Gordon Sumner, in arte Sting, è una stella del rock che ci ha donato splendide canzoni in cui ha parlato di vari argomenti, comprese le tartarughe azzurre, ma mai di ragni - e non è che uno dei suoi molti pregi. Questo post non parla di lui; per chi vuole, però, qui c'è una canzone.
Qualcuno (e mi dispiace molto non ricordare chi) ha scritto che Il Signore degli Anelli, più che un seguito de Lo Hobbit, è una riscrittura, e in In effetti le due strutture si somigliano davvero molto. Ma c'è di più: abbiamo delle somiglianze anche con il terzo libro che Tolkien ha dedicato alla Terra di Mezzo, ovvero l'incompleto Silmarillion, bloccato dopo la morte dell'autore in una forma che non era e non poteva essere quella definitiva, anche perché in fondo Tolkien una forma definitiva al Silmarillion non l'ha mai data, e forse non ha nemmeno mai davvero voluto completarlo (altrimenti, vien da supporre, l'avrebbe completato).
E qual è il punto in comune tra i tre libri?
Forse gli elfi?
Beh, sì, gli elfi ci sono in tutti i tre libri, ma fare un libro sulla Terra di Mezzo senza elfi non sarebbe semplice.
Oppure l'accentramento su un gioiello di tal valore che sarebbe impossibile dargli un prezzo?
Ah, certo, anche quello, ma in fondo nello Hobbit è un tema che arriva solo verso la fine.
Oppure la perenne lotta della Luce contro le Tenebre?
In effetti, la lotta della Luce contro le tenebre c'è, ma insomma è un tema diffuso anche al di fuori dell'universo tolkieniano. Però un ramo di questo tema è presente in tutti e tre i libri...
...
I ragni.
Enormi ragnacci dai poteri smisurati che è quasi impossibile sconfiggere. Molto tenebrosi. Ragni che odiano la luce.
Ma io mi domando e dico, tra tanti temi nobili ed elevati, proprio i ragni?
E poi, che ragni! Ma nemmeno quelli della foresta amazzonica, che gli indigeni fanno alla griglia. Ragni enormi, immensi, incommensurabili. In effetti non sono nemmeno ragni, sono... ragne. Femmine. E se è pur vero che il ragno è una delle forme della Grande Dea (come mi hanno spiegato una volta ma io mi sono ben guardata dal cercare conferme o chiedere dettagli) certamente non è la forma che prediligo. Anche perché a me i ragni stanno antipatici. Tutti, senza distinzioni. E tuttavia non sono mai arrivata a figurarmeli in quel modo.
Ma andiamo per ordine. Si comincia con Ungoliant, la tessitrice di tenebre che in origine era addirittura una Maiar. Sì, una dea, come Gandalf. Ad un un certo punto della sua divina esistenza si ragnò, si avvolse ben bene nelle tenebre da lei stessa medesima tessute e distrusse i due Alberi di Valinor... sì, quelli dalla cui luce furono tratti i Silmaril. Le ragne tolkieniane non hanno alcuna simpatia per la luce, e amano soffocarla con la tenebra più cupa.
Tra i discendenti di Ungoliant c'è anche Shelob, il ragno-femmina per eccellenza, quello che Frodo e Sam incontrano nel momento... beh, certamente nel momento più buio del loro viaggio. Shelob custodisce uno degli ingressi laterali di Mordor ormai da tempo immemorabile, ben prima che arrivasse Sauron. Vive nella sua tana a Cirith Ungol (il Crepaccio del Ragnaccio, appunto), è invincibile e praticamente immortale, mangia carne viva e tesse, o meglio vomita, oscurità. Vive circondata da un terrore accecante, in una tenebra senza scampo e in un posto che... ma no, non c'è motivo di descrivere la tana di Shelob: lo fa già Tolkien, e nel più efficace dei modi.
Per chiudere il cerchio, o meglio per invischiarci ulteriormente nella ragnatela di rimandi, da Shelob discendono i ragni di Bosco Atro (sì, certo, ragni di quel tipo in un bosco luminoso alla Lothlorien sarebbero piuttosto a disagio). E proprio i ragni tessono il punto chiave di svolta del romanzo, quando Bilbo, non avendo assolutamente più nessuno che lo badi, si decide infine a badarsi da solo, con eccellenti risultati. Tuttavia, nonostante il coraggio e l'accortezza che mostra in quell'occasione, è dubbio che ne sarebbe venuto a capo senza l'Anello e soprattutto senza la sua piccola spada elfica, che proprio in quell'occasione riceve da lui il nome di Sting (in italiano Pungolo o Pungiglione, a seconda del traduttore). La spada elfica sembra infatti avere un discreto feeling verso i ragni e laddove spade più blasonate hanno fallito, Sting affonda come nel burro e lascia segni indelebili.
E qual è il punto in comune tra i tre libri?
Forse gli elfi?
