venerdì 30 maggio 2014

La vita oggi - Anthony Trollope

 

Una bella mattina Sellerio decise infine di tradurre e pubblicare Anthony Trollope, romanziere vittoriano di cui in Italia si era visto davvero poco - qualcosina con la vecchia BUR grigia, e niente di più. Di ciò io e mia madre gli fummo assai riconoscenti e, tra quelli che abbiamo letto, per adesso questo è stato il nostro preferito. 
Si tratta di un romanzo decisamente lungo, non sempre scorrevolissimo ma con un suo fascino leggermente perverso; dentro c'è molta politica, di un tipo che suona stranamente familiare per orecchie italiane contemporanee, e molta analisi sociale fatta scivolare così, senza parere. E' un  romanzo sugarfree, e di sicuro leggerlo non rovinerà il lavoro del vostro dentista.

Siamo intorno agli anni 70 dell'Ottocento, all'inizio dell'attività di Sherlock Holmes, poco dopo la morte di Dickens, poco prima della battaglia delle donne inglesi per il voto, molto vicini al momento in cui gli Stati Uniti sorpasseranno l'Inghilterra come potenza economica.
I vari personaggi sono alla ricerca di una sistemazione, soprattutto economica. I protagonisti maschili (in gran parte assai scialbi) sembrano convinti di poterla ottenere soprattutto giocando col denaro  - un gioco che procurerà scottature più o meno forti a molti di loro; le protagoniste femminili (in gran parte tutt'altro che scialbe) sanno che l'unico modo di sistemarsi per una donna è il matrimonio: altre possibilità non risultano, anche se il matrimonio viene presentato apertamente e senza infingimenti come un sentiero assai disseminato di spine.

Lady Carbury, nata in una famiglia povera, ha accettato a occhi aperti nella sua prima giovinezza il  matrimonio con un uomo con molti più anni di lei. Nonostante abbia ottemperato con buona grazia e buona coscienza a tutti i doveri del caso, il marito non ha lesinato prepotenze né botte. Dopo una vita coniugale decisamente infelice, la signora non può adeguatamente godersi la vedovanza perché da quel matrimonio è nato un figlio che, pur non assomigliando affatto al padre, è uno dei più agghiaccianti personaggi mai comparsi in un romanzo, oltre ad avere un singolare talento nel perdere soldi. Pur non avendo mai pensato di risposarsi (e come darle torto, dopo quell'esperienza coniugale?) la signora chiuderà il romanzo con un nuovo matrimonio, che si annuncia assai più felice del primo: il futuro sposo è un uomo che, dopo averla chiesta in moglie in un momento di debolezza, ha provato una tale riconoscenza per esserne stato respinto da aver finito con l'innamorarsene seriamente.

La figlia di Lady Carbury, Hetta, è l'eroina più convenzionale del libro. Dopo aver rifiutato di sposare un ricco cugino (una bravissima persona, per carità, di nobili sentimenti, ma anche quel tipo di uomo che ti fa considerare il taglio di una mano come un alternativa più che appetibile alla possibilità di  unirsi a lui con il sacro vincolo) riesce, con la tecnica della resistenza passiva che le eroine vittoriane maneggiano con impareggiabile destrezza, a sposare l'uomo che ama - che per la verità sembrerebbe un altro di quegli uomini che ti fanno considerare il taglio della mano come alternativa appetibile eccetera eccetera - ma insomma, contenta lei, contento anche il lettore.

Abbiamo poi Georgiana, figlia non più molto giovane di un aristocratica famiglia che non può più permettersi le season londinesi, acutamente consapevole di aver mirato troppo in alto per troppi anni e che, resa improvvisamente più adattabile da una serie di circostanze avverse, prova a giocare la carta del finanziere ebreo - perché ormai, nella Londra degli anni 70, gli ebrei sono considerati quasi alla pari degli esseri umani; quasi, per l'appunto, perché l'aristocratica famiglia farà un sacco di storie, la stessa Giorgiana tirerà un po' troppo la corda e alla fine il finanziere ebreo (che, per quanto cinquantenne e un po' troppo pinato risulta comunque uno dei personaggi maschili più validi e simpatici) si defilerà con bel garbo. A sorpresa Giorgiana finirà per improvvisare un matrimonio  d'amore... con un prete povero in canna. Sì, proprio un prete. Non ho capito come funziona, ma è un sacerdote cattolico e si sposa, alla luce del sole e con onore.

