Ammetto che io l'amore l'ho sempre visto un po' così: una roba piuttosto intensa e travolgente.
Anche a tredici anni. Soprattutto a tredici anni.
Quest'anno, in un impeto di attivismo, i coordinatori di classe hanno deciso di affrontare la questione dell'educazione all'affettività - quella cioè che un tempo era chiamata "educazione sessuale" e che oggi viene intesa in modo più vasto e completo, diventando di fatto quasi impraticabile.
Dalle ASL ormai arriva scarso aiuto. Gli insegnanti di Scienze fanno comunque un bel corsetto assai franco ed esplicito sulla riproduzione umana spiegando letteralmente la rava e la fava, ma quando lo fa l'insegnante di classe non è mai la stessa cosa e non sempre i ragazzi sono completamente a loro agio.
L'insegnante di Lettere fa poi scivolare qua e là qualche lettura e qualche film, magari a tematica gaia o legato agli stereotipi di genere o su rapporti conflittuali, abusi e simili. Gli alunni magari preferirebbero sdarsi guardando Tutta colpa delle stelle o simili ma non sempre vengono accontentati, perché non c'è abbastanza ritorno didattico (oppure l'insegnante pensa che non ci sia, magari sbagliando) comunque guardano anche il film sugli abusi e i pregiudizi e magari con pazienza compilano apposite verifiche o scrivono i loro pareri o li esprimono a voce - ma non è certo la stessa cosa che impostare un percorso sui rapporti affettivi, e anche lì c'è il problema che gli insegnanti sono gli stessi di tutti i giorni, e pure i compagni.
E' raro insomma che qualcuno alzi la mano e spiattelli chiaramente domande del tipo:
"Prof, ho scoperto di recente che mi piace Adonisio e non Adonisia, e adesso mi prendono in giro per questo e per giunta Adonisio ha detto che non gli interesso perché sta già con Ludovico. Tutto questo mi fa molto soffrire, cosa posso fare?"
"Prof, il mio ragazzo si è molto arrabbiato perché ho detto che non ne voglio più sapere di lui e adesso tiene un muso pazzesco al ragazzo con cui mi sono messa insieme dopo averlo piantato, e non fa che tirargli frecciatine quando siamo in compagnia e dir male di me dietro le spalle. C'è un modo per convincerlo a darsi una ripassata alle buone maniere?".
"Prof, è normale che mia sorella caschi sempre dalle scale tutte le volte che resta a dormire dal suo fidanzato? E che proclami che la gelosia è un segno di affetto?".
"Prof, ho scoperto di essere pazzamente innamorato della mia migliore amica, ma non so davvero da che parte cominciare per spiegarglielo senza rischiare di rovinare l'amicizia. Avrebbe qualche consiglio?".
Qualche volta, in privato e a quattr'occhi, può capitare che a un insegnante molto amichevole e/o autorevole vengano raccontate vicende piuttosto confidenziali e delicate, ma non sempre il malcapitato di turno è in grado di dare una risposta "giusta", anche perché ogni adulto (e, alla fine, ogni essere umano) è portato a giudicare certi temi alla luce del suo vissuto e delle sue convinzioni individuali: ad esempio io sono piuttosto anarchica e ho qualche difficoltà a riconoscermi nel modo in cui molte giovani leve vivono le relazioni e che trovo un tantino claustrofobico. Come faccio a dirlo apertamente? Io ho la mia storia, e non è detto che sia il tipo di storia che vorrebbero avere loro. In fin dei conti, ognuno ha la sua personalità e le direttive ministeriali oggi ci esortano (molto giustamente, secondo me) a insegnargli a prenderne coscienza, più che imporgli determinati modelli di vita o di condotta che dovrebbero scegliersi in autonomia.
Tutto questo cambia se in classe arriva il pool di Esperti. Perché l'Esperto, psicologo o sessuologo o quel che è, è il Tecnico Imparziale e Infallibile che Sa Tutte le Risposte, o comunque ci toglie le castagne dal fuoco e noi per questo lo amiamo incondizionatamente - salvo poi imbelvirci come tante erinni se ci sembra di scorgere in costoro una qualche tendenza alla manipolazione altrui. E qui sorge spontanea la domanda: ma è davvero possibile trattare a fondo un tema del genere senza ombra di tentativo di manipolazione, sia pur fatta con le migliori e più ortodosse intenzioni del mondo?
