venerdì 9 novembre 2012
Quando l'automobile uccise la cavalleria - Giorgio Caponetti
Romanzo storico, con leggere venature à la Codice da Vinci, nel senso di interpretare liberamente alcune vicende storiche non del tutto chiare e che in effetti avrebbero anche potuto effettivamente andare come le fa andare l'autore. In tutta sincerità, però, e detto da una lettrice che non conosce bene il passaggio tra XIX e XX secolo in Italia, le forzature sono molto meno lampanti di quelle narrate nel Codice. Diciamo: più probabili del Codice e altrettanto difficilmente provabili.
Il romanzo è lungo, dettagliato e scorrevole, e l'autore scrive senz'altro meglio della media dei romanzieri italiani contemporanei. Le parole non sono mai usate a caso o in modo approssimativo, e anche il titolo ha il suo bel perché.
Si racconta del passaggio epocale che va dai primi aggeggi a motore che sterzavano con l'aiuto di una manovella e gloriosamente sfrecciavano alla media di sedici chilometri all'ora (WOW!) sulle loro tre ruote di gomma piena, fino all'affermarsi dell'automobile come mezzo di trasporto di lusso, con conseguente sparizione delle carrozze a cavalli - diciamo dal 1886 al 1906, e lo si racconta dall'interno dell'alta aristocrazia e dell'altissima borghesia. I tre personaggi principali (storicissimi) sono: il maggiore Caprilli, appassionato di cavalli ed equitazione, che riuscì a rivoluzionare le tecniche di addestramento e di guida della cavalleria militare (fatica quasi inutile perché la cavalleria venne ben presto soppiantata), un ricchissimo e nobilissimo gentiluomo grande amico di Caprilli, Emanuele Cacherano di Bricherasio, che fu tra i fondatori della F.I.A.T. nel 1996, e un tal Giovanni Agnelli, anche lui tra i fondatori della F.I.A.T., che si dimostrò dotato di una bella tempra di imprenditore e uomo d'affari. In mezzo una folla di personaggi meno importanti ai fini della trama ma molto più noti al comune lettore, a partire dal tedesco Benz, alla ricerca dei combustibili più adatti ai motori, continuando col signor Dunlop, che sperimentava gomme vuote, fino a De Amicis e a Pellizza da Volpedo.
Leggendo il libro ho imparato un'infinità di cose, di varia utilità ed interesse: che D'Annunzio montava a cavallo senza stile, che la donna in primo piano nel Quarto Stato di Canizza da Volpedo era la di lui consorte e che il pittore dipinse l'enorme quadro a prezzo di grandi sacrifici perché era povero ed emarginato in quanto socialista, che il quadro faceva una gran paura ai ricchi (che all'epoca si spaventavano facilmente, e con ragione, ma ciò non bastò a spingerli ad essere più ragionevoli), che l'autore dell'abominevole Cuore più avanti diventò socialista e come tale venne pure lui emarginato dagli editori (ma siccome aveva fatto un sacco di soldi con Cuore non divenne mai povero, alla faccia di nobili e borghesi affamatori del popolo), perché la Fiat nacque F.I.A.T. ma oggi si scrive Fiat (fallì e venne rifondata con un nome leggermente diverso: quella di oggi è la Fiat Spa) e tante tante altre ancora.
Il finale ha interessanti sfumature gialle magari completamente false ma che lasciano riflettere. Ancor più però lasciano riflettere altri particolari storici seminati nel libro, che spiegano certe caratteristiche che ancora oggi la Fiat mantiene: un legame piuttosto stretto con il governo, per esempio, o una certa capacità di autotutela, come nel caso di una gara in automobile articolata su più giorni e su un lungo percorso, organizzata dal Club dell'Automobile (dove i dirigenti erano anche i dirigenti della F.I.A.T.) e, guarda un po' i casi della vita, il Club si dimentica di organizzare il rifornimento di benzina ma la provvida F.I.A.T. lo organizza eccome, ma solo per le sue vetture.
Diciamo: un romanzo storico nella migliore tradizione italiana, che parla del passato con tanti possibili agganci al presente - come i Promessi Sposi o Il nome della rosa, tanto per fare due esempi.
Con questo post partecipo ai Venerdì del libro di Homemademamma. Buona lettura e buon fine settimana a tutti noi!
Uh, che voglia che mi hai fatto venire di leggerlo!
RispondiEliminacercavo proprio un romanzo storico da regalare. Grazieee
RispondiElimina@La Prof:
RispondiEliminaleggiloleggiloleggilo, ti piace di sicuro!
@Giorgia
prego, piacere mio ^__^
Prendo nota...
RispondiEliminaCiao!
Bello! Mi piacciono molto i romanzi storici anche se in genere preferisco i romanzieri stranieri... lo annoto!
RispondiEliminaMi hai incuriosito parecchio... :-)
RispondiEliminaMi piace come parli di letteratura! Un po' come disse un ragazzino (romano) alla sua prof dopo una bella spiegazione: "a professore' me pareva de stacce!" :)
RispondiEliminaUna novità per me, ignoravo l'esistenza di questo libro e anche di questo autore.Il venerdì del libro è bellissimo per questo, lo dico spesso io: si imparano sempre cose nuove e interessanti!
RispondiEliminaBuon fine settimana!
Mi piace! Mi ispira. Prenderollo.
RispondiElimina@Linda:
RispondiEliminaIl ragazzo fece un bellissimo complimento alla sua prof.
(anche tu a me, in effetti ^__^)
@Maris:
nientedi strano che tu non conosce né l'autore né il libro: l'autore è un sessantenne al suo primo romanzo (praticamente ci ha lavorato per dei decenni, nei ritagli di tempo) e l'editore è Marcos y Marcos, blasonato quanto vuoi ma non certo famoso per i suoi grandiosi best-seller.
Vista la cura con cui è fatto questio libro (la copertina per esempio è bella e pertinente, due qualità quasi mai associabili ad una copertina di libro, e non solo nel nostro paese) sarebbe il caso che dessi una spulciata al catalogo...
Io non amo molto i romanzi storici ma in diverse occasioni mi sono dovuta ricredere... Però ammetto che il titolo non mi avrebbe mai attirata....
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