venerdì 15 giugno 2018

Polvere negli occhi - Agatha Christie

(qualche spoiler c'è, naturalmente, ma secondo me non molti. O sì?)

Polvere negli occhi è un titolo messo lì tanto per fare (mi sembra che da qualche parte si accenni che chi ha commesso i vari delitti abbia lavorato per buttare polvere negli occhi agli investigatori, ma certo non è attività insolita per chi decide di darsi all'omicidio). D'altra parte il titolo originale richiama subito al lettore inglese una celebre (per loro) filastrocca dove il secondo verso recita una tasca piena di segale, ma per il lettore italiano una tasca piena di segale è soltanto una tasca piena di segale, e quando nel 1954 il romanzo uscì anche da noi a malapena in Italia si sapeva cos'era la segale, sotto la linea dell'Adige, e filastrocche sulla segale proprio non ne avevamo.
La canzoncina da due soldi che parla appunto di tasche piene di segale (e di ventiquattro merli neri ventiquattro rinchiusi dentro una focaccia, che quando la focaccia si apre attaccano a cantare tutti insieme) in realtà conta una traduzione italiana, perché viene nientemeno che dai Racconti di Mamma Oca, che io tra l'altro conoscevo perché da bambina mi regalarono una bella versione illustrata da Richard Scarry che mi affascinò molto:
Oggi al re di Collepiano
E' successo un fatto strano:
Dalla torta son spuntati
Ventiquattro cosi alati.
La filastrocca prosegue descrivendo i merli, e solo quelli. Le allustrazioni di Scarry invece si occupavano di tutta la filastrocca inglese: c'era il re (orso) che stava al tesoro a contare argento e oro, poi la regina orsa che mangiava pane e miele e anche l'orsetta giovane che tendeva il bucato e veniva beccata da uno dei merli.
Tutto ciò mi tornò in mente quando Miss Marple esporrà la filastrocca completa ad uno sbalordito ispettore di polizia che non aveva pensato a collegare le cose. Perché questo è un "romanzo con la filastrocca", non perché l'investigatore di turno la rimugini pensieroso ma proprio perché chi ha ordito i delitti ha strutturato tutto in funzione della filastrocca in questione, partendo proprio dai merli, che hanno un loro perché. Quanto alla tasca piena di segale, sta lì a fare un po' di scena come riempitivo ma c'entra il giusto, perché perfino la feroce creatività dei migliori assassini non basta a far pari proprio con tutto.
Il primo delitto è un avvelenamento, commesso però con la tassina, veleno piuttosto insolito ma molto facilmente reperibile, se hai dei tassi a disposizione. Sì, proprio le piante, quelle dal cui legno nasce la prima bacchetta di Voldemort. Il tasso è un albero tradizionalmente legato alla morte e molto velenoso: la tassina si trova nelle bacche, e basta che qualche bambino giochi a fare la merenda sull'erba con un té alle bacche di tasso per finire in tragedia. Per l'appunto il medico legale della zona si è da poco imbattuto in un caso del genere e riconosce subito il veleno, aiutato anche dal fatto che la villa dove risiede il primo avvelenato è appunto ricca di tassi.
Questo però lascia capire che chi ha avvelenato conosce bene gli abitanti, e anche le loro abitudini: la tassina era nella marmellata d'arancia servita a colazione ma che solo uno dei commensali mangiava. E naturalmente c'è stata la guerra (il romanzo uscì nel 1953) la crisi della servitù, la marmellata non viene più portata in tavola in appositi piattini ma servita direttamente dal barattolo (ricordo ancora il mio stupore mentre leggevo: "Piattini, Per la marmellata? Ma che senso avrebbe?". Tra l'altro nelle pensioni non proprio di lusso che frequentavo a Viareggio con i nonni la marmellata veniva servita in tavola nemmeno nei barattoli, ma in due pidocchiose vaschette preconfezionate da venti grammi e ottenerne una terza non era affatto scontato. Solo quando cominciai a frequentare le pensioni tirolesi scoprii che, sissignori, la marmellata era servita nei piattini sul buffet, ci mancava altro).
Insomma, un delitto interno. Peccato che la soluzione più semplice si faccia avvelenare a sua volta nel giro di poche ore (cianuro, in questo caso).

