Il mio blog preferito

Visualizzazione post con etichetta scienze. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta scienze. Mostra tutti i post

venerdì 26 agosto 2022

Favole periodiche. Le vite avventurose degli elementi chimici - Hugh Aldersley-Williams

                                           

Qualche anno fa, a una delle Mostre del Libro che organizzavo per la scuola nei tempi felici pre-pandemia, incappai in un corposo libro dedicato agli elementi di Sua Maestà la Tavola Periodica, di cui sapevo che esisteva e davvero poco di più. 
Lo comprai, nella speranza di farmi una minima infarinatura con poco dispendio di energie - confidando, insomma, di trovarmi in mano un frutto di quella divulgazione colta cui il nostro compianto Piero Angela ha dato tanti validi contributi; poi lo lasciai tranquillo a riposare nello scaffale della libreria.
Ai primi di Agosto di quest'anno, improvvisamente, ho sentito che era venuto il momento di leggerlo, e leggendolo ho scoperto che si trattava in realtà di una cosa un po' diversa: non proprio un libro di chimica, e nemmeno di storia della chimica, ma un libro sull'importanza degli elementi nella cultura e nella storia, intervallati da ricordi autobiografici dell'autore - che ad esempio racconta il suo fanciullesco entusiasmo per la Grande Tavola, e i suoi tentativi di costruirsene una in casa con piccoli campioni di elementi (molto coinvolgente: mentre leggevo quella parte mi sono sorpresa a meditare seriamente di costruirmi anch'io una Tavola casalinga. Per fortuna in quei giorni era molto caldo e la pigrizia ha avuto quasi subito il sopravvento, perché davvero, anche saltando a priori la caccia agli elementi radioattivi, non si tratta di affare di poco conto).
Gli elementi sono divisi in gruppi, e a ogni gruppo è stato dato un titolo: Potere, Fuoco, Bellezza eccetera, e per ogni elemento si racconta qualcosa sulla sua storia e l'importanza che aveva avuto, ma spesso anche su come era stato scoperto e isolato. Una cosa del tipo: Tema del giorno, un elemento. Parlane nel modo che più ritieni opportuno.
A seconda degli elementi i capitoli sono diversi: si può raccontare l'avventurosa storia della sua scoperta, l'avventurosa storia della sua commercializzazione oppure la folle storia della sua entrata in pubblicità (quanti di noi si precipiterebbero oggi a compare una crema per la pelle addizionata al radio? In realtà potremmo farlo tranquillamente perché il radio quelle creme non lo vedevano nemmeno di lontano, per fortuna dei loro fabbricanti. Di solito. Di solito ma non sempre).
Ho così scoperto che l'oro è sempre stato molto amato e apprezzato principalmente per il suo colore, ma che a parte farci monete e gioielli non è che ci si combina molto; al contrario  il platino, che pure conoscevo esclusivamente per il suo impiego in gioielleria, è un elemento utilissimo per infiniti usi ed ha una storia molto recente, oltre ad essere molto più duro e difficile da fondere; che l'argento è simbolo per eccellenza della purezza anche perché si annerisce con esasperante facilità; che il cromo è pure lui molto recente ed è stato identificato come simbolo della pacchianeria tipica americana (anche se io, per la verità, l'ho sempre trovato molto carino, così luccicante) e anche che il carbone vegetale sta avendo un suo modesto rilancio in nome dell'ambientalismo ma che i carbonari hanno sempre avuto una strana reputazione, tra lo stregonesco e il rivoluzionario (il che mi ha aiutato a capire perché proprio da rivendite di Carbonari è partito il nostro Risorgimento), che qualche filone di cobalto non ancora identificato come tale è all'origine dei fondali azzurri di certe cattedrali francesi (con relativo approfondimento sulle difficoltà dei tempi andati per ottenere un bell'azzurro brillante se non avevi a disposizione del cobalto) e di come lo zinco abbia una storia particolarissima e sia l'unico elemento a cui è possibile attribuire una data di scoperta su cui la scienza occidentale non può vantare alcun primato (i primi campioni ci sono arrivati dall'Oriente nel basso Medioevo).
Ci sono naturalmente anche gli alchimisti e i loro tentativi di purificare il piombo per estrarne l'oro, così come l'epopea che ha portato ad isolare in serena incoscienza gli elementi radioattivi, avventurosa esperienza che alcuni scienziati hanno pagato a caro prezzo in termini di salute. 
Coloranti, gioielli, coperture in metalli vari, tentativi di esasperante lunghezza per isolare questo o quell'elemento separando i componenti di rocce e composti vari uno per uno; l'avvincente scoperta dell'ossigeno, che è entrato nella nostra vita solo alla fine del Settecento. La gara, ai tempi della Guerra Fredda, per aggiungere nuovi elementi - sempre più radioattivi - all'ultima riga della Tavola. La scelta dei nomi da dare agli elementi scoperti in tempi recenti, che si porta dietro curiosi riflessi politici e nazionalisti. E il capitolo finale, che ho trovato davvero interessante, sulle mitiche Terre Rare (che in realtà non sono affatto rare, solo molto complicate da isolare) con i loro sconosciutissimi nomi e tutte scoperte in Scandinavia da chimici scandinavi. A puro sfoggio di erudizione per esempio posso raccontare che i non conosciutissimi ittrio, erbio, terbio e itterbio prendono tutti e quattro i loro nomi dalla cava di Ytterby (chiamata così dal vicino villaggio) dove sono stati isolati per la prima volta da pazientissimi chimici svedesi.