E insomma quest'anno un collega ci ha presentato un progetto, avallato dalla Regione, "con cui a Crifosso ci siamo trovati molto bene". Ci siamo letti i depliant introduttivi, poi siamo andati a controllare di che organizzazione si trattava. Ma ecco che scopriamo che si tratta di associazione di indirizzo cattolico.
Oh, sospetto & diffidenza!
"Beh, il mondo è pieno di cattolici rispettabili" osservo io conciliante "Converrebbe parlarci. Il programma sembra improntato a principi condivisibili".
Anche troppo, volendo dire. Mi sembra un po' la classica roba fatta da adulti che hanno dimenticato che i ragazzi hanno sangue nelle vene, ma si sa che io sono anarchica e pure parecchio romantica.
"Si parla di famiglia tradizionale, nel documento dell'associazione".
Il collega che ci ha presentato il progetto giura che non viene detto nulla contro le famiglie alternative durante il corso.
Io sarei più interessata al discorso sugli stereotipi di genere (in fondo, se i nostri ragazzi decideranno di farsi una famiglia arcobaleno non sarà proprio domattina, e avranno anche altre occasioni per riflettere sul tema), ma anche per quello occorre parlare con gli addetti ai lavori: per quel che si vede dalla presentazione, a mala pena si affronta la questione che i sessi sono due (o più di due? So che c'è un ampio dibattito in corso), in effetti sembra tutto molto edulcorato.
Sentimenti, affettività, emotività... si ricorderanno di dire che ogni tanto la gente tromba? Mi rendo conto che non è l'unico punto principale ma...
E viene il giorno dell'incontro con gli Esperti. Che ci giurano che loro insistono molto sui sentimenti, la conoscenza reciproca, la fiducia eccetera - tutte cose che vanno benissimo anche per sviluppare un rapporto gay, che quindi risulta rispettabile esattamente come una relazione etero. E che naturalmente criticano alla radice gli stereotipi di genere. E insistono molto sul rispetto dovuto all'individuo (e al partner) in quanto tale.
Infine, tutto ciò sembra molto rispettabile. Mi mordo la lingua e riesco a non chiedere "Ma della parte irrazionale dei sentimenti parlate mai? Passione travolgente, colpi di testa, questa roba qua?", vuoi perché sono consapevole che di tendenza gli adulti cercano di limitare questo aspetto evitando di incoraggiarlo, vuoi soprattutto perché l'umanità di colpi di testa ne ha fatti davvero tanti nel corso dei secoli nonostante tutti i saggi ammonimenti che le sono stati impartiti, e quindi insomma i giovani provvederanno in proprio a organizzarsi le loro esperienze sbagliate o inconcludenti, che secondo me sono importanti quanto quelle positive se non di più.
Il corso risulta strutturato in una forma insolita: un gruppo di ragazzi viene scelto dalla classe come tutor, viene formato dai corsisti e a sua volta forma i pari. Poi intervengono gli psicologi per rispondere alle domande che sono emerse nel frattempo. I ragazzi dunque sono protagonisti in prima persona, non solo recettori. Poi arrivano a scadenze regolari gli psicologi, ovvero gli Esperti Esterni, e spiegano e rispondono alle domande sorte nel frattempo.
Sembra interessante.
Insomma, accettiamo di provare, e in un enorme rutilare di schede e di fotocopie il corso si avvia. Si comincia con una bella lezione sui cambiamenti fisici e psicologici dell'adolescenza, con tabelle e questionari. L'insegnante di Lettere, in un angolino della classe, compila scartoffie apparentemente del tutto ignara di quel che avviene intorno a lei ma in realtà con orecchie grandi che il lupo di Cappuccetto Rosso al confronto era sordo. E non può fare a meno di osservare che alle ragazze viene chiesto di commentare il fatto che con l'arrivo delle mestruazioni potranno diventare madri, mentre nessuno chiede ai maschietti di notare che potrebbero diventare padri.
