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lunedì 24 aprile 2023

Lunedì film - Cromwell (film per le medie)


Mentre vagavo per YouTube a caccia di qualche video per insaporire la Rivoluzione Inglese, che io amo molto ma che non sempre entusiasma i miei amati allievi (in particolar modo le classi che, come la Seconda Sfigata, non coltivano in cuor loro un grande amore per i conflitti istituzionali e i conflitti in generale) mi sono imbattuta in un paio di video molto ben fatti che presentavano il processo a Carlo I. I costumi erano perfetti, gli attori recitavano benissimo...
"Un documentario fatto molto bene" ho convenuto in cuor mio "Chissà se riesco a trovarlo completo. Un'ora di buon documentario è proprio quel che mi serve".
In realtà, come scopro ben presto, non di un'ora si tratta bensì di due abbondanti, e non è un "documentario fatto davvero bene" bensì un film, che fino a quel momento non avevo mai sentito nominare - ma si sa che la mia ignoranza in campo cinematografico non teme confronti.

A questo  punto comincia la caccia al film. Non son adusa a rifilare ai mie amati alunni film che non ho visto dalla prima all'ultima scena titoli di coda compresi, ma Cromwell mi sembra del tutto affidabile ed ero disposta a farglielo vedere a scatola chiusa: i film storici inglesi sono sempre molto affidabili e quello è addirittura del 1970, quando erano particolarmente seri.
Purtroppo stavolta né la biblioteca comunale di Lungacque, usualmente fornitissima di film un po' vintage, né quella di St. Mary Mead riescono a soccorrermi; così mi rivolgo alla nostra fidatissima Scaricatrice Seriale.
Ahimé, anche lei dopo qualche tentativo con le sue banche-film di fiducia getta la spugna: del film sembra non esserci traccia. Del resto, è vero che la mia ignoranza in campo cinematografico non ha confini, ma il fatto che non l'abbia mai nemmeno sentito nominare mi porta a sospettare che in Italia non sia mai stato diffusissimo.
Sconsolata, e quasi rassegnata a limitarmi a quel paio di spezzoni che si trovano sul tubo, faccio un piccolo, silenzioso tentativo: non che voglia attentarmi a fare qualcosa di avventuroso come scaricare un film - una cosa che mi appare molto complicata, tanto che non ho mai nemmeno provato a scaricare nemmeno mezzo video da un minuto; ma la fortuna arride agli incapaci, e forse qualche piattaforma gentile l'ha messo in visione... chissà... tentar non nuoce...
Ebbene sì, dopo qualche tentativo lo trovo. Eccolo lì, visibile in modo del tutto legale. Provo a controllare, ma sembra proprio che non ci sia frode né inganno: è lì e chi vuole se lo guarda. E sembra proprio carino.

L'insidia c'era, naturalmente, come si è visto alla prova dei fatti: pubblicità circa ogni sei minuti, e non vi dico il trauma di passare nel giro di mezzo secondo da un Seicento inglese molto ben ricostruito a un turbinìo di luci stroboscopiche che invitano ad iscriversi alla loro stupida piattaforma con gran dispiego di musiche a effetto. Ogni sei minuti, per 140 minuti di film che in questo modo diventavano 165 circa, anche se la seconda pubblicità di solito ti permettevano di saltarla. Una roba piuttosto esasperante anche se i ragazzi l'han presa a ridere e alla fine ogni volta accoglievano la pubblicità con grida di incitamento e applausi, con uno spirito di cui sono sicura che Oliver Cromwell avrebbe deprecato la frivolezza.
Nonostante questo ignobile trattamento, il film è riuscito lo stesso a farsi valere.
Il film non è dedicato alla vita di Cromwell, ma copre quasi soltanto il periodo della guerra civile inglese per arrivare infine alla decisione di Cromwell di prendere la guida del paese, decisione che nel film prende molto a malincuore*. Dunque non si parla affatto del Cromwell dittatore ma solo del Cromwell costituzionalista e del contrasto tra re Carlo I, assolutamente immerso nella sua funzione di monarca assoluto, e la volontà del Parlamento, rappresentante del paese e a sua volta rappresentato soprattutto da un Cromwell molto determinato, di guidarsi da solo. Il messaggio non viene ripetuto con particolare enfasi, ma in qualche modo riesce a passare in ogni singolo fotogramma, perché gli inglesi sanno tirarsela in modo davvero eccellente ed efficace e conoscono molto bene l'arte della propaganda.

