Oscure minacce si addensano anche sulle conversazioni in apparenza più innocue
(Taci, il nemico ti ascolta!)
Alla fine di Maggio strane cose stavano succedendo nell'universo Google (un universo assai complesso e articolato, che comprende anche YouTube e, molto più modestamente, la piattaforma da cui sto scrivendo).
C'era uno YouTuber di discreta rinomanza, per esempio, che si era visto improvvisamente cancellato un video su Dubai ove osava sostenere che la manodopera straniera importata in quel paese non era trattata in modo molto rispettoso. A seguito di tutto ciò lo YouTuber in questione aveva tosto pubblicato un altro video dove si lamentava moltissimo, sostenendo che lui su quel video ci aveva lavorato come un castoro e non gli sembrava davvero cosa mangiarglielo così, senza un motivo.
Poi il video ritornò.
Poi un altro YouTuber, anche più conosciuto del primo, si era visto sparire un video che parlava (mi pare) delle polemiche che imperversavano sul disegno di legge Zan contro l'omofobia. Glielo sbloccarono poche ore dopo e lui non commentò in alcun modo la cosa. La commentarono però, e parecchio, i suoi abituali follower che si erano ampiamente accorti che il video era stato rimosso. Questo secondo YouTuber aveva dedicato negli ultimi mesi diversi video alla questione delle censure su Facebook e su YouTube, spiegando qualmente di come i proprietari di questi colossi della rete stessero cercando un equilibrio tra la libertà di censura, le conseguenze politiche che certi contenuti pubblicati sui social potevano portare, le censure operate dalla Cina ma anche da altri paesi, il rischio di querele, il rischio di scontri con i poteri istituzionali (come si era già visto con Trump dopo le ultime elezioni presidenziali) - e insomma osservando che la questione era molto complicata e i colossi in questione stavano faticosamente cercando un punto di equilibrio che gli permettesse di continuare a gestire in pace i loro enormi social (e incassare i soldi che gli fruttavano) ma anche che questo punto di equilibrio era complicato da trovare per vari motivi, e non ultimo il fatto che la quantità di roba pubblicata su questi social è ormai enormissima e molto difficile da gestire e soprattutto da tenere sotto controllo.
E poi qualche tempo prima era stato chiuso un canale di quelli molto complottisti, se vogliamo anche tossico. Ma... era giusto chiuderlo, visto che tutti hanno diritto alla libertà d'espressione? E considerando che la Verità è una creatura piuttosto sfuggente e difficile da definire? Ed era apparso anche un video pubblicato da uno YouTober che vantava anche lui un suo seguito, anche se più contenuto di quello dei due YouTuber di cui ho scritto prima, e che sosteneva che la rimozione dall'alto delle fake news era sbagliata per principio; e io su questa posizione mi ero tutto sommato attestata anche se mi rendevo conto che il problema non era solo quello.
E su tutto ciò io meditavo e ponderavo con grande attenzione, cercando di capire tutti i lati della questione, che si rivelava invero assai spinosa e senza veri precedenti storici; ma ci riflettevo come si riflette sui Massimi Sistemi, perché mi ritenevo coinvolta solo in qualità di utente.
Ma ecco, una mattina di Maggio mi svegliai e come sempre accesi il computer e guardai la posta. E lì trovai 5 mail 5 di Google, che mi spiegava che aveva deciso di sbloccare cinque miei post perché, ripensandoci, lei Google si era accorta che questi post non violavano gli standard di Google e non incitavano al terrorismo, alla pornografia, all'abuso di minori e simili.
Con gli occhi grandi come tazze da tè guardai e riguardai le mail domandandomi
1) perché ero ubriaca visto che da almeno tre giorni non toccavo una goccia di alcool
ma soprattutto
2) perché alla Google bevevano invece in modo così smodato prima di mettersi al lavoro.
