In viaggio verso lidi sconosciuti e incantati
"Murasaki, lo fai un corso d'aggiornamento con me?" mi chiede un nebbioso mattino di Ottobre la prof. Marzapane mentre estraiamo i registri dai cassetti prima della campana di inizio lezioni.
"Su cosa sarebbe il corso?" mi informo con aperta diffidenza.
"Sulle Life Skills".
"Eicchellesono, le Life Skills?"
"E' una roba per la gestione della classe. Si lavora sulle dinamiche tra alunni, cose così. Dice che questo è un corso fatto bene".
Le dinamiche interne della classe sono un mondo assai complesso e misterioso, e qualcosa da imparare c'è sempre. Specie per me.
"OK, mi segni tu?"
"Basta che firmi qui. Ti lascio il foglio nel cassetto?"
"D'accordo, quando ho l'ora buca firmo".
Ho un carattere passivo e sono di indole pigra. Le due cose si compensano, in un certo senso: in quanto pigra è difficile che mi imbarchi spontaneamente in qualcosa, in quanto passiva è difficile che rifiuti le offerte di una persona di cui mi fido. La Marzapane è persona di cui mi fido assai. Ed è così che mi sono iscritta a un corso sulle Life Skills senza la minima idea di cosa fossero le Life Skills.
D'altra parte i corsi si fanno per imparare quel che non si sa, giusto?
Quel che mi sorprende è che a tutt'oggi, a corso ormai concluso, sulle Life Skills non ne so molto di più di quanto ne sapessi in quella nebbiosa mattina di Ottobre.
Ma andiamo per ordine.
Qualche settimana dopo, in una macchina organizzata dalla prof. Marzapane (che per strappare passaggi è assolutamente imbattibile) il gruppo delle partecipanti di St. Mary Mead si è diretto all'Inaugurazione del Corso, in una delle tante artistiche ville che adornano le colline intorno Firenze. L'inaugurazione dura tre ore buone, con tanto di tè a intervallare. E dico subito che il tè risulta ben fornito di ottimi dolcetti e di grandi ceste di prugne e susine di eccellente qualità.
Dalle ampie finestre del salone della villa dove si tiene l'inaugurazione si intravede uno splendido panorama; ed è davvero un bene che il panorama sia gradevole all'occhio perché la presentazione del corso, per contro, è di una pallosità invero assai ragguardevole.
Svariate personalità ed autorità ci informano di quanto le Life Skills siano belle e utili e importanti e di quanto il corso che ora va ad incominciare sia bello e utile e importante. Perché questo corso, sapete, non è il solito corso: è un corso concreto, che parla di scuola, dei problemi della scuola e dà risposte concrete ai concreti problemi che affliggono gli insegnanti. Il tutto grazie alla Life Skills.
Dopo un ora e mezzo di questi interventi, comunque, il mio principale problema in quanto insegnante è un sonno micidiale. Non so se le Life Skills potrebbero rimediare a ciò. Forse sì, se davvero sono concrete come ci assicurano.
Giunge infine il primo intervento concreto che riferisce su un reale e autentico caso di applicazione delle Life Skills, qualsiasi cosa esse siano: e una signora di un Comprensivo di frontiera ci riferisce nel dettaglio di come le abbiano applicate con interessanti risultati: c'erano dei ragazzi più grandi che facevano qualcosa, a scadenza regolare, con ragazzi più piccoli (si chiama peer education, ovvero educazione tra pari). Di ciò veniva tenuto un diario sui tempi, le modalità eccetera. La scheda del diario di cotale attività ci viene illustrata nei minimi dettagli, con tutte le sue qualità tecniche. Non viene spiegato cosa esattamente facessero in quelle attività né quali effetti abbiano avuto. Nessuna di noi mette in dubbio la qualità del lavoro, ma nessuna riesce nemmeno a capirci qualcosa - almeno nel gruppo di St. Mary Mead.
Torniamo al paesello un po' perplesse, ma tanto la settimana prossima cominciano i lavori, quindi andremo più nel concreto.
Ci hanno dato due corpose pubblicazioni, con belle copertine plastificate che raffigurano uccellini sui rami su uno sfondo crepuscolare. Forse usignoli?
Comunque le copertine sono molto belle, e siccome una di queste pubblicazioni è composta da schede in un raccoglitore ad anelli, tutte meditiamo su cosa fare del raccoglitore ad anelli una volta tolte le schede.
Il giorno dopo, che per me è pure il giorno libero, addento le pubblicazioni, ormai incuriosita - chissà che non mi riesca capire cosa sono le Life Skills?
Non mi riesce. Nelle schede del raccoglitore se ne parla come della cura di tutti i malesseri scolastici, vien detto quanto sono importanti e belle e utili, già da tempo applicate in America, e di quanto servano per indurre i ragazzi a corretti stili di vita. E qui resto un po' perplessa perché questa storia che la gente vada "indotta" a corretti stili di vita mi sa parecchio di manipolazione: io sono un insegnante di Lettere, insegno italiano, storia e geografia (nonché educazione civica) e non mi va di indottrinare nessuno.