I costumi e gli ambienti sono molto curati. E' un film scuro; non cupo, ma scuro e molto sobrio: tutti vestono in vari toni di marrone e verde scuro e vivono in case tappezzate di legno di quercia (per tacere, naturalmente, della sede del Parlamento);  gli unici abiti colorati si vedono alla corte del re, e soprattutto addosso alla regina straniera. Il paesaggio inglese fornisce sfondi altrettanto sobri, con vallate verde scuro e cieli e acque più grigi che azzurri - di sicuro non fa venire in mente i quadri di Tiepolo. 
Non viene fatto niente per ammorbidire l'insieme: per due ore si parla di politica, di istituzioni e poi ancora di politica, con qualche moderata concessione alla guerra. 
E' un film rigorosamente al maschile e non avrebbe nessuna speranza di passare il test di Bechdel: Mrs. Cromwell ha per sé due minuscole scene dove si mostra affettuosa col marito ma del tutto disponibile a restare nell'ombra, pochissimo di più è concesso alla regina d'Inghilterra, che in effetti si mostra un po' più esigente e intenzionata a guidare il marito - missione impossibile perché Carlo I è disposto a farsi guidare solo dal suo cervello, con i risultati che ben conosciamo.
Alec Guinness ci offre un Carlo I di cui a volte si sospetta persino che abbia un'anima ma che risulta in tutta evidenza non dotato di senno sovrabbondante, e che per tutto il tempo sarà meravigliosamente inconsapevole di quel che sta succedendo. Impossibile immaginarselo in modo diverso, dopo aver visto il film - anche perché è stato fatto un gran lavoro sulla sua immagine che sembra uscita direttamente da un ritratto.
Il film, che non può contare né su una trama avvincente, né sulla suspense (perché tutti sanno come andrà a finire la vicenda) è scritto, organizzato e diretto così bene che le due ore e venti passano senza cedimenti. Le scene del processo (e dell'esecuzione) sono superlative.
La ricostruzione storica delle vicende, pur con qualche aggiustamento, è molto rispettabile. E' stato segnalato per diversi premi e si è portato a casa anche un Oscar per i costumi.
Funziona per le seconde medie?
Dipende dalla seconda media, certo. Non è un film difficile da seguire, non richiede una particolare capacità di concentrazione e l'argomento è esposto con grande chiarezza ma in modo brillante - dopotutto, si tratta di un classico scontro Male contro Bene, col vantaggio però che il Male non riesce granché simpatico, questo no, ma non devi nemmeno fare la fatica di detestarlo: è solo un povero diavolo che si ritrova nel posto sbagliato, al momento sbagliato e affronta il tutto nel modo sbagliato, ma lo fa senza cattiveria. Cromwell invece, che fa la parte del Bene,  è eroico senza ostentazione, sobrio, leale e dotato di solidi principi morali: non dovendoci avere a che fare nella vita di tutti i giorni puoi permetterti di apprezzarlo senza riserve.
In sintesi: un film davvero ben fatto e storicamente molto valido, che una classe anche solo mediamente disponibile verso la storia può guardare volentieri - con il solo, inevitabile problema delle proteste quando i cavalli si fanno male  (il che in battaglia ogni tanto purtroppo può succedere), e che offre dunque una buona occasione per soffermarsi sull'importanza degli effetti speciali, che nel 1970 funzionavano già abbastanza bene in questo campo.

