Il libro che vado a presentare oggi è una storia di pazzi e il lettore italiano del XXI secolo è portato a sgranare gli occhi sempre di più mentre lo legge.
Dire che è una storia di pazzi tuttavia non è lo stesso che dire che manca di un suo fascino, e aggiungo che il fascino è solo in piccolissima parte dovuto ai gatti, che nonostante il titolo e la storia fanno solo minime comparse - che forse è un peccato, ma l'autore probabilmente non ha avuto torto a regolarsi così.
Tutti noi abbiamo sentito parlare di molte crociate: la prima crociata, la crociata contro gli albigesi, la crociata bizantina, la crociata dei bambini, le crociate contro Internet eccetera. Di crociate dei gatti però credo che nemmeno il più esperto di storia abbia mai sentito dire niente - e a ragione, perché non c'è stata. Sarebbe magari più esatto parlare di una crociata per i gatti, ma comunque storicamente non è attestata nemmeno quella.
Il libro tra l'altro nell'originale tedesco avrebbe un titolo diverso, che fa riferimento alla lotta sostenuta da una classe di liceo. La vicenda ivi narrata è inventata di sana pianta - insomma si tratta di un racconto di fantasia, scritto da un tedesco di origini ebraiche nel 1928, tradotto in italiano per la prima volta nel 1930 (con in copertina un fantastico gatto certosino che guarda il mondo con aria sognante) e purtroppo completamente dimenticato per molto tempo. Nel 2006 è stato pubblicato dalla casa editrice Medusa con lo stesso titolo e una nuova traduzione, e a quel che ho capito è tuttora in commercio per chi avesse voglia di comprarlo - che non sarà operazione indolore perché spennano l'acquirente con ben 16,50 euro per un volumetto di 172 pagine che oltretutto contiene una non scarsa quantità di errori di stampa. Il quadro in copertina, dipinto da tal George Cruiksbank nel XIX secolo,si intitola Pioggia diluviana e immagino si riferisca al celebre detto inglese "piovere a cani e gatti" che sta ad indicare una pioggia molto intensa.
Siamo alla fine degli anni 20, in Germania, in un liceo classico e quindi ci sono tutte le caratteristiche di ogni liceo classico dell'epoca: rivalità tra le classi, precise gerarchie sociali anche all'interno delle classi in questione, rapporti talvolta conflittuali con gli insegnanti e una popolazione in gran prevalenza maschile. Come tutti i licei dell'epoca è diviso in un ginnasio di due anni e in un liceo di tre (quindi la prima liceo è il terzo anno delle superiori e via scorrendo; mi pare che ora invece in Italia anche il classico sia diventato una normale scuola in cinque anni dove il primo anno si fa la classe prima, il secondo la classe seconda eccetera - che non mi sembrerebbe poi una cosa così illogica).
Il liceo però afferisce a una particolare scuola di pensiero sull'educazione, diffusasi tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX in diverse zone d'Europa, che richiede grandi spazi aperti intorno alla scuola (boschetti, laghetti, campi coltivati e via dicendo) e fa passare ai ragazzi la maggior parte della giornata all'aperto, a contatto con la natura e li coinvolge anche in lavori manuali. Troviamo così i nostri liceali che riparano staccionate, tengono con sé animali da compagnia (che rispondono soprattutto ai loro padroni umani anche se appartengono a tutta la classe) assai ben tratteggiati nella loro natura canina e felina (ahimé, in realtà il gatto è uno solo), coltivano campi aiutando i contadini del luogo e insomma fanno un sacco di cose che noi al liceo non saremmo mai stati capaci di fare nemmeno se ci avessero sparato. A proposito, c'è anche una ragazza nella Prima, Daniela: è una sorta di leader spirituale della classe, tenuta in una considerazione che somiglia molto all'adorazione e che come arma ha arco e frecce, mentre i ragazzi si contentano di spade di legno (no, noi al liceo non avevamo né arco né frecce e nemmeno spade di legno e ripensandoci è un vero peccato).
L'ambientazione dunque è piuttosto particolare. Ma che dire dello stile della narrazione? E' epico, assolutamente epico e molto, molto omerico. Più che giusto perché a un liceo classico, e in particolar modo in un liceo classico tedesco di inizio secolo, nella letteratura greca ci si vive, inzuppati come tante madaleine nel tè e il linguaggio omerico finisce per essere la lingua di tutti i giorni. Daniela per esempio per buona parte del romanzo... è Achille, ritiratasi sotto le tende, pardon, in un suo territorio personale nel bosco, a seguito di un torto che le è stato fatto (o che ritiene le sia stato fatto?) e i compagni non osano avvicinarla per chiederle di tornare tra loro anche se lo vorrebbero più di ogni cosa al mondo.