Stranamente, il dibattito non decolla, tanto che l'insegnante di Lettere finisce per sospettare che per una buona parte del gruppo maschile parole come "eiaculazione" e "orgasmo" siano più che altro teoriche. Insomma, non è che sono un po' indietro rispetto alla media? Da diversi segnali sembrerebbe possibile, ma non trovo delicato chiedere pubblicamente "Scusate, quanti di voi si masturbano?" e quindi continuo ad occuparmi attivissimamente delle mie scartoffie scolastiche.
Viene poi una lezione sulle emozioni - che non sono la stessa cosa dei sentimenti, scopro, perché i sentimenti sono più duraturi. Soliti questionari su emozioni e sentimenti, positivi e negativi. Mi ritorna in mente una cara amica che, quando parlava di qualcuno che attaccava un argomento in modo piuttosto dispersivo diceva che "partiva da Adamo fra i pruni" ovvero dal primo momento dopo la cacciata dall'Eden, e in quel modo non arrivava mai al punto cruciale.
D'accordo, sarebbe opportuno non provare emozioni troppo negative.
Sarebbe opportuno? Collera, rabbia, aggressività - sono sentimenti o emozioni? Soprattutto: sono sempre negativi? O ingiustificati? Possiamo provare una vera empatia se non conosciamo le emozioni negative? E' possibile a tredici anni risolvere e mediare i contrasti in modo maturo e responsabile come tanti monaci illuminati? Cosa combini con la gelosia, il senso del possesso e insomma tutte quelle cosacce altamente negative ma che fanno parte di noi e che gran parte degli adulti gestisce in modo che, col più caritatevole degli aggettivi, si può soltanto definire "schifoso"?
Basta dire ai ragazzi che devono essere empatici, civili e rispettosi?
Soprattutto: come gestisci la cosa se il resto del gruppo in cui vivi ha un codice culturale del tutto diverso?
Passo dopo passo si arriva, all'ultima lezione, alla coppia. La quale coppia è monogama, basata sulla fedeltà e sulla conoscenza e il rispetto reciproco, oltre che sulla profondità del sentimento maturato col tempo.
Sì, vabbé. A tredici anni?
D'accordo, l'affettività è anche questo, ma mi sembra che non si sia tenuto conto che i criteri che portano a un matrimonio duraturo non sono esattamente gli stessi che portano i fanciulletti ad una relazione di tre settimane conclusa bruscamente perché uno dei due ha trovato altro pascolo da pascolare. O magari uno dei tre, perché a questo mondo non c'è solo la monogamia, e non sempre si ama una sola persona per volta. Soprattutto da giovanissimi. E ci sono sentimenti (o emozioni?) di gran forza che maturano in poche ore e in altrettante poche ore sfioriscono. Ma di queste non è stata detta una parola.
Usavano solo ai miei tempi o ci sono ancora?
In conclusione: tutto il corso è stato assai edificante ed improntato ai più nobili sentimenti (e alle più nobili emozioni) ma mi è sembrato abbastanza sospeso per aria. Avrei gradito qualcosa di più specifico e concreto, e da quanto mi è sembrato di capire lo avrebbero gradito anche loro.
Sono d'accordo che ficcarsi nel dedalo dell'emotività (e del sentimentalismo) adolescenziale è roba assai complicata, ma alla fine il corso avrebbe dovuto aiutare per l'appunto i ragazzi a orizzontarsi in quel dedalo contraddittorio. Almeno, credevo che si trattasse di una roba così.
Un bel discorso buonista sulle emozioni potevo farglielo anch'io, o qualsiasi altro insegnante del Consiglio - ma non è un discorso un po' fine a sé stesso? Sì, sappiamo tutti che il mondo dovrebbe andare in un certo modo per andare bene, ma forse non ci si arriva solo sentendoselo dire, ci vuole un percorso un po' più complesso, che comprenda anche qualche falsa partenza e un po' di confusione. Perché, alla fine, se per questi tredicenni gestire i loro sentimenti (e le loro emozioni) fosse tanto semplice, lo farebbero punto e basta, esattamente come mangiano le patatine fritte o si infilano le scarpe (e comunque anche per l'una e per l'altra cosa hanno dovuto affrontare un po' di addestramento perché non sono nati sapendo fare né l'una né l'altra cosa).