* e solo mosso dalla consapevolezza dell'incapacità del Parlamento a guidarsi da solo.

domenica 23 aprile 2023

Haeretica - Lo strano caso della propaganda russa in Italia

                                            

Uno degli aspetti più perplimenti dell'attuale guerra in Ucraina è stato il fiorire in Italia su tutti i media di una immane quantità di propaganda filorussa, che a volte si manifesta in luoghi davvero imprevedibili - questo blog, per esempio.
Un paio di mesi fa, in occasione dell'anniversario dell'inizio dell'invasione russa, ho scritto un piccolo post dedicato a sì deplorevole ricorrenza - e tutto ciò è stato tollerato con buona grazia dai miei (non numerosissimi) lettori, che in generale passano da qua più che altro perché interessati a questioni scolastiche e/o letterarie, e se vogliono pareri competenti sulla guerra in Ucraina hanno a disposizione grandissima quantità di fonti ben più autorevoli cui ricorrere.
A sorpresa, però, un mese e mezzo dopo la pubblicazione del post, è arrivato un lungo commento da tal Marco Poli, che mai ha frequentato questo blog e, darei per certo, mai più lo frequenterà, e che mi rifila una vasta scelta della versione propagandistica russa della storia ucraina negli ultimi anni esortandomi, nella miglior tradizione trollistica, a studiare (la storia ucraina) invece di postare foto di gatti - esortazione che, in tutta sincerità, ho trovato singolarmente fuor di luogo, vuoi perché di foto di gatti ne posto parecchie ma il tempo che impiego per farlo è abbastanza ridotto, vista la grandissima abbondanza con cui la rete mi offre gatti di tutti i generi, forme e qualità; vuoi perché ho aperto un blog per postarci quel che mi pare e non vedo perché dovrei farmi dettare l'agenda di lavoro dal primo che passa, ma soprattutto per l'inutile acidità dell'osservazione: postare bellissime foto di gatti ingentilisce qualsiasi post e ne migliora senz'altro la qualità; inoltre i gatti sono abbastanza graditi alla gran parte dei naviganti e sono in generale considerati soggetto piuttosto neutro - ma occorre comunque ricordare che i poveri micetti ucraini hanno grandemente sofferto e soffrono tuttora a causa di questa orrenda guerra, come del resto tutti gli animali di affezione che allietano e, ahimé, allietavano le giornate di molti stimabili cittadini ucraini e che adesso aspettano i loro umani sul ponte dell'arcobaleno. 

Davanti a quel lungo commento sono rimasta a lungo incerta su come reagire. Potevo naturalmente cancellarlo, ma è una cosa che faccio molto raramente salvo che per la spam: le opinioni diverse dalla mia spesso mi sono risultate molto utili, e poi ognuno ha diritto alle sue insulse opinioni, dopotutto i nostri nonni sono andati sui monti passando due anni molto scomodi proprio perché l'Italia tornasse un paese dove ognuno potesse dire senza paura le sue opinioni, sensate o meno che fossero.
Inoltre quel commento ha un aspetto che lo rende un vero unicum nella storia più che decennale di questo blog: mi inserisce nel mainstream. Questo infatti è un blog di nicchia, scarsamente frequentato e dedicato ad argomenti che, a torto o a ragione, interessano una fetta piuttosto ridotta di pubblico, e i troll non hanno alcun interesse a frequentarlo, né si capisce perché dovrebbero farlo. Le flame sulla guerra in Ucraina imperversano in ogni dove in rete, ma chi le crea e le alimenta predilige luoghi ben più frequentati. Il fatto che ogni tanto facessi un post dove si parlava di questa guerra è rimasto misericordiosamente ignoto ai più, e nessuno prima di Marco Poli, strenuo dispregiatore di gatti* è venuto dal rutilante mondo della propaganda filorussa per cercare di addottrinarmi - e in cuor mio mi domando come diamine sia riuscito ad arrivare fin qui, e soprattutto che tarantola l'abbia morso per cercare di convertire me o i miei lettori.
Potevo, infine, chiudermi in un dignitoso silenzio e per diversi giorni ho pensato appunto di fare così - del resto non è un lettore abituale, e ben difficilmente passerà a leggere una mia eventuale reazione. Tuttavia il suo commento è stato (e, suppongo, resterà) un unicum, e mi dispiace lasciarlo semplicemente lì a prendere polvere. Così risponderò - non punto per punto, perché la vita è breve e il lavoro è tanto, ci sono due pacchi di compiti che aspettano di essere valutati e avrei anche altri programmi per stasera e stanotte, ma insomma risponderò.

