venerdì 13 marzo 2015
Quattro elefanti e una tartaruga - In ricordo di Terry Pratchett
Tornata a casa dopo una giornata piuttosto discutibile, ho scoperto che era morto il mio scrittore preferito.
Non era una notizia del tutto inattesa: dal 2007 gli era stata diagnosticata una forma molto rara e molto insidiosa del morbo di Alzheimer, e nel Giugno 2011 aveva avviato l'iter per la morte assistita, scegliendo così di accompagnarsi a nostra sorella Morte (nel suo caso, a nostro fratello Morte) prima che la malattia completasse il suo corso. Vivendo per sua buona sorte in un paese civile, gli è stato possibile compiere questo passo alla luce del sole.
Nel lussuoso universo parallelo da lui creato, il Mondo Disco (un mondo piatto, sorretto da quattro grandi elefanti che stanno sul dorso della grande tartaruga A'tuin che viaggia nello spazio con orbita - forse - casuale) Morte è un personaggio che compare in tutti i romanzi e, in spregio alle tradizioni mediterranee (e, come ricorda la povna nei commenti, delle tradUzioni dall'inglese) è maschile, con una figlia adottiva e in seguito anche con una nipote adottiva che per breve tempo si trova suo malgrado a prendere il posto del nonno. Nel Tristo mietitore viene addirittura rimosso dall'incarico e consegnato al mondo dei vivi per un breve periodo.
Di Morte sappiamo molte cose: conosciamo la sua casa (dove il tempo è fermo), il giardino molto pallido che la circonda, i suoi cavalli, la sua biblioteca piena di volumi ognuno intestato ad una singola persona. Sappiamo che PARLA SEMPRE A LETTERE MAIUSCOLE, che ha modi cortesi ma decisi, che è un lavoratore esemplare, indefesso, preciso e molto coscienzioso; sappiamo che, oltre ai morti, solo i gatti possono vederlo e anzi hanno con lui un rapporto molto amichevole (e che lui li apprezza e li trova aggraziati), e che nemmeno lui sa cosa succede al di là del breve tratto in cui accompagna i suoi assistiti. Qualche volta riusciamo anche a farci un idea (quanto giusta?) di quel che pensa e delle sue opinioni. Nelle sue risposte comunque è sempre molto attento a dire solo ciò di cui è sicuro.
Le reazioni dei suoi assistiti sono varie e molteplici - predominano lo sconforto, la rassegnazione e un vago senso di ingiustizia unito a un improvviso senso di distacco dalle questioni terrene, ma non manca chi polemizza, chi si lamenta, chi fa resistenza e pure chi lo accoglie in amicizia avendo anche potuto prevedere il suo arrivo. La sua tranquilla mancanza di umorismo produce spesso scene irresistibilmente comiche per il lettore.
Nei romanzi di Pratchett le scene che risultano umoristiche abbondano, e hanno una certa tendenza a coincidere con le come le scene di violenza - o meglio, quelle scene che lasciano al lettore la consapevolezza che in qualche punto o in qualche momento della violenza deve pur esserci stata: tuttavia, grazie ad un accorto uso delle dissolvenze e dei giri di parole, la delicata sensibilità del lettore è sempre rispettata: i personaggi possono spaventarsi assai, ma il lettore resta immune e viene spesso trascinato in complesse considerazioni sulla vita, la morte, lo sfruttamento dell'uomo e l'ingiustizia degli dei (che in Mondo Disco sono numerosi e spesso molto intolleranti), nonché sulla violenza insita nella società contemporanea, cui la realtà di Mondo Disco si richiama senza averne molto l'aria ma in modo impossibile da ignorare. Ufficialmente questi romanzi passano sotto l'etichetta di "fantasy umoristica" ma, anche se di motivi per ridere non ne mancano, soprattutto nella costruzione di situazioni apparentemente canoniche ma con quel piccolo scarto che le rende del tutto assurde, si tratta soprattutto di analisi sociologica che sotto un apparente ambientazione altrove affronta i temi del razzismo, della società multietnica, della politica (che, come ci ricorda spesso l'ineffabile Lord Vetinari, che a me ha sempre irresistibilmente ricordato Andreotti, è parola che viene da polis), della questione femminile, dell'ingiustizia, della religione eccetera eccetera, nonché una revisione particolarissima di temi letterari e leggendari delle più varie culture (comprese quelle moderne e contemporanee) incluso un ritorno del re dove il re decide a mente fredda di non tornare perché le cose vanno meglio senza di lui che con la sua presenza rischierebbe solo di confondere le idee a tutti e la valida considerazione che, davanti a una spada nella roccia, ben prima di soffermarsi su chi l'ha estratta, sarebbe opportuno riflettere su chi ce l'ha infilata, come ha fatto e perché l'ha fatto.