Il libro ha un prezzo molto contenuto, si legge con facilità e non avendo una vera e propria trama è adattissimo anche per le sedute di lettura più brevi, è stampato su carta leggera e dunque non ci vuole la carriola per portarselo dietro e contiene una quantità sterminata di storie divertenti e interessanti. Alla fine della lettura, temo, il lettore non ne sa molto più di prima sulla chimica, ma guarda il mondo con occhi nuovi.

venerdì 6 dicembre 2019

Astrobufale - Luca Perri

L'ho occhieggiato alla Mostra del Libro della scuola. Mi guardava con fare tentatore e sembrava dire "Prendimi, prendimi!".
"Per la biblioteca di scuola, perché no?" mi sono detta allungando la manina "Quest'anno l'astronautica va di moda, la lotta alle fake news è obbiettivo trasversale per tutti noi... vediamo un po' com'è fatto". 
L'ho aperto e mi sono messa a leggere. Quando ho rialzato gli occhi perché arrivava una classe in visita avevo giù letto una trentina di pagine. Piuttosto scorrevole, tutto sommato. 
Ci sono otto coppie di affermazioni, alcune all'apparenza folli, altre dall'aspetto molto ragionevole. Sì, poi risulta che quelle dall'apparenza folle di solito sono vere, e quelle ragionevoli false. Non sempre, però. In mezzo c'è la storia dell'astronautica a partire dagli anni 40, ovvero quei bei tempi andati in cui gran parte della ricerca aeronautica era finalizzata alla costruzione di bombe e bombardieri - come anche adesso, del resto.
Luca Perri è un brillante e spigliato giovinetto (classe 1986) dottorando in astrofisica nonché astronomo, che da qualche anno lavora anche nella divulgazione, soprattutto quella per ragazzi. Questo non è il suo primo libro dedicato all'arduo cammino della ricerca scientifica e delle trappole in cui costei si caccia continuamente suo malgrado. 
Siccome non ero del tutto sicura che il libro fosse adatto ai ragazzi, intanto me lo sono comprato per me, così potevo ponderare la questione con più calma.
È stato una lettura assai gradevole che mi ha aiutato a rispolverare le mie scarse cognizioni astronomiche - per esempio, finalmente ho capito quando e come mai il povero Plutone è stato brutalmente declassato da "pianeta" a "pianeta nano" (e sembra che non sia affatto una questione di dimensioni ma di massa, anche se non sono sicura che Thorin Scudodiquercia sarebbe completamente d'accordo con tutto ciò), ho chiarito in cuor mio la questione del lato oscuro della Luna, ho scoperto che la Grande Muraglia Cinese non è affatto visibile dallo spazio, qualsiasi cosa affermino le didascalie dei manuali delle scuole medie e tante altre cosarelle più o meno interessanti e più o meno sorprendenti. Inoltre ho letto ampi stralci del discorso che il presidente degli Stati Uniti allora in carica si era fatto preparare nel caso in cui, ahimé, gli astronauti dell'Apollo 11 non ce l'avessero fatta a tornare indietro dalla Luna, ed è stato divertente ora che tutto è finito bene.
Com'ero messa con le bufale? Di alcune giù sapevo che erano bufale prima di leggere il libro, per cui ho risposto bene, ma in vari casi ho abboccato come una carpa - vedi appunto la Muraglia Cinese.
Ho anche compreso che la Misteriosa Questione degli UFO si era andata chiarendo via via col tempo quando avevano desecretato un po' di documenti militari - per lo più sembra che si sia trattato di esperimenti dei vari centri aerospaziali. Del resto, è noto persino a me che la vera prova del fatto che siamo stati individuati da intelligenze superiori è che queste intelligenze, proprio perché di superiore levatura si sono ben guardate dal cercare di contattarci. 
E ho anche trovato un bell'elenco chiaro ed esaustivo delle varie prove del fatto che sì, siamo davvero andati sulla Luna. Io, per la verità, non ne ho mai dubitato nemmeno per un istante - non in base alle mie raffinate conoscenze scientifiche bensì per il semplice motivo che l'URRS non ce lo ha mai contestato -  che motivo avrebbe avuto per non contestarcelo, qualora avesse avuto l'ombra di una possibilità di dimostrare al mondo che non c'eravamo stati? E chi altri mai se non l'URSS era a un tale livello di conoscenze sullo spazio da poter controllare se davvero avevamo raggiunto o meno la Luna?

Rimane la Grande domanda: è adatto a uno studente delle medie?
Sì, senza dubbio. Qualsiasi tredicenne di media formazione ne viene a capo senza difficoltà, quindi se caso mai qualcuno che passa di qui fosse in cerca di un suggerimento per un regalo di Natale sotto forma libraria, direi che va bene per chiunque dai dodici anni in su. Non è economicissimo (la versione su carta viene diciotto euro, ma quella liquida costa poco più della metà e funziona altrettanto bene perché nel libro c'è solo testo, senza altra illustrazione che quella di copertina) ma alla fine il rapporto qualità/prezzo mi sembra piuttosto buono.