Partiamo dall'accusa di non conoscere cosa è successo dal 2014: in effetti prima del 24 Febbraio dell'anno scorso non sapevo granché a parte l'invasione della Crimea, che mi aveva molto, molto colpito (soprattutto il racconto del referendum per l'ammissione, dove votarono anche le truppe occupanti); da allora però ho provveduto a informarmi e ho scoperto che ci sono due versioni assai divergenti sul Maidan: quella che assicura che l'allora presidente Janukovyc venne deposto con un colpo di stato finanziato dagli USA (sostenuta dallo stesso Janukovyc, che per l'occasione scappò rifugiandosi in Russia) e quella che racconta che, a seguito di una serie di provvedimenti volti a reprimere proteste di piazza contro una decisione governativa, il parlamento ucraino che aveva votato la fiducia al governo presieduto dallo Janukovyc di cui sopra, votò a larghissima maggioranza la sfiducia, destituendolo dall'incarico e provvedendo a indire nuove votazioni mentre l'ormai ex-presidente volava via lamentandosi di essere vittima di un colpo di stato. Del tutto casualmente, negli stessi giorni degli strani Omini Verdi** invadevano la Crimea.
Le due versioni sono del tutto incompatibili, quindi ho dovuto fare una scelta. Per tutta una serie di fattori con cui non voglio annoiare nessuno*** ho preso posizione per la versione che parla di sfiducia seguita da nuove elezioni. Se qualcuno mi parla di "Colpo di stato del Maidan" regolarmente smetto di leggere o di ascoltare. Tuttavia, qualora continui a leggere o ad ascoltare, quasi inevitabilmente salta fuori qualche svarione di quelli del tutto visibili, e non di rado si finisce con i laboratori chimici (uno dei quali addirittura situato sotto le acciaierie di Mariupol) finanziati dagli USA dove scienziati americani e ucraini collaboravano a creare virus da mandare in Russia - che poi, in un mondo di libera circolazione dove anche i virus dimostrano una grande attitudine allo sfuggire di mano, non mi sembra nemmeno una mossa molto astuta). Va detto comunque che Marco Poli i laboratori chimici non li ha citati.
Detto questo, non mi sembra comunque che qualcosa che è avvenuto nel 2014 giustifichi una invasione armata otto anni dopo. In effetti un tentativo di invasione di uno stato autonomo non si giustifica in alcun modo, nel diritto internazionale, e il fatto che gli ucraini siano magari cattivi, o anche cattivissimi, finché se ne stanno a casa loro, non autorizza ad invaderli. La storia che se ti violentano è colpa tua che provocavi non mi ha mai convinto granché, a torto o a ragione.
Auguro dunque a Marco Poli di fornirsi di migliori argomenti e di apprezzare di più i gatti, che sono tra l'altro animali molto saggi oltre che molto decorativi.

* il che forse spiega molte cose di lui? Lo ammetto, anche sui gatti sono estremamente di parte.
** E' una specie di soprannome ufficiale: soldati russi non in divisa.
***I sostenitori della versione della sfiducia mi risultavano attendibili, quelli del colpo di stato si configuravano regolarmente come dei colossali cialtroni.

