In occasione della Giornata Mondiale del Gatto ho pensato di presentare, invece del solito post zuccherino su quanto son belli i gatti, una piccola selezione personale di musiche dedicate appunto ai gatti negli ultimi secoli.
Cominciando con un falso storico, ovvero la Fugue du chat di Scarlatti; che è una fuga, ed è di Scarlatti, ma che non si chiamava così nelle intenzioni dell'autore.
Si tratta della Fuga in Sol minore, K. 30 L. 499, composta nel 1739. Qualche decennio dopo apparve la denominazione Fuga del gatto con relativa leggenda che racconta di come Scarlatti la componesse ispirandosi al suo micio Pulcinella (che è davvero esistito e di cui Scarlatti faceva gran conto) che amava passeggiare sulla tastiera - come fanno del resto tutti i gatti che hanno una tastiera a disposizione. L'andamento del pezzo è comunque molto felino:
Un buon esempio di Fuga del Gatto sulla Tastiera l'abbiamo anche nel film de Gli Aristogatti
che include anche una bella canzone dedicata al giusto sentimento che spinge ognuno di noi a desiderare di essere un gatto
ed esplora il rapporto dei gatti con lo swing, il jazz e la musica d'atmosfera.
E già che si parla di Aristogatti, è giusto aggiungere anche la sigla cantata nientemeno che da Maurice Chevalier
Molte volte i gatti sono stati messi in musica. Abbiamo per esempio il musical Cats mandato in scena con gran successo nel 1980 da Lloyd e Webber. Grandi musicisti, che si basavano sui testi di T.S. Eliot, nientemeno. Belle le poesie di Eliot, belle le canzoni, ma a dir la verità quelli non sono gatti, sono umani con la coda. Così, giusto per onor di bandiera, posterò soltanto la canzone più famosa, cantata da Elaine Page vestita da gatta triste e malandata:
Altra canzone struggente su una gatta ci arriva dai Queen. Il gattaro ufficiale del gruppo era Freddie Mercury, che a una delle sue gatte preferite dedicò Delilah che non è probabilmente il loro più grande capolavoro (anche se Freddie miagola molto bene). Tuttavia Brian May da ragazzo aveva avuto una gattina di nome Squeaky, purtroppo morta giovane. La versione originale della canzone venne pubblicata nell'album News Of the World e per il 40° anniversario della pubblicazione venne fatto un cartone animato, che aveva anche una versione cantata da Freddie. Entrambe le versioni hanno i loro specifici pregi, ed entrambe mi sono sempre parse molto commoventi perché un adulto che ricorda l'amico scomparso nella sua prima giovinezza (ma anche l'amico umano scomparso a quando ormai la giovinezza stava finendo) compie uno strano gioco di specchi che lo porta a piangere la sua stessa morte, ma anche a sperare la rinascita e la riunione alla fine di tutto. Secondo i fan, i quattro uccelli che alla fine del video volano insieme nel sole sono i quattro Queen (e il robot a terra naturalmente è Freddie), e comunque nel cartone animato si vede benissimo che il senso è quello.
I Queen non sono stati gli unici a dedicare una canzone a un gatto amato e poi perduto: verso la fine degli anni 80 un gruppo di Prato, "Edipo e il suo complesso" scelse di fare la cover di un celebre brano degli U2. Il brano riscosse un certo seguito e veniva spesso trasmessa anche dalle radio locali. Il titolo è M'è morto il gatto, e la canzone è cantata in purissimo vernacolo fiorentino. Ricordo che l'ascoltai pochi giorni dopo la morte dell'amata Giselle ed ero seriamente incerta se ridere o piangere - nel dubbio, feci entrambe le cose.
Parliamo adesso di gatti disagiati e maltrattati, dalla sorte ma anche dagli umani.
Quella che segue è stata definita da un critico musicale l'unica canzone di protesta del 1968 che ha avuto un successo duraturo
tanto che il successo dura tuttora: la canzone viene continuamente citata, il celebre ritornello sei per sette quarantadue è ancora d'aiuto per chi studia le tabelline e il titolo è usatissimo come nome per le associazioni per la tutela dei felini, per le linee di cibo per gatti e c'è pure una serie animata che va in televisione. La canzone parla di gatti randagi che si organizzano per rivendicare il loro diritto ad una vita migliore.
A volte però una vita migliore ci si può conquistare anche in proprio, utilizzando bene le opportunità offerte dalla sorte - com'è il caso della Gatta Cenerentola di Roberto De Simone, arrivata in scena nel 1976, in cui Cenerentola, stabilito che c'è chi nasce cane e chi nascette gatta, e che lei è nata gatta e non canillo, aspetta fiduciosa di acchiappare il sorcetto che la sorte prima o poi le manderà - e infatti tradizionalmente ai gatti è attribuita la virtù della paziente attesa
In altri casi invece quello che per il gatto è un gioco viene volutamente frainteso e interpretato come un malessere psicologico - ed è così che Giorgio Gaber ha scritto una canzone che descrive in realtà una tipologia umana (quella che oggi viene classificata come hater). La canzone è tuttora molto attuale e mi riprometto di usarla quando in classe si parla di bullismo.
