Fino a pochi anni fa per mostrare di essere persona educata&aggiornata un generico atteggiamento di disponibilità verso gay e lesbiche era più che sufficiente - insomma, bastava evitare termini tipo malattia e perversione, non raccontare in pubblico barzellette sull'argomento (che sono tra l'altro di una pesantezza indicibile) e auspicare un generico futuro di comprensione e tolleranza.
Negli ultimi anni la questione però si è molto complicata: prima sono arrivate le comunità LGBT, e fin lì passi ché son solo quattro lettere e una volta che ci si è abituati allo scioglilingua la sigla vien giù bene; ma questa sigla ormai indica tali e tante variabili e possibilità che davvero, signora mia, non se ne viene più a capo - in particolare il settore transgender è un vero campo minato che comprende una quantità terrifica di sfumature in continuo e perenne aumento. Personalmente sono rimasta abbastanza indietro e dispero di venirne a capo perché ogni volta che mi sembra di essere infine arrivata a capirci qualcosa, ecco che arrivano nuove casistiche e possibilità di cui tenere conto.
Per mia fortuna lavoro in un settore molto conservativo, ovvero la scuola, ma appena metto il naso fuor di lì mi ritrovo retrocessa a relitto disinformato dell'età della pietra e vorrei tanto che ci fosse una sigla che si potesse tradurre con "mi sta bene tutto, ma proprio tutto, ditemi voi come volete essere chiamati e io vi chiamerò così".
Ma in fondo sono una Boomer e che sia rimasta indietro fa parte del naturale corso delle cose.
Tuttavia, temo di dover dire, i miei colleghi di generazione X, Y e Z non sono messi molto meglio di me e non è a loro che posso rivolgermi per districarmi dalle domande più spinose, anzi ho spesso l'impressione che siano nelle peste perfino peggio di me, e non solo a livello di nomenclatura.
Tuttavia, temo di dover dire, i miei colleghi di generazione X, Y e Z non sono messi molto meglio di me e non è a loro che posso rivolgermi per districarmi dalle domande più spinose, anzi ho spesso l'impressione che siano nelle peste perfino peggio di me, e non solo a livello di nomenclatura.
A questo proposito racconterò due fatterelli piuttosto insignificanti, a uno dei quali non ho nemmeno assistito, e raccontarli non porterà ad alcun costrutto: li racconto solo perché mi va, e comincio appunto da quello che conosco solo per via indiretta.
Una mattina la Prima Sfigata mi racconta che Spagnolo - una bella ragazza che ha passato da poco la trentina - per spiegargli l'albero genealogico della casa reale e da lì i vari nomi che si danno alle varie tipologie di parenti appunto in spagnolo, li aveva accoppiati in matrimonio. La Prima Sfigata però ha un piccolo gender gap, nel senso che ci sono due maschi in più rispetto alle femmine, e quindi due ragazzi si trovavano senza la loro legittima consorte.
Qualcuno suggerì il rimedio più ovvio, che credo sarebbe stato accettato senza proteste anche quando le medie le facevo io, negli anni 70, ovvero "Facciamo sposare due maschi" - e i due maschi si stavano appunto accingendo di buon grado a ritrovarsi uniti in matrimonio (cosa peraltro legalizzata in Spagna sin dal lontano 2005) ma l'insegnante aveva bruscamente escluso tale possibilità borbottando qualcosa del tipo "meglio morti".
Richiesta di un parere svicolai dicendo che mi sembrava una posizione un po' troppo drastica e provvidi prontamente a cambiare argomento, evitando con cura in seguito di chiarire la faccenda con Spagnolo, in base alla regola che è sempre meglio non fare domande perché a volte c'è il rischio che ti rispondano. In cuor mio però pensai che, se proprio l'argomento per la mia collega era così spinoso e il suo punto di vista tanto unpolitically correct, sarebbe magari stato più accorto da parte sua consultare l'elenco degli alunni e controllare che maschi e femmine fossero in numero pari decidendo prima come regolarsi.
Il secondo fatterello rientra senz'altro nella categoria spetteguless. Due anni fa, quando ci presentarono gli alunni delle future prime, una delle insegnanti delle elementari parlando di uno di loro ci spiegò, in modo assai contorto, che costui aveva degli atteggiamenti gentili, quasi femminili, e che quindi c'era la possibilità che fosse gay; ci consigliarono dunque di tenere d'occhio la situazione perché avrebbe potuto ritrovarsi ad essere oggetto di bullismo per questo.
Lo sventurato finì nella Seconda Capricciosa, dove chiunque che non sia una iena idrofoba corre in effetti forte rischio di essere bullizzato, indipendentemente dalle sue preferenze sessuali. Il ragazzo si distinse tuttavia non tanto per eventuali atteggiamenti femminili (qualsiasi cosa si possa intendere per "atteggiamento femminile") quando per una forte tendenza ad evitare lo scontro; si tratta insomma di un esponente della categoria "armonizzatori". Com'è noto armonizzare la Seconda Capricciosa sarebbe affare complicato anche per un buddha, ma il ragazzo finora è riuscito se non altro ad evitare di scornarsi con o recare ingiuria a chiunque, e credo sia stato preso ad esempio da un paio di alunni emotivamente normali che han finito per imitarlo, con buoni risultati.
Comunque sia, con tutto quello che c'è da dire e da deprecare sulla Seconda Capricciosa e sulle sue notevoli gesta, ho notato che ad ogni Consiglio di Classe si riesce sempre a trovare un angolino di tempo per discutere la possibilità che l'alunno in questione sia o non sia gay, con suddivisione del Consiglio in tre diverse scuole di pensiero che sostengono che lo è, che non lo è e infine che, essendo ancora nella fase latente non lo sappia ancora - teoria, quest'ultima, che mi sembra abbastanza improponibile ma vai a sapere. Ad ogni modo il giovinetto ha dei buoni rapporti anche con le ragazze e questo, misteriosamente, sembra un argomento a favore sia della prima che della seconda possibilità, stante che la possibilità che sia semplicemente una persona che tende ad andare d'accordo con tutti praticando la parità di genere non è stata finora presa nemmeno in considerazione altro che da me, che in questi cantucci di discussione evito financo di ricordare che esisto, in base al principio che l'orientamento sessuale degli alunni è questione di cui ai Consigli di Classe non ci si dovrebbe impicciare. Tuttavia, se esponessi cotale mia balzana teoria contribuirei alla discussione, e non voglio farlo, e così me ne resto in dignitoso silenzio mentre in testa mi frulla la Grande Domanda "Ma non è che sono solo e soltanto affari suoi?".
In quel Consiglio sono la Decana, e ne consegue che tutti gli altri componenti (alcuni dei quali sono cambiati dall'all'anno scorso ma non sono stati sostituiti da insegnanti meno impiccioni)) fanno parte delle generazioni X, Y e Z - tutta gente che dovrebbe quindi in teoria avere ampiamente superato l'idea che essere o non essere gay debba necessariamente costituire un problema o faccia qualche differenza, salvo nel momento in cui ti cerchi un partner.
Niente di quanto ho raccontato ha valore statistico, e come ho detto la scuola è ambiente assai conservatore. Tuttavia niente dovrebbe impedire, anche se sei conservatore, di metterti un tappo in bocca al momento opportuno.
Credo. Forse. Mi sembra.