Con questo post di alto valore scientifico partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti comete luminosissime per la notte di Natale.

venerdì 30 agosto 2019

Jonathan Drori e Lucille Clerc - Il giro del mondo in 80 alberi

Ho incrociato questo libro per puro caso in un videoblog  durante una di quelle lunghe giornate in cui passavo metà del tempo libero dalle terapie leggendo e l'altra metà navigando pigramente col tablet perché non avevo nemmeno la forza per sedermi al computer. Il titolo del post era qualcosa del tipo "Dieci libri da regalare a Natale a chi non ama leggere".
La mia personale teoria in merito è sempre stata che se qualcuno non ama leggere, allora gli regali qualcos'altro, ma siccome una parte del mio lavoro è anche trovare libri per chi non ama leggere ho provato a vedere di che si trattava. Il primo titolo proposto era questo, e mi aveva fatto pensare a un libro per ragazzi. In realtà è un libro assolutamente per TUTTI, giovani e vecchi, uomini e donne, botanici e gente che come me riconosce giusto il cipresso e l'albero di Natale quando è addobbato (abete rosso o peccio, assai amato anche dai migliori liutai), e tutto il resto sono "alberi" non meglio definiti. Ma va benissimo anche per chi adora leggere, o per chi all'occorrenza un libro lo prende in mano senza troppo dispiacere. L'unico caso in cui non funziona è se cercate una storia con una trama ricca di personaggi e di dialoghi. Anche se, volendo, i personaggi ci sono: 80 ricchi personaggi, magari un po' legnosi ma assai ben caratterizzati. Nessun rischio di confondere la Tsuga occidentale (Tsuga heterofilla) con la Jacaranda blu (Jacaranda mimosifolia)!

Il testo è di Jonathan Drori, attualmente ambasciatore del WWF e per dieci anni amministratore del Royal Botanic Garden di Kew; tutto ciò è scritto sul risvolto di copertina interna ma per me non vuol dire niente se non che si tratta di qualcuno che con gli alberi ci ha avuto parecchio a che fare, e con le tematiche ambientali anche. Lucille Clerc è invece la disegnatrice che ha fatto le bellissime illustrazioni, che da sole valgono il prezzo del libro. Il quale libro va sui venti euro ma li vale tutti e presto verserò il doveroso obolo per acquistarlo, lo farà comprare anche per la biblioteca di scuola e lo sbolognerò in regalo a un paio di amici ben scelti (che amano abbastanza leggere, peraltro).
La parte principale di detto libro sono 80 schede dedicate ad altrettanti alberi, come anticipato dal titolo. Si parte dall'Europa settentrionale, col signor Platano (platanus o acerifolia) che fa da purificatore ambientale ed è per questo assai presente nelle grandi città, specie a Londra e si finisce, seguendo l'itinerario o almeno la direzione di Phileas Fogg nel celebre romanzo di Verne, col meraviglioso Acero canadese (acer saccarum) che per le particolarità del clima di quel nobile paese ha colori più brillanti laggiù che da noi.
A ognuno di questi alberi è dedicata una pagina o due di testo, e una tavola o due di illustrazioni rigorosamente botaniche dove non sempre ci sono solo alberi o dettagli di alberi (fiori, frutti, foglie, semi, astucci per semi e via dicendo) ma anche animali, uomini, complementi di arredo, utensili vari, vestiti...
Infatti gli alberi, ho imparato, non sempre vivono in maestosa solitudine interagendo pigramente con l'ambiente circostante, ma sono spesso degli ecosistemi in proprio, collaborando con funghi, muffe (sì, muffe. Ce ne sono anche di amiche degli alberi), insetti vari, altre piante ma anche animali di varia grandezza, che collaborano attivamente alla sua sopravvivenza mangiando i frutti e risputando in giro i noccioli, trascinando qua e là il polline, proteggendolo, aiutandolo e venendone ricompensati con linfe zuccherine, polpe di frutti nutrienti, gustose foglie e via dicendo. In certi casi perfino l'uomo interviene in loro favore, come nel caso del signor Argan (Arganis spinosa; sì, proprio quello dell'olio ormai da tempo presentato in erboristeria come rimedio a tutti i mali e cura efficace per ogni parte della nostra anatomia) che ha creato una complessa interazione con uomini e capre

o della signora Cola Nitida (cola nitida) che produce semi assai ricchi di caffeina e che viene usata per produrre la bevanda più famosa del mondo dopo l'acqua


i cui fiori cambiano colore una volta impollinati per avvisare gli insetti che gli conviene andare a lavorare altrove se vogliono del buon nettare invece di perdere tempo là dove il rubinetto è ormai chiuso (lo fanno anche molti altri fiori, ho scoperto).
Veniamo così a sapere che gli alberi forniscono gli uomini non soltanto di legname e frutti, ma anche di preziosi insetticidi, come fa il signor Neem (Axzadfirachta indica) in India e altrove, lacca (Toxicodendrum verniciflum, e assicuro che non me lo sono inventato), preziosissimi lattici, veleni, medicine - indimenticabile sotto questo aspetto la signora China, detta anche cinchona), riparo ai viaggiatori, riparo agli indigeni grazie a foglie decisamente estese, oli essenziali di vario tipo, come la signora Jojoba (simmondsia chinensis) tanto utile in profumeria, resine varie, sostegno religioso e architettonico, pregevolissimi fiori ornamentali come il signor Ciliegio Yoshino (prunus x yodensis).... abbiamo alberi che hanno fondato imperi e religioni, avviato grandiosi commerci, conosciuto ere di splendore e improvviso declino, che sono improvvisamente riemersi dalla preistoria in tempi recenti, che hanno contribuito a famosissime leggende, hanno dato la bandiera a certi paesi e via dicendo, e ognuno ha una sua personale strategia riproduttiva - perché riprodursi per un albero non è sempre "fioriamo e lasciamo che api e farfalle si diano da fare" - e caratteristiche particolari, tecniche specifiche per la difesa e per l'offesa, amici e nemici. Tutti loro sono strettamente collegati all'ambiente, e alcuni stanno vivendo momenti drammatici; la loro scomparsa o anche solo diminuzione porta e porterà grossi squilibri, anche economici, alle regioni cui appartengono.
Le descrizioni sono rigorosamente tecniche ma lo stile è discorsivo e l'insieme risulta molto chiaro anche a una sprovveduta come me.