Mentre il lettore arranca sempre più stranito in una realtà assai particolare e descritta in tono epico, la trama si avvia - perché c'è una trama per quanto epica e un po' delirante, e riguarda un pellicciaio a caccia di pelli di cane e di gatto che la classe è decisissima a non fargli avere perché convinta che le pelli dei cani e dei gatti stiano bene addosso ai cani e ai gatti cui appartengono per diritto di nascita. Decidono perciò non soltanto di intervenire in difesa dei loro animali, ma anche di quelli che abitano la città lì vicino, che siano randagi oppure abituati a vivere in famiglia. A tal scopo si organizzano con gran cura, elaborando un piano complesso e ben ramificato, cercano di ottenere la complicità o almeno il silente appoggio degli insegnanti, affrontano con grande coraggio ma anche con mirabile dialettica le autorità civili della del luogo...
Se lo spunto non è poi molto insolito nella narrativa per ragazzi dell'epoca, la trama che lo sviluppa è assai originale e lo stile di narrazione è decisamente folle, di quel tipo di follia che affascina oltre a far sgranare gli occhi.
Non so quanto possa essere appetibile per un ragazzo normale di oggi, salvo le solite eccezioni che più gli dai un libro particolare e più li fai contenti. Di sicuro non è il classico libro dove il lettore non deve fare altra fatica che quella di compitare le parole una dopo l'altra e tutto gli si squaderna davanti con grande chiarezza e senza tanti giri di parole; certamente non è scritto in uno stile asciutto e piano. Ma c'è dentro parecchio, e il lettore contemporaneo che sa cosa successe in Germania qualche anno dopo gode di un vantaggio rispetto ai primi lettori e ci trova una serie di spunti che fanno decisamente riflettere. Ad ogni modo ho deciso di comprarlo per la biblioteca di scuola e probabilmente anche per la mia, perché voglio rileggerlo.
La narrazione è corale e non c'è un vero protagonista. Due personaggi però spiccano tra la folla: Daniela, che compare pochissimo (ma sempre in momenti determinanti) pur essendo molto spesso evocata, nei pensieri più che nelle parole; e Borst, il più giovane, il più ingenuo, il più sprovveduto e il più imbranato dei protagonisti possibili, che come tutti i protagonisti imbranati più di una volta risolve le situazioni più aggrovigliate in modo apparentemente pasticciato ma in realtà molto acuto e che nel corso della storia vive una sua personale iniziazione.
Con questo post che nonostante le apparenze ha scarso contenuto felino partecipo al Venerdì del libro di Homemademamma e auguro felici letture in questo fine settimana che promette pioggia e gelo e che quindi alle letture sembrerebbe adattissimo - anche se, immagino, prima o poi anche quest'anno la primavera si degnerà di arrivare.
Ciao Carissima
RispondiEliminaio e Zanza ci siamo fatte una scorpacciata dei tuoi ultimi post. La ripresa della scuola e dello scrivere ci pare testimonino un bel recupero. BRAVA!
ti abbiamo mandato una mail con la chiave di accesso alla Biblio di Esserino non è complicata come il mio scrigno dato che l'ha creata mio fratello che per definizione è lineare e sintetico mentre io sono contorta e casinista.
Comunque entri subito senza pass e diavolerie varie. Presto traferiremo lì anche la roba che era da me.
Un abbraccio a 4 zampe umane e due feline del prode Balenottero.
a presto
Dani
Mi pare molto interessante il libro; sarà perché tu lo presenti in modo avvincente.
RispondiEliminaUna recensione davvero interessante. Ho una certa propensione per i libri un po' folli, quindi me lo segno: troverà il suo momento. Grazie della segnalazione!
RispondiEliminaBuffo il libro, ma mica per i bambini, per me! Spero solo che non sia come molti romanzi anglosassoni del periodo che dopo un inizio assolutamente avvincente e comico finiscono con lo sfilacciarsi e perdere la loro carica comica. Come fossero feuilleton che una volta catturata l'attenzione del lettore per quelle tot puntate si potevano anche tirar via.
RispondiElimina@ Fatevi i gatti vostri
RispondiEliminaRicambio gli abbracci, naturalmente, ma vi rispondo al vostro post.
Per la biblioteca, funziona tutto che è una meraviglia. Rinnovo l'iscrizione al Bobby Fan Club!
@ Mel:
Mi sono sforzata di descriverlo òer come è... e ripensandoci potrebbe essere anche il tipo di lettura che ti piace molto. In caso, fammi sapere, se ci metti gli occhi sopra.
@ Manu:
Bene, se ti piacciono i libri un po' folli con questo dovrestio ritrovarti più che soddisfatta ^_^
@ Pellegrina:
Sì, conosco il genere. No, questo all'inizio ti sconcerta e non va avanti liscissimo. Ma via via che vai avanti ti cattura - o almeno, a me è successo così.