte queste possibilità con qualche ulteriore ritocco. Ci sono consistenti probabilità che la classe lo sputi fuori dal gruppo, o che faccia fronte comune contro di lui.
A peggiorare le cose, verso metà dell'anno gli alunni di prima media subiscono una metamorfosi fisica che li avvia verso l'adolescenza - in pratica, smettono di essere bambini e il loro cervello cambia (anche l'organismo, ma quello risulta molto più evidente in seconda). L'anticipatario, per sua stessa natura, è qualcuno destinato a restare bambino per un anno più degli altri. I suoi scherzi, i suoi giochi, i suoi passatempi e i suoi argomenti di conversazione sono ancora quelli di un bambino, e per i compagni risultano spesso terribilmente noiosi e irritanti - come dire, "infantili". Per un triste paradosso, il ragazzo che non riesce a sintonizzarsi con il gruppo (e quindi non ne riceve più le sinergie) è destinato a crescere più tardi degli altri, proprio perché deve farlo da solo e senza l'aiuto che gli altri ricevono dai coetanei.
Per carità, si sopravvive a questo e anche a cose peggiori - e c'è perfino qualcuno che, magari aiutato da circostanze esterne favorevoli o da un gruppo che è comunque troppo abituato a far conto su di lui per prendere seriamente in considerazione la possibilità di lasciarlo indietro, riesce a mantenere la sintonia con i compagni nonostante tutto - cioè nonostante il fatto che fa comunque più fatica degli altri.
Eppurtuttavia, in un mondo così pieno di inevitabili difficoltà, quando la vita impone comunque sì gran mole di dure prove cui è impossibile sottrarsi, si fatica assai a comprendere il punto di vista del genitore che, per il solo e unico piacere di potteggiare un po' sulla spiaggia vantandosi del proprio figlio anticipatario con i vicini d'ombrellone o con i parenti di secondo e terzo grado (ai quali comunque importa davvero poco della cosa, essendo comprensibilmente assai più concentrati sulla vita dei propri figli che su quella dei figli di estranei), sottopone il suo Unigenito a una prova così complessa e così facilmente evitabile, incamminandosi in una strada che ha buone possibilità di richiedere gran dispendio di iperprotezione e autoinganno che senza alcuna spesa potrebbero risparmiarsi e risparmiare alla creatura.