A tutti i cuccioli piace giocare con palle e palline di ogni dimensione |
- i ragazzi stanno all'aria aperta, dunque il rischio di contagio è più basso
- essi scavallano, corrono, saltabeccano, insomma si muovono
- il cortile della scuola di St. Mary Mead è, alla fine dei conti, niente di più di un cortile e pure un po' malmesso, ma gode di una estensione che permette ai ragazzi di aggrupparsi con un briciolo di privacy
- per andare in cortile ci sono due livelli di scale da scendere e un lungo corridoio da percorrere, il che consente ai ragazzi un supplementino di passeggiata in più, molto gradito anch'esso
- ma soprattutto, essi ragazzi possono giocare a palla, cosa che nei corridoi della scuola e soprattutto nelle aule è vietato per motivi di sicurezza; e, giusto o sbagliato che sia, giocare a palla è l'unico vero e grande Sogno e Obbiettivo nella vita di costoro. Dunque, in base al principio che il cliente ha sempre ragione, in cortile li faccio giocare a palla quanto più posso.
Qualche insegnante pratica l'intervallo esterno con moderazione. Non io, che sin dall'inizio ho stabilito che quando è il nostro turno si va, e quando non è il nostro turno si va lo stesso - e va pur detto che nessuno ci ha mai cacciato indietro. Dunque mi sono abituata a fare tutti gli intervalli fuori, che fosse caldo o freddo o umido e l'unica cosa che ci ha tenuto lontani dal Quadrato Magico è stata la pioggia - ché rischiare raffreddori e bronchiti per proteggersi dal Covid davvero non mi sembrava cosa.
Nei giorni di particolare freddo - dove c'era comunque uno stoico gruppo graniticamente risoluto a stare fuori ad ogni costo - la presenza di un insegnante di sostegno mi ha permesso di lasciare in aula i più freddolosi; ma si è trattato di episodi davvero sporadici: per quanto infreddoliti, tutti apprezzano il quarto d'ora d'aria.
Com'è prevedibile, in cortile i ragazzi corrono e urlano come aquile spennate - ma è esattamente quel che fanno anche quando in cortile non ci vanno, e io sono di quelli che sopportano stoicamente qualsiasi tasso di rumore prodotto durante l'intervallo perché "più si scaricano adesso, più possibilità c'è che seguano la lezione in classe", giusto o sbagliato che sia.
Forte della mia conoscenza del regolamento e della lunga esperienza maturata negli anni passati, quando c'era il tempo prolungato e tutti usavano l'intervallo lungo per giocare a palla come se non ci fosse un domani, li lascio appunto giocare a palla, con una palla leggera&morbida, con loro grande soddisfazione.
Un paio di mesi fa, sulla classroom della scuola arrivò il seguente gnégnégné*:
"Salve, oggi alle 10 ho visto alcuni alunni che giocavano a palla in cortile durante la ricreazione. Mi pare che esista la regola che non si gioca a pallone e che valga per tutti. Se poi siamo in anarchia e ognuno fa come gli pare, allora è un'altra cosa".
Fiera irritazione insorse nel mio petto.
Io non ricorro mai allo gnégnégné ma so essere polemica in sommo grado, e nel volgere di circa 30 secondi numerose argomentazioni si affollarono nella mia mente, sgomitando ognuna per avere la precedenza.
1) Ti pare una sega, piglia quel cazzo di regolamento, trova l'articolo, cita il numero dell'articolo e magari, già che ci sei, non far finta di non ricordare che a scuola in cortile si è sempre giocato a palla da quando sei arrivata, peraltro quattro anni dopo di me.
2) Sai benissimo che gli "alcuni alunni" sono la mia classe, e mi hai pure visto, dall'alto della finestra. Perché non sei venuta a parlare direttamente con me?
(risposta: perché questo ti avrebbe privato del sottile piacere di scrivere uno gnégnégné, ma anche perché sai benissimo che ti avrei chiesto di trovarmi l'articolo del regolamento - non una piccola convenzione a voce fatta tra te e due o tre colleghi, ma proprio l'articolo del regolamento. Che non c'è).
3) Meno male che non ho WhatsApp sennò mi toccava ascoltare un vocale pronunciato con lo stesso tono di Nobile Afflizione Gnégnégné, e pure sorbirmi il dibattito indinniato sul gruppo. In questo modo posso dare solo a te la colpa di tutto, e ciò farà un gran bene al mio fegato (anche se so benissimo che siete almeno in due a fare questa crociata, e che da sola non ti saresti mossa).
4) Davvero, non ti riusciva formulare un testo più lagnoso&irritante? Ma no, nemmeno impegnandoti con tutte le sue forze ci saresti riuscita. Uno gnégnégn* allo stato puro, roba che nemmeno all'asilo nido.
5) Ma andarvene, tu e i tuoi compagni di crociata, all'inferno nel girone dei rompiballe, che ci trovereste un sacco di compagnia tra gli impiastri vostri pari?
Dopo sì gran rutilare di questi e altri pensieri assai scortesi, occorreva rispondere. Per farlo mi avvalsi del registro stilistico "sono una bella gattina molto miciosa" e scrissi:
Erano la Mia Prima. Confesso che ero rimasta al fatto che non si può giocare nei corridoi della scuola e con palloni duri e/o pesanti. Quella era una palla piccola e morbida.
Come sapete c'è stato un anno in cui non ho frequentato la scuola. Può darsi che il regolamento sia cambiato quell'anno?".
Da notare la finezza del garbato riferimento all'anno da me passato in ospedale, citato senza nominarlo apertamente, giusto per dare un leggero tocco patetico a tutto l'insieme.