Un libro del genere è una buona lettura per tutti, una preziosa fonte di informazioni per gli aspiranti botanici o anche solo per i curiosi e una miniera di scoperte per chi si interessa di questioni ambientali. Ma per un insegnante di Lettere è qualcosa di più, perché gli permette di collegare strettamente tutte le sue materie e le sue schede possono egregiamente essere usate per brevi letture, prove di comprensione del testo per Italiano, Storia e Geografia e per esercizi di estrazione,  sintesi e raggruppamento di  informazioni ma soprattutto per dimostrare quanto sono complessi i legami tra uomo, ambiente, economia e politica*.
Infine, la sua formula accortamente frammentata consente di usarlo per riempire piccole pause, per letture più distese ma anche in quei periodi sovraffollati dell'anno in cui una pagina o due sono tutto quello che puoi permetterti prima di addormentarti.
Naturalmente è corredato anche da una ricca bibliografia e da un indice dei nomi, e indica perfino dove cercare in rete per trovare il giardino boitanico più vicino a casa vostra e osservare i più insoliti alberi.

Con questo post sono lieta di partecipare nuovamente al Venerdì del Libro di Homemademamma dopo la pausa estiva consigliando qualcosa di veramente speciale e anche adattissimo per un regalo, considerando l'elegante veste grafica e la bellezza delle illustrazioni.

* (sì, credo che quest'anno lo userò parecchio)

venerdì 26 settembre 2014

Intorno alle leve della genetica e alla genetica delle leve (riflessioni oziose di un insegnante di Lettere)

Fra le materie scolastiche, scienze è forse quella che più è cambiata nel corso del tempo

Nonostante la prof. Fulcro insegni ormai stabilmente a Crifosso (dove, come ognun sa, sono tutti Estremamente Ganzi) le volte che incrocia noi insegnanti di St. Mary Mead continua a trattarci come se fossimo esseri umani e non poveri vermicelli, probabilmente in ricordo del cameratismo che ci ha legato quando ha insegnato qui. Così qualche giorno fa, profittando di un breve viaggio in treno, le ho chiesto com'era andata la loro Riunione Per Materia*.
"Molto bene, abbiamo concordato tutto il programma per scienze nei tre anni".
"Oh, molto bello. E... nel programma c'è anche la genetica?".
Proprio quello volevo sapere: infatti da tempo tra la prof. Spini e la prof. Marzapane è in corso gran questione sull'argomento. Per dirla in sintesi la prof. Marzapane dedica una bella sezione del programma di terza a genetica, evoluzionismo e DNA, mentre la prof. Spini si rifiuta di trattare siffatte questioni e si dedica a rocce, leve, luce e consimili (ma leve, luce e moti più o meno uniformi non sono trascurati nemmeno dalla Marzapane).
"Assolutamente no! Non ha senso farla in terza. Un ragazzo di terza secondo te è in grado di tracciare una spirale di DNA? Di capirne la struttura? Ha le basi per comprenderlo? Diamogli le basi piuttosto! Che cos'è una cellula? Che cos'è una molecola? Sono in grado di capire veramente la genetica? Certo, a memoria si può imparare qualsiasi cosa. Ma non è più importante che imparino un metodo, con cui poi potranno lavorare su qualsiasi argomento? Quello di scienze è un programma vastissimo, si tratta di selezionarne alcuni argomenti".
La prof. Fulcro è decisamente infervorata - mi ricorda vagamente me quando spiego perché non faccio storia della letteratura. Ovviamente mormoro alcune blande parolette di approvazione e mi guardo bene dal contrariarla - non solo perché gli insegnanti in preda al Sacro Furore non vanno mai contrariati, per elementari questioni di sopravvivenza, ma anche e soprattutto perché non ne so certo abbastanza, né di leve né di DNA, per avere una mia opinione in materia sulla loro utilità didattica.
Tutto quello che so è che un insegnante di scienze che, al primo disgelo, immerge saldamente una terza nelle spirali e nei gorghi di genetica, evoluzionismo e DNA è di grande aiuto e conforto all'insegnante di Storia che in contemporanea si arrabatta con le complesse questioni della Razza Superiore e del razzismo in generale, sia a Storia che a Geografia.
In realtà un altro argomento a favore del DNA lo avrei, ma non so quanto valido: ai ragazzi interessa molto di più delle leve e del moto uniformemente accelerato - e non so dargli torto, visto che personalmente ho ricordi di una noia sconfortante e soporiferissima sia delle leve che del moto uniformemente accelerato (anche se quando ho fatto le medie le razze esistevano ancora, e non erano solo pesci forniti di ali assai gustose, e non so quanti insegnanti di scienze nel 1974 si dedicavano al DNA, all'epoca tutt'altro che noto all grandi masse).
E ripensandoci avrei anche un terzo argomento a favore della genetica fatta in terza media: al momento dell'esame molti sono i ragazzi che si preparano con cura e puntiglio su temi genetici, esponendole in modo brillante, mentre rocce e leve sono di una noia mortale da ascoltarsi per l'insegnante di Lettere (soprattutto quando l'insegnante di Lettere sono io) e anche l'alunno dà l'impressione di tenersi sveglio, mentre ne parla, soprattutto per forza di volontà.

