La Seconda Effervescente in uno dei suoi momenti più composti e tranquilli
Passa un giorno e passa l'altro, e alla fine il Consiglio ha dovuto arrendersi all'evidenza dei fatti: la Seconda Effervescente, che l'anno scorso era una classe bella e vivace e affamata, se pure un po' faticosa da tenere, quest'anno gira a vuoto, assai più presa dalle sue aggrovigliatissime meccaniche interne che da questioni terrene quali le guerre di Carlo V e il teorema di Pitagora.
Le lezioni sono punteggiate da un profluvio di commenti, scambi di battute, botte e risposte, discussioni che finiscono per impegnare gruppi di cinque-sei studenti, domande accavallate e ripetute più volte; e va pur ammesso che, dopo la trentesima interruzione in quindici minuti, cotali lezioni diventano pappine insipide e assai frammentate anche da parte di quei docenti che in condizioni normali si distinguono per brillantezza di eloquio e saldezza nell'impostazione strutturale degli argomenti.
D'altra parte, schifide o memorabili che siano le nostre spiegazioni, i ragazzi le ascoltano assai distrattamente e, una volta a casa, non degnano di grande attenzione nemmeno quanto è scritto sui libri.
In sintesi: la classe lavora poco e male (detto e non concesso che lavori) e il profitto è in forte calo.
Tutto ciò ha costituito la portata principale dell'Incontro con i Genitori, durante il Consiglio di Classe. La scena era delle più classiche: il Consiglio schierato in fila compatta da una parte del lungo tavolo, i genitori schierati in un più blando semicerchio ad ascoltare, impegnatissimi ad avere un'aria adeguatamente contrita & insieme costruttiva, e ben attenti a non farci capire che il loro principale desiderio era in realtà di mandarci a Fanculo.
Il rosario dei luoghi comuni si è snodato senza mancare un colpo.
Prima il Coordinatore ha sciorinato un lungo e dettagliato quaderno di doglianze. Poi i genitori hanno espresso il loro rincrescimento. E dopo anche noi abbiamo espresso il nostro rincrescimento.
A questo punto i genitori, non riuscendo bene a capire cosa diamine volevamo da loro hanno cominciato a proporre soluzioni. Rudimentali e inapplicabili, naturalmente; ma occorre considerare che costoro non gestiscono classi, non sanno se non in base a vaghi ricordi cos'è una classe, e di dinamiche interne delle classi non si interessano né tanto né poco; inoltre sono abituati a gestirsi uno/due figli per volta sulla base di rapporti molto diversi da quelli che caratterizzano insegnanti e alunni.
"D'ora in poi segnalateci sempre quando fanno qualcosa che non va, e noi interverremo" suggerisce il primo Padre Ben Intenzionato. Con bel garbo, gli viene fatto capire che un insegnante vorrebbe fare qualcos'altro, nelle sue ore di lezione frontale, che non sia passarle a scrivere note e rapporti.
Un altro Genitore Ben Intenzionato suggerisce di rispiegare le regole del corretto comportamento in classe. Gli viene spiegato che i ragazzi le conoscono benissimo, le regole, ma se ne fregano di applicarle. I Genitori ci guardano con aperta disapprovazione: non è possibile che i loro Pregiati Figli se ne freghino delle regole: i loro Pregiati Figli sono magari un po' sventati, ma buoni. Può essere che pecchino per ignoranza, ma non certo per cattiveria.
Provo a spiegargli che non è questione di cattiveria, ma che nel momento in cui entrano in classe, la Classe prende il sopravvento sull'Individuo, e il Bravo Ragazzo, pur desideroso di non deludere o dare dispiacere ai suoi genitori, si scorda financo della loro esistenza dedicando invece ogni sua energia ad inserirsi nel fascinoso vortice magmatico formato dal gruppo dei suoi coetanei, amati, odiati, insopportabili, adorabili e comunque del tutto indispensabili.
Mi guardano male. Non osano prendermi apertamente a sassate, ma vorrebbero. Gli sto spiegando che non hanno più potere assoluto sui loro figli. Peggio ancora, gli sto spiegando una cosa che da qualche parte del loro cuore stanno imparando giorno per giorno. Fosse una completa sciocchezza, gli sarebbe molto più facile scusarmi.
D'altra parte di solito non si cerca di convincere oche e capponi della bellezza intrinseca dei pranzi di Natale - e quand'anche si cercasse, difficilmente si otterrebbero oceani di consenso. Mi prendo le sassate virtuali e mi cheto in bell'ordine, meglio tardi che mai.
Infine, con gran garbo e un lungo giro di parole, un genitore lascia intendere che venire a capo della classe è affar nostro, non loro. Siccome è impossibile dargli torto, nessuno lo contraddice - ma lo guardiamo male pur dietro sorrisi falsi e parole di miele avvelenato.
Eh sì, gestire la Seconda Effervescente sarebbe proprio affar nostro. E lo faremmo anche molto volentieri, se solo ci riuscisse.
Gli spieghiamo che, con l'aria che tira, i voti non saranno dei migliori e dovranno farsene una ragione. Questo rasserena un po' l'atmosfera: un voto basso è qualcosa di facilmente comprensibile anche se non sei un insegnante, e a un voto basso qualsiasi genitore sa come reagire (che poi la reazione produca qualche frutto è tutto da vedersi, ma anche queste sono cose che si sanno).
Dopo una quarantina di minuti di chiacchiere inconcludenti la riunione del Consiglio si scioglie, senza essere addivenuta ad alcunché di concreto. Un gruppo di genitori vagamente immusoniti se ne va, un gruppo di insegnanti vagamente frustrati si predispone al Consiglio successivo.
Anche questo fa parte degli Intramontabili Rituali della Scuola. Certamente si poteva fare di più e meglio, e certamente non ci è riuscito, come già a tanti prima di noi.
La soluzione ce l'hanno i ragazzi della Seconda Effervescente. Con l'augurio che la tirino fuori presto.