Dice "Ma i giapponesi gestiscono le nevicate meglio di noi". Bella forza, i giapponesi dispongono di ben altri mezzi: quale nevicata ce la può fare contro Gundam?
Sua Maestà la Neve era attesa da tempo, a St. Mary Mead, e il suo arrivo era stato annunciato con largo anticipo per Martedì pomeriggio e per Mercoledì, con eventuali code Giovedì.
A me la cosa aggradiva assai, perché Mercoledì è il mio giorno libero e quindi pregustavo un sereno pomeriggio in casa accanto al finestrone a ricamare a punto croce ammirando il paesaggio innevato (casa mia offre invero scorci panoramici assai suggestivi).
Martedì mattina i ragazzi erano fiduciosi e scalpitanti e guardavano ammaliati le finestre: nevica, non nevica?
Con grande bontà d'animo, Sua Maestà la Neve ha lasciato intatte le mie quattro ore e ha cominciato a dar segni di vita solo durante l'unica ora di inglese, rendendola piuttosto travagliata. I pochi fiocchi però non avevano attaccato ed erano poi svaniti nel nulla, con grande delusione di tutti e un certo sollievo della professoressa di inglese, che aveva potuto alfine fare un po' di lezione.
In Sala Professori, dove ero rimasta a decidere voti e contare assenze in vista degli scrutini, molti drammatizzavano voluttuosamente prevedendo immani nevicate seguite da epiche ghiacciate - o meglio, più che drammatizzare interpretavano alla lettera le previsioni del tempo. Tutti tranne me cercavano di indovinare se la scuola avrebbe chiuso o no (a St. Mary Mead, al contrario di Hogsmeade, c'è la sana tendenza a chiudere un po' prima di ritrovarsi cpn i pinguini in classe).
Finiti gli ultimi fiocchetti ai registri ho raggiunto la stazione con la prof. De Angelis e insieme abbiamo preso il treno, in una totale assenza di fiocchi di neve. A Lungacque di neve se ne vedeva ancor meno, se possibile. Mi sono rifornita di pane fresco, mi sono tappata in casa e ho alzato il ponte levatoio, in fidente attesa,.
Ma la neve non arrivava. Se ne avevano notizie in un sacco di paeselli vicini e meno vicini, ma a Lungacque nulla, e anche a St. Mary Mead latitava, a giudicare dai messaggi delusi che i miei allievi si scambiavano su Facebook.
Piuttosto delusa anch'io ho rinunciato al ricamo, non avendo nessunissima neve da contemplare, e mi sono dedicata a una banale seduta di correzione e stiratura. In serata, libro sulla corazzata Potemkin.
Al risveglio trovo che durante la notte qualcosa è arrivato: un tre centimetri scarsi, già parzialmente sciolti dal traffico e dai pedoni. Caffé in mano, entro su Facebook e ci trovo mezza classe.
Entro in chat con Fulvia, che mi informa che la scuola è chiusa. Le chiedo se sarà chiusa anche il giorno dopo, ma giustamente non lo sa. In rapida successione cinque diversi alunni mi domandano se il giorno dopo la scuola sarà chiusa. Proclamo la mia assoluta ignoranza, dall'alto del caffé che sto ancora bevendo e mi informo sulla situazione. Cercano di descrivermela con toni apocalittici, ma alla fine risulta che, se le cose rimangono così, il paese è percorribile senza problemi. Al sesto che mi chiede candidamente se la scuola il giorno dopo sarà chiusa rispiego con pazienza che queste cose le decide il Comune, non io - e ho la prudenza di non aggiungere che, se il Comune fossi stata io, il giorno dopo saremmo andati tutti a scuola punto e basta.
Da Hogsmeade intanto arrivano notizie epiche, con tanto di fotografie. Lì la neve c'è sul serio, in gran copia, e sta pure gelando - ma la scuola naturalmente è aperta.
