mercoledì 30 aprile 2014

Il corso di aggiornamento che cambierà le vostre esistenze - 2


(---> continua)
Nei giorni seguenti le colleghe di St. Mary Mead ogni tanto mi domandano "Ma tu hai già scritto qualcosa per le Life Skills?". Poi smettono, perché la mia risposta è sempre  "Sì, qualche pagina" (segue numero, in progressivo  aumento) mentre loro non han scritto un accidente e si sentono un po' in colpa.

Mi fermo dopo otto pagine a spazio uno, carattere in corpo 12. Praticamente un romanzo, ma siccome non ho capito bene cosa devo metterci ho messo tutto quel che mi passa davanti agli occhi.
In effetti "Dinamiche di relazione" è un campo un po' vasto. Mi concentro sulla Seconda, che conosco meglio - siccome la conosco meglio ho più cose da dire.
Rileggendolo prima di stamparlo lo trovo un testo tanto scialbo quanto inutilmente lungo, oltre che pesantemente condizionato dal mio punto di vista - d'altra parte, visto che io stessa sono parte integrante delle dinamiche di classe e che le dinamiche degli alunni le vedo solo per quel poco che loro acconsentono a farmi vedere, non so come avrei potuto evitarlo. Noto anche che sono ossessionata da Wasp - come tutta la classe, del resto - e che ciò non va bene. Devo trovare una soluzione per quello, mi dico. Da qualche parte del mio inconscio la soluzione si presenta da sola, perché Wasp continua a imperversare come prima ma io ho smesso di farci molto caso e di conseguenza lui si è calmato (in compenso parecchi altri si sono messi a fare cose assai strane, e anche questo ha contribuito a distrarmi. Al momento considero Wasp come una piacevole oasi di relax e di quiete, là dentro).

Le mie colleghe portano cose molto più sintetiche - in particolare la prof. Palmina improvvisa una paginetta sotto i miei occhi, nell'ultima mezz'ora prima del terzo incontro. La ammiro molto, visto che il mio testo tanto fluviale quanto scialbo mi è costato ben più tempo e ha assai minor contenuto.

All'incontro le insegnanti di materne ed elementari discettano alla grande sulle dinamiche più o meno perverse nelle loro classi e su come lavorano per regolarle, mentre noi delle medie ci ammantiamo in un pudico silenzio, tristemente consapevoli di non riuscire a fare nulla di così efficace e raffinato - vuoi perché in un Consiglio di Classe siamo tanti e ognuno la pensa a modo suo, vuoi perché è impresa improba intervenire tra quelle spinose creature che ci vengono date in sorte come allievi.
Dopo tanto raccontare, torniamo infine alle Life Skills, di cui ci viene detto che lavorano su autostima, capacità relazione, problem solving - insomma sulla persona, più o meno. Si tratta, nel presente corso, di utilizzarle per migliorare le relazioni interne della classe perché se la classe sta bene allora lavora meglio - che mi ricorda un po' quella pubblicità dei preservativi "Far bene all'amore fa bene all'amore"; d'altra parte entrambe le cose sono vere.
Il corso consisteva dunque nell'elaborare brevi e incisive attività che lavorassero su autostima, socializzazione, empatia e tutto questo genere di cose e che migliorassero le relazioni interne di una classe o "ne alleviassero le aree di problematicità avviando dei comportamenti virtuosi".
No, naturalmente le attività non ce le avrebbe assegnate lei, altrimenti avrebbe rischiato di limitarci o influenzarci*, dovevamo inventarle noi. L'unico esempio che si degnò di fare fu quello del "saluto di inizio mattina", che ho scoperto essere assai comune alle elementari ma un tantino impraticabile alle medie, non fosse che per le lamentele che alzerebbe chi fa la prima ora e se ne vedrebbe scippare mezza in tal modo**. 
La tenutaria promise inoltre che ci avrebbe mandato via mail gran copia di modelli di schede per redigere il Diario di Bordo dei nostri esperimenti. Quest'ultimo fu per me l'unico aspetto consolante, perché mi ricordava tanto il capitano Kirk.
Diario del capitano, data astrale 1416 punto 7. Il signor Spock mi ha appena confermato che la situazione è estremamente critica...