Diciamo che è stato un esperimento interessante, ma forse sarà anche il caso, in futuro, di provare un altro tipo di approccio più diretto - se troviamo qualcuno disposto a tentarlo.
E insomma quest'anno un collega ci ha presentato un progetto, avallato dalla Regione, "con cui a Crifosso ci siamo trovati molto bene". Ci siamo letti i depliant introduttivi, poi siamo andati a controllare di che organizzazione si trattava. Ma ecco che scopriamo che si tratta di associazione di indirizzo cattolico.
Oh, sospetto & diffidenza!
"Beh, il mondo è pieno di cattolici rispettabili" osservo io conciliante "Converrebbe parlarci. Il programma sembra improntato a principi condivisibili".
Anche troppo, volendo dire. Mi sembra un po' la classica roba fatta da adulti che hanno dimenticato che i ragazzi hanno sangue nelle vene, ma si sa che io sono anarchica e pure parecchio romantica.
"Si parla di famiglia tradizionale, nel documento dell'associazione".
Il collega che ci ha presentato il progetto giura che non viene detto nulla contro le famiglie alternative durante il corso.
Io sarei più interessata al discorso sugli stereotipi di genere (in fondo, se i nostri ragazzi decideranno di farsi una famiglia arcobaleno non sarà proprio domattina, e avranno anche altre occasioni per riflettere sul tema), ma anche per quello occorre parlare con gli addetti ai lavori: per quel che si vede dalla presentazione, a mala pena si affronta la questione che i sessi sono due (o più di due? So che c'è un ampio dibattito in corso), in effetti sembra tutto molto edulcorato.
Sentimenti, affettività, emotività... si ricorderanno di dire che ogni tanto la gente tromba? Mi rendo conto che non è l'unico punto principale ma...
E viene il giorno dell'incontro con gli Esperti. Che ci giurano che loro insistono molto sui sentimenti, la conoscenza reciproca, la fiducia eccetera - tutte cose che vanno benissimo anche per sviluppare un rapporto gay, che quindi risulta rispettabile esattamente come una relazione etero. E che naturalmente criticano alla radice gli stereotipi di genere. E insistono molto sul rispetto dovuto all'individuo (e al partner) in quanto tale.
Infine, tutto ciò sembra molto rispettabile. Mi mordo la lingua e riesco a non chiedere "Ma della parte irrazionale dei sentimenti parlate mai? Passione travolgente, colpi di testa, questa roba qua?", vuoi perché sono consapevole che di tendenza gli adulti cercano di limitare questo aspetto evitando di incoraggiarlo, vuoi soprattutto perché l'umanità di colpi di testa ne ha fatti davvero tanti nel corso dei secoli nonostante tutti i saggi ammonimenti che le sono stati impartiti, e quindi insomma i giovani provvederanno in proprio a organizzarsi le loro esperienze sbagliate o inconcludenti, che secondo me sono importanti quanto quelle positive se non di più.
Il corso risulta strutturato in una forma insolita: un gruppo di ragazzi viene scelto dalla classe come tutor, viene formato dai corsisti e a sua volta forma i pari. Poi intervengono gli psicologi per rispondere alle domande che sono emerse nel frattempo. I ragazzi dunque sono protagonisti in prima persona, non solo recettori. Poi arrivano a scadenze regolari gli psicologi, ovvero gli Esperti Esterni, e spiegano e rispondono alle domande sorte nel frattempo.
Sembra interessante.
Insomma, accettiamo di provare, e in un enorme rutilare di schede e di fotocopie il corso si avvia. Si comincia con una bella lezione sui cambiamenti fisici e psicologici dell'adolescenza, con tabelle e questionari. L'insegnante di Lettere, in un angolino della classe, compila scartoffie apparentemente del tutto ignara di quel che avviene intorno a lei ma in realtà con orecchie grandi che il lupo di Cappuccetto Rosso al confronto era sordo. E non può fare a meno di osservare che alle ragazze viene chiesto di commentare il fatto che con l'arrivo delle mestruazioni potranno diventare madri, mentre nessuno chiede ai maschietti di notare che potrebbero diventare padri.