martedì 18 aprile 2023

Gioia, bella scintilla divina figlia dell'Elisio


Di solito le istituzioni dell'Unione Europea si fanno all'inizio della Seconda, prima di cominciare l'infinita serie di stati del nostro continente, e tolto il dente non ci si pensa più; oppure non si fanno per niente perché sono piuttosto complicate, o meglio piuttosto difficili da definire: di fatto la UE è una sorta di ircocervo la cui essenza non è ben chiara a nessuno, nemmeno a chi la sta costruendo: non è una federazione né una confederazione, ha un parlamento ma non una vera magistratura che obblighi a rispettare le sue leggi, ha una presidenza che non può dare ordini, ha una moneta ma non un esercito, non ha una costituzione ma solo dei principi fondanti, e a ben guardare non ha nemmeno una bandiera o un inno perché, come ho letto una volta da qualche parte*, la bandiera blu con le dodici stelline è una bandiera che un gruppo di dodici stati aveva convenuto di usare ma che non era stata consacrata da tutti i partecipanti e lo stesso vale per l'inno - una roba provvisoria, insomma, come il Canto degli italiani che venne messo a far l'inno italiano in via del tutto provvisoria e dopo 70 anni di provvisorietà nel 2017 il Parlamento si decise infine a ratificarlo, così da un giorno all'altro, senza un vero perché.
Tuttavia negli ultimi anni la UE si è data parecchio da fare e la nostra scuola passa la vita a fare PON finanziati dalla UE, quindi quest'anno ho deciso almeno di tentare di spiegare ai poveretti che mi son stati dati in balìa, e ai quali delle tematiche istituzionali e costituzionali non potrebbe fregar di meno, come mai l'Europa si occupa di tutto ma sempre in uno strano limbo da dove quel che fa conta relativamente poco in apparenza, ma che di fatto ha importanza soprattutto perché è una zona piuttosto ricca e vive sotto l'ombrello protettivo degli USA (che non sempre sembrano contenti di quel che fanno a Bruxelles ma questi son dettagli).
Per un curioso concorso di circostanze** in questo momento stiamo facendo l'Illuminismo, e dopo avergli parlato della divisione dei Tre Poteri e del fatto che nella dichiarazione d'indipendenza, che dell'Illuminismo è figlia in tutto e per tutto, si esordisce spiegando con grande nonchalance che è verità universalmente riconosciuta che gli uomini han diritto a perseguire la loro felicità, improvvisamente mi sono accorta che il momento delle istituzioni della UE era alfine arrivato - e sono partita come un carrarmato, convinta che di tutto ciò continuava a fregargliene il giusto, ma che erano comunque in grado di rendersi conto almeno in parte di quel che andavo strologando.
E dunque ho parlato e straparlato di tortura e pena di morte e abolizione dei dazi e zona di Shengen e tutto questo genere di cose; perché, con buona pace di tutti i cattolici che han deprecato di come nella costituzione (poi abortita) della UE non si parlava delle "nostre radici giudaico-cristiane", le radici europee sono decisamente più complesse di così, e oltre alle indiscutibili radici marxiste, musulmane e greco-romane, abbiamo anche un bel po' di radici illuministe (e massoniche), e a ben guardare forse sono quelle più visibili: libertà di circolazione per le merci e per le persone, diritti inalienabili, pene rieducative eccetera eccetera.
Al termine di tanto spiegare e dettar di schemi sono ritornata sulla terra e ho parlato infine della bandiera con le dodici stelline e dell'inno europeo.
Come sempre in questi casi sono partita dal testo dell'Inno alla gioia di Schiller, che ho fatto leggere*, e poi ho fatto ascoltare la musica. Stavolta però ho fatto un esperimento piuttosto ardito e ho messo non soltanto il ritornello tanto caro alle nostre orecchie**** ma tutto il quarto tempo della nona sinfonia con direzione di von Karajan nel celebre ciclo delle nove sinfonie che tanto ha imperversato nelle nostre televisioni. A quel video sono molto legata, non tanto perché con quell'edizione per la prima volta da ragazzina ascoltai la Nona di Beethoven, ma soprattutto perché Karajan, travolto dalla sua stessa direzione, cantava a squarciagola, confidando che il coro dei Berliner al massimo della sua potenza avrebbe completamente coperto la sua voce - senza contare che tiene un ritmo assolutamente dionisiaco che permette di sorvolare sul volume decisamente alto che conferirebbe una nota quasi minacciosa a tanto gioire*****.
Bene, ha funzionato, davvero******: la classe si è lasciata trasportare da quella gigantesca onda sonora e alla fine erano così soddisfatti che si sono persino dimenticati di chiedermi la consueta pausa (ma io li ho portati fuori comunque).
E' un caso che sia Beethoven che Schiller che Franklin che redasse la dichiarazione d'indipendenza che evocava il diritto degli uomini alla felicità fossero massoni?
Non credo proprio.