Il cielo si apre, arriva qualche raggio di sole. Di neve non si vede più traccia. In compenso il Comune di St. Mary Mead manda a dire che le scuole saranno chiuse anche il giorno dopo.
Passo la notizia ai ragazzi, sicura di fare cosa gradita. Poco dopo alcuni di loro mi chiedono se il giorno dopo le scuole saranno chiuse. Per fortuna il computer ti permette di contare fino a dieci prima di rispondere, e così riesco a non urlare "Oh, ma vu' siete grulli, se vi ho appena mandato a dire che il Comune ha deciso di tenere le scuole chiuse!" e rispondo invece col consueto e doveroso garbo.
Infatti il giorno dopo le strade nella zona sono libere e percorribili (mentre a Hogsmeade, in un turbinio di fiocchi di neve, la scuola rimane aperta) e volendo a St. Mary Mead ci si potrebbe andare anche in bicicletta.
Venerdì, in una quasi totale assenza di neve (qualche traccia permane in qualche punto all'ombra, nei prati e nei giardini) faccio la consueta trafila e prendo un treno di assoluta puntualità, arrivando a una St. Mary Mead del tutto spoglia di neve. Fa freddo, questo sì, e la scuola, dopo essere stata chiusa per due giorni, è una vera ghiacciaia.
In serata, senza traccia di neve ma col cielo un po' coperto, l'ineffabile Comune di St. Mary Mead manda a dire che, in presenza di una cospicua nevicata, le scuole il giorno dopo saranno chiuse. Da dove possa venire la cospicua nevicata non è dato sapere, ma il tamtam di Facebook riporta speranzoso l'allettante comunicato. Io mi chiudo in un dignitoso silenzio telematico, ma preparo il vestito per il giorno dopo e lucido gli stivaletti (quelli senza para di gomma, gli stessi che ho messo quella mattina: la para di gomma non serve).
Qualche effetto comunque le tragiche previsioni della Protezione Civile l'hanno avuto, perché in classe Sabato mattina mi aspetta esattamente la metà degli alunni.
Ci stringiamo nella gelida aula e facciamo lezione, sfidando coraggiosamente la morte bianca.
A Hogsmeade intanto continuano a fare a palle di neve.
4 commenti:
Eccone un'altra che, come me, di neve non ne ha vista neanche un po' e che ha avuto la scuola chiusa forzatamente troppi giorni e che, come me, avrebbe gradito far lezione normalmente.
Almeno mi sento meno sola!
Caspita, e a me che mi arrivano sul blog a chiedere come fanno i giapponesi a spalare la neve e io gli rispondo Boh? Paletta?
Qui, se non altro ha nevicato per davvero - il prefetto ha letto "meno quaranta" sulle previsioni ed ha chiuso le scuole.
Poi gli hanno spiegato che era meno quaranta gradi centigradi, si, ma al rifugio sulla seconda cima delle Alpi, quota 4634 metri.
Sotto c'erano trenta centimetri di neve che, per un paesello che sta appena sotto alla seconda cima più alta delle Alpi non è poi così un'emergenza.
E che forse si poteva evitare la serrata ad oltranza.
Qui, neve desiderata e assente. Pare che non sia in arrivo neppure nei prossimi giorni. Intanto abbiamo 'prestato' volontari e mezzi della Protezione Civile alle colline romagnole alle spalle di Rimini.
Riguardo alla chiusura di scuole, ricordo il gennaio 1985, con una nevicata epica e tre giorni di inattesa vacanza. Una goduria.
Pensa a noi: al terzo fiocco serale il sindaco ha chiuso le scuole, e siamo stati a casa tutto il giorno dopo a guardare gli altri sei fiocchi. Poi, la notte dopo ancora, ne è venuta giù a palate, ma il sindaco non voleva fare più la figura di quello che chiudeva per niente, e siamo andati a scuola con doposci, gomme da neve e catene sopra...
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