Per Terry Pratchett l'avventura ormai ha cambiato forma. Gli auguro tutto il bene possibile per il seguito del suo cammino.
Era atteso, hai ragione. Ma dispiace lo stesso. Anche se come dici consola il fatto che lo abbia potuto fare in un paese civile.
RispondiElimina("Death" in inglese è maschile. Più che in spregio alle tradizione, direi che è in spregio alle tradUzioni [almeno italiane]).
Ecco, questo è uno di quegli scrittori che, nonostante il mio periodo fantasy, non mi sono mai passati per mano.
RispondiEliminaAspettavo il tuo Post. Bello e utile per chi voglia iniziare a leggerlo .
RispondiEliminaConfesso la mia ignoranza. ..segno, segno...la lista è lunghissima!
RispondiEliminaMi sento sempre un po' "aliena" nel tuo blog. ANCHE Terry Pratchett mi era totalmente sconosciuto. Ieri però ho provveduto e iniziato con "L'arte della magia". In libreria ho trovato solo questo.
RispondiEliminaNon solo in merito alla possibilità di scelta, purtroppo per noi, siamo ancora lontani dal vivere in un paese civile.
Mi hai reso partecipe tu della notizia... e, come un bisogno, è venuto fuori questo:
RispondiEliminahttps://suprasaturalanx.wordpress.com/2015/03/14/morte/
Lo so che, come dice il tag, è Indegno del Maestro. Ma è stato più forte di me.
Mai letto, ma tu con il tuo modo di recensire fai appassionare. Annoto.
RispondiElimina@lapovna:
RispondiEliminamo' correggo il post, grazie ^__^
(a suo tempo, quando uscì Morty l'apprendista e dove la Morte era rigorosamente al femminile, sui newsgroup quelli che leggevano Pratchett in inglese si divertirono molto immaginando l'imbarazzo dei traduttori e degli editori ai libri seguenti, quando LA Morte si sarebbe trasformata inequivocabilmente in IL Morte. Però, se comne dici in inglese Death è maschile, chi traduceva poteva pprsi il dubbio e provare a informarsi, tanto più che Pratchett è autore non rpiuvo di un certo tocco di spregiudicatezza...)
@LaNoisette:
a meno che il tuo periodo fantasy non risalga al terzo millennio, la cosa è spiegabilissima: prima che Salani riprendesse saldamente in mano la situazione, Mondadori si era limitata a pubblicare alcuni dei primi romanzi senza dargli gran risalto
@Linda:
Grazie ^__^
@Dolcezze:
potrebbe piacerti assai. Se vuoi provarci ti consiglio di partire con "A me le guardie!", perché la prima trilogia delle guardie di città dovrebbe essere parecchio nelle tue corde (in caso contrario, non maledirmi troppo...)
@Acquaforte:
Credo che si si possa vivere bene anche senza leggere Pratchett. C'è dentro molto Tolkien, però, anche se visto in un ottica, diciamo più moderna. E l'Arte della Magia è il primo del ciclo delle streghe. Spero che ti piaccia quanto è piaciuto a me ^__^
@Gaberricci:
Non so se sia degno o indegno, io mi ci sono commossa e sono contenta che tu l'abbia scritto (sniff)
@Mel:
Giacché sei ad annotare, SE mai ti capitasse di fare un tentativo, secondo me dovresti partire da Tartarughe divine. Ma è solo una sensazione.
Non sono così esperta di Pratchett come te, non l'ho letto tutto, ma posso assicurare che, leggendolo in lingua, nell'uso maschile non c'è niente di irrituale, contrariamente alle tante invenzioni ulteriori di questo scrittore geniale. E, hai ragione, che il suo viaggio continui, con molto buon umore, altrove.
RispondiEliminaLei è troppo gentile, signora padrona di casa ;-).
RispondiElimina...dipende ;-)
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