![]() |
L'immagine è presa da Asterix e la corsa d'Italia. Il prode Coronavirus è accompagnato dal fido scudiero Bacillus |
Molto meglio sarebbe dichiarare che da un giorno all'altro tutti i docenti della penisola sono stati buttati in qualcosa che non conoscevano e alla quale non erano preparati se non in minima parte, seguendo la nota tecnica del "butta in acqua il bambino e vediamo se impara a nuotare". Lo stesso discorso vale anche per i nostri sventurati allievi, che si sono trovati a fare qualcosa di nuovo (e fin qui niente di male, in fondo vengono a scuola anche per questo) ma guidati da docenti che, lungi da sentirsi un punto di riferimento più o meno valido ai quali rivolgersi per avere consiglio e aiuto, andavano a tastoni secondo la non sempre efficacissima modalità del cieco che guida un altro cieco.
Qualcuno, in verità, non era completamente sprovveduto e giù utilizzava una piattaforma, qualcuno già all'occorrenza lavorava con le classi anche in quel modo, qualche scuola, specie alle superiori, già aveva avviato progetti e attività di quel genere. Qualcuno invece a malapena gestiva un po' di registro elettronico e qualcuno nemmen quello.
Inoltre la chiusura delle scuole è avvenuta da un giorno all'altro e molti alunni e molti insegnanti mancavano delle più elementari attrezzature di studio, a partire dai libri, faticosamente recuperati solo dopo diversi giorni.
Qualcuno ha maneggiato sin dall'inizio la faccenda con gran disinvoltura, qualcuno si è ingegnato con tanta buona volontà, la maggior parte si è sentita catapultata da un giorno all'altro in un girone infernale.
Non aver cavato un ragno dal buco quindi non è motivo di vergogna se ci si è provati e impegnati con assiduità, e chi si è trovato in tal deplorevole situazione non va infamato, mentre chi alla fine è riuscito ad arrangiarsi va molto lodato.
Detto questo, visto che tutti ululiamo alla luna alla sola idea di ripetere l'esperienza è chiaro che i risultati non sono stati entusiasmanti e non c'è motivo di far finta che lo siano stati.
Ma quali sono stati, effettivamente, questi risultati?
Sotto certi aspetti non è possibile saperlo se non tra qualche tempo, quando vedremo cosa i nostri sventurati alunni hanno raccattato dai nostri sforzi.
Tuttavia un primo bilancio si potrebbe provare a tirarlo. Detto e non concesso che a Qualcuno, lassù al Ministero dell'Istruzione, gliene freghi qualcosa (il che non ci risulta).
D'accordo, ci sono tante cose di cui occuparsi: fare dichiarazioni sui social, rilasciare interviste, progettare la Migliore delle Scuole Possibili, avviare grandiosi progetti (progetti, non lavori) per un Mondo Migliore eccetera. Ma un bel questionario?
Un bel questionario per tutte le scuole, con qualche dato essenziale?
Quando è cominciata la didattica a distanza, quante ore sono state fatte, quante ore in media per ogni classe, quanti insegnanti avevano un collegamento efficiente, quante scuole avevano la piattaforma, quale piattaforma avevano, come hanno funzionato?
Quanti alunni sono scomparsi e perché, quanti hanno dovuto ricevere il computer fornito in comodato, quando l'hanno ricevuto?
Un bel questionario per tutti gli insegnanti?
Come si sono trovati, quali inconvenienti (tecnici) hanno riscontrato, come hanno reagito, cosa hanno fatto, cosa avrebbero voluto avere a disposizione, quanto considerano soddisfacente l'esperienza, quali argomenti sono riusciti a svolgere, in che misura ritengono che il loro metodo di lavoro sia cambiato, hanno imparato qualcosa, hanno rivisto qualche priorità, quanto sono soddisfatti di quel che hanno fatto, quanto cambierebbero di quel che han fatto agli inizi potendo tornare indietro?
Un bel questionario per gli alunni, almeno alla scuola secondaria?
Han studiato meglio o peggio? Come gli sono sembrate le lezioni degli insegnanti? Hanno l'impressione di avere ricevuto troppi compiti? Cosa gli sarebbe piaciuto fare e che non è stato fatto?
Un bel questionario per le famiglie, almeno per le materne e primarie?
Grado di soddisfazione, grado di interazione con la scuola, grado di soddisfazione o insoddisfazione riscontrato nei figli?
Niente di trascendentale, due o tre decine di domande, con le solite risposte "molto d'accordo, per niente d'accordo, abbastanza d'accordo". Una roba come quella che le ditte fanno per stabilire se il nuovo latte detergente o il nuovo impianto dei freni delle automobili immessi sul mercato sono stati apprezzati o no. È mai possibile che mi abbiamo fatto non meno di trenta domande all'ultimo sondaggio telefonico sul mio rapporto con la televisione e l'informatica e a nessuno gliene freghi un cazzo di niente di sapere che esiti ha avuto questa esperienza assolutamente unica, questo grandioso esperimento nazionale fatto a tastoni ma su un campionario tanto vasto?
Possibile che a nessuno sia venuto in mente e che nessuno l'abbia preparato? Glielo saprei fare in un pomeriggio, se me lo chiedessero.
Tutte le sante volte che chiudevo una videolezione da Google si informavano con una mezza dozzina di domande sulla qualità del collegamento. Il quale Google, che da me non ha mai visto un centesimo bucato. Possibile che dal Ministero, che da venti anni mi manda una retribuzione, nessuno voglia sapere niente? Mi avete dato quattro stipendi, in un momento in cui tanti per mangiare facevano la fila al Banco Alimentare, non vi curioserebbe sapere cosa ho fatto per guadagnarmeli?
Come ho già scritto, l'impressione è che la scuola media di St. Mary Mead non se la sia cavata male. Di sicuro, in tanti ci siamo impegnati con gran determinazione, anche se non so con che risultati. Qualche genitore ci ha fatto i complimenti, qualcuno si è chiuso in un dignitoso silenzio, magari perché aveva altro da fare e a cui pensare, qualcuno ha mandato a dire che gli andava bene. Ma siamo sempre rimasti chiusi nel nostro orticello.
Abbiamo fatto poco, pochissimo, molto? Abbiamo fatto l'impossibile e ci siamo attrezzati anche per i miracoli? Abbiamo fatto a malapena il minimo sindacale?
Dal nostro orticello non possiamo dirlo. Se avessimo qualcosa di più dei commenti del vicino di casa che ha il nipote che studia alla scuola del capoluogo per rallegrarci o fustigarci, essere un numero in mezzo a tanti numeri ci aiuterebbe a posizionarci sull'asticella e scoprire se quel che a noi sembra un risultato grandioso trenta chilometri più a est sarebbe stato al massimo un "sufficiente per l'impegno".
Com'è possibile che, dopo tre mesi di indefesso lavoro nella Grande Rete che ci mette in contatto con tutto il pianeta, alla fine ci sentiamo più isolati di prima?
E com'è possibile che proprio la scuola, ovvero il settore che per definizione si basa sull'apprendimento, non venga messa in condizione di valutarsi e imparare dai propri errori?
Concludendo: per il momento scarseggiano i dati oggettivi e la Memoria della Didattica a Distanza è custodita nei diari, nelle confidenze, negli articoli occasionali e, in qualche caso, nei blog che singoli insegnanti hanno scritto e si sono scambiati. Interessanti fonti storiografiche, senza dubbio, ma in questo momento la storiografia memorialistica non è in cima ai miei pensieri.
E sono piuttosto irritata. Ma se fossi un genitore lo sarei molto di più.