Niente risposta, né sulla Classroom né a voce, ma nei giorni seguenti io e l'autrice dello gnégnégné ci siamo salutate con grandi sorrisi e abbiamo parlato del più, del meno e anche del per e del diviso, ma mai di palle e di cortili.
Seguì poco dopo una conversazione con una seconda collega, mentre badavamo alle nostre classi durante l'intervallo.
"Non dovrebbero giocare a palla. Il regolamento lo vieta, era uscito anche un avviso, sulla Classroom" osserva svagata.
Con fare altrettanto svagato rispondo "Oh sì, ricordo. Ho anche spiegato quel che sapevo del regolamento, e visto che nessuno mi ha risposto ne ho concluso che non esiste un articolo specifico che vieta di giocare a palla all'aperto con palle morbide e leggere" mentre in cuor mio ringhiavo "Ah, tuoni e fumlini! Dunque la seconda serpe del complotto ai danni dei miei poveri alunni indifesi sei tu!".
"Quella non è una palla morbida" ribatte la collega "Rischia di rompere uno dei vetri delle finestre".
A dire il vero, in quindici anni che sono lì, non abbiamo mai avuto un vetro rotto se non una volta, dopo che il cortile era stato concesso a una qualche associazione comunale per farci una festa, mentre la scuola era chiusa. Ma invece di attaccarmi alla casistica precedente vado a prendere la palla incriminata e gliela porgo fiduciosa.
La collega la palpa sdegnosa "Non va bene. Per palle morbide si intendono palle di spugna".
"Ma sul serio, secondo te con questa palla si potrebbe rompere un vetro?" chiedo interdetta. Chissà, forse se la tirasse Obelix in un momento in cui è molto arrabbiato, potrebbe anche darsi...
"Oh sì, certo che potrebbe".
"Il regolamento non ha mai parlato di sole palle di spugna" improvviso. Negli anni passati in quel cortile di palle di spugna non se n'erano mai viste, solo palle leggere e non troppo gonfie.
"Invece sì, il regolamento parla proprio di palle di spugna".
Alzo le mani in segno di resa "D'accordo, mostrami l'articolo del regolamento".
La collega recalcitra.
"L'onere della prova spetta all'accusa" le ricordo con gentilezza.
L'aria intorno a noi crepita per i fulmini secchi, ma ci salutiamo amichevolmente prima di tornare in classe.
Tre settimane dopo si riunisce il Consiglio dei Ragazzi, dove partecipa anche la Preside, e qualcuno chiede se, alfine, giocare a palla in cortile si può. Qualcuno non della mia classe, certo. Qualcuno che si è sentito dire che giocare a palla non si può, e adesso sta stressando le mie colleghe perché gli altri però ci giocano, a palla, in cortile. Qualcuno che, sia chiaro, ha la mia piena solidarietà e non capisco perché non venga contentato visto che lo si può fare con tanta facilità.
La risposta lascia piuttosto stranita quella stimabile assemblea.
"Ci ha detto che è meglio se non giochiamo, altrimenti sarà costretta a vietarcelo" riferisce Gongolo.
"Il che tra l'altro starebbe a indicare che al momento non è vietato" deduce Odisseo.
Tramecolo e sbalordisco "Ma sul serio ha detto così?"
Che un adulto in grado di intendere e di volere si faccia beccare in un bizantinismo del genere mi meraviglia molto. Ma Pentesilea assicura che sì, la Preside ha detto proprio così.
La classe smonta e rimonta l'argomentazione con gran divertimento e li lascio fare, giusto o sbagliato che sia, perché ritengo che lo spirito critico sia una skill da implementare, in un mondo così ricco di insidie&trappole.
Quando il Torrente del Sarcasmo va in secca stabilisco "In tutti i casi ci conviene per il momento non forzare la situazione. Ognuno riporti a casa le sue palle, ma non consideratela una battaglia persa, non ancora". Fin quando la regola non è scritta infatti ho un certo spazio di manovra, e sto meditando la possibilità di far ricomparire quelle palle a metà Maggio, contando sui tempi geologici di reazione delle strutture scolastiche mi permetteranno di sbarcare la fine dell'anno.
E poi, chissà, potrebbe succedere qualcosa. Da qualche tempo ogni due per tre succede qualcosa, perfino a scuola.
E qualcosa infatti succede: una decina di giorni dopo si svolge la Gran Cerimonia dell'avvio della Didattica DADA, con tutte le classi collegate con l'aula Agorà dove la Preside illustra il nuovo regolamento.
Per un caso fortunato, durante tale solenne cerimonia ho due ore buche che passo come sempre a fare fotocopie, tentare invano di stampare, aggiornare il registro e simili. Poi entro in Prima, dove scopro che i ragazzi hanno notizie per me.
"Il nuovo regolamento dice che possiamo giocare a palla, purché con palle morbide" annunciano soddisfatti.
Anche se, a ben guardare, non è il nuovo regolamento, è quello che c'è sempre stato.
Macchissenefrega? Vada per il nuovo regolamento.
Non saprò mai come si è giunti a sì insperato lieto fine. Una fronda di colleghi desiderosi come me di garantire un minimo di confort ai loro alunni? Un insperato ritorno di buon senso della Preside? Qualche rimostranza dei genitori? Chissà.
In cuor mio ho festeggiato con castagnole e mortaretti, ma non ho accennato nemmeno di lontano alla cosa con nessuna delle due colleghe, che continuo a salutare con inalterato garbo, conversando con loro del più e del meno, talvolta anche del per e del diviso.
E siccome, a causa dell'innata dolcezza del mio carattere, non porto mai rancore a nessuno, ci ho fatto su questo fluviale post.