Siamo d'accordo: il fatto che l'insegnante di Lettere si annoia all'esame non è criterio su cui l'insegnante di scienze possa impostare la sua programmazione, e anche il fatto che i ragazzi preferiscano un argomento piuttosto che un altro non è detto che abbia un gran peso, se davvero si tratta da una parte di nozioni mandate a memoria e dall'altra del frutto di una buona preparazione di base e dell'impostazione di un metodo. Anzi, sono convinta che una buona preparazione di base debba essere alla base del lavoro di una scuola di base com'è appunto la media, per tacere del metodo - e so una sega io di cos'è che dà una buona preparazione di base per scienze, e non parliamo del metodo.

Tuttavia sono stata molto lieta in cuor mio quando la prof. Marzapane mi ha assicurato che lei continuerà a fare genetica ed evoluzionismo, anche se non ho avuto ancora modo di informarmi su cosa farà la mia personale collega di Matematica e Scienze. In pratica, la commissione per materie ha semplicemente messo degli argomenti obbligatori nella programmazione, e il resto degli argomenti sono a scelta del singolo insegnante.
In cuor mio comunque continuo a fare il tifo per il DNA in terza media, anche se io personalmente ne so ben poco, e anche quel poco l'ho imparato soprattutto dai romanzi gialli. Ma in fondo nessuno si aspetta  da me una buona preparazione di base e un efficace metodo di lavoro per scienze. Vivaddio, io insegno Lettere (o almeno ci provo).

*va da sé che quella di Lettere è andata come al solito, cioè con grandi discussioni sui massimi e minimi sistemi, ma senza concluderne niente di particolare. Del resto, le nuove indicazioni ministeriali non ci hanno portato particolari novità.

venerdì 23 agosto 2013

Adolescenti. Una storia naturale - David Bainbridge

Grazie alle colleghe di matematica ogni tanto arriva sul mio comodino anche qualche libro che non parla di draghi né di fantasmi. Questo, in particolare, mi è tanto piaciuto che me lo sono pure comprato e riletto.

Il libro è stato pubblicato nel 2009 e tradotto in Italia per Einaudi nel 2010. La deliziosa copertina è la stessa dell'edizione inglese. L'autore è un professore di anatomia veterinaria di Cambridge che ha al suo attivo diverse pubblicazioni divulgative di biologia.

Non è un libro per insegnanti o genitori, scritto per alleviare loro il tormento di avere a che fare con la categoria di esseri umani cui il libro è intitolato,  insegnandogli a relazionarcisi. Non è nemmeno uno dei tanti saggi di tuttologia scritti per  deprecare la superficialità e la fragilità della categoria di cui sopra, ormai lontana dai Sani Valori di Un Tempo e in balia dei Falsi Miti Contemporanei (perché, come ricorda l'autore nell'introduzione "da adolescenti si ha la sensazione di essere circondati da un numero impressionante di esperti. Tutti vogliono darti consigli su ciò che devi e non devi fare, di come farlo e con chi"). E' un bel libro di scienza divulgativa, che analizza l'attuale stato dell'arte degli studi sull'adolescenza con spirito aperto, perché "l'adolescenza può essere un periodo meraviglioso e prezioso. Essere giovani è un dono, non un calvario".

Si tende a vedere l'adolescenza come un penoso periodo di transizione tra una felice condizione infantile e una serena condizione adulta. I recenti studi sullo sviluppo del cervello porterebbero però a valutarla in un'ottica molto diversa: il periodo della trasformazione adolescenziale (in pratica: la comparsa di giovani adulti ancora immaturi che tali restano per qualche anno, ovvero i teenager cui è intitolato il libro) è infatti una caratteristica specifica della specie umana, e sembra essere arrivato in tempi assai recenti, più o meno quando l'Homo erectus diventò sapiens, e poco prima dell'ultimo aumento delle dimensioni del nostro cervello (tra 300.000 e 800.000 anni fa, praticamente il mese scorso).