A questo punto entra in scena Miss Marple, che ormai ha smesso da tempo gli abiti di pizzo grigio e viaggia in robusti completi di tweed. Viene per la ragazza che stendeva il bucato, la cameriera assunta in mancanza di meglio che nessuno conosceva, l'orfanella cui lei a suo tempo aveva insegnato come servire in una casa rispettabile, come aveva fatto con tante altre orfanelle dell'orfanotrofio locale: Gladys - una povera ragazza senza nessuno al mondo, ma in compenso anche stupida, ingenua in modo disarmante e nient'affatto attraente. Praticamente una vittima predestinata. E in effetti non si sapeva mai come fare, con le ragazze come Gladys. Se eri una persona per bene, certo.
Miss Marple piomba sul caso come un falco sulla preda, mossa da giusta collera e dal desiderio di ridare dignità alla morte della sua vecchia protetta. Si installa rapidamente nella villa, stavolta facendo leva sulla presunta prozia pazza decana della famiglia - che non è affatto pazza e con cui si intende perfettamente, pur avendo idee diverse: sono entrambe due persone rette, e riescono a capirsi nel migliore dei modi. La soluzione del caso comunque non arriverà (solo) dalla stravagante prozia, ma soprattutto da uno dei personaggi più dolci e fatalisti del canone Christiano; ed è una bella soluzione, sorprendente anche se un po' arzigogolata. Del resto, commettere un delitto in un libro di Agatha Christie non è quasi mai molto riposante, e gli assassini devono darsi duramente da fare. Comunque, insieme al Natale di Poirot, credo sia uno dei romanzi più ricchi di innocenti antipatici di tutto il canone. Scarseggiano gli assassini, ma in compenso gli sciacalli abbondano.

Con questo post, penultimo della serie dedicata ad Agatha Christie, partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro felici letture e lunghi e meritati ozi estivi a chiunque passi per di qua.

15 commenti:

  1. OT ma tanto: Anche in un romanzo con Poirot entra una vecchia filastrocca inglese, quella del campanellino e dei gusci di ostriche. Non letto, visto in tv, interpretato da Suchet. Sorry.
    Sempre più OT: come ti senti?

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  2. Incredibilmente OT: la polvere negli occhi può far piangere.

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  3. Ah, le filastrocche! I cinque porcellini, i dieci piccoli indiani (ex negretti) , quella di mrs McGinty, Dame Agatha non si fa mancare niente. Polvere negli occhi gode di un eccellente assassino e di una Miss Marple assolutamente terrificante nella sua giusta ira. Grazie per la bella recensione. Lurkerella

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  4. Tu con tutte queste recensioni mi costringerai quest'estate a fare una rimpatriata con la cara Agatha...

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  5. dai Racconti di Mamma Oca, che io tra l'altro conoscevo perché da bambina mi regalarono una bella versione illustrata da Richard Scarry
    (cut)
    La filastrocca prosegue descrivendo i merli, e solo quelli. Le allustrazioni di Scarry invece si occupavano di tutta la filastrocca inglese: c'era il re (orso) che stava al tesoro a contare argento e oro, poi la regina orsa che mangiava pane e miele e anche l'orsetta giovane che tendeva il bucato e veniva beccata da uno dei merli.


    Celo! Edizione Mondadori, collana "Le pietre preziose", copertina gialla rigida?
    La mia copia risale al 1979, ma la prima edizione era del 1967.
    Tra l'altro nella mia ristampa il re Orso col tortino e tutti i corvi che uscendone formano un cerchio, fanno da cornice all'indice del volume (non so nelle edizioni precedenti) :)

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  6. Io amo Agatha Christie gin da ragazzina, ho letto quasi tutta la sua vasta produzione, mi mancano pochissimi titoli.
    Polvere negli occhi credo sia il mio preferito con Miss Marple protagonista.
    L'ho letto più di una volta, a distanza di quanche anno, e mi ha sempre stupito pur conoscendolo già benissimo... segno di quanto sia scritto abilmente!

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  7. Mi è sempre piaciuto molto anche questo, anche perché la canzone la conoscevo e l'idea dei merli come ripieno delle mie adorati pies, le crostate di semi-brisee ripiene di frutta e/o marmellata che mi faceva la mia prozia Evelyn, mi divertiva moltissimo (solo da più grande scoprii la versione salata delle pies, le Cornish pasties che rendevano tutto sommato quei merli meno bizzarri, anche se tutte le illustrazioni li rappresentavano sempre vivi).
    Solo anni dopo, quando posi testa sul titolo originale di Holden, e soprattutto sulla sua data di pubblicazione, compresi che Dame Agatha aveva, anche, voluto citare da par suo il romanzo che aveva soffiato il suo vento di cambiamento due anni prima nel mondo occidentale (non a caso con un titolo 'de segale' sempre ripreso, anch'esso, da una filastrocca).