Stranamente, il dibattito non decolla, tanto che l'insegnante di Lettere finisce per sospettare che per una buona parte del gruppo maschile parole come "eiaculazione" e "orgasmo" siano più che altro teoriche. Insomma, non è che sono un po' indietro rispetto alla media? Da diversi segnali sembrerebbe possibile, ma non trovo delicato chiedere pubblicamente "Scusate, quanti di voi si masturbano?" e quindi continuo ad occuparmi attivissimamente delle mie scartoffie scolastiche.
Viene poi una lezione sulle emozioni - che non sono la stessa cosa dei sentimenti, scopro, perché i sentimenti sono più duraturi. Soliti questionari su emozioni e sentimenti, positivi e negativi. Mi ritorna in mente una cara amica che, quando parlava di qualcuno che attaccava un argomento in modo piuttosto dispersivo diceva che "partiva da Adamo fra i pruni" ovvero dal primo momento dopo la cacciata dall'Eden, e in quel modo non arrivava mai al punto cruciale.
D'accordo, sarebbe opportuno non provare emozioni troppo negative.
Sarebbe opportuno? Collera, rabbia, aggressività - sono sentimenti o emozioni? Soprattutto: sono sempre negativi? O ingiustificati? Possiamo provare una vera empatia se non conosciamo le emozioni negative? E' possibile a tredici anni risolvere e mediare i contrasti in modo maturo e responsabile come tanti monaci illuminati? Cosa combini con la gelosia, il senso del possesso e insomma tutte quelle cosacce altamente negative ma che fanno parte di noi e che gran parte degli adulti gestisce in modo che, col più caritatevole degli aggettivi, si può soltanto definire "schifoso"?
Basta dire ai ragazzi che devono essere empatici, civili e rispettosi?
Soprattutto: come gestisci la cosa se il resto del gruppo in cui vivi ha un codice culturale del tutto diverso?
Passo dopo passo si arriva, all'ultima lezione, alla coppia. La quale coppia è monogama, basata sulla fedeltà e sulla conoscenza e il rispetto reciproco, oltre che sulla profondità del sentimento maturato col tempo.
Sì, vabbé. A tredici anni?
D'accordo, l'affettività è anche questo, ma mi sembra che non si sia tenuto conto che i criteri che portano a un matrimonio duraturo non sono esattamente gli stessi che portano i fanciulletti ad una relazione di tre settimane conclusa bruscamente perché uno dei due ha trovato altro pascolo da pascolare. O magari uno dei tre, perché a questo mondo non c'è solo la monogamia, e non sempre si ama una sola persona per volta. Soprattutto da giovanissimi. E ci sono sentimenti (o emozioni?) di gran forza che maturano in poche ore e in altrettante poche ore sfioriscono. Ma di queste non è stata detta una parola.
Usavano solo ai miei tempi o ci sono ancora?
In conclusione: tutto il corso è stato assai edificante ed improntato ai più nobili sentimenti (e alle più nobili emozioni) ma mi è sembrato abbastanza sospeso per aria. Avrei gradito qualcosa di più specifico e concreto, e da quanto mi è sembrato di capire lo avrebbero gradito anche loro.
Sono d'accordo che ficcarsi nel dedalo dell'emotività (e del sentimentalismo) adolescenziale è roba assai complicata, ma alla fine il corso avrebbe dovuto aiutare per l'appunto i ragazzi a orizzontarsi in quel dedalo contraddittorio. Almeno, credevo che si trattasse di una roba così.