Poi c'è Ruby,  fanciulla campagnola bella e benestante che a un certo punto della sua vita si innamora pazzamente di un baronetto scioperato e per niente raccomandabile, e per lui lascia un fidanzato mugnaio di poche parole e perennemente infarinato. Per questo suo colpo di testa la poverina viene rimproverata senza pietà per centinaia di pagine e tutti le ripetono senza darle requie che il suo fidanzato la ama, che nessuno può amarla meglio del suo mugnaio, che avendo una così buona sistemazione non si capisce perché debba cercare qualcos'altro. Ruby, che però è quella che col mugnaio infarinato dovrebbe andarci a letto, dopo averlo sposato, e che è maggiorenne, alla fine abbandona la casa dello zio (che tra l'altro la picchiava) e va a Londra per correre dietro al suo baronetto, da cui comunque non si farà indurre a vivere nel peccato. Per capitoli e capitoli la povera ragazza cerca di scansare il mugnaio ma alla fine la tagliola si stringe inesorabile intorno a lei ed è col mugnaio che dovrà andare, volente o nolente. Nelle ultime due righe a lei dedicate, dopo una  cerimonia nuziale in cui lo scarso entusiasmo della sposa viene ribadito più e più volte, l'autore fa scivolare l'assicurazione che il matrimonio sarà felice - e speriamo che sia vero.

Per quinta arriva la figlia di un ricchissimo finanziere ebreo (o meglio, forse ebreo, ma nessuno osa indagare troppo a fondo) che tutta l'alta società londinese considera con sentimenti assai misti di orrore, fascinazione, disapprovazione e invidia, corteggiandolo nel contempo nel più lecchino dei modi.
Scialba e timorosa nei primi capitoli, la ragazza matura in fretta grazie all'amore - o meglio a quello che lei, in virtù di una grande forza di volontà, decide di considerare amore - fino a sviluppare appieno una personalità ricca, volitiva e affascinante. Superato il trauma del Primo Amore Infelice - esperienza sempre importantissima per una donna - la lasciamo alla fine del romanzo pronta a mordere la vita; non senza essersi sposata, si capisce. Per convincerla al gran passo il futuro marito (un americano molto più simpatico della carrellata di personaggi maschili inglesi proposti dal romanzo) le spiega che negli Stati Uniti le donne sposate hanno assai maggior controllo sul loro  patrimonio che in Inghilterra e, in pratica, le promette indipendenza e autonomia; da notare che l'accorta e intraprendente fanciulla non è inglese, o almeno non completamente.

La carrellata si chiude con l'americana Mrs. Heartley, una donna bella, ricca, non più giovanissima, di grande fascino, con idee assolutamente originali e una tempra da vera eroina, che ha attraversato l'oceano per rincorrere uno scialbo fidanzato inglese che non la vuole più - e invero l'amore che questa  splendida creatura nutre per quell'uomo assolutamente insulso e imbevuto fino al midollo di ogni solido pregiudizio inglese è uno dei tocchi più geniali di tutto il romanzo. Naturalmente Mrs. Hartley non caverà un ragno dal buco - e il lettore, o almeno la lettrice, ne prova un certo sollievo; si spera che arrivi qualcosa di meglio in futuro. Si spera, ma Trollope non si attenta a prometterlo, visto che scrive per un pubblico inglese.

E infatti tra i contemporanei Trollope ebbe successo, sì, ma non troppo. Forse perché si sentivano  troppo fedelmente ritratti da lui? 

Con questo post partecipo, proprio all'ultimo minuto utile (ahimé, sta diventando un abitudine) al Venerdì del Libro di Homamademamma, e auguro un felice fine settimana a tutti, con tante buone letture e, si spera, senza pioggia.

5 commenti:

  1. Ammetto di essere del tutto digiuna di libri di questo tipo... la tua recensione, però, mi ha messo addosso un bel po' di curiosità.

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  2. Io adoro i libri ambientati nell'Inghilterra dell'800!
    Me lo segno subito, perché non conoscevo ne' titolo ne' autore, grazie del consiglio!!!

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  3. Lo so che dopo tutto ciò il mio è un commento da schifo ma: perché due copertine diverse?

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  4. Mi sembra un commento rispettabilissimo, caso mai sono io a dovermi scusare perché non ho spiegato che il libro, lungotto, è diviso in due volumi,ognuno con la sua bella copertina ^__^

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  5. Finalmente riesco a leggere e commentare con calma. Trollope è semplicemente un grande; questa collana Sellerio (ideata e voluta da zio Remo) fichissima. Io ora ora sto leggendo Orley Farm.

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