    La soluzione è elegante, ma a mio avviso facile, una volta che si pone l'attenzione sulla vecchia e truce prozia oltranzista (che rappresenta la Christie, con il suo severo moralismo che nei suoi romanzi viene meno solo occasionalmente, direi a spanne solo per l'Orient Express, la sua ricerca della pena di morto, il darwinismo ereditario spunto e tutto il resto. Sommando lei alla prozia il risultato non può essere che... Ma lo rileggo sempre molto volentieri.

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  8. @Pensierini:
    Come va il vostro giardino? Quel racconto con l'aiuola bordata di gusci di ostriche? Certi racconti della Christie sono molto compressi, puoi ricavarci facilmente uno sceneggiato.
    Mi sento passabilmente, ieri ho fatto l'ultimo esame, quello da cui dovrebbero ricavarmi una diagnosi. In compenso sembra che adesso riesca ad assimilare le proteine, e questo migliora assai il mio tono fisico ^_^

    @ Lurkerella:
    Sì, qui la vediamo in versione Nemesi. Ma quel che viene fatto a Gladys è veramente una porcata colossale, e lei ha più che ragione ad adirarsi!

    @ Dolcezze:
    Dove credi stia andando a parare con otto recensioni otto? Ebbene sì, proprio in quella direzione. ESATTAMENTE quella. Al lavoro! Dopo l'inverno che hai passato una rimpatriata con Agatha è davvero quel che ti ci vuole.

    @ Minty:
    Copertina gialla rigida sì, edizione 1967 sì (ero proprio piccola quando me lo regalarono). Non non ricordo merli che incorniciassero l'indice, ma è senza dubbio QUEL libro! (E lo ricordo ancora praticamente a memoria)

    @ Maris:
    Anche per me è uno dei preferiti!

    @ la 'povna:
    immagino che ventiquattro merli stecchiti e vagamente decomposti non avrebbero rallegrato granché i bambini - mentre quelli con cui Rex Fortescue si ritrova ad avere a che fare sono appunto in quel modo; e d'altra parte c'era il suo motivo.
    Non avevo mai, mai mai pensato al riferimento a Holden ma sì, avrebbe perfettamente senso. Anche perché non è che abbiamo poi tutta questa gran letteratura inglese con la parola "segale" nel titolo, e il confronto viene davvero spontaneo.
    Invece non trovo TROPPO moralista la Christie: a volte trova assai da ridire sull'assassino, ma sempre con validi motivi secondo me. Evidentemente, abbiamo un tipo di moralismo molto simile ^_^

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  9. Contenta per te. Sul moralismo, ci sarebbero da scrivere volumi... La gente è rigida, tutta d'un pezzo, solo finché non viene toccata nel profondo. E allora vacilla vistosamente anche lei. Lasciamo stare.

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  10. Gladys...mi ricordo di questo nome, mi pare sia stato usato più di una volta dalla Christie per personaggi tipo cameriere.

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  11. Sì, doveva essere un classico nome da cameriera - era usato nelle classi sociali più basse, immagino. Un po' come Florence, o Cherry.

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  12. Uno dei piu’ stuzzicanti che abbia raccontato. Mi fa venir voglia di leggerlo e provo molta empatia per Gladys.
    Qual è il libro di Holden?

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  13. Fatti tentare e leggilo, non dovresti pentirtene.
    (Il libro di Holden è in realtà un libro di Salinger, "Il giovane Holden" in traduzione italiana, ma nel titolo originale "The Catcher in the Rye", che a sua volta è un verso di una canzone inglese citato indirettamente in un punto del romanzo - insomma, una roba che tradotta letteralmente avrebbe lasciato il lettore italiano piuttosto perplesso).

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  14. Ah’ ma allora l’ ho letto. Solo non sapevo il titolo. Pensa che ce n’ erano brani luuunghissimii sulla mia antologia delle medie tutta la scena con la sorella Phoebé ad esempio,più una con allusioni sessuali molto esplicite che io non capivo dato l’incomprensibile gergo. Ma era cosi’ strano come stile che ne ho parlato con l’amatissima prof di seconda quella che moi si trasferi’ Dalle tue parti, e lei me lo presto’. Sulla stessa antologia trovai de Beauvoir e la lessi tutta, poi molta narrativa usa che mi colpì per motivi stilistici ma non mi ha mai avvinto davvero, Stendhal... grazie al cielo pochi italiani. Nel complesso quel libro rappresenta uno dei migliori ricordi scolastici.

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  15. Voglio dire che ho letto Holden ma senza sapere quale fosse il titolo in inglese, né che c’entrasse con una filastrocca, cosa interessante peraltro.

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