E proprio nell'adolescenza il cervello procede ad una vera e propria ristrutturazione che gli permette un'organizzazione nuova: vengono attivate aree rimaste relativamente tranquille fino a quel momento, vengono create nuove sinapsi, altre vengono abbandonate, cambiano i collegamenti interni - insomma il cervello degli adolescenti funziona in maniera diversa dall'infanzia, e subirà un'ulteriore cambiamento (...e una riduzione di volume) al momento del passaggio nell'età adulta. Perché il teenager funziona a modo suo, ed è un modo difficile da capire e ricordare per chi, adulto, si è lasciato alle spalle  questa fase e ha ormai un cervello "diverso" che lo porta a riorganizzare il passato nella sua memoria in modo diverso da quanto effettivamente avvenuto. Inoltre questa riorganizzazione non avviene in modo omogeneo e simmetrico, ma procede in modo piuttosto, come dire, caotico - il che spiega una certa difficoltà da parte degli adulti nel capire e farsi capire da questa affascinante e talvolta esasperante rama dell'umanità.
In questo laboratorio a cranio coperto l'adolescente comincia a pensare sé stesso pensante e scopre di esistere. La trasformazione si porta dietro una vasta serie di nuove scoperte e curiosità, e oltre a pensare sé stesso pensante e a cambiare il modo di relazionarsi con gli altri esseri umani e con l'ambiente circostante, l'adolescente comincia a indagare e sperimentare, con una curiosità insaziabile unita allo sprezzo del pericolo tipica dell'età (e che talvolta conduce, ahimé, a conseguenze drammatiche); e sembra che sia proprio questa fase così ricca che ha permesso alla nostra specie di fare "il grande salto in avanti".

La materia trattata è complessa, soprattutto per il letterato di turno che a malapena sa che abbiamo un cervello dentro la scatola cranica e che in qualche modo siamo imparentati con le scimmie (sì, io); il libro però è chiaro, abbastanza scorrevole, molto interessante, e ha sempre cura di ricordare di come la maggior parte delle conclusioni alle quali la scienza è faticosamente addivenuta al momento attuale sono soprattutto strade aperte a nuove domande (perché gli scienziati sono quella curiosa branca dell'umanità che adora sì le risposte, ma soprattutto perché innescano nuove domande che grazie a future risposte potranno dare il via a ulteriori domande eccetera eccetera). Molte problematiche associabili agli adolescenti (rapporto con le droghe, insorgere della malattia mentale, aggressività, gravidanze precoci, malattie sessualmente trasmissibili) vengono esaminate dal punto di vista strettamente biologico permettendo una visuale meno moralistica e più razionale di quanto avviene di solito.


Consigliato a chiunque abbia a che fare con gli adolescenti (per esempio: gli adolescenti) e a chiunque sia curioso (per esempio: gli adolescenti).

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro buona fine di vacanze o felice ritorno dalle medesime a chiunque passi di qua.

martedì 2 aprile 2013

Manuale del perfetto insegnante - Talkin sul sesso


Raffigurazioni di attività a carattere sessuale si trovano attestate in molte culture e possono essere scolpite in pietra o modellate in metallo o argilla oppure dipinte con svariate tecniche su molti tipi di supporto. Anche le dimensioni possono variare molto. Tutte le dimensioni, intendo.

Se c’è una cosa di moda adesso
fatto sicuro, è proprio il sesso

Questa affermazione, con cui inizia una celebre canzone di Guccini, resta valida oggi come nei lontani giorni in cui la canzone fu scritta e come lo è stata per lungo tempo addietro: per tutta una serie di motivi un po' lunghi da spiegare l'argomento ha sempre riscosso un certo successo, soprattutto presso le giovani generazioni, che provano per esso un interesse tanto deciso quanto incomprensibile agli occhi di molti adulti.
Cotale argomento è destinato a presentarsi con notevole frequenza a chi insegna in quel delicato arco di tempo che va all'incirca dagli undici ai quattordici anni, ovvero le scuole medie: i fanciulletti che il primo giorno di scuola alzano lo sguardo radiante di innocenza sui loro professori indulgono ancora a passatempi e interessi infantili: giocano con gli areoplanini di carta, danno la caccia alle sorprese dell'ovetto Kinder e decorano i loro zaini con pupazzetti di pelouche. Nel corso del triennio, pur senza rinunciare ad alcuna di queste attività (anche e soprattutto durante le ore di lezione) il sesso entrerà con forza nelle loro fresche esistenze e i giovinetti ormai usciti dalla prima fanciullezza inizieranno a dedicargli in grande abbondanza pensieri, parole e talvolta anche atti di varia tipologia, e tutto ciò finirà con il ripercuotersi in vari modi sul loro apprendimento scolastico oltre che sulla loro vita quotidiana.

La ricaduta di questo nuovo e forte interesse avverrà anche sugli insegnanti. E chi infatti, se non gli insegnanti, è adatto a rispondere ai loro dubbi, incertezze e domande esistenziali sui vari aspetti di tale complesso argomento?
"Chiunque, eccezion fatta per l'insegnante di scienze che in effetti qualcosa da dire sull'argomento ce l'ha" è la risposta che affiora spontanea alle labbra. Tuttavia, a torto o a ragione, avviene spesso che anche insegnanti che non hanno alcuna abilitazione a tema scientifico né una specifica preparazione in biologia si trovino tirati in ballo. Ciò avviene in particolar modo per quegli insegnanti che hanno poche classi, in cui però fanno lezione per molte ore.

La prima modalità con cui il tema affiora consiste negli aggiornamenti periodici e puntuali che i ragazzi si sentono in dovere di fare... sulla vita sentimentale dei propri compagni. Non importa per questo che l'insegnante mostri alcuna forma di curiosità in proposito, l'aggiornamento arriva lo stesso, talvolta (raramente) in forma discreta e confidenziale e durante gli intervalli delle lezioni, ma molto più spesso in forma pubblica, magari durante lo svolgimento di un compito in classe o la spiegazione di un argomento particolarmente complesso, di quelli che richiedono massima concentrazione e attenzione sia da parte di chi spiega sia da parte di chi ascolta (se ascolta).