* non era ByoBlu e nemmeno il Bollettino dell'Associazione Amici del Bicchiere, bensì una raccolta di interventi su un congresso dell'UE e pubblicati dalla medesima.
** ovvero il fatto che a Storia siamo decisamente indietro col programma, come mi succede sempre, sempre e ancora sempre
*** sì, in una rispettabile traduzione italiana. E sospetto fieramente di essere l'unica insegnante italiana che fa tutta questa manfrina. Parto dal concetto che, se stresso tutte le mie sventurate classi con una analisi quasi parola per parola dell'inno d'Italia, tanto vale che gli faccia leggere un po' di Schiller - che come poeta era meglio di Mameli, secondo me.
**** e che l'anno prossimo impareranno a massacrare sul flauto di plastica, sì come usa da sempre fare il prof. Jorge.
***** il rischio dell'inno alla gioia cantato e suonato da una orchestra e da un coro molto più pesanti di quelle di cui disponeva Beethoven, è infatti che il senso generale sembri un "e guai a voi se non vi azzardate a non gioire!"
****** altrimenti non ci farei su un post e mi limiterei a infilare in dignitoso silenzio l'evento nella fitta cartelletta "Esperimenti non riusciti" che ogni insegnante conserva nel suo archivio, e che è sempre assai gonfia.

domenica 16 aprile 2023

Perché i nostri alunni non rispettano le consegne?

Gattini che ascoltano con estremo interesse le istruzioni da seguire

E' cosa nota e assodata che al giorno d'oggi i giovani non rispettano le consegne e i comandi. Con questi roboanti termini assai militareschi, nel mondo della scuola ormai da almeno un paio di decenni si intendono non già istruzioni su come e quando puntare fucili o tirare bombe o uscire dalla trincea per partire all'attacco ma, molto più banalmente, le istruzioni da seguire per svolgere un esercizio o una prova scritta di un qualche tipo.
Che i comandi non vengono rispettati lo dicono gli insegnanti, ce lo dicono i risultati degli scritti e delle prove Invalsi - dove capita spesso di chiedere arance e vedersi rispondere ravanelli - e lo proclamano in tono assai straziato gli insegnanti delle superiori che ricevono in carico i nostri alunni. Non lo dico io, invece, che continuo a usare la parola istruzioni perché l'idea di dare dei comandi mi suona alquanto ridicola, ma posso testimoniare che anche le mie istruzioni vengono seguite in modo assai blando. In pratica funziona così: l'alunno non legge la riga in corsivo che gli spiega cosa deve fare e fa non già l'esercizio che gli viene chiesto, ma quello che lui ha deciso che gli viene chiesto. 
Tutto ciò si traduce inevitabilmente in consistenti abbassamenti del voto e, nel mio caso, nel fornire istruzioni volutamente non troppo prevedibili onde incitarli a leggerle con attenzione (che è poi il sistema usato dall'Invalsi); seguo questo metodo con molto scrupolo e determinazione, ma non mi sento di dire che finora abbia conseguito risultati degni di nota: i miei alunni continuano imperterriti a non leggere le istruzioni, esattamente come tutti gli altri, e nel corso degli anni non si sono riscontrati miglioramenti visibili.
Col tempo ho sviluppato una personalissima teoria: i ragazzi non ascoltano noi esattamente come non ascoltano i loro genitori perché ci considerano alla stregua di un rumore di fondo che ripete sempre le stesse cose, e non leggono le istruzioni degli esercizi perché tanto sono sempre le stesse. Il che non è affatto vero.
Facevamo così anche quando andavo a scuola? Sospetto di sì, ma all'epoca, in effetti, gli esercizi erano più prevedibili. Ad ogni modo, non mi sembra un atteggiamento salutare.
Tuttavia comincio a sospettare che il problema sia più vasto di quanto pensavamo.