Beh, sì, gli elfi ci sono in tutti i tre libri, ma fare un libro sulla Terra di Mezzo senza elfi non sarebbe semplice.
Oppure l'accentramento su un gioiello di tal valore che sarebbe impossibile dargli un prezzo?
Ah, certo, anche quello, ma in fondo nello Hobbit è un tema che arriva solo verso la fine.
Oppure la perenne lotta della Luce contro le Tenebre?
In effetti, la lotta della Luce contro le tenebre c'è, ma insomma è un tema diffuso anche al di fuori dell'universo tolkieniano. Però un ramo di questo tema è presente in tutti e tre i libri...
...
I ragni.
Enormi ragnacci dai poteri smisurati che è quasi impossibile sconfiggere. Molto tenebrosi. Ragni che odiano la luce.
Ma io mi domando e dico, tra tanti temi nobili ed elevati, proprio i ragni?
E poi, che ragni! Ma nemmeno quelli della foresta amazzonica, che gli indigeni fanno alla griglia. Ragni enormi, immensi, incommensurabili. In effetti non sono nemmeno ragni, sono... ragne. Femmine. E se è pur vero che il ragno è una delle forme della Grande Dea (come mi hanno spiegato una volta ma io mi sono ben guardata dal cercare conferme o chiedere dettagli) certamente non è la forma che prediligo. Anche perché a me i ragni stanno antipatici. Tutti, senza distinzioni. E tuttavia non sono mai arrivata a figurarmeli in quel modo.
Ma andiamo per ordine. Si comincia con Ungoliant, la tessitrice di tenebre che in origine era addirittura una Maiar. Sì, una dea, come Gandalf. Ad un un certo punto della sua divina esistenza si ragnò, si avvolse ben bene nelle tenebre da lei stessa medesima tessute e distrusse i due Alberi di Valinor... sì, quelli dalla cui luce furono tratti i Silmaril. Le ragne tolkieniane non hanno alcuna simpatia per la luce, e amano soffocarla con la tenebra più cupa.
Tra i discendenti di Ungoliant c'è anche Shelob, il ragno-femmina per eccellenza, quello che Frodo e Sam incontrano nel momento... beh, certamente nel momento più buio del loro viaggio. Shelob custodisce uno degli ingressi laterali di Mordor ormai da tempo immemorabile, ben prima che arrivasse Sauron. Vive nella sua tana a Cirith Ungol (il Crepaccio del Ragnaccio, appunto), è invincibile e praticamente immortale, mangia carne viva e tesse, o meglio vomita, oscurità. Vive circondata da un terrore accecante, in una tenebra senza scampo e in un posto che... ma no, non c'è motivo di descrivere la tana di Shelob: lo fa già Tolkien, e nel più efficace dei modi.
Per chiudere il cerchio, o meglio per invischiarci ulteriormente nella ragnatela di rimandi, da Shelob discendono i ragni di Bosco Atro (sì, certo, ragni di quel tipo in un bosco luminoso alla Lothlorien sarebbero piuttosto a disagio). E proprio i ragni tessono il punto chiave di svolta del romanzo, quando Bilbo, non avendo assolutamente più nessuno che lo badi, si decide infine a badarsi da solo, con eccellenti risultati. Tuttavia, nonostante il coraggio e l'accortezza che mostra in quell'occasione, è dubbio che ne sarebbe venuto a capo senza l'Anello e soprattutto senza la sua piccola spada elfica, che proprio in quell'occasione riceve da lui il nome di Sting (in italiano Pungolo o Pungiglione, a seconda del traduttore). La spada elfica sembra infatti avere un discreto feeling verso i ragni e laddove spade più blasonate hanno fallito, Sting affonda come nel burro e lascia segni indelebili.
L'incontro con Shelob sarà molto meno felice: l'unico concreto vantaggio per i due hobbit (se vogliamo chiamarlo un vantaggio) sarà quello di riuscire bene o male - più male che bene, in effetti - ad entrare nella terra di Mordor, oltre a una temporanea liberazione da Gollum, che in effetti li ha portati lì come delicatesse per Shelob, nella speranza che la ragna gli consegni vestiti e accessori dei due hobbit, Anello compreso.
E tutto va bene (dal punto di vista di Gollum e di Shelob) finché Sting non entra in scena: Shelob morde Frodo per addormentarlo, in attesa di succhiarlo come un sorbetto (e la sua ferita è uno dei motivi per cui Frodo non riuscirà più a vivere nella Terra di Mezzo, dopo, e dovrà passare il mare) ma l'intervento di Sting rovina il suo snack: la lama elfica infatti riuscirà non soltanto a tagliare l'enorme ragnatela (cioè, la chiamano ragnatela, anche se dalla descrizione sembra più un cancello elettrificato con l'alta tensione) ma addirittura a tagliare seriamente lei, impresa mai riuscita ad alcuno prima.