Ciò è tuttavia abbastanza facilmente arginabile, se l'insegnante dà prova di fermezza e respinge le indiscrezioni al mittente dichiarando che in classe non si parla degli affari degli altri e possibilmente, durante le lezioni, nemmeno dei propri. Nella maggior parte dei casi sarà sufficiente  ripetere con tono adeguatamente severo questo concetto per poche decine di volte - massimo un centinaio - e il concetto verrà col tempo recepito dagli alunni.
Più complessa è la situazione quando l'insegnante si sente lusingato dalla confidenza dei ragazzi, ovvero ama fare collezione di pettegolezzi da rivendere in Sala Professori o financo ai genitori, e invece di scoraggiare questa pratica la incoraggia e addirittura la sollecita, con la scusa del suo dovere educativo.
Molto più insidiosa è invece la pratica della confidenza, quando l'alunno (spesso, se non esclusivamente, femmina) sceglie per la confidenza momenti opportuni e adeguati e magari richiede apertamente un consiglio, vuoi perché ne fa collezione, vuoi perché per varie e magari valide circostanze non si fida né della famiglia né degli amici: in quel caso l'insegnante è effettivamente tenuto, non solo dal contratto di lavoro ma anche dalle consuete leggi della solidarietà umana, ad aiutare o consigliare nel modo più opportuno la creatura affidatagli. Il dilemma tuttavia presenta non meno di due corni: il primo, e principale, è stabilire quale sia in effetti il consiglio più opportuno, perché le leggi che regolano la vita affettiva sono invero molto più scivolose di quelle fisiche o matematiche (che pure già danno i loro problemi)  e variano da individuo a individuo in base all'età, al contesto socio-cultural-filosofico-bocciofilo, all'indole delle persone coinvolte, all'umore e ai sentimenti del momento eccetera eccetera; il secondo e ancor più insidioso corno è dato dalla possibilità che la confidenza venga usata come tecnica di manipolazione dell'insegnante, e lì possono aiutare solo le antenne o il buon senso, detto e non concesso che l'insegnante oggetto di confidenza disponga delle une e/o dell'altro - il che nessun contratto nazionale del lavoro può richiedere né alcuna modalità di reclutamento è in grado di stabilire.

La seconda modalità consiste nelle domande provocatorie, ed è usualmente (ma non esclusivamente) praticata da alunni maschi verso insegnanti femmine; a qualsiasi insegnante, per quanto costumata e attenta a non far trapelare nulla della sua personale vita affettiva (perché capita che anche i docenti ne abbiano una, talvolta anche piuttosto movimentata), può capitare di sentirsi chiedere ad esempio se sa cos'è una spagnola o se è in grado di descrivere un pompino. Talvolta la provocazione è abbastanza aperta da poter essere classificata subito come tale, e a seconda dei casi può sfociare in un rapporto (non sessuale, bensì sul registro), in una blanda reprimenda o addirittura in un distratto "Non adesso, caro, stiamo parlando del congiuntivo". Assai spesso però la Domanda di Provocazione è abilmente fatta scivolare in un contesto per cui l'insegnante è portato a credere che, in buona fede, l'alunno abbia cercato una semplice informazione. Di fatto in quei casi l'alunno cerca non tanto di saggiare le competenze o conoscenze effettive dell'insegnante sull'argomento (delle quali, comprensibilmente, l'alunno si interessa davvero il giusto), bensì di misurare la tendenza a scandalizzarsi dell'insegnante medesimo, o la capacità di tenere testa ad una situazione che si presenta come imbarazzante. In quei casi scatta talvolta un perverso meccanismo per cui l'insegnante si sente tenuto a dar prova vuoi di ampie conoscenze teoriche, vuoi di grande disinvoltura - cose alle quali, in effetti, non è minimamente tenuto dal Contratto Nazionale né dalle regole del viver civile. In quelle circostanze si innescano insomma una serie di meccanismi molto complessi legati a questioni di rapporti di potere in classe e di territorialità (quando pur non si sfocia in qualcosa di assai simile alla molestia sessuale) che di solito però l'insegnante non riconosce immediatamente perché, nella maggior parte dei casi, per lui e soprattutto per lei, l'epoca in cui cercava di scandalizzare gli adulti usando le cosiddette "parolacce" è passato da gran tempo, e quindi per lui o lei la questione si riduce ad una domanda cui è difficile rispondere in modo decoroso - o alla quale, semplicemente, non sa rispondere, e non sempre per particolare ignoranza in materia, quanto perché certe parole passano di generazione in generazione mentre altre con gli anni vengono sostituite o addirittura cambiano di significato e quindi l'alunno definisce in un modo una pratica che magari il docente pratica abitualmente e con suo gran piacere, ma che è abituato a indicare con altre parole. Questo tipo di, chiamiamoli così, sondaggi informativi. sono più consueti per gli alunni più cresciuti, soprattutto i ripetenti che cercano di mantenere una sorta di supremazia anche fisica sui compagni.