Quest'anno la ditta che si occupa di fornirci i pullman per le gite ci ha sparato dei preventivi assai salati. E siamo d'accordo che siamo in tempo di inflazione e che i combustibili sono (un po') aumentati, ma lo stesso i prezzi ci sembrano davvero troppo alti - senza contare il piccolo dettaglio che, tra pandemia e inflazione, dopo l'ultimo triennio ben poche tra le famiglie di St. Mary Mead si ritrovano più ricche di quanto solevano essere.
Siamo così addivenuti all'idea di preparare un primo preventivo per le spese secondarie (biglietti d'ingresso, guide, eventuali pernottamenti eccetera) e chiedere prima in via preliminare quali famiglie ci manderanno i ragazzi, onde avere un numero attendibile di partecipanti per cui chiedere il pullman.
Detto fatto, è stato compilato apposito modulo di sondaggio preventivo con richiesta ai ragazzi di riportarcelo firmato dai genitori il prima possibile.
Ottenere la restituzione di quei moduli è stato affare lungo e complicato, anche tralasciando il caso di Pisola che, dieci giorni dopo, mi ha candidamente confessato che i suoi genitori il modulo non l'avevano mai visto, e lei si era limitata a dirgli che il tal giorno sarebbero andati in gita al tal posto al che loro avevano risposto "OK". 
Una volta entrati in possesso dei moduli compilati comunque ci siamo accorti di un interessante dettaglio: in sintesi, oltre a firmare i genitori dovevano scegliere tra le due opzioni acconsento / non acconsento e un buon 40% aveva serenamente firmato, ma senza preoccuparsi di specificare se, appunto, acconsentiva o non acconsentiva. 
Insomma, non aveva letto il modulo che appunto quello gli chiedeva: acconsentite o non acconsentite?

Come mai i nostri alunni non leggono le istruzioni prima di fare un esercizio?
Un sospetto sulla risposta comincia a venirci.

sabato 1 aprile 2023

Il Gran Torneo Letterario del Comprensivo di St. Mary Mead - Una griglia per votarli?

Ho scelto questa foto perché oggi è il 1 Aprile, ma il contenuto del post  non è un pesce,
anche se sul finale potrebbe sembrarlo
Verso la fine di Febbraio, ecco di nuovo il prof. De Magistris che torna alla carica col suo concorso letterario. Stavolta, il tema da lui scelto è, nientemeno, "Alla ricerca della felicità".
"Sì, d'accordo, ma niente premiazioni in cantina, come se fosse un delitto. Voglio una vera cerimonia e almeno un paio di manifesti in entrambe le scuole" pretendo.
Mi assicura che quest'anno ci sarà una vera premiazione e un annuncio pubblico. Ed è cambiato molto anche il regolamento: tanto per cominciare, nella giuria ci saranno solo insegnanti di Lettere, tre per scuola. Anzi, non sarei magari disposta...
"Volentieri" assicuro senza farmi minimamente pregare.
Poi, sempre nella giuria, ci saranno anche i ragazzi, tre per scuola.
Ma soprattutto, gli elaborati andranno spediti stavolta in una sola Classroom, gestita da lui, e lui personalmente in persona assegnerà i codici - che mi sembra un sistema ben più sensato di quello dell'anno scorso.
Viene spedita apposita circolare a tutti i ragazzi.
Il problema delle circolari spedite a alunni e famiglie, purtroppo, è che a quanto sembra nessuno le legge.
Così ci viene raccomandato di avvisare le classi.
Assai festosa riferisco la lieta novella alla Seconda Sfigata, che l'anno scorso non spedì nemmeno un elaborato, unica classe in tutta la scuola.
Mi guardano con l'entusiasmo di un gatto vegano che si vede proporre un topo morto per colazione - voglio dire, se fosse vivo almeno potrebbero giocarci.
Con ben altro interesse reagiscono quando, qualche giorno dopo, chiedo se qualcuno di loro vorrebbe far parte della giuria. Addirittura si offrono in tre. 
Gli dico di sbrigarsela col pari o dispari, e vince Pisola.

