A quel che sembra, la legge sulle unioni civili del 2016, per quanto all'epoca giudicata slavata, scialba e priva di nerbo sulla questione del matrimonio, ha innestato una specie di circolo virtuoso (anche perché nella normale conversazione le suddette unioni civili vengono classificate come "matrimoni", scavalcando così la pavidità dei legislatori).
Il fatto che lo zio Ermenegildo non si limitasse più a far coppia fissa col suo amico Egdeberto e che la cugina Marfisa si fosse civilmente unita davanti a tutto il parentame e agli amici con la sua ex compagna di banco Teodolinda ha reso tutto l'insieme molto più normale, e la generazione Alpha, ovvero i fanciulli nati dal 2010 in poi, han visto considerate legittime queste unioni sin da piccolissimi, oltre ad essere cresciuti da generazioni che tutto sommato nel fatto che Teodolinda e Marfisa si volessero bene non trovava niente di strano.
E insomma, quando la Prima Sfigata è entrata nella mia vita mi sono accorta che, mentre io languivo all'ospedale o impazzivo tra lockdown e quarantene varie, il mondo era abbastanza cambiato.
Il primo sospetto è arrivato quando, scrivendo i desideri legati all'Agenda 2030 per l'albero di Natale, Violetta dichiara che vuole scriverne uno contro l'omofobia perché è una cosa che la irrita molto.
"Cos'è l'omofobia?" chiede qualcuno.
"Quando tratti male o prendi in giro qualcuno perché ama persone del suo sesso" provo a sintetizzare.
"Tipo uomini che gli piacciono gli uomini?".
"Per esempio".
"Ah no, certo, non va bene trattare male gli altri per questo".
Fine della lezione sull'omofobia.
Passano le settimane e in una mattina del breve squarcio di primavera che abbiamo avuto a Marzo, durante l'intervallo, mentre alcuni primini si arrampicavano sull'albero in cortile arrivano Rachele e Teodora.
"Prof, le volevamo chiedere una cosa".
Chiedo di che si tratta.
"Ecco, noi volevamo sposarci. Lo farebbe lei?".
In cuor mio sgrano gli occhioni.
"Volentieri, ma dovete portarmi due testimoni, altrimenti la cerimonia non è valida" rispondo compunta (mi piaccio molto, quando faccio questi discorsi assurdi).
I testimoni arrivano pochi minuti e un litigio dopo.
Arrivano anche un gruppetto di ragazze come pubblico, e una reca in mano un mazzolino di fiori spontanei raccolti nel similpraticello e lo porge a una delle spose.
Faccio sistemare le spose davanti a me, e le testimoni a destra e a sinistra della coppia. Perché di matrimoni io me ne intendo; e infatti so che ci vuole anche un discorso.
"Prima di cominciare: vi ho visto discutere, prima. Voi state per fare un passo molto importante, anche se non irreversibile. Perché il vostro matrimonio sia valido è essenziale che entrambe siate convinte di quel che fate e disposte a condividere un progetto di vita insieme".
Mi assicurano che sì, sono convinte.
Così faccio la domanda formale "Vuoi tu Rachele prendere la qui presente" eccetera, colleziono i due sì di prammatica e le dichiaro moglie e moglie, mentre con la coda dell'occhio continuo a sorvegliare il gruppo degli arrampicati sull'albero, che stan tranquilli a fare merenda. Poi chiedo ai testimoni se hanno sentito, e anche loro rispondono di sì.
Le due spose ringraziano e se ne vanno.
Del seguito del matrimonio non ho saputo più nulla, e nemmeno del perché gli è venuta sì balzana idea.
Ad ogni modo la classe è piuttosto informata, perché il giorno della nostra unica gita, quando si sono comprati le bandierine LGBT, mi han spiegato che, appunto, erano bandierine LGBT e non della pace, perché quelle della pace avevano un colore in più (o in meno? Non ricordo).
Il che non toglie che durante l'anno nella Terza Asserpentata i maschi si siano ripetutamente insultati con insulti apertamente omofobi, e pure piuttosto scortesi, improvvisando anche alcune piccole risse a seguito di ciò. Loro però non sono generazione Alpha, bensì generazione Z, o almeno così mi sembra di aver capito.
Con un bel sorriso bonario e cortese avrei detto no alle due fanciulle. Mi sarebbero venuti in mente prima di tutto i genitori...e la loro eventuale reazione.
RispondiEliminaProvo orrore per la designazione delle varie generazioni attraverso lettere alfabetiche; capisco che l'intento è orientativamente classificatorio di un modo di porsi e di sentirsi al mondo, ma è anche spersonalizzante. Così però va il millennio...
Ciò che più ci sfugge ha bisogno di un'etichetta. :-)
Sì, credo sia soprattutto per questo... però in cuor mio ho il sospetto che i ragazzi nati dopo il 2000 siano effettivamente un po' diversi.
RispondiEliminaDetto questo, le generazioni classificate per lettere inorridiscono anche me, anche se per questi due post la classificazione per lettere mi ha fatto abbastanza comodo.
Quanto al matrimonio, confesso che il problema dei genitori non mi ha nemmeno sfiorato. D'altra parte si tratta di una classe più piccola dei suoi anni, e gioca in modo diverso da una normale prima, anche se l'impressione che ho avuto a pelle era che si trattasse di una specie di test rivolto a me.
In altre circostanze probabilmente l'istinto di rifiutarsi sarebbe stato giusto ma... sarebbero stato possibili altre circostanze?