Ancora più insidiose sono le situazioni intermedie, quando davvero c'è la concreta possibilità che gli alunni (non sempre maschi, non sempre rivolgendosi ad insegnanti femmine) stiano semplicemente cercando di togliersi una curiosità che magari in famiglia hanno mostrato di non sapere o volere soddisfare. In questi casi rivolgersi a un docente (in particolar modo di italiano, ma anche di scienze) è un'operazione legittima da parte dell'alunno, e se anche talvolta il sospetto della provocazione e/o della manipolazione incombe in maniera consistente, può essere l'occasione giusta per chiarire dubbi e insegnare a usare le parole nel modo giusto, o anche semplicemente per impostare un discorso sui registri linguistici: perché certe parole sono lecite solo in alcuni contesti, altre sempre, altre ancora non dovrebbero essere adoperate mai. Una domanda sull'effettivo significato di orgia od orgasmo o casino (che possono essere adoperate anche senza alcuna valenza sessuale) può chiarire dubbi più che legittimi, mentre la spiegazione del significato di escort può essere usata per soffermarsi sull'evoluzione delle parole nel corso delle generazioni - perché, ricordiamolo, fino a qualche anno fa, Escort era soprattutto un modello di automobile della Ford.


Vi è poi un momento (la Terza modalitàin cui il sesso e le tematiche ad esso collegate entrano nelle aule scolastiche a buon diritto, come argomento di studio. Sì, certo, anche quando arriva il momento di spiegare la riproduzione, a scienze. Certo, anche quando arriva il corso di educazione sessuale con gli addetti della ASL (sempre più difficili da reperire, e a volte sotterraneamente ostacolati dalla dirigenza e talvolta pure dalle famiglie). Ma soprattutto a Storia e a Geografia - e qui di nuovo la palla torna allo sventurato insegnante di Lettere.

Flussi demografici. Emigrazione. Sovrappopolazione. Mortalità infantile. Mortalità delle partorienti. Matrimoni precoci. Mutilazioni genitali (per chi ha il fegato di parlarne). Discriminazioni sessuali. Punizioni diverse per l'adulterio maschile e femminile. Malattie sessualmente trasmissibili. Maltrattamenti dell'infanzia. Lavoro minorile (che è anche prostituzione). Omofobia.
Questi e decine e decine di altri incresciosi argomenti che vengono regolarmente affrontati a Storia e Geografia anche dai più integerrimi (o soprattutto dai più integerrimi) libri di testo, sono strettamente collegati al fatto che la gente spesso e volentieri si accoppia, o vorrebbe farlo, e spesso e volentieri ciò si porta dietro una serie di conseguenze, a volte liete e a volte meno liete. Di ciò va pur data qualche spiegazione, perché leggi e consuetudini e numeri e statistiche variano molto a seconda dell'epoca e del paese e delle risorse e delle cure disponibili, e i giovinetti cresciuti nel mondo occidentale relativamente prospero e assistito ignorano molte cose sull'argomento, mentre all'età delle medie è opportuno che comincino ad impararle, non fosse che per seguire meglio quel che dicono i manuali. A quel punto l'insegnante è tenuto a spiegare, con chiarezza e senza girare troppo intorno alle questioni - talvolta arginando nel più decoroso dei modi la valanga di commenti e risatine che spesso turbano non poco il corretto svolgimento didattico della lezione, e usando un linguaggio chiaro ma vagamente asettico che permetta un approccio razionale alle varie questioni.

Infine occorre tenere presente che, in una società dove di sesso si parla abbastanza spesso, è difficilissimo per le nuove generazioni comprendere taluni modi involuti in cui talvolta la letteratura del passato trattava certi temi.

Poniamo, ad esempio, che un insegnante decida di leggere in classe la novella di Verga "Libertà", ricca di interessanti agganci al programma di storia. Quasi subito si incappa nel seguente passo:

Don Antonio sgattaiolava a casa per le scorciatoie. Il primo colpo lo fece cascare colla faccia insanguinata contro il marciapiede. Egli tornava dal dir messa, coll'ostia consacrata nel pancione. - Non mi ammazzate, ché sono in peccato mortale! - La gnà Lucia, il peccato mortale; la gnà Lucia che il padre gli aveva venduta a 14 anni, l'inverno della fame e riempiva la Ruota e le strade di monelli affamati.

Per un adulto pasciuto di letteratura ottocentesca il testo è drammaticamente chiaro, ma per un ragazzo di quattordici anni cresciuto in un mondo dove si parla apertamente di prostituzione e pedofilia il passo è talmente oscuro che nemmeno capisce che c'è qualcosa da capire ma che non viene detto apertamente. E quel qualcosa va spiegato, e con una certa chiarezza, perché è un tassello importante per spiegare le condizioni di vita dei contadini in rivolta (e non solo).
Per quanto riguarda la letteratura, comunque, l'insegnante può scegliersi liberamente i testi da far leggere agli alunni, e dunque, al contrario di quel che succede con i programmi di Storia e di Geografia, può anche scegliere di evitare l'insidia limitando il campo.

Un po' più complesso è evitare qualsiasi riferimento sessuale nella mitologia e nell'epica. Tuttavia questo è un campo dove l'insegnante non viene lasciato solo, ma anzi soccorso amorevolmente da tutti i curatori di antologie che da tempo sono riusciti nella mirabile impresa di trasformare dei ed eroi in creature completamente caste ed asessuate. Tale impresa ha forse tolto un po' di interesse allo studio di mitologia ed epica, ma aiuta ad evitare che i fanciulli in crescita vengano turbati nella loro fiduciosa innocenza da questioni cui, di fatto, pensano intensamente dall'alba al tramonto e dal tramonto all'alba.