venerdì 2 maggio 2014

Identici - Scott Turow


Scott Turow è uno dei miei scrittori preferiti sin dal suo primo romanzo, Presunto innocente, su cui circola la stravagante diceria che lo vuole il primo romanzo del genere legal thriller. Naturalmente è un assurdità: da sempre gli scrittori e sceneggiatori americani basano molta della loro produzione su storie che in buona parte si svolgono in tribunale, spesso con buoni risultati, e Turow si è inserito in una ricca tradizione cui ha contribuito a dare lustro.

Turow è un avvocato, e le sue storie si svolgono in ambiente magistratural-avvocatizio. Oltre ad essere interessanti di per sé, hanno anche la curiosa caratteristica di avere dei personaggi che viene spontaneo prendersi a cuore e che sembrano vivere su questa terra - una combinazione irresistibile, ai miei occhi.
Questo romanzo parla di gemelli monozigoti, e uno dei suoi protagonisti principali è il signor DNA, che nel caso dei gemelli monozigoti è quasi identico - nel quasi, naturalmente, si nasconde una delle possibili insidie, mentre l'altra è che i gemelli non hanno le stesse impronte digitali: tali impronte digitali infatti, ho scoperto leggendo questa storia, sono il prodotto della pressione delle dita del feto sulla placenta - a pressioni e movimenti diversi corrispondono impronte diverse.
La storia, si preoccupano subito di raccontare gli editori già nel risvolto della sovraccoperta, è una rielaborazione del mito di Castore e Polluce. Anche l'autore ce lo racconta, ma solo a romanzo finito.
In realtà, saputa questa informazione di base, la prima delle sorprese finali è chiara fin dall'inizio - o almeno, sono chiare alcune delle possibilità. Le sorprese però non si limitano all'uso quasi scontato di una coppia di genelli in un intreccio giallo, e alcune sono piuttosto... come dire... impreviste.
I due gemelli protagonisti si chiamano Cass e Paul. Il primo, venticinque anni prima della vicenda narrata, si è confessato colpevole di omicidio ed ha scontato 25 anni di prigione; il secondo è un bravo ed efficiente politico, nel pieno di una campagna elettorale che lo vede strafavorito nell'elezione a sindaco di una grande città. Sul più bello però il fratello della vittima ritira fuori la storia dell'omicidio e avvia una campagna di... diffamazione? Insomma, avvia una campagna contro Paul accusandolo di essere coinvolto pure lui nell'omicidio. Paul accetta il consiglio dei suoi collaboratori di querelarlo, e da lì ripartono le indagini, anche se in sordina perché non c'è - né mai ci sarà - una vera e propria denuncia per omicidio presentata in tribunale; di sedute in tribunale però ne vedremo parecchie, e il giudice incaricato - che si ingegna con ottimi risultati a procedere nel più totale rispetto dello spirito e della lettera della legge - avrà la sua bella matassa di lana caprina da sbrogliare.
Delle indagini - private - si occupano un vecchio - a 81 anni si può parlare di vecchiaia, con tutti gli inconvenienti del caso compresi occasionali buchi di memoria - e una donna sui 50, nel pieno di una brillante carriera ma in un momento piuttosto delicato della sua vita personale; per giunta l'anziano e talvolta smemorato investigatore ha una bella serie di aderenze con parecchi tra i protagonisti. Ha anche un buon cervello, però, perché riesce a sbrogliare la matassa, insieme alla donna. E, come in tutti i romanzi a sfondo familiare, la soluzione è complessa, stratificata e scottante da maneggiare, e richiede un vero lavoro di scavo archeologico per ricostruire un passato che è - qui si può davvero dire - padre del presente.
Come sempre in Turow i  temi del romanzo sono la fallibilità della giustizia umana, i debiti col passato, la ricerca della felicità, la società americana e gli uomini e donne di buona volontà - che non sono tematiche originalissime, ma c'è modo e modo di trattarle. Quanto alla lunghezza, è perfettamente adeguata: la storia finisce esattamente quando deve, e dopo aver trattato ogni singola questione e aspetto in modo chiaro ed esauriente, ma non eccessivamente lungo - e questa non è una dote consueta in un romanzo, soprattutto americano.
Consigliato a chiunque sopra i 16 anni, col suggerimento di leggerlo in un periodo in cui ci si possa permettere delle rispettabili sedute di lettura - diciamo 50-80 pagine al giorno, anche per godersi il piacere di avere un amico che ti aspetta la sera sul comodino.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro buone letture e felice fine settimana a tutti i partecipanti, e a chiunque passi di qua.

7 commenti:

  1. La recensione è attraente e invitante, mi incuriosisce la storia "giudiziaria" dei due fratelli e il vecchio ottantenne.
    A volte cerchiamo il male fuori, fuori dalle orbite familiari, fuori da ciò che riteniamo sia regolare e morale. Spesso, invece, il male ti è accanto e magari ha lo stesso sangue. O presunto tale.

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  2. Di questo autore ho letto PROVA D'APPELLO ma non mi ha particolarmente colpita... questo mi intriga... lo cercherò.

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  3. E' un po' di tempo che gli ronzo attorno, ma temevo un main stream alla Ken Follett. Da come dici, mi pare qualcosa di più, che allora vale la pena.

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  4. @Mel
    non avresti potuto dire meglio!

    @Stefania
    A me i libri di Turow sono piaciuti tutti, ma non nella stessa misura; e qualcuno, come "Prova d'appello", non l'ho proprio letto, quindi non so che dirti.

    la povna:
    alcuni libri di Follett mi sono molto piaciuti - La Cruna dell'Ago, per esempio. Gli ultimi cinquanta però confesso di non averli letti. Turow ne ha scritti mi sembra nove in vent'anni, se non altro è più facile tenergli dietro....

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  5. Presunto innocente mi era piaciuto tantissimo.Questo mi tenta molto. Grazie del suggerimento!

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  6. bellissima recensione, non avessi circa diciotto libri ancora da leggere, mi ci precipiterei entusiasta...ma quest'estate avrà il mio scalpo

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  7. @ Mamma Avvocato
    E chi più di te? ^__^

    @Sary
    Ottima idea. Considera che Mel ti ha pure fatto un riassunto...

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