Mi accorgo presto comunque, di non correre nessun rischio in proposito al momento, perché nelle esperienze descritte non c'è mai niente di specifico. Per esempio si racconta di un campus formativo dallo spocchioso slogan "Dal benessere al miglior essere".
Meditazione orientale? Psicanalisi? Terapia con i fiori di Bach? Uso di LSD per allargare le percezioni?
Forse: "Studenti e insegnanti delle scuole coinvolte hanno partecipato a un campus di ricerca-azione che ha utilizzato la metodologia sull'apprendimento esperienziale con la mediazione dei linguaggi artistici. Nel corso dei due giorni i partecipanti hanno approfondito la loro formazione relazionale, si sono confrontati su tematiche inerenti il benessere dei giovani e, su queste, hanno prodotto materiale di comunicazione".
E stando a questa vaghissima descrizione che non dice niente su niente, tale campus può essere stato un esperienza validissima, un immane cagata o uno dei tanti stadi intermedi tra questi due estremi. Ma, stante che di questo fantomatico campo noi non sappiamo nulla, che ce ne frega?
Si parla molto di peer education, di problem solving e di decision making e il tutto è più astratto di un quadro di Kandinskij.
Comunque il raccoglitore è bello.
Nel librotto invece si spiega di quanto è importante instillare negli alunni delle classi adeguate capacità di autocoscienza, gestione dello stress, capacità di costruire relazioni interpersonali, problem solving, decision making e qui mi fermo ma la lista è ancora lunga. Nessun cenno di come fare tutto ciò.
Dalle brume riemerge la teoria di mia madre che la bibliografia in un corso è sempre inutile da leggere (teoria che mi guardai bene dal mettere in pratica all'università, però, e mal me ne sarebbe incolto se l'avessi fatto).
La settimana dopo i lavori cominciano. La tenutaria del corso ci spiega che le Life Skills sono utili e importanti, e che ci ha mandato via mail un documento in proposito (lungo e prolisso, aggiungo dopo averlo letto, e che spiega qualmente di quanto siano importanti le Life Skills e di quanto siano utili). Poi ci distribuisce dei foglietti dove ci chiede di indicare il nostro grado di conoscenza delle Life Skills e le nostre aspettative verso questo corso. Scrivo con assoluta sincerità che non so assolutamente nulla delle Life Skills, che sono disponibile a saperne molto di più e che non ho aspettative particolari sul corso, nel senso che sono aperta a tutti gli sviluppi. Siccome sono buona e cara, e pure un tantino disillusa, non aggiungo che mi piacerebbe tanto capire che cazzo ci sono venuta a fare a questo corso. Voglio dire, siamo a quasi quattro ore ore di preliminari su dieci complessive, il corso quando arriva?
Il corso, scopro più avanti, non arriva. O meglio, lo dovremo fare noi.
E siccome è un corso sulle dinamiche di classe, come compito a casa ci viene dato l'incarico di parlare delle dinamiche di relazione che osserviamo riguardo alle nostre classi mediante un diario di bordo. La tenutaria però non ci dice come dovremo tenere cotal diario, perché "non vuole influenzarci".
Sono vieppiù perplessa, ma un po' più sollevata. Se c'è da scrivere un diario posso farcela. Datemi il punto di appoggio di un diario e vi solleverò il mondo.
Devo ancora trovare il corso di aggiornamento che promette di essere molto pratico, che sia pratico davvero!
RispondiEliminaE poi solo la terminologia (life skills, peer education) fa venire l'orticaria. Ma perchè non parlano italiano?
Come quello che dice jobs act...
:-D
Però! Ho partecipato anch'io ad un corso simile, a Torino.
RispondiEliminaIl compito a casa era come il tuo; diario di bordo, applicare qualche teoria mal spiegata e poi raccontarne i miracolosi effetti...
Tutti i nostri lavori infine raccolti e pubblicati!
Ho fatto finta di niente e non ho neppure risposto alle email di sollecitazione delle gentili docenti (psicologhe, naturalmente).
Se vogliono pubblicare, fatichino loro!
Mi sa tanto di PNL, 'sta roba qua. E dire che lo sviluppo delle life skills all'interno dei percorsi di educazione non formale può essere una cosa seria.
RispondiEliminaComunque, se senti la parola PNL, scappa più veloce che puoi.
@AliceLand:
RispondiElimina"Perché non parlano italiano" è una gran bella domanda. Il punto è che anche quando parlano italiano l'insieme resta assai fumoso - e del resto l'italiano parlato in questi casi non è propriamente italiano, bensì didattichese, ovvero un gergo orrifo quant'altri mai.
@ Anonimo
Per quel che ho visto tu non hai fatto "un corso simile", ma la versione torinese del mio stesso identico corso (vedi seconda puntata)
@ la povna
In effetti sì, mi sono in qualche modo fatta l'idea che le Life Skills possano anche essere una cosa rispettabile. Ma dovrebbero quanto meno spiegare un po' di come si tratta e come applicarle, mi sembra
(no, PNL non risultava. A proposito, che bestia sarebbe?)
@Povna:
RispondiEliminarichiesta annullata: ho appena scoperto cos'è grazie al Blog dei Gatti.
E non mancherò di tenermene il più lontana possibile, certo ^__^