Nelle settimane successive io, Palmina e Marzapane siamo assai prese a cercare una risposta all'assai inquietante domanda "E mo' che cazzo facciamo come breve e incisiva attività?". Ci ritroviamo un pomeriggio per discuterne, a casa di Marzapane, ma finisce tutto in un gran chiacchierare sulle nostre classi mangiando dolcetti.
Finché un giorno, dopo una lezione particolarmente irritante nella Terza Effervescente, mi venne l'ispirazione per un questionario a base di domande del tipo: 
"Ti è mai capitato nella settimana trascorsa di essere interrotto durante un interrogazione?" 
(risposte: mai, da 1 a 3 volte, fino a 5 volte, più di 5 volte); 
"Ti è mai capitato di interrompere un compagno durante un interrogazione?" (risposte: vedi sopra); 
"Hai mai avuto l'impressione che qualche compagno ti mancasse di rispetto?"; 
"Quanto ti senti a tuo agio da 1 a 10 mentre sei in classe?" 
eccetera.

Detto fatto, il Sabato seguente, appena entrata in classe, esordisco "Ho deciso di usarvi come cavie per il mio corso di aggiornamento" e distribuisco i questionari.
Non c'è l'ombra di una discussione: tempo una decina di minuti e mi riconsegnano i questionari compilati, e possiamo così dedicarci ai problemi sociali dell'India.
Bastano una ventina di minuti per schedare le risposte e i risultati non sono sorprendenti: gran parte degli alunni ammette apertamente di essere stato interrotto, di avere interrotto, di essere stato ripreso in tal senso dagli insegnanti molte volte e si ripromette di impegnarsi di più per tenere almeno vagamente pulita l'aula. Nel complesso assicurano di sentirsi a loro agio, ma c'è un gruppetto che soffre abbastanza la situazione e non è contento di stare in una classe così... diciamo così disinibita.
Questa modesta e del tutto artigianale iniziativa suscita il plauso incondizionato di colleghi e genitori, cui vengono letti i risultati durante il Consiglio di Classe.
Con alcune varianti e approfondimenti il questionario viene ripetuto per altre due settimane, dopo che ho comunicato i risultati della settimana precedente. Nel frattempo le interruzioni durante le interrogazioni diminuiscono sensibilmente*** e ogni tanto qualcuno prende la ramazza in mano per spazzare il povero pavimento. Da notare che la classe non si è affatto calmata, semplicemente il pavimento è meno ingombro e le interrogazioni meno snervanti, almeno nelle mie ore. Ed è possibile che tutto ciò non c'entri nulla con i tre piccoli questionari il cui unico e indiscutibile effetto positivo è stato aver alleggerito un po' tre dei loro sabati scolastici... e aver dato a me la ciambella al miele con cui  placare la tenutaria del corso.

Dopo aver spolverizzato con lo zucchero la ciambella**** vado alla quarta lezione dove, con mia grande sorpresa, il mio modesto dolcetto di fabbricazione casalinga viene assai ammirato e apprezzato.
Altre espongono attività ben più valide; in particolare una maestra ci racconta nel dettaglio un complesso lavoro a base di ricci (in cartapesta, mi pare): prima ogni bambino ha costruito e decorato il suo riccio, poi è stata fatta la casa per i ricci, dove dormono a turni, ci sono questioni di precedenza, ci sono state discussioni, la casa è stata ampliata e decorata... L'idea di far fare a ogni bambino il suo avatar per poi avviarci un gioco di ruolo mi sembra bellissima e rimpiango molto che alle medie non ci sia il tempo per fare un attività del genere (certe prime la gradirebbero molto); tuttavia in cuor mio nutro il sospetto che la maestra avrebbe avviato il gioco dei ricci anche senza il grandioso corso delle Life Skills, e stia semplicemente utilizzando a pro del corso il suo consueto lavoro - perché, in verità, alle elementari e pure alle materne sulle relazioni ci lavorano parecchio, e non da ieri mattina, e ogni tratto di quel riccesco lavoro denota pratica ed esperienza, e lo stesso vale per il complesso lavoro sulle emozioni tradotte in disegni, impostato dal gruppo delle materne. 

Alla quinta lezione mi presento con il resoconto di una serie di esperimenti fatti con la Seconda Ancora All'Apparenza di Ogni Grazia Adorna allo scopo di migliorare la loro tecnica di studio della storia, dove ho gran cura di sorvolare con bel garbo sui risultati*****. Palmina e Marzapane invece portano un lavoro dove ogni alunno ne osservava un altro paragonandolo a com'era l'anno precedente e mettendone in rilievo i cambiamenti positivi. Raccontano poi, tra grandi risate collettive, di come al termine di cotal lavoro, teso ad armonizzare meglio la classe, detta classe abbia pesantemente insultato un professore. A mia volta racconto poi quali e quante correnti malefiche imperversassero nella mia Seconda, mentre io mi preoccupavo di migliorare e rifinire il loro metodo di studio della storia. Dopo il nostro sofferto coming out****** anche le altre raccontano i vari travagli traversati dalle loro classi e ne viene fuori una bella seduta di autocoscienza insegnantesca dove le Life Skills di fatto c'entrano il giusto. 

