(c'è qualche spoiler qua e là, temo. Piuttosto consistente)
Ma veniamo al titolo originale: The Mirror Crak'd from Side to Side (lo specchio si incrinò da parte a parte) è un verso di Tennyson preso dalla poesia The Lady of Shalott. Tennyson era poeta assai famoso durante l'epoca vittoriana (è citatissimo dalle protagoniste di Trollope, per esempio) ma negli anni 60 del secolo scorso appariva una specie di relitto arcaico custodito soprattutto nei ricordi delle anziane signore. Di sicuro io non l'avevo mai sentito nominare prima di leggere il presente romanzo, e per me resterà sempre "quello che la Christie cita spesso". Sta di fatto che andai a cercarmi la poesia da cui era tratto il verso, e per quanto a quel punto conoscessi perfettamente il motivo per cui Agatha Christie lo cita non sono mai riuscita a capire come le sia venuto in mente di farlo. A me, quel verso, non sarebbe venuto in mente guardando l'espressione di Marina Gregg, sono convinta. Scoprii comunque che si trattava di un poemetto arturiano, dedicato a una fanciulla che si lascia morire d'amore per Lancillotto - una leggenda che ispirò anche diversi quadri dei miei amati preraffaelliti, ad esempio questo, che è di Waterhouse:
Dicevo che il romanzo è ambientato nel mondo del cinema; più esattamente, c'è un frammento del mondo del cinema che viene a St. Mary Mead per fare un film storico e una celebrissima attrice che compra la villa della signora Bantry, sì, proprio quella villa dove viene trovato un cadavere in biblioteca. Gli anni sono passati, la signora Bantry è rimasta vedova, la villa è troppo grande per lei e troppo costosa da mantenere (perché c'è stata la guerra!) così decide di venderla all'attrice tenendosi solo una specie di portineria da cui ricava una comodissima e moderna abitazione. E naturalmente Miss Marple è sempre una sua grande amica.
Dicevamo che gli anni passano, e anche St. Mary Mead cambia. Nasce un quartiere nuovo, popolato da case moderne abitate da giovani coppie dove le signore hanno studiato ma vanno a servizio a ore per procurarsi un reddito - e naturalmente tutta la gentry di St. Mary Mead ha dovuto accettare il fatto che le cameriere vecchio stile che abitavano in casa dei padroni sono ormai una razza in via di estinzione, mentre una donna a ore che viene a pulire può essere una valida alternativa. Ciò nonostante il "quartiere nuovo" è visto con fiero sospetto e la sua popolazione considerata alla stregua di una colonia di ircocervi piombati lì per caso.
Perché ho scelto proprio questo romanzo per completare il gruppo dedicato a Miss Marple? Non ho mai trovato che l'intreccio giallo sia imperdibile, anzi a dire il vero è uno dei pochi di cui in qualche modo avevo perfino intuito la soluzione. Miss Marple avrà altri validi romanzi dopo questo, anzi i suoi ultimi romanzi sono forse i migliori. Questo però è ambientato a St. Mary Mead e per la prima volta (e unica, dobbiamo dire, perché nei libri successivi sembra in buona salute) si confronta effettivamente con la vecchiaia e con i Terribili Tempi Moderni.
La vediamo oppressa e scocciata da una pur cortesissima dama di compagnia, la signora Knight, stipendiata dal ricco e affettuoso nipote Raymond West perché la assista. La signora Knight è noiosa come un giorno di pioggia e la realtà è che Miss Marple vorrebbe ben altra compagnia. La soluzione di questo problema arriverà a fine libro, e non c'entra nulla con la trama gialla: la giovane e un po' sbadata (ma dinamica e assai brillante) Cherry Baker si offre di venir ad abitare con lei con l'altrettanto giovane e brillante marito, in una specie di piccolo appartamentino separato. Mi sarebbe molto piaciuto ritrovare il seguito di questo insolito menage nei romanzi successivi, ma questo è l'ultimo romanzo ambientato a St. Mary Mead e purtroppo Cherry non comparirà più nel canone; peccato, perché mi piaceva molto.
Il romanzo quindi si snoda su tre diversi piani: la trama gialla è confinata al mondo del cinema, a sua volta confinato nella villa della signora Bantry ormai completamente ristrutturata (e durante il ricevimento dove avverrà il primo omicidio la signora Bantry la ripercorrerà incuriosita dai cambiamenti, ritrovando anche il luogo dove fu rinvenuto il celebre cadavere in biblioteca); poi c'è il Quartiere Nuovo, con nuove case e nuovi negozi e gente nuova ma che Miss Marple percorre, a sua volta incuriosita, durante una breve fuga dalle premure della signora Knight per poi scoprire che la gente che lo abita non è poi così diversa da tutto il resto della gente che ha conosciuto fino a quel momento, anche se certo negli ultimi decenni sono cambiati usi e costumi; e infine la dimensione personale di Miss Marple e il problema di affrontare un declino fisico che pure non si presenta poi così irreversibile. Volendo si può aggiungere che il Quartiere Nuovo ha in realtà qualcosa da dire sui delitti, anche se in un modo un po' imprevedibile.
Inoltre questo romanzo contiene una delle mie frasi preferite di Miss Marple: "C'è gente che non sa usare bene i pronomi": uno degli elementi della soluzione sta proprio nell'uso sbagliato di un pronome, e se sin dalla prima lettura che feci da ragazzina la cosa mi colpì moltissimo, tutte le volte che insisto in classe sull'uso corretto dei medesimi la voce di Miss Marple mi guida e mi assiste: perché se non usate bene i pronomi, rischiate che chi vi ascolta fraintenda quel che dite, e questo non va assolutamente bene.
Con questo post, ultimo della serie dedicata ad Agatha Christie, partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e invito chiunque passasse di qua a portarsi qualche romanzo di questa eccellente autrice in vacanza: al mare, sui monti, al lago, nell'agriturismo, Agatha Christie va sempre bene e costituisce un piacevole intrattenimento oltre a trasmettere un atteggiamento molto disponibile e razionale verso i cambiamenti cui va incontro inevitabilmente il mondo: perché la natura umana resta sempre quello che è, non troppo buona né troppo cattiva ma comunque molto vitale, e tutto sommato le nuove generazioni non mordono anche se non sempre mostrano soverchio rispetto per le buone tradizioni dei bei vecchi tempi.