Un bel discorso buonista sulle emozioni potevo farglielo anch'io, o qualsiasi altro insegnante del Consiglio - ma non è un discorso un po' fine a sé stesso? Sì, sappiamo tutti che il mondo dovrebbe andare in un certo modo per andare bene, ma forse non ci si arriva solo sentendoselo dire, ci vuole un percorso un po' più complesso, che comprenda anche qualche falsa partenza e un po' di confusione. Perché, alla fine, se per questi tredicenni gestire i loro sentimenti (e le loro emozioni) fosse tanto semplice, lo farebbero punto e basta, esattamente come mangiano le patatine fritte o si infilano le scarpe (e comunque anche per l'una e per l'altra cosa hanno dovuto affrontare un po' di addestramento perché non sono nati sapendo fare né l'una né l'altra cosa).
Diciamo che è stato un esperimento interessante, ma forse sarà anche il caso, in futuro, di provare un altro tipo di approccio più diretto - se troviamo qualcuno disposto a tentarlo.
A scuola non credo si possa osare molto di più. Magari, potrete voi insegnanti di Lettere, usando giudiziosamente i commenti che scrivete ai diari a casa, non so. Ma i migliori consiglieri dei giovani sono gli amici, è sempre stato così. Gli adulti, alla larga.
RispondiEliminapens
Qui non si tratta di CONSIGLIARE (attività pericolosissima, da fare, eventualmente, solo dopo specifica richiesta degli interessati e comunque con infinita cautela) e in fondo nemmeno di INDIRIZZARE bensì di DESCRIVERE un certo tipo di realtà emotiva perché la riconoscano come "normale" nella sua vasta poliedricità e nei suoi alti e bassi anche relazionali. Invece tutto si è risolto in un bagno di buoni sentimenti che ci ha portato via dodici ore di programmazione frontale (che in terza è proprio l'ultima cosa che ti serve, in primavera avanzata), che a loro non ha detto molto di nuovo e che aveva una risonanza piuttosto marginale con quel che gli sta succedendo e ciò che stanno vivendo.
RispondiEliminaDiciamo che, tirando le somme, non l'abbiamo trovato un utilizzo del tempo-scuola particolarmente proficuo.
Anche per descrivere, i migliori sono i coetanei, perché ci passano anche loro in quel momento. Secondo la mia opinione, ovviamente.
RispondiEliminapens
P.S. I tuoi due draghi innamorati mi sembrano molto poco turbinosi e molto romantici: si guardano semplicemente negli occhioni...
RispondiEliminapens
Anche la mia classe in terza media fece un (all'epoca, era il 1996) avanguardistico corso di educazione sessuale, che ricordo come inquietantemente simile a ciò che descrivi tu. Bei sentimenti a go-go, esaltanti proclami su quanto ciascuno di noi sia unico e speciale (vero, sacrosanto, ma cosa ci appizza con la meccanica della riproduzione?), ma di "ciccia" poco o nulla. Chi sapeva, se ne faceva grasse risate; chi non sapeva, rimaneva a macerare nella propria personale oscurità. Appena un anno dopo, in primo superiore, quindi, corso analogo ma molto più scientifico ed esplicito. Forse ci sono dei "paletti" entro cui bisogna rimanere, alle medie?
RispondiEliminaGraziella Cicciabella
Brava, Graziella Cicciabella.
RispondiEliminapens
Tempo perso. Coi cattosessuofobici sempre li’ si va a parare.
RispondiEliminaMarchette vere come una pubblicità prima, indottrinamento durante, chiagnifottismo al momento -raro- del rendiconto.
Meglio leggergli La scuola delle mogli, guarda.
E mettere una pietra sopra ‘sta gente for ever and ever.
Metaforica, la pietra.
RispondiEliminaTemo proprio che ci sia tutto lo scivoloso "buon-sentimentalismo" tipico dei corsi a matrice cattolica, che trasudano buone intenzioni e tanto attivismo che mascherano in realtà l'assoluta volontà di rimuovere sotto il tappeto un approccio chiaro, aperto e senza finti timori, al grido di "per la scuola questo può bastare". La parola magica di tutto questo è, al solito, "sessuofobia".
RispondiEliminaVa bene, sparate sulla Croce Rossa, suvvia, un po' conformismo fa sempre bene alla propria autostima.