E tutto va bene (dal punto di vista di Gollum e di Shelob) finché Sting non entra in scena: Shelob morde Frodo per addormentarlo, in attesa di succhiarlo come un sorbetto (e la sua ferita è uno dei motivi per cui Frodo non riuscirà più a vivere nella Terra di Mezzo, dopo, e dovrà passare il mare) ma l'intervento di Sting rovina il suo snack: la lama elfica infatti riuscirà non soltanto a tagliare l'enorme ragnatela (cioè, la chiamano ragnatela, anche se dalla descrizione sembra più un cancello elettrificato con l'alta tensione) ma addirittura a tagliare seriamente lei, impresa mai riuscita ad alcuno prima.
Ma non c'è solo Sting, c'è anche la Stella di Cristallo: perché la saggia Galadriel, stabilito che Frodo sarebbe andato nella Terra d'Ombra, presso l'Oscuro Signore e la Torre Nera eccetera eccetera, pensa bene di provvederlo di un po' di luce: nientemeno che una scintilla di luce dei Silmaril, le tre gemme che racchiudono la luce dei Due Alberi di Valinor creati da Yavanna. La luce, imprigionata in una fiala di cristallo, svolgerà egregiamente il suo compito fin quasi alla fine, spegnendosi solo nel cuore di Mordor, là dove più forte è il potere di Sauron, ma su Shelob avrà addirittura un effetto micidiale, perché è una luce antica come lei. L'infezione di luce, quella lucentezza inesorabile, unita ai colpi della piccola ma indomabile spada elfica la feriranno così a fondo da spingerla a rintanarsi nella sua oscura tana a leccarsi le repellenti ferite, sparendo di circolazione forse per sempre.
Si tratta in buona parte di un duello al femminile: Galadriel tesse luce di origine paradisiaca, Shelob tesse tenebra immonda: stavolta vince la luce, e di molte distanze.
Quanto ai due hobbit, ormai abbandonati da Gollum, più che vincere riescono a non perdere nel più disastroso dei modi.
Considerate le circostanze, si tratta comunque di un'impresa non da poco.
Ultima nota strettamente culturale: da Shelob e Ungoliant, o, più probabilmente, dai ragni di Bosco Atro (corre voce che Lady Rowling abbia dichiarato di non aver mai letto il Signore degli Anelli, ma solo lo Hobbit) discende per via letteraria Aragog, il ragnetto allevato amorevolmente da Hagrid in una cantina di Hogwarts e poi liberato nella Foresta Proibita, dove si riproduce generosamente. E di nuovo la lettrice si domanda: ma insomma, tra tanti nobili ed elevati temi, proprio i ragni giganti?!?
Quanto ai due hobbit, ormai abbandonati da Gollum, più che vincere riescono a non perdere nel più disastroso dei modi.
Considerate le circostanze, si tratta comunque di un'impresa non da poco.
Ultima nota strettamente culturale: da Shelob e Ungoliant, o, più probabilmente, dai ragni di Bosco Atro (corre voce che Lady Rowling abbia dichiarato di non aver mai letto il Signore degli Anelli, ma solo lo Hobbit) discende per via letteraria Aragog, il ragnetto allevato amorevolmente da Hagrid in una cantina di Hogwarts e poi liberato nella Foresta Proibita, dove si riproduce generosamente. E di nuovo la lettrice si domanda: ma insomma, tra tanti nobili ed elevati temi, proprio i ragni giganti?!?
5 commenti:
Silmarillion me lo regalerò per Natale: forse,a questo punto della mia formazione tolkieniana, posso osare, che dici? ^____^
Per quanto riguarda i ragni (non conosco quelli del Silmarillion), oltre a Shelob e quelli della Foresta proibita di Henry Potter, mi viene in mente anche il ragno di It di S.King, il grande Male che divora gli uomini nascosto nell'ombra, sotto le fogne di Derry. L'idea del ragno divoratore atterrisce l'umanità da sempre, sarà per questo che questi (simpatici?) animaletti sono predestinati a rappresentare il Male?
Ottimo regalo ^__^
Quanto all'osare, ecco, può darsi che in certi punti ti sentirai un po' frastornata, alla prima lettura. Diciamo che NON E' un libro che manca di nomi su nomi su nomi, ecco.Ma se non ricordo male l'unico ragno te l'ho anticipato io. Almeno spero :)
In effetti e ripensandoci l'unico ragno buono della cultura occidentale che mi viene in mente è Spiderman. I draghi o i lupi buoni, per esempio, sono merce molto più comune.
Sì, King ha preso parecchio da certi parti del Signore degli anelli in quel romanzo, rielaborandoli da par suo, ma la filiazione resta. (E, per suo tramite, arriva alla Rowling).
@povna:
la via prosegue senza fine / lontana dal ragno da cui parte...
Infine, una postilla sulla questione dei Ragni Intrinsecamente Malvagi (?), che sembra un tema molto sentito nella cultura anglosassone:
https://ildiariodimurasaki.blogspot.com/2015/10/racconti-di-fantasmi-montague-rhode.html
Posta un commento