E infine ci sono anche gatti danneggiati dalla stupidità umana. E' il triste caso cantato da Modugno in due pregevolissime versioni (dialetto e italiano) nei 1961
Com'è noto però i gatti neri hanno anche moltissimi estimatori, e al loro fascino esclusivo è dedicato uno dei classici immortali dello dello Zecchino d'Oro (edizione 1969)
ma la canzone è stata reinterpretata davvero in vari modi. Ecco per esempio la versione coreana
Passiamo adesso a quelle canzoni dove i gatti descrivono sé stessi e il rapporto (molto soddisfacente, di solito) che hanno con la loro gattità: per esempio nel bel film La gabbianella e il gatto del 1998 (un film davvero molto gattoso e che dell'identità felina vera o presunta fa uno dei temi principali) questa è Siamo gatti scritta e cantata da Samuele Bersani
Della gattità si erano già occupati i musicisti barocchi. Per esempio Richard Brown in un delizioso quadretto di vita notturna, con gattini innocenti che si ritrovano la notte per fare le fusa insieme:
Ci sono poi canzoni dedicate allo stupore e l'ammirazione che gli esseri umani provano verso quella splendida creatura che è il gatto. In Rejoice in the Lamb di Britten uno dei brani è appunto dedicato al gatto Geoffrey esaltato dal suo umano (nel Settecento) come esempio dell'armonia divina; musica sacra, dunque.
For I will consider my cat Jeoffry.
For he is the servant of the living God.
Duly and daily serving him.
For at the first glance
Of the glory of God in the East
He worships in his way.
For this is done by wreathing his body
Seven times round with elegant quickness.
For he knows that God is his saviour.
For God has bless'd him
In the variety of his movements.
For there is nothing sweeter
Than his peace when at rest.
For I am possessed of a cat,
Surpassing in beauty,
From whom I take occasion
To bless Almighty God.*
Molto meno sacrale ma estremamente realistica è invece la canzone Gatto Matto di Roberto Angelini, che nel 2003 riscosse un enorme e meritato successo e che descriveva fedelmente la convivenza col suo gatto:
(no, nel video non ci sono molti gatti anche se è comunque piuttosto gradevole. Cercando su YouTube comunque le versioni gattate abbondano).
Lo strumento scelto da Prokov'ev per illustrare il gatto in Pierino e il lupo è il clarinetto
Lo cito soprattutto perché la composizione è ancora famosissima, a quasi un secolo di distanza, e tuttora gli studenti di tutto il mondo se lo ritrovano davanti nei loro primi approcci con la musica classica. Il gatto è un personaggio abbastanza secondario, ma il suo tema è di quelli che rimangono impressi per la vita.
Anche Rossini dedicò una composizione ai gatti: si tratta del Duetto buffo, di solito eseguito da due soprani o da voci bianche. Ce ne sono molte versioni, anche con cantanti assai famose, ma si può interpretare in molti modi: come una discussione, un litigio oppure come un corteggiamento.
Qui ho messo la mia versione preferita, dove la regia è assolutamente geniale:
Molto famosa è anche la versione animata da Lele Luttazzi
In questo modo ho introdotto l'ultimo tema: gatti e amore. Si tratta di un sentimento che i gatti vivono con molta intensità e che spesso finisce per coinvolgere anche i vicini dei loro umani - oggi meno perché molti gatti accasati nelle famiglie vengono sterilizzati, ma siccome i gatti continuano ad essere molto numerosi il rituale del corteggiamento deve essere ancora piuttosto diffuso.
In questa canzone dell'inizio del secolo viene descritto molto bene il comportamento usuale di un gatto innamorato
Durante il lockdown dell'anno scorso la Ukulele Orchestra in Great Britain ne ha fatta una cover dove ognuno suonava a casa sua in uno sfondo il più gattoso possibile; la bravura della Ukulele Orchestra nel reinterpretare brani assai famosi è davvero notevole, e insomma per quanto i Cure siano senz'altro una delle vette della musica contemporanea, la versione ukulele mi piace più dell'originale
Per chiudere la carrellata, una canzone molto felina di Lucio Battisti uscita nel 1978 nell'album Una donna per amico. Il ritmo, l'orchestrazione e perfino il testo sono davvero ben misurati e solo molti, molti anni dopo, riascoltandola per puro caso mi resi conto che non si limitava a descrivere la singolare capacità del gatto nello spadroneggiare in casa, ma parlava di un particolare tipo di gatto, ovvero quello a due zampe: un caro, carissimo amico, molto discreto e talmente simpatico che si finiva sempre per invitarlo perché tanto abbiam tempo per star soli. Il narratore si rende conto benissimo di dove il gatto vuole andare a parare, ma capisce anche che avvisare la sua ragazza sarebbe una grave mancanza di stile, perché implicherebbe che la ragazza non è capace di gestire la situazione da sola - e intanto il gatto conduce con fare felpato il suo corteggiamento e se la ragazza è innocente non c'è dubbio che ci cascherà e davvero il gatto riuscirà a farci quel che vuole.
Non esiste un video originale, ma il video amatoriale composto da disegni di Vladimir Rumyancev secondo me rende molto bene l'idea.
(Eh sì: immagino di non aver capito di cosa parlava la canzone perché se la ragazza della canzone fossi stata io, avrei senz'altro abboccato come una carpa con assoluta innocenza. Sempre stata piuttosto ingenua, io).
Una pagina enciclopedica più che un post. Alcune le conosco, ma è bellissima a mio gusto quella dei Le Chanteurs. Abilissimi e ironici.
RispondiEliminaQuesto post è gattomeraviglioso. Ora io e figlia ce le ascoltiamo tutte (e figlia le canterà in loop per settimane).
RispondiEliminaBuon ferragosto!
@ Mel:
RispondiEliminaQuella dei Le Chanteurs è un capolavoro, secondo me. E posso solo invidiarli pensando a quanto si sono divertiti a prepararlo e quanto è stato bravo chi dirigeva il gruppo. Si vede benissimo che si divertono tutti moltissimo (pubblico compreso!) che nella musica è la cosa più importante.
@ Tenar:
Grazie, e spero che anche la figlia gradirà ^__^