E continuando a scorrere la posta trovai anche le lettere che mi avvisavano, la sera prima, mentre leggevo il mio bel romanzo vittoriano di turno e coccolavo i gatti prima di spengere la luce per dormire, che quei cinque post erano stati cancellati in quanto qualcuno li aveva segnalati e dopo averli esaminati Google aveva stabilito che sì, effettivamente violavano gli standard perché incitavano al terrorismo, erano altamente pornografici eccetera.
E a quel punto i miei occhi erano diventati grandi come ruote da mulino.
Per fortuna l'orologio incombeva, la scuola aspettava e dunque piantai tutto lì e corsi a fare il mio onesto lavoro, per riprendere la questione soltanto a pomeriggio ormai avviato.
Tornata a casa, riconsiderai la questione con perplessità sempre maggiore.
Prima di tutto: quali erano questi post che incitavano al terrorismo, all'odio eccetera?
La cinquina era composta da
- un post sulla festa del 25 Aprile e la curiosa reinterpretazione cui è stata sottoposta di recente
- una modesta recensione del bellissimo film Porco Rosso del grande Miyazaki,
- uno sul razzismo (che si apre con la sovversiva immagine di una razza intesa come pesce, onde meglio incitare al terrorismo)
- e una piccola commemorazione dell'anniversario della chiusura delle scuole per pandemia dove avevo osato scrivere nel titolo la parola Covid, ormai diventata ben più popolare dell'inizialmente più usata Coronavirus. Gli auguravo un buon compleanno, nientemeno. Assai terroristico da parte mia, ne convengo. Ma perché non deve avere diritto a un compleanno pure lui, poverino? Mica l'ha scelto dal catalogo, di essere un virus ad alta mortalità. Magari avrebbe preferito essere uno di quei virus che aiutano la flora intestinale.
Prima di ripubblicarli, come la stessa Google mi aveva autorizzato a fare, rilessi i cinque post. Vabbé, non c'erano dentro contenuti che incitavano al terrorismo o all'odio e questo lo sapevo, ma nemmeno mi sembrava che potessero essere definiti violenti - in particolar modo quello della recensione del film. E poi via, il buon compleanno al virus con le bottiglie di champagne, davvero esisteva qualcuno disposto a prenderlo sul serio?
Va bene, l'algoritmo aveva cannato alla grande, esattamente come aveva fatto col video su Dubai e con quello sul disegno di legge Zan. Ma come c'era arrivato, l'algoritmo, al mio piccolo blog di nicchia? I due canali di YouTube censurati avevano centinaia di migliaia di iscritti. Il mio blog, in un anno, non fa nemmeno un centinaio di migliaia di accessi. Chi se lo fila, a parte qualche gentile e paziente lettore?
E, sul serio, era davvero possibile che qualcuno di questi lettori, un po' meno gentile degli altri, avesse deciso di segnalare alla Suprema Autorità di Google quei cinque post trovandoli insopportabili nel tono e nel contenuto? Anch'io ho lettori che arrivano qui per caso, dopo aver incrociato un rimando su Google alle prove Invalsi o alle recensioni di Harry Potter, ma son tutte persone molto paciose, mi sembra.
L'unica possibilità ragionevole mi sembra che laggiù, a casa Google, qualcuno abbia lanciato l'algoritmo all'impazzata nella blogsfera di Blogspot - che non è esattamente una piattaforma titanica per frequentazioni, va pur detto - ottenendone risultati piuttosto discutibili.
Tutta la vicenda ai miei occhi rimane un assoluto mistero. Che mi ha lasciato una certa inquietudine, però.
Spero che da allora abbiano un po' rivisto l'algoritmo, non mi sembra dei più affidabili. Per diminuire la diffusione del terrorismo nel mondo, cancellarmi i post temo che non serva a molto.
Dovrebbero cercare u rimedio più efficace, secondo me.
Inquieta, in effetti, la vicenda. Anche se razionalmente si sa di non aver offeso chicchessia o incitato alla violenza e all'odio, si resta senza parole; gli algoritmi sono anche stupidi talvolta, ma ugualmente ci si irrita, o almeno io vivrei la vicenda così.
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