Tra le tante caratteristiche che rendono il nostro amato paese una continua fonte di spunti per l'opinione pubblica internazionale c'è anche un Presidente del Consiglio che ha finalmente restituito alla parola "maschilismo" il suo giusto valore e che si distingue in particolar modo per i criteri e le modalità con cui sceglie i ministri del suo governo.
Molto è stato detto sui criteri da lui impiegati per scegliere i due Ministri delle Pari Opportunità e dell'Istruzione. Tali voci, sempre smentite dai diretti interessati, sono state da molti ritenute credibili per la notevole incompetenza mista ad un'altrettanto notevole straccuraggine mostrata dal ministro Gelmini nella gestione del suo Ministero.
Di recente il Presidente del Consiglio si è esibito in un'ennesima sortita indirizzata ad una deputata dell'opposizione: in un contesto in cui l'osservazione non c'entrava nulla, ha osservato che tale deputata era "più bella che intelligente" - che è un modo come un altro per non rispondere all'osservazione della deputata in questione, solo più maleducato dei molti modi da lui solitamente impiegati, perché la bellezza di una deputata non dovrebbe essere argomento su cui questionare in un dibattito politico.
L'affaire ha avuto un seguito altrettanto patetico e degno in tutto e per tutto del Ministro dell'Istruzione che ci ritroviamo: la deputata Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera, ha chiamato in causa le ministre del governo Berlusconi, Carfagna, Gelmini, Meloni e Prestigiacomo, affermando che "Dopo le offese del premier all'onorevole Bindi durante la trasmissione di Porta a Porta, è ancor più grave il silenzio delle donne della destra". Mentre Giorgia Meloni ha dichiarato "Mi spiace che il premier abbia detto quella frase", il ministro Mariastella Gelmini, invece, ai margini di un incontro del Pdl a Brescia, non ha dimostrato alcuna intenzione di esprimere solidarietà a Rosy Bindi: "Alla Bindi non esprimo certo solidarietà - dice senza mezze misure il ministro dell'istruzione - visto che quando su di me Repubblica e l'Espresso hanno scritto cose terribili che non ledevano la mia intelligenza, ma la mia onorabilità di donna, non ho ricevuto alcun attestato di solidarietà dalla Bindi. Né l'ha ricevuto il ministro Carfagna. La battuta di cui si parla non era poi così grave e la Bindi non dia lezioni perché è fuori dalla storia".
Scopriamo dunque con sorpresa che il ministro Gelmini è convinto, dopo un anno di gestione del suo Ministero, di avere ancora un'onorabilità di un qualsiasi tipo da difendere.
In effetti ha un senso che il Ministro Gelmini si rifiuti decisamente di attaccare l'unico uomo sulla faccia della terra disponibile a darle un ministero o un pubblico incarico - così come ha un senso che il ministro Meloni, che vive politicamente di vita propria, si permetta di avere opinioni personali.
2 commenti:
Più realista del re.
Del resto, che t'aspetti da un ministro che si lascia premiare per il suo fondoschiena senza dire neanche mezza parola?
Concordo con Lgo...
Figurarsi se una Gelmini sconfessa la sua gallina dalle uova d'oro...
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