E dunque questa sarebbe la fine del nostro grandioso Corso di Aggiornamento?
Nossignori: dobbiamo ancora presentare un piccolo testo in cui raccontiamo come qualmente la nostra vita professionale sia cambiata grazie all'incontro con le Life Skills.
"Ma allora è una persecuzione!" abbiamo pensato tutte in coro davanti a quel colpo di coda finale.
Tuttavia, almeno nel mio caso, un cambiamento c'è effettivamente stato: mi sono sentita legittimata su certe vaghe considerazioni che ogni tanto affioravano confusamente dal mio inconscio. Senza questo corso non credo che mi sarebbe venuto in mente di assegnare un paio di tutor ai più deboli in storia, chiudere tutti in una stanza grande e provare a fargli studiare tre pagine in mezz'ora con interrogazione immediatamente successiva (anche se, qualora l'idea mi fosse venuta, l'avrei messa in pratica senza esitare); né credo che mi sarebbe venuto in mente di testare gli alunni su come vivono la loro vita in classe (cosa che credo farò a scadenze regolari, d'ora in poi) e, qualora mi fosse venuto in mente, non credo che poi l'avrei fatto. In effetti quest'ultima pensata, al limite tra il banale e l'ovvio, è stata salutata dai colleghi come un uovo di Colombo, lodata e perfino copiata. Non ci vuole un genio per pensarla, ma l'idea non ci aveva mai sfiorati. 
Quindi diciamo che mi sono aperta a nuove prospettive, che è sempre una buona cosa per un insegnante.

In conclusione, e tenendo conto che il corso era gratis e non mi ha preso molto tempo, il bilancio per me risulta positivo.
Se poi il risultato complessivo vale i (parecchi, sembra) soldi che ci sono stati e saranno spesi per pubblicazioni, organizzazione e coinvolgimento delle ASL - sinceramente non lo so, né ho gli strumenti per calcolarlo.

*"And thanks to the prick!" direbbero ad Oxford.
**Grazie a questa simpatica usanza, ogni mattina la classe si dispone in cerchio in mezzo all'aula scambiandosi con bel garbo pensieri e sensazioni. Poi inizia la giornata lavorativa vera e propria. 
***ma NON quelle durante le mie spiegazioni. Assolutamente NO.
****ovvero dopo aver compilato con adeguato sussiego tre schede di diario di bordo relative alla mia nuova attività di sondaggista.
*****che non sono stati nulla di che: mezza classe continua a studiare in modo mnemonico; e siccome  studia molto meno di prima i voti si sono decisamente abbassati. Alle lunghe questo ha però innescato dei comportamenti virtuosi, in quanto molti si sono rimessi a studiare. Forse con nuova consapevolezza, chissà.
******perché anch'io son buona a usare qualche parola di inglese, all'occorrenza. Comunque, la corretta traduzione in italiano di "coming out" è "sputare il rospo".

4 commenti:

  1. Quando un corso d'aggiornamento diventa vissuto di classe, che ben venga! Per quanto riguarda la mia esperienza, soltanto due anni fa un corso di formazione s'è rivelato fruttuoso; ce ne siamo giovati alunni(primo anno superiore) e prof.

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  2. Beh, allora complessivamente, sono d'accordo con Mel, bene così!

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  3. Tutto ciò mi rafforza nella mia convinzione che dovrebbe esserci, istituzionalizzato e gestito da esperti (validi), uno spazio di riflessione e scambio per gli insegnanti: per portare a coscienza e legittimare le vaghe intuizioni, per recuperare le uova di Colombo perse per strada, per rintracciare e rafforzare motivazioni e finalità, per soffermarsi a rielaborare ché se non ci si è obbligati non lo si fa, per consolarsi e supportarsi. Dolcetti compresi.

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  4. @Mel e @la povna
    infatti. Ammetto di non aver capito bene dove andava a parare, comunque da qualche parte ha parato, almeno con me, e dunque...

    @ unsasso:
    sì, i dolcetti dovrebbero essere considerati parte essenziale dell'aggiornamento. Tra l'altro addolciscono la comunicazione.
    Al di là di questo, finalmente abbiamo conosciuto un po' meglio le colleghe degli altri plessi di St. Mary Mead, e questa è cosa buona.

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