Possiamo iniziare con una novità: questo non è il primo romanzo di Jane Austen. Per quanto mi è dato sapere, viene universalmente ritenuto il quarto.
Come tutti i romanzi di Jane Austen presenta delle sue specifiche particolarità, nella fattispecie la continuità di scena: all'inizio del romanzo incontriamo Emma a Hartfield, nella villa di famiglia dei Woodhouse, e lì resterà fino alla fine. Molti dei protagonisti intorno a lei schizzano come palline da flipper a Londra, in Scozia, nelle varie tenute di famiglia e via dicendo ma Emma è sempre lì, ad Hartfield, e nemmeno resta mai a dormire fuori da amici.
Il motivo che spiega questa stasi, del tutto insolita per una ragazza di buona famiglia in età da marito che deve cercare di conoscere nuove persone per meglio procurarselo, è il padre di Emma, Mr. Woodhouse, un uomo vecchio nell'animo prima ancora che nel fisico, terribilmente ansioso e ansiogeno e abitudinario, che per sua buona sorte nonostante il notevole (ma inconsapevole) egoismo del suo atteggiamento è universalmente amatissimo grazie alla sua bontà d'animo e perciò nessuno l'ha ancora strozzato - ma in certi momenti il lettore lo farebbe con gran gioia.Così, grazie a questo padre all'apparenza permissivo ma in realtà vincolante come una catena da lavori forzati Emma, pur essendo all'apparenza la padrona di Hartfield e la più ricca tra le protagoniste austeniane (30.000 sterline di dote, cioé una rendita di 1.500 sterline all'anno) è quella che nei fatti gode meno libertà: l'organizzazione delle giornate e soprattutto delle serate è subordinata alla necessità di intrattenere e divertire suo padre, ma soprattutto di non farlo mai preoccupare: impresa che, con un uomo che va completamente in tilt per un velo di neve contro cui affrontare una scarrozzata di un chilometro scarso o davanti agli inconvenienti digestivi che può causare una fetta di torta di nozze, è praticamente ai limiti dell'impossibile.
Emma è dunque una premurosissima figlia, ma anche una ragazza bella (molto, molto bella) e intelligente. La sua intelligenza però è stata solo molto occasionalmente messa alla prova dal contatto col mondo esterno, e quindi le difetta assai l'esperienza - il che giustifica in parte i granchi clamorosi che prende nel corso del romanzo.
Una parte di questi granchi si spiega anche con i pregiudizi sociali che Emma coltiva con gran cura - che sono esattamente gli stessi che dettano il comportamento di Mr. Darcy con cui Emma ha in comune diversi tratti (e infatti come lui usa senza ritegno la sua influenza per guidare in modo a suo avviso molto opportuno le scelte sentimentali di una persona a lei cara).
Per giunta l'autrice la mette al centro del più insidioso dei suoi romanzi, dove quasi niente è come sembra; e per ulteriore giunta Emma decide di prendersi in carico l'educazione e la raffinazione di Harriet, una bella e cara ragazza sprovveduta perfino più di lei, ma per sua disgrazia provvista di una incrollabile fiducia nel suo giudizio (suo di Emma, ahimé).
Con queste premesse, la disposizione finale delle coppie finisce per riservate qualche sorpresa e tutta la vicenda offre più di un colpo di scena - anche se il più importante viene largamente anticipato al lettore da svariate centinaia di indizi e financo dalle osservazioni e riflessioni di un personaggio che, al contrario di Emma, non sbaglia mai... beh, quasi mai - perché alla fine qualche abbaglio lo prendono quasi tutti.
Quesro romanzo, tra i sei, è quello dove lo spettro della povertà mostra più le sue ossa: viene dato ampio spazio alle due signore impoverite, di buona famiglia ma costrette a farsi bastare una piccola rendita e a vivere in una modesta casa con una (sola) serva fedele che però sta invecchiando, e alla figura piuttosto tragica della ragazza di buona famiglia, cresciuta tra la gentry ma che dovrà presto andare a fare l'istitutrice per mantenersi.
Altra caratterisrica piuttosto insolita di questo romanzo nel canone austeniano, che condivide solo con Orgoglio e pregiudizio e in parte con Persuasione, è la presenza di vere e autentiche scene d'amore, che normalmente la scrittrice scansa con gran cura.
Infine: nel canone austeniano non è forse il romanzo più apprezzato, ma conta su una fitta schiera di estimatori che in molti casi lo preferiscono anche a Orgoglio e pregiudizio. Quanto a me, ne ammetto senza remore i molti pregi ma, pur appezzandolo assai, ammetto che gli altri cinque mi piacciono di più.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro felici letture invernali a chiunque passi di qua - e, naturalmente, anche a chi non ci passa perché è occupato a far di meglio.