RispondiEliminapens
@ Pensierini:
RispondiEliminaDue draghi sono sempre mooolto turbinosi & passionali, anche quando si limitano a guardarsi negli occhioni ^_^
@ Graziella:
No, non ci sono paletti espliciti. Il fatto è che un tempo venivano dall'ASL e facevano un corso molto tecnico e concreto, mentre ora il corso tecnico e concreto glielo facciamo noi, o meglio gli insegnanti di scienze - che non si tirano certo indietro, ma fare queste cose con l'insegnante curriculare non è mai esattamente la stessa cosa che farlo con degli esperti che per giunta sono per te dei perfetti sconosciuti.
Poi, certo, ci sono dei Consigli che non vogliono che vengano toccati questo e questo e quest'altro argomento, ma francamente non è il nostro caso, e anche le famiglie non hanno mai dato problemi in questo senso. In compenso le nuove leve ci arrivano ogni anno più sprovveduti sotto questo aspetto, quindi anche la buona e vecchia trasmissione di informazioni tra coetanei non sembra funzionare granché. Probabilmente è colpa di internet, che sembra fantastica per trasmettere informazioni balorde, soprattutto a livello di social.
Ah, dimenticavo, grazie di aver ricordato il fatto che "ognuno di noi è unico e speciale": ho dimenticato di riferirlo, ma naturalmente nel corso c'era anche quello. Oh sì che c'era!
@Pellegrina e la 'povna:
Temo proprio che abbiate ragione. Lo strano è che il corso è stato accettato soprattutto fidandoci dei colleghi di Crifosso che ce ne avevano detto un gran bene.E mentre lo seguivo pensavo in cuor mio che sì, era il classico corso che può piacere agli adulti. In un certo senso è un corso rassicurante. Peccato che non serva a molto.
Alle superiori è diverso. Ho visto fanciulle di terza aggirarsi con banane (!) per andare a far lezione a quelli di prima. Lascio indovinare l'uso improprio del frutto :-)
RispondiEliminapens
Dall'alto della mia esperienza di animata ed animatrice di parrocchia (semi pentita, soprattutto per certe visioni eccessivamente chiuse e poco sensate ) posso ricordare la visione imposta de Il tempo delle mele, che anche all'epoca ho trovato insulso, ed invece un dibattito galattico scaturito da Harry ti presento Sally, però con una prima superiore. Tra i libri che secondo me sono davvero molto belli sull'argomento, o almeno su alcuni aspetti dell'argomento, segnalo Speak (Laurie Halse Anderson, c'è anche il film), che però parla di stupro, si potrebbero prendere stralci da "La bambina dimenticata dal tempo" della splendida Siobhan Dowd, esiste un vecchiotto, ma molto bello, Agata e pietra nera di Ursula K. Le Guin. Poiché oggi mi sono fatta una bella flebo di cortisone non sono esattamente in bolla, ma almeno queste sono le cose che mi sono venute in mente. (Da verificare i libri di Louise O'Neill,che ho in biblioteca ma non ho ancora letto, sull'identità delle ragazze). Se mi tornano in mente altri spunti io butto lì. Chiara
RispondiEliminaEcco, Innamorarsi di April, di Melvin Burgess, ma suggerisco persino John Green, che non è così male, pur essendo mainstream.
RispondiElimina@Pensierini:
RispondiEliminaAl che il pensiero vola al programma lanciato dal comune di St.Mary Mead per far mangiare frutta fresca agli alunni DELLE ELEMENTARI (una vera ingiustizia nei nostri confronti: non abbiamo diritto anche noi delle medie a praticare correttamente la piramide alimentare?): tra banane, mele, pesche, albicocche, fragole e ciliegie e probabilmente sto dimenticando qualcosa, direi che il campo di azione per un buon corso esplicito e concreto ci sarebbe stato :)
@Bridigala:
"La bambina dimenticata" è finita in lista di acquisto proprio grazie alla tua segnalazione, per gli altri mi sono segnata un appunto ma lo stupro mi interessa fino a un certo punto. Green invece mi sembra molto rispettabile e i ragazzi delle medie ci entrano subito in gran risonanza - dovrei dire però LE RAGAZZE delle medie, perché i ragazzi tendono poco ad approcciare certi argomenti attraverso i libri; anche se puoi sempre obbligarceli in classe, naturalmente.