E arriviamo così alla Gran Riunione della Giuria per decidere... già, cosa dobbiamo decidere? Quasi niente, mi pare. E mi collego fiduciosa.
Conosco così cinque dei sei alunni-giurati e la riunione fila via molto liscia: data di scadenza iscrizione, regole di impaginazione, data di scadenza per i giurati per la valutazione dei testi...
E poi un docente di Lettere suggerisce: "Forse, per meglio svolgere il compito di valutazione, sarebbe più comodo avere una griglia come quella che usiamo per correggere i temi. Adesso col registro elettronico non ci fanno più separare le varie voci, ma naturalmente continuiamo a valutare con i vari criteri".
"Continuerai magari TU, io me ne guardo bene" penso arcigna. 
Ma dalle viscere della rete qualcuno assente, soddisfatto "Sì, ne abbiamo tante... quelle per i temi degli esami, per esempio...".
Sono agghiacciata, ma con l'aiuto di quella bellissima invenzione che è il tasto "disattiva microfono" riesco a resistere alla tentazione di proclamare cosa possono farci, con le loro griglie per la correzione dei temi, e di cosa ne farei comunque io,  e ascolto il fluire della conversazione intorno a me cercando di elaborare una formula non troppo scortese per dire che l'uso di una griglia di correzione non mi sembra una buona idea visto che non si tratta di temi da correggere, bensì di testi da valutare. Per quanto la sola idea di una griglia di correzione scolastica per i testi di un concorso letterario mi sembri un delirio allo stato puro, non desidero offendere nessuno.
"Però, visto che non dobbiamo correggere i testi, andrebbero tolte le parti sulla correttezza ortografico-sintattica" osserva qualcuno.
Dopodiché rimangono come criteri di valutazione "l'aderenza alla traccia" e "coerenza del testo"; davvero utilissimi con un tema vasto come quello scelto dal prof. De Magistris e dichiaratamente declinabile un po' come si vuole, com'è specificato nel regolamento. Per tacere del fatto che il testo può essere anche in versi, e nella poesia l'apparente incoerenza risulta un pregio aggiuntivo e non certo un difetto...
Pigio il tasto "alza la mano".
"Correggere temi e valutarli mediante apposite griglie fa parte del nostro lavoro di insegnanti, ma nel momento in cui dovrò giudicare gli elaborati credo che diventerò prima di tutto una lettrice, e da lettrice valuterò i testi che mi verranno proposti" dico, e mi sento davvero molto diplomatica per non aver esordito con "Vorrei sapere che cosa vi siete fumati prima di collegarvi in rete. Per non rischiare di comprarlo anch'io, intendo, perché mi sembra roba davvero tossica".
Per alcuni il concetto di leggere un testo senza tenere in mano la penna delle correzioni risulta chiaramente nuovo, ma De Magistris approva il mio punto di vista e lo appoggia.
Qualcuno propone di chiedere ai ragazzi cosa ne pensano, e davanti alle splendide risposte che costoro ci scodellano, spiegando che sì, la griglia sarebbe un ottimo aiuto ma d'altra parte toglierebbe loro una parte di libertà nel giudicare, mi rendo conto con grande ammirazione di trovarmi davanti ai cinque miglior paraculi dell'Istituto Comprensivo di St. Mary Mead e Crifosso. Pisola, che paracula non lo è e forse nemmeno mai lo diventerà, se la cava bofonchiando qualcosa sul fatto che non ha una vera opinione in materia - che tradotto da me che un po' la conosco, sospetto che voglia dire che, proprio come me, lei la griglia la userebbe solo in caso di emergenza, cioè se la scorta di carta igienica di casa risultasse esaurita.
Così la proposta della carta igie... voglio dire, della griglia, viene accantonata, con mio immenso sollievo. Non che l'avrei comunque usata, si capisce.
E stiamo dunque per concludere quando qualcuno si raccomanda che naturalmente i ragazzi non devono sapere chi è in giuria "Mi raccomando, non dobbiamo dirlo, soprattutto voi ragazzi".
Nel caso di Pisola, mi sembra difficile ormai non dirlo alla sua classe, e comunque dalla nomina dei giurati più giovani sono ormai passate due buone settimane e non mi risulta che nessuno avesse raccomandato di tenere nessun segreto - lasciando pur perdere il fatto che in due paeselli come Crifosso e St. Mary Mead ci sarà pure qualcuno che riesce a tenere un segreto, ma è certo che per riuscirci deve essere davvero molto bravo; senza contare che non sono poi così sicura che tenere segreta una cosa simile sia una buona cosa: nei concorsi letterari di solito la giuria è pubblica, per quel poco che ne so.
Quanto a me, comunque, non credo che rischierò di fare favoritismi: non soltanto per la mia implacabile drittura morale, ma soprattutto perché nel mio caso il conflitto